«I soldi si devono trovare, gli altri paesi Ue li hanno trovati»: La Flc Cgil va all’attacco del ministro dell’Istruzione Valditara, impegnato a trovare modi nuovi per fare campagna elettorale sugli studenti con background migratorio, e propone un piano per assorbire la precarietà nel comparto scuola e università. «In questo momento così cruciale la formazione è fondamentale per il futuro del Paese mentre vediamo, purtroppo, scarsa attenzione e consapevolezza da parte del Parlamento su questi temi», ha detto la segretaria generale Flc Gianna Fracassi, presentando in Senato la proposta «Zero precarietà» per la quale sono stati anche calcolati i costi: servono 8 miliardi, 4 in più a quelli che si spendono attualmente. «Non è un piano velleitario – chiarisce il sindacato – ma è possibile attraverso una programmazione seria, pluriennale con obiettivi misurati e misurabili». L’obiettivo, dice ancora la segretaria, è quello di «disegnare un’altra strada rispetto alle storture e ai tentativi ripetuti negli anni di privatizzare pezzi del sistema pubblico, depotenziare, mercantizzare».

Ad oggi sono oltre 250 mila i lavoratori precari tra docenti e Ata nelle scuole, mentre all’università è precaria la metà del personale. Il sindacato delle conoscenza della Cgil chiede quindi 20mila organici in più per la scuola dell’infanzia e 33mila per la primaria; per la scuola media il sindacato chiede un potenziamento delle attività laboratoriali nelle classi a 30 ore con compresenza nelle classi a tempo prolungato e autorizzazione di ulteriori 750 percorsi a indirizzo musicale, con un incremento di personale di 14 mila docenti. Per le superiori invece il piano Flc chiede l’eliminazione delle classi con più di 28 alunni e una implementazione di 13 mila professori.

«La nostra proposta – spiegano dalla Flc – mira a coniugare due obiettivi che rappresentino una scelta politica chiara: la qualità dei sistemi e la qualità dell’occupazione nei settori della conoscenza. La precarizzazione dei nostri settori è responsabile non solo di condannare centinaia di migliaia di lavoratori alla discontinuità lavorativa ma, soprattutto, di rendere più fragile l’intero sistema e quella che proponiamo è una strategia che va nella direzione di affermare l’investimento sociale come tutela pubblica del benessere delle persone». Per Fracassi «il rilancio del sistema pubblico della conoscenza rappresenta l’unico vero investimento per il futuro del nostro Paese e per offrire speranze e prospettive alle nuove generazioni, per questo il personale della scuola, dell’università, della ricerca, dell’alta formazione artistica e musicale deve tornare ad essere percepito come una straordinaria risorsa».