In questa pagina pubblicheremo le lettere e i ricordi arrivati in redazione dopo la notizia della morte di Rossana Rossanda, il 20 settembre 2020.

Invitiamo tutti coloro che vogliono partecipare e condividere il proprio affetto a scrivere a lettere@ilmanifesto.it

Pubblicheremo tutto sul sito e sul giornale.

 


Mentre leggi queste lettere, ascolta l’intervista a Rossana Rossanda, realizzata da Federico De Melis e Roberto Andreotti per “I luoghi della vita” di Radio3 Rai. Ringraziamo Radio 3 e Marino Sinibaldi.

 


Rossana Rossanda era ed è rimasta fino all’ultimo giorno della sua vita una militante rivoluzionaria. Sui giornali si leggeranno molte cose belle e giuste su di lei ma temo che questo particolare verrà omesso. A lei farebbe piacere che venisse invece ricordato.
Rossana si definiva una marxista e lo era: una delle più lucide intellettuali marxiste non solo in Italia. Ma era anche consapevole di non dover rinnegare il meglio dell’eredità liberale e democratica. Era libertaria e garantista, difendeva sul serio e non solo a seconda delle convenienze la centralità del Parlamento e il bilanciamento dei poteri, sapeva essere di parte e mai faziosa.
Rossana era una maestra che sapeva anche ascoltare. Le discussioni sul ’77, dieci anni più tardi, sono state acerrime ma alla fine, quando quelle discussioni diventarono pezzi scritti e firmati, dimostrò di avere capito a fondo quell’esperienza così lontana dalla sua biografia.
Poteva essere una grande giornalista Rossana. Non sempre e non in tutti i pezzi ma quando si sentiva in vena era strepitosa. I suoi pezzi sulla prima guerra del Golfo sono un capolavoro anche di scrittura comica.
Però non si vuole bene alle persone perché sono grandi intellettuali o maestre. Per quello le si può stimare ma nulla di più. A Rossana volevo bene per la sua civetteria, per l’inveterata pur se mai maliziosa bugiarderia, come quando fece aspettare il segretario della svolta Occhetto per due ore di fronte alla sua porta senza riceverlo e poi spiegò “Ma perché avrei dovuto vederlo? Non lo conosco!”, o perché vedendo al cinema “Thelma e Louise” poco ci mancava che si alzasse e si mettesse a sparare in sala per l’entusiasmo.
Le volevo proprio molto bene.
Andrea Colombo

La scomparsa di Rossana Rossanda sta giustamente suscitando ovunque un grande cordoglio. Con lei scompare una grande figura storica della Sinistra, amata e rispettata internazionalmente. Rossana era un’icona del femminismo,una colonna del marxismo critico,un’emblema della sinistra anti- capitalista, un personaggio di grande spicco del mondo giornalistico e culturale. Per noi del ForumAlternativo era però soprattutto una cara amica, che ci ha seguiti con simpatia sin dall’inizio, collaborando anche con i nostri Quaderni, finché le forze l’hanno sorretta. La ricorderemo perciò in modo approfondito nel prossimo Quaderno, meglio di quanto possiamo fare ora, presi dall’emozione del distacco e della perdita irreparabile.
Franco Cavalli

Voglio esprimere il mio dolore e la mia tristezza per la morte di Rossana e le mie condoglianze ai familiari e alle compagne e ai compagni del Manifesto di ieri e di oggi. Altri /e ricorderanno la sua personalità sfaccettata, la sua vita di passione politica e di impegno costante come di iniziative coraggiose, la sua intelligenza critica e il suo pensiero coerente affidato a tanti scritti. Io piango in questo momento la compagna che è stata per me un punto di riferimento anche a volte nella dialettica delle posizioni e l’amica con cui ho intrecciato in questi anni un dialogo ininterrotto. E ricordo il suo continuo interrogare, interrogarsi e mettersi in relazione con e sul “mondo ” a cominciare dal suo approccio originale al femminismo o alle complesse vicende della sinistra. Mi mancherà la sua amicizia come possibilità di incontro , di ascolto, di riflessione tra rigore intellettuale e attenzione alla realtà.E conservo con commozione la preziosa immagine della ultima visita fattale: fragilità fisica e insieme curiosità e lucidità nel riflettere e argomentare. Mi mancherà, come sempre quando se ne va una parte della propria vita. Anzi ci mancherà: ma ci lascia come pegno i suoi scritti, dai saggi agli interventi, da “Le altre” a “La ragazza del secolo scorso”. Addio Rossana e grazie.
Adriana Buffardi

