Da casa mia sono poco più di venti chilometri. Quasi tutti sul Raccordo Anulare. Da sud est a nord est, da Morena al Tufello senza mai passare per il centro di Roma.

La prima volta ci sono arrivato seguendo le mappe del TuttoCittà. Era quindici anni fa e avevo una Panda blu. Non era proprio la mia, era di mia madre. Ma a casa c’era anche il 128 che mio padre usava per il lavoro. Quando c’era bisogno la Panda passava a me. Dentro ci avevo caricato tre pali, una scatola di cartone con un po’ di lampadine, due casse, uno stereo e un multitraccia con un’audiocassetta. Il costume di scena ce l’avevo addosso: pantaloni scuri e camicia bianca.

Arrivo a via Capraia e trovo posto a pochi metri dal numero 81. Non mi ricordo chi ho visto per primo. Forse era Ivano che avevo conosciuto poco tempo prima alla libreria del manifesto.

È nello spazio di quella libreria che non c’è più che ho fatto una delle prime repliche di Radio Clandestina. In quello spettacolo raccontavo l’azione partigiana di via Rasella e l’eccidio alle Ardeatine. La mia piccola scenografia era alta solo due metri, ma sulla pedana nello spazio degli incontri c’era meno spazio, non si riusciva a mettere dritta e ho dovuto tagliarne quasi un palmo.

Pure al Tufello lo spazio non è tanto, ma in altezza i due metri un po’ monchi della scena c’entrano tutti.

Nella mia borgata un posto così non c’è. Non ci sta un gruppo di persone che occupa uno spazio e si mette a lavorare per il quartiere. Non la trovi la scuola di danza, musica e teatro popolare. Dove vivo io ci puoi mangiare, dormire e spendere soldi nei negozi o al bar. Quando devi fare qualcosa di diverso te ne vai a Roma, che significa che te ne vai al centro. Che poi pure dove sto io è Roma, ma non è la stessa città.

Vabbè, penso a ’sta cosa e poi faccio lo spettacolo. Alla fine non andiamo in trattoria. Mangiamo lì, a due metri dal piccolo palco. Poi smonto la scena, carico tutto nella Panda e torno a casa. Poco più di venti chilometri per tornare in un’altra periferia che sembra uguale e invece no.
Non sempre lo trovi in periferia un posto come il Centro di cultura popolare del Tufello.