Ospedale S.Camillo, reparto di chirurgia generale, mi hanno appena operato e mi trovo nella stanza 13 letto n° 2 insieme a Luca, un ragazzo che fa l’infermiere nei carabinieri, operato prima di me. I riti della giornata qui cominciano presto, pulizie, terapie, i prelievi, le medicazioni, le visite . Sono tanti gli operatori di turno, entrano e escono dalle stanze, spingono carrelli pieni delle cose più diverse. Il reparto funziona bene, mi sento a casa mia tra la mia gente conosco i loro problemi, le loro tribolazioni quotidiane e i loro irriducibili valori.

Sono arrabbiati e non solo per le retribuzioni che resteranno bloccate anche per il 2015. Per me ospedaliero della prima ora che da una vita si occupa di sanità, è davvero impressionante percepire lo scarto terribile che c’è tra la banalità di una stupida decisione finanziaria presa a tavolino da un governo “micragnoso” e la complessità delicata di questo reparto dove etica, scienza, tecnica, economia e organizzazione si mischiano per costruire faticosamente un equilibrio permanente.

I servizi sanitari sono sistemi sensibili, non ci vuole molto per comprometterne la funzionalità. Si capisce subito che, se quel reparto, come mille altri, funziona nonostante tutto, ciò è dovuto solo alla coscienza di chi lavora. L’intenzione del governo non mi ha sorpreso. Ho scritto che il “Patto per la salute” sottoscritto tra governo e regioni in realtà si sarebbe rivelato “un pacco” e che ci sarebbero stati altri tagli. Raccontai della ministra Lorenzin che replicò al mio articolo difendendo il “patto” perché convinta di aver ottenuto da Renzi una garanzia finanziaria a prova di legge di stabilità. La ministra non volle credere alle mie parole («la spesa sanitaria, rispetto alla finanza pubblica resta subveniente quindi definanziabile»).

Davvero una gran brutta figura, povera Lorenzin smentita soprattutto sul terreno della sua personale credibilità politica e verso la quale non posso che provare un sentimento di solidarietà. Ora lancia allarmi sui pericoli che corre l’universalismo mentre le Regioni sono nel cortile della sanità a vociare come sempre in ordine sparso per dirci che con altri tagli lineari crollerà tutto. Ma non crollerà niente. Da una parte saranno gli operatori sulla loro pelle, non certo gli assessori regionali, a impedire che crolli qualcosa, dall’altra continuerà in modo subdolo il processo di privatizzazione che è in atto da anni.

Renzi aveva pubblicamente detto che se le Regioni avessero bucato l’obiettivo del risparmio si sarebbe tornati ai tagli lineari, ma ora che è alle strette con la legge di stabilità da fare non ha tempo per aspettare i risparmi promessi e va all’incasso. Lo spiazzamento politico della ministra e delle Regioni è forte. Quel “patto” per la salute rischia di valere come un fico secco. Avevamo consigliato anche al governatorte Chiamparino di mettere in campo una “contro prospettiva”. Ritengo improbabile accrescere il finanziamento alla sanità in una fase di decrescita del paese. In questo vociare confuso tutti sembrano dimenticare i risultati di una ricerca fatta dall’Agenas, agenzia tecnica alle dipendenze del ministero della salute, che ha quantificato lo spreco del sistema a 6 mld, cioè il doppio di ciò che oggi chiede Renzi alla sanità, o l’ultima relazione della Corte dei Conti che parla senza peli sulla lingua di “mala gestio” per un ammontare che si aggira sui 10 mld, e i dati delle Fiamme Gialle sul danno erariale, anche questo valutato in parecchi mld, e quelli della commissione parlamentare d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale che ha calcolato che il costo della medicina difensiva si aggira tra i 10 e i 14 mld e infine un report del ministero che, a proposto di piani di rientro, ci dice che la parità di bilancio è stata fatta ma tagliando sui diritti dei più deboli, sui servizi pubblici, non sulla corruzione.

Non sono mai stato d’accordo con i tagli lineari ma neanche con i “rubagalline” che sperperano e abusano dei nostri soldi mortificando i diritti delle persone. I soldi in sanità ci sono e anche tanti, si possono recuperare distinguendo la spesa buona dalla spesa cattiva. Il problema è chi lo fa e come si fa. E infine su questa ipotesi che circola sui tagli da caricare con altri ticket mi fa orrore non solo perché è ingiusto tassare gli ammalati ma perché è spaventoso finanziare i rubagalline della sanità con i soldi dei cittadini malati.