Apprendo ora la tristissima notizia che Rossana ci ha lasciato. Sono molto addolorato, mille ricordi si affastellano, sento che per tutti noi è una parte della stessa nostra vita che se ne va. Sono vicino con grande affetto a Tommaso, a Norma e a tutta la redazione del manifesto.
Claudio Natoli

Rossana Rossanda ci ha lasciate. Il suo cuore stanco si è fermato stanotte, alla fine del suo ultimo viaggio, più volte da lei evocato ma non per questo per noi meno doloroso. Aveva 96 anni, era nata a Pola nel 1924: ragazza del secolo scorso. Lascia in eredità una vita tenacemente appassionata e combattiva, vissuta con un’energia tanto elegante, quanto inquieta e intensa, perfino spericolata. Il suo marxismo critico ha formato generazioni di intellettuali e militanti; grazie anche a lei la sinistra italiana ha sempre sfuggito dottrine e ortodossie, preferendo altresì coltivare dubbi e nutrirsi di utopia.
La sua ultima apparizione pubblica è del maggio dell’anno scorso, in un’assemblea nella Casa internazionale delle donne. Noi femministe, che l’abbiamo amata tantissimo, anche quando ci rimproverava, vogliamo ricordarla così, con quello sguardo intristito ma non rassegnato, con quella voce esile con cui invitava ad amare e lottare.
Casa Internazionale delle Donne

E’ stata la buona maestra di tanti di noi, una figura irripetibile anche per il suo essere donna, severa e lucida sempre. Ci siamo formati sui suoi articoli rispettandola davvero sempre, anche quando non eravamo d’accordo. Ci resterà sempre il rammarico di poter ancora leggere un suo ultimo articolo, mai l’ultimo. Un abbraccio a tutti voi/noi.
Salvatore Cannavò

Rossana Rossanda ha illuminato il mio pensiero e la mia vita fin da quando avevo vent’anni. È stato un mio idolo giovanile e un modello di rigore, di passione e di chiarezza che appartiene ormai al mio modo interno. La personificazione della bellezza, della sobrietà, dell’eleganza e della profondità femminile.
La sua memoria è speranza e garanzia di un futuro aperto alla vita. Resistenza viva contro un presente piatto e deprimente.
Sarantis Thanopulos

Quando vivevo in Spagna mi colpiva che i compagni, tutte le volte che usciva un articolo di Rossana Rossanda, me ne chiedessero la traduzione. Non era più “il secolo scorso”, eppure per capire la realtà, anche a più di mille chilometri di distanza, si sentiva il bisogno di leggere ciò che pensava la Rossanda. Se il movimento operaio italiano finché è durato è stato un faro per le lotte ed il pensiero critico di tutto il mondo lo si deve anche a lei. Un abbraccio a tutta la comunità del Manifesto e un saluto alla compagna Rossanda.
Tommaso Nencioni

Appena ho appreso della morte di Rossana Rossanda, mi sono venute in mente le ultime parole che mi disse al termine della manifestazione alla Casa delle Donne cui volle generosamente partecipare per non fare mancare il suo sostegno di “comunista femminista” alle candidate della lista della Sinistra alle elezioni europee. Furono considerazioni sulle asprezze della vecchiaia e di un “corpo che non risponde” che tengo gelosamente per me. Ma subito dopo un altro ricordo si è fatto prepotentemente strada. Quello legato a un suo libro di quarant’anni fa: Un viaggio inutile o della politica come educazione sentimentale che raccontava di un suo viaggio clandestino nella Spagna franchista nel 1962 su incarico del Pci. Il suo resoconto non piacque a Giancarlo Pajetta. Rossana in modo disincantato aveva scritto, nel rapporto per la segreteria del partito, che “la destra sembra porsi concretamente come forza di ricambio, proponendo un’esperienza storica nuova, cioè la liquidazione di un fascismo dall’interno della stessa classe che lo ha creato”. Aveva colto l’essenziale di ciò che poi effettivamente avvenne. Pajetta ascoltò “con curiosità insaziabile” le sue parole, per poi concludere nel suo modo “che un antico riflesso di potere gli suggerisce”. Ovvero “Insomma, dici che non cambia nulla. Bel lavoro che hai fatto”. Quel piccolo libro si conclude con una postfazione, scritta nel marzo del 1981, che è ancora più preziosa perché si distacca dalla vicenda specifica e mostra non solo il travaglio interiore di una grande intellettuale comunista, ma anche la capacità di trarre dai turbamenti e dalle emozioni la percezione del divenire di un’intera società. E sono queste le sue parole che più mi sono rimaste impresse e che sono andato a ricercare: “Viene, la depressione, forse da grandi dolori, forse da più sottili concause, sempre – penso – dall’intollerabile divario fra lo sperato e il vissuto. Ma quando si installa, la sua voce ripete che nulla ha da essere atteso più, anzi nulla può essere pensato più, perché una società, come del resto un uomo, non si pensa se non per cambiare. Se no, neppure si vede, diventa indecifrabile a se stessa, come un burattino disarticolato”. E così è la nostra società presente.
Alfonso Gianni

