Le immagini catturate da una telecamera di sicurezza mostrano Amit Soussana mentre viene trascinata verso Gaza da un gruppo di uomini armati, che la sbattono ripetutamene a terra, la legano con un pezzo di tessuto bianco e se la caricano in spalla. Avvocata 40enne, residente nel kibbutz di Kfar Azza, Soussana è la prima delle prigioniere di Hamas a parlare pubblicamente – in un’intervista con il New York Times – dei suoi 55 giorni nella Striscia. La testata statunitense ha condotto interviste separate con i due medici che la hanno visitata dopo il rilascio lo scorso novembre e con il docente della scuola di medicina di Tel Aviv che segue lei e la sua famiglia da allora. La sua testimonianza è stata resa anche al team delle Nazioni unite che ha scritto il report in cui si giunge alla conclusione che ci sono «informazioni chiare e convincenti» sul fatto che alcuni ostaggi siano stati sottoposti a violenza sessuale.

La donna ha raccontato al Nyt di essere stata oggetto di molestie per giorni, culminate in una violenza sessuale sotto la minaccia di una pistola da parte del suo carceriere nel suo primo luogo di prigionia: la stanza di un bambino in un appartamento di Gaza City – «Il report dei medici – scrive il quotidiano – dettaglia la natura dell’atto sessuale; il Times ha acconsentito a non rendere pubbliche le specifiche». In quell’occasione, Soussana è stata anche ripetutamente picchiata, e più avanti, quando è stata trasferita in un altro appartamento, anche sottoposta a tortura – sospesa fra due divani e percossa per 45 minuti consecutivi. Il portavoce di Hamas ha negato ogni accusa suggerendo che la storia sia una «fabbricazione di ufficiali di sicurezza». «Per noi il corpo umano, e specialmente quello della donna, è sacro».

Il certificato di dimissioni rilasciato dall’ospedale che ha visitato Soussana dopo la sua liberazione elenca le ferite riportate durante il rapimento e la prigionia: fratture all’orbita destra, mento, naso e ginocchio, gravi ecchimosi su schiena e ginocchia. Prima di essere liberata, in un video girato da Hamas la donna ha detto di essere trattata bene. Per timore, ha riferito al Nyt, «di compromettere il suo rilascio».