Kate Cox, la donna texana alla 20esima settimana di gravidanza, incinta di un feto con una condizione genetica letale – la trisomia 18 – non può abortire. Non ancora, anche se è ormai al quinto mese. Lo ha deciso la Corte suprema del Texas, che ha bloccato la sentenza di una corte inferiore con la quale era stato concesso alla dottoressa che dovrebbe far abortire Cox un ordine restrittivo contro le leggi dello Stato che proibiscono l’interruzione volontaria di gravidanza. Senza entrare nel merito del caso, i giudici hanno deciso di prendere tempo per emanare una sentenza definitiva.

Tempo che Cox non ha: già ricoverata più volte per emorragie e fitte dolorose, rischia di dover essere operata d’urgenza in caso di morte del feto o – come spiega il Centre for Reproductive Rights – di dover portare a termine la gravidanza solo per vedere il figlio morire poco dopo, e inoltre di restare sterile. «Temiamo che giustizia ritardata sarà giustizia negata» ha scritto infatti una dei legali che rappresentano la donna dopo la decisione della Corte suprema. Arrivata in seguito a un appello del procuratore generale del Texas Ken Paxton, che ha chiesto ai giudici di invalidare l’ordine restrittivo dato che «in ballo c’è la vita di un bambino non nato». Non solo: Paxton ha scritto ai tre ospedali in cui la dottoressa di Cox avrebbe potuto operarla per minacciarli – «l’ordine restrittivo scadrà molto prima del termine di prescrizione per aver violato le leggi sull’aborto». Che in Texas sono ben tre, su cui la Corte suprema statale è chiamata a fare ordine: la SB8, che consente a privati cittadini di intentare cause civili contro chi è sospettato di aver facilitato in alcun modo un aborto, rendendoli di fatto vigilantes; una legge “grilletto” emanata per entrare in vigore non appena la Corte suprema Usa avesse abrogato il diritto federale all’Ivg, come accaduto nel giugno 2022; e infine una cosiddetta legge zombie, risalente all’epoca precedente alla sentenza Roe v. Wade (1973) e pronta anch’essa a tornare in vigore con la sua abrogazione.

I nove membri della Corte texana, tutti repubblicani, dovranno decidere anche un caso – Zurawski v. State of Texas – intentato da donne e medici che chiedono venga chiarita la legge in materia di aborto. Allo stato attuale, anche se il Texas fa eccezione al divieto in casi come il rischio per la salute della madre, il linguaggio impiegato è troppo vago e i medici hanno timore di venire incriminati: rischiano perfino l’ergastolo. Come riporta il New York Times, infatti, nei primi 9 mesi dell’anno in Texas ci sono stati 34 aborti. Nel 2020 erano stati 50.000.