Il mio sentimento più forte verso Rossanda – così la chiamavo dentro di me perché ho avuto con lei pochi rapporti personali diretti, pur seguendo costantemente i suoi scritti e la sua attività culturale e politica – è stato e resta il rispetto. Rispetto per la sua intelligenza, politica e di vita, che traspariva da ogni gesto e parola. Rispetto perché diceva sempre la verità e sapeva di dirla, a costo della freddezza che questo comportava e che lei metteva in conto quasi come un vizio. Rispetto per il suo stoicismo, verso se stessa e il proprio corpo, verso le reazioni degli altri e delle altre. Nella distanza, dovuta alle nostre diverse esperienze e attitudini, avvertivo prossimità e riconoscimento. Riconoscevo il suo muoversi su terreni finallora maschili senza soffrire gli affanni della competitività – sono parole sue, che mostrano la sua consapevolezza senza compiacimenti. Riconoscevo la sua capacità di rispetto – e comprensione, e compassione – nel modo in cui aveva scritto di altre donne, come Simone de Beauvoir, Jiang Qing, Virginia Woolf. Nel riconoscersi e rispettarsi vedevo e vedo il rapporto nuovo tra soggetti donne, donne che si sono costituite a soggetti sia della propria storia sia della partecipazione alla storia comune di tutti. Ci siamo costituite come tali nell’autonomia e nella reciprocità. Non voglio citare il merito dei nostri scambi, perché voglio parlare soprattutto di lei e non di me come fanno spesso i necrologi. Ma mi accorgo del perdurare di quella lontananza/vicinanza. Rispettare viene da “guardare” – al decoro, alla dignità, alla persona dell’altra – e più precisamente da “guardare indietro”: così la sua scomparsa mi spinge a guardare al nostro passato comune, insieme e grazie al ricordo del suo sguardo.
Luisa Passerini

Con Rossana se ne va l’ultima Fondatrice del “nostro” giornale. Siamo sempre più soli. Era anziana, ma era una figura che ci faceva sentire quel senso di sicurezza che ti dà l’avere un punto di riferimento, una luce: la sua mente. Anche se era “La ragazza del secolo scorso”, Rossana la consideravo immortale, certo, l’immortalità se l’è costruita e guadagnata con il suo pensiero e le sue tante battaglie, vissute sempre e comunque “dalla parte del torto”, sempre con gli ultimi, contro il potere. Ciao, Grande Donna.
Mauro Chiostri

Cari compagni, grande cordoglio per la morte di Rossana Rossanda. Vi sono vicina.
Nadia Agustoni

Conobbi Rossana nella primavera del 1977. Arrivavo al Manifesto da una di quelle radio che allora si chiamavano “libere”. La redazione era piena di gente giovane e capace. Persone a volte aspre, a volte dolci. E poi c’erano, “loro”.  Alcuni intimorenti. Non Valentino Parlato. Non Michelangelo Notarianni. Non più di tanto Luciana Castellina. Lei e Lucio Magri (lui, con uno schermo di apparente freddezza) si affacciavano dal partito. Luigi Pintor era troppo bravo per non farti paura. Rossana era l’iperspazio.  Elegante, trasudava intelligenza. Austera anche nelle sue tenerezze con Karol. Nella rare volte nelle quali ci siamo parlati, non sono mai riuscito a darle del tu, ma ero bravissimo in formule verbali per evitare il lei. Eppure, non le mancavano sfumature di ingenue malizie nello sguardo. Una donna gigante, soprattutto allo sguardo di oggi.
Dario Laruffa  

E’ scomparsa Rossana Rossanda: superfluo per chi osa scrivere da un angolo di lontana periferia dell’impero, testimoniare della sua figura di lucida anticipatrice nel panorama “storico” della sinistra comunista in Italia e in campo internazionale.
Vale però la pena di riflettere sugli straordinari passaggi via via verificatisi nel corso della sua vita politica e culturale: dalle responsabilità assunte ai vertici del Pci con le segreterie di Togliatti e Longo, alla radiazione del “Manifesto”, alla trasformazione della rivista in quotidiano come vero e proprio “miracolo” in equilibrio tra editoria e politica nel corso dei decenni più travagliati della vicenda italiana. Senza alcuna volontà di esternazione retorica ritengo però che, ancora, il momento più alto di questa storia sia stato rappresentato dalla vicenda del “Manifesto” gruppo politico, o tendenza o sensibilità, all’interno del Pci fino alla radiazione.
Questo giudizio mi pare avvalorato da almeno tre ragioni: la prima quella della straordinarietà di livello culturale e politico di quel gruppo; la seconda quella della forza della capacità di analisi in essere nelle argomentazioni poste nel corso dello scontro con la direzione del Pci; la terza perché quel gruppo ha rappresentato l’espressione politica più importante nell’originalità della presenza della sinistra comunista in Italia.
Rossana Rossanda è stata, con grande coraggio e livello di dimensione intellettuale, capace di rappresentare la presenza di una sinistra comunista caratterizzata all’interno del “caso italiano” fin dall’elaborazione gramsciana a partire dall’articolo profetico “la Rivoluzione contro il Capitale” e dal Congresso di Lione ’26 e poi, a discendere, fino alle analisi riguardanti lo sviluppo del capitalismo italiano, alle analisi relative alle dinamiche internazionali, alle riflessioni sul mutamento nelle forme della politica e sul rapporto tra questa e i vorticosi mutamenti delle categorie sociali.
Il gruppo del Manifesto è stato semplicemente (ma radicalmente) portatore di un dato di modernità nella prospettiva dello sviluppo individuandone i motivi profondi della crisi ed egualmente era stato capace di reclamare una forte innovazione nella possibilità di espressione dei propri fini politici.
Ci trovavamo all’epoca dentro a un quadro molto complicato segnato dal modificarsi nell’insieme delle relazioni internazionali (guerra del Vietnam, decolonizzazione in Africa, nuova fase del bipolarismo dopo la stagione kruscioviana) e dalla ripresa delle lotte (il ’68 era trascorso, ma in Italia resisteva la contestazione con la saldatura operai/studenti, la stagione dei consigli, la spinta verso la democratizzazione del Paese). L’origine del confronto tra Pci e le diverse espressioni di sinistra comunista e no (pensiamo a Panzieri, ai Quaderni Rossi, all’operaismo, a parti di Cgil e Psiup) si era però sviluppata nel tempo ed era maturata con gradualità: almeno dal ’62 dal Convegno del Gramsci sulle tendenze del capitalismo italiano, poi con la morte di Togliatti, l’XI congresso, l’invasione di Praga.
L’invasione di Praga rappresentò, come molti ricorderanno, lo snodo decisivo. Per tutti gli attori in campo, Manifesto compreso c’era da segnalare il permanere di un pesante bagaglio ideologico, anche con una qualche espressione di ingenuità nella ricerca di riferimenti diversi. Però l’oggetto del contendere era chiaro: quello della ricerca intorno a quali valori della modernità si poteva fondare un progetto alternativo. Un progetto alternativo che indicasse un orizzonte in quel momento giudicato “maturo” rispetto ad un modello di fraintendimento dell’inveramento statuale della rivoluzione avvenuta, giudicato già con grande anticipo come irriformabile.
Cercando di usare categorie gramsciane si può affermare che il Pci, nell’occasione della radiazione del Manifesto, finì con il rinunciare a una possibilità originale di esercizio della guerra di posizione collocandosi invece, nei suoi i tratti essenziali, dentro a un processo di “rivoluzione passiva”.
Un processo di “rivoluzione passiva” introiettato drammaticamente come prologo alla caduta degli anni’80 e alla sostanziale incapacità di resistere alla controffensiva dell’avversario.
Rossana invece ha resistito da allora fino alla fine ostinatamente in direzione uguale e contraria e sta in questo punto, a mio giudizio, il grande valore della sua presenza politica, culturale, morale.
Franco Astengo

Un grande abbraccio compagni con commozione vivissima, un abbraccio a tutta la famiglia del Manifesto; di questi decenni di lotta entusiasmi, disininganni, scazzi come in ogni vera anti-normale famiglia che si rispetti ma sempre con il nome nel cuore. Oggi Rossanda è con Luigi e Valentino, immaginate che discussioni? Che bel grande scazzo, che costruttivo casino, abbracci e lacrime e voglia di lottare.

Rossanda…

Ragazza del ‘900

tutto il tempo

che ti prendi

muove

Il fiume

di emozioni sempre nuove

e gli anni

di un felice dove

breve come il secolo tuo

anche senza

prove…

Matteo Moder e tutta la scalcinata band che se non porta parola, vi porta nell’anima e nel cuore, cribbio..

Cari. Vi leggo da sempre ma non vi scrivo. Ma oggi è diverso. Oggi non c’è più Rossana Rossanda che mi mancherà ogni giorno. Pensarla mi rassicurava sempre, sentivo la sua intelligenza, la sua profondità nel leggere la realtà una garanzia per sopportare meglio questo mondo. Oggi ho bisogno di condividere anche con voi questo vuoto che lei lascia. Con affetto.
Marilena Puricelli

In memoria

«…Ho cercato di fare prevalere le ragioni, ma ho avuto grandi torti, del resto chi può negare di sé di non averne avuti…»

Compagna Rossana, tante cose di te mi hanno ispirata e continuano a farlo, anche attraverso le pagine de “il Manifesto”.

Ti sia lieve il viaggio.

Patrizia Schettini-Natrella

Un saluto commosso a una grande ragazza!
Pippo Tadolini

Ho comprato per anni ogni giorno il nostro giornale alla ricerca di un suo intervento, di un suo articolo, di un suo commento anche solo di poche righe.

Ho vissuto come un lutto il suo lasciare il quotidiano che aveva fondato, in contrasto con una generazione che ha dato forse troppo in fretta il benservito ai propri genitori.

Ma la si poteva ancora ascoltare altrove, soprattutto nei suoi preziosi, profondi, vissuti libri. Ora il lutto è reale, pieno, definitivo.

E ci vorrà del tempo per abituarsi, tanto tempo. Addio Rossana.
Vincenzo Lanciano

Lettore del Manifesto della prima ora, tutti i giorni fino ad oggi (non ne posso fare a meno) anche grazie a Rossana Rossanda, un faro per la mia crescita come uomo. Ogni tanto pensavo a lei e a come stava anche non conoscendola. Sono commosso e triste. Che la terra ti sia lieve.
Paolo Dell’Armi

Grazie per la lucida intelligenza e per l’autentico impegno per gli sfruttati, gli ultimi, i dispensabili. Se il comunismo resiste come idea regolativa e azione attuale ciò è dovuto a Lei e alla Sua coerenza dialettica. OnorarLa significa ora far tesoro del Suo cammino. Che la terra Le sia lieve.
Domenico

Cari compagni, da Libertario grande rispetto per Rossana, figura esemplare della sinistra del 900. R.I.P
Mark Schiavon

Una delle menti più brillanti, una voce libera, una donna coraggiosa e forte. Ci mancherà Rossana, tantissimo! Il suo esempio rimarrà eterno per tutte le donne e gli uomini che hanno a cuore il bene del nostro Paese.
Stella Raineri

La dipartita di Rossana Rossanda rappresenta un momento di tristezza per quanti negli anni si sono impegnati, nel giornalismo e in politica, a mantenere uno spirito critico e allo stesso tempo costruttivo.

Neanche il suo partito seppe valorizzarla appieno, visto che la cacciò per le critiche da Ella espresse in merito all’occupazione della Cecoslovacchia a fine anni ’60.

La sua capacità di arrivare in poche parole al cuore di ogni questione rappresenta un esempio da seguire.

Il suo impegno sociale è una delle pietre miliari nella storia d’Italia.

Lascia un vuoto incolmabile.

Dott. Luca Petretto

Grazie per quello che hai regalato agli italiani e italiane. I quaccheri (antimilitaristi nonviolenti) in Italia e gli Hutteriti on line (per il comunismo cristiano) esprimono il proprio dolore per la scomparsa di Rossana, una penna libera che ci ha sempre stimolato a metterci in discussione e liberare energie per il Progresso, il rifiuto del militarismo, la coscienza critica quotidiana, la Giustizia.
Maurizio Benazzi, Animatore cristiano per il comunismo

Un caro addio ad una grande donna. Accidenti! Se ne va un altro gigante del 900, ed in mezzo alla desolazione intellettuale e politica di questo terzo millennio. Una comunista e rivoluzionaria che ogni volta che scriveva qualcosa te ne indicava e te ne insegnava un’altra. Per questo genere di persone la morte è veramente una roba noiosa, ripetitiva e fuori luogo. Che ne dici, cara Rossanda, l’aboliamo?
Gianfranco Rossini

L’opposizione più colta e pura del nostro beneamato paese. Dovunque sia ora, che riposi in pace.
Maurizio Ferroli

Sono del 1963, e mi ritengo fortunata di appartenere ad una generazione che ha avuto il privilegio di conoscere Rossana Rossanda, e da lei poter trarre ispirazione. Spetterá a noi dover trasmettere tutto quello che abbiamo imparato, alle giovani donne. Grazie
Carla Cellamari

Onore a Rossanda: mai parola ambigua fu resa tanto limpida e appropriata. E al Manifesto, con fedeltà,
Tullio Masoni

Addio grande compagna, la tua visione del mondo ci ha aiutato a guardarlo con gli occhi giusti, dei giusti. Resterai nel nostro cuore e nelle nostre menti continuamente alla ricerca della giustizia sociale. Grazie.
Concetta Signorelli

Caro Manifesto, ricordo distintamente l’emozione nel leggere “La ragazza del secolo scorso”, comprato da mia madre appena uscito. Avevo 22 anni quando il libro uscì, in piena foga universitaria; oggi mi commuovo perché grazie a quel libro riuscii a comprendere un po’ di più in che modo ha avuto senso – e ancora penso lo abbia – definirsi comunista. Ciao Rossana, grazie, non ti dimenticherò mai.
Federico Tsucalas

Ciao Rossana, Ciao ragazza del secolo scorso, appassionata intellettuale che tanto ancora avevi da dire, a noi, che tanto ancora avevamo da imparare.
Rosaria Fattori

Vola serena nel cielo della libertà cara compagna.
Marco Foschi

In occasione della morte di RR leggete‚ again and again‘ il suo libro‚ “Il viaggio inutile”. C’è tutto sulla scomparsa della Sinistra non solo quella italiana ma anche in tutta l‘Europa. Cosa resta della battaglie di lei contro i patroni e i profeti di un capitalismo aggressivo? Ci ha lasciato una vera maestra colta, saggia e non sempre facile. Lei di persona non c’è più ma ci ha lasciato un sacco da pensare, da imparare, da lottare. Grazie da un fedele lettore tedesco.
Carl Wilhelm Macke (Monaco di Baviera/ Ferrara )

Mi mancherà il pensiero cristallino di questa grande donna, combattente e libera, che ha sempre anteposto gli ideali alle ideologie.
Maria Cesarina Tasselli

Più di venti anni fa, nel dicembre 1998. Nel teatro romano Brancaccio, in un raduno di laici tanto folto che così non l’ho mai più visto, si incontrarono coloro che avevano promosso e sottoscritto il “Manifesto laico” di “Critica liberale”. Fuori, intanto, si svolgeva un corteo di studenti venuti da tutt’Italia per protestare contro Luigi Berlinguer, il ministro della Pubblica istruzione più clericale che abbia conosciuto la nostra Repubblica. Alla presidenza sedevano anche Paolo Sylos Labini e Rossana Rossanda. Idealmente era presente pure Indro Montanelli. Non fu difficile riuscire far convivere dei liberali, una comunista e un conservatore. Non era mai avvenuto dai tempi del divorzio. Ma ciò significò che allora  resisteva ancora uno straccio di ideali e di valori. Erano tutti personaggi che credevano fermamente nelle loro idee. Anche molto contrastanti tra di loro. Ma più forte d’ogni altro principio rimaneva quello della laicità dello Stato. Oggi proprio il venti settembre, con la scomparsa  di Rossana Rossanda, si allarga un vuoto incolmabile.
Enzo Marzo, Fondazione Critica Liberale

Caro manifesto, Rossana rimane la ragazza del secolo, non solo di quello scorso ma anche di questo, un esempio di vita e di impegno per chi fa questo mestiere cercando la verità o volendo soltanto capire la vita.
Alberto Negri

Non voglio scrivere nulla del mio rapporto con Rossana in questi 31 anni di lavoro insieme al manifesto e fuori di esso. Troppo doloroso per me e mai lo farei su queste pagine. Desidero però ringraziare tutte le persone che hanno assistito e sostenuto Rossana soprattutto in questi ultimi mesi della sua vita. Innanzitutto le sue assistenti personali che sono la “storica” Anna Frau, che le preparava dei pasti succulenti e Rayisa Kozlenko e Valentina Lebedeyeva, che si sono occupate di lei con impeccabile professionalità e poi ringrazio anche il Professor Luciano Agati e la dott.ssa Sara Cimino, che sono stati sempre disponibili e pronti ad intervenire in ogni momento del giorno e della notte. Grazie di cuore perché – come spesso diceva a me – avete aiutato Rossana a vivere e le siete stati di grande conforto.
Doriana Ricci

Il miglior modo di onorare la memoria di Rossana Rossanda è quello di portare avanti la sua creatura il manifesto che, attraversando tante vicissitudini e avversità, nuotando controcorrente è ancora oggi il solo quotidiano europeo, a tiratura nazionale, che rimane senza padroni. Il solo quotidiano italiano che rappresenta una sinistra che non ha buttato a mare il bambino con l’acqua sporca (degli storici fallimenti dei paesi dell’est), e rimane una voce critica e aperta al contributo di tutti coloro che vogliono andare oltre questo modello di società gestita dal capitale.
Tonino Perna

Ciao Rossana, vogliamo dirti grazie. Per averci insegnato che si può essere partigiani senza diventare settari; che giornalismo militante non significa propaganda; che sostenere le ragioni della sinistra non è come vendere un prodotto. Che il comunismo è critica dell’esistente e pratica collettiva. Che il rigore non è grigiore, che davvero si può essere duri senza perdere la tenerezza, perché al fondo contano i fatti e gli argomenti con cui fare i conti. Che per essere esigenti con gli altri bisogna innanzi tutto esserlo con se stessi, che i fini non giustificano mai i mezzi e che i nemici più pericolosi sono l’indifferenza, la superficialità e l’incoerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa. E quanto ti arrabbiavi quando “lasciavamo andare”, senza discutere, approfondire, chiarire ciò che siamo e ciò che avremmo voluto essere. Ciao Rossana, che amavi i gatti ma che avresti voluto diventare pesce per poter nuotare nel mare senza le costrizioni di questo mondo, nemmeno quella del respiro.
Giovanna Boursier, Gabriele Polo

Cara Rossana, è stato un onore collaborare per trent’anni al giornale da te fondato.
Bruno Accarino

Ancor’oggi qualcuno, soprattutto tra i più giovani, si sorprende nel sapere che Antigone affonda le radici nel Manifesto e nella passione civile e politica di Rossana Rossanda. Le nostre sono radici antiche, solide e nobili. Era il 1985 quando il manifesto pubblicò il primo numero della rivista Antigone, con sottotitolo paradigmatico della linea editoriale del giornale, ossia «bimestrale di critica dell’emergenza». L’emergenza nel diritto penale è il più grande dei mali, è la chiave attraverso cui negare o comprimere le garanzie e i diritti fondamentali. Mai fidarsi di chi propone ricette securitarie, illiberali nel nome di un’emergenza, qualunque essa sia. Di emergenza in emergenza, siamo arrivati a criminalizzare gli esseri umani in quanto tali, solo perché di un’altra nazione. Antigone è l’emblema femminile della giustizia, della lotta al potere autoritario, del conflitto nel nome della dignità e della libertà. Rossana Rossanda assomiglia tanto ad Antigone, nel suo opporsi a Creonte. Grazie, a nome di tutte le generazioni della nostra associazione!
Patrizio Gonnella (presidente Antigone)

Nei confronti di Rossana Rossanda, coscienza critica della sinistra italiana, abbiamo tutti un debito profondo di gratitudine. La Fondazione Basso esprime il suo dolore per il vuoto lasciato dalla sua scomparsa. Rossana è stata un modello di cultura, di intelligenza politica e di passione civile. Con il suo comunismo critico ha denunciato per oltre mezzo secolo, forse più di qualunque altra figura di intellettuale, la crisi drammatica della sinistra italiana: dapprima i ritardi del Pci nella sua emancipazione dai socialismi reali, poi l’improvvisato rifiuto del passato, infine la deriva degli ultimi decenni legata alla perdita della memoria e della capacità di progettare il futuro.
Ci mancherà la sua severa e nobile intransigenza, la generosità del suo impegno politico, il suo sguardo critico sulle ingiustizie sociali e sulle responsabilità della politica.
La Fondazione Lelio e Lisli Basso

Ho un ricordo struggente del nostro ultimo incontro a Parigi . Parlammo del suicidio di Magri. Lei era già fisicamente provata e il racconto del suicidio si allargava come un’ombra scura dal caso personale alla tragedia di una generazione che era stata privata dei suoi sogni migliori.
Carlo Freccero

Esprimo il cordoglio mio personale e della città di Napoli per la morte di Rossana Rossanda, fondatrice de il manifesto, giornale che leggo da quando avevo 16 anni. Lei da sempre ne è stata anima e corpo. Intellettuale e giornalista rigorosa, profonda, sensibile, netta, dura. Militante per una vita, mai conformista. Ho amato il pensiero antagonista anche grazie a Rossana. Se ne va un pezzo del comunismo libertario. Al manifesto va il mio pensiero con l’augurio di non perdere mai la voglia di lottare per i diritti.
Luigi de Magistris

Addio e grazie cara Rossana. Negli anni che ho lavorato agli esteri nella stanza accanto alla tua mi hai insegnato che, parafrasando Sartre, l’uomo nasce libero, responsabile e senza scuse.
Roberto Livi

Rossana Rossanda è entrata nella mia vita prima ancora che nascessi col manifesto, che mio padre aveva contribuito a fondare. Prima la Rivista nel ‘69 e poi il quotidiano dal ‘71 sono stati una presenza costante nella nostra casa. Ha continuato a farne parte nelle riunioni piene di fumo del PdUP a cui mi portavano i miei genitori da piccolo e poi, per molto tempo, mi ha accompagnato negli anni della formazione con i suoi editoriali, i suoi articoli, le sue interviste. Una intellettuale comunista, rigorosa, lucida e curiosa. Grazie di tutto.
Nicola Fratoianni

A proposito dell’Europa
Apprendiamo che Rossana Rossanda ci ha lasciato. Figura storica della sinistra italiana, scrittrice e intellettuale comunista, fu sempre dalla parte dei più deboli. Una vita dedicata alla politica, alla riflessione e alla critica, mai dogmatica, e sempre a fianco delle donne e dei lavoratori nella loro battaglie. Qualche anno fa dichiarò che «il comunismo ha sbagliato. Ma non era sbagliato». Recentemente, a proposito dell’Europa disse che «i diritti delle classi meno abbienti devono essere ricostituiti» e osservò che la sinistra ha il dovere di lottare per questo obiettivo. Un grande abbraccio alle compagne e ai compagni italiani in questo triste momento di dolore. Rossana Rossanda lascia a noi e alle nuove generazioni una eredità culturale e politica preziosa per il futuro di tutti: l’importanza della giustizia sociale, dell’uguaglianza, dei diritti e della cultura nelle battaglie politiche.
Heinz Bierbaum, presidente del Partito della sinistra Europe

Ho incominciato a leggere il manifesto nel 1984 a18 anni e ricordo bene l’impostazione grafica austera del giornale e gli articoli per me allora incomprensibili di Rossana Rossanda.  La sua scrittura era aspra, tesa: ti costringeva a tornare indietro e rileggere, a fermarti per cercare di cogliere il vero significato delle sue parole. Parole militanti che però aprivano al dubbio, parole come stilettate se si trattava di colpire il nemico di classe. Togliatti vide giusto e vide lungo per questa ragazza del secolo scorso. Scusa compagna Rossana se ti piango un po’.
Giuseppe Pappalardo

Leggendo i tuoi libri non mi sono sentita sola. Grazie
Gabriele Math

Grazie Rossana, con la tua scomparsa scompare, per me, la figura di donna ideale. Ecco, si, mi sento più solo. In questa epoca particolarmente difficile eri un riferimento vivo di coerenza e vivacità intellettuale. Tutta una vita, una lunga vita, senza scorrettezze di pensiero, mantenendo fede ai tuoi principi originari sono un esempio raro specie in questi giorni. Ti ricorderò,
Sergio

Piango la scomparsa di una grande donna e intellettuale italiana, oltre che una grande politica.
Tina Argiolas

Buongiorno, Scrivo da Genova. Rossana è stata per me un faro per l’intelligenza e la libertà intellettuale. Una persona indipendente che non si è piegata alla disciplina di partito a tutti i costi e ha pagato un duro prezzo. Raccoglieremo la tua bandiera e continueremo a combattere. Ciao Rossana. Sono commosso come quando è mancato Dario Fo.
Sandro

Partecipo al dolore per la scomparsa di Rossana Rossanda, una fra le intelligenze più vive e libere del Novecento.
Maurizio Antonelli

Un abbraccio a una Compagna che non dimenticheremo mai, e che ci ha insegnato ad avere sempre la schiena diritta. Grazie Rossana, per tutto quello che ci hai insegnato.
Gisella Rossi

Il manifesto è stato sempre, da sempre, il “mio” giornale. Quello che ho iniziato a comprare ai tempi del ginnasio una trentina di anni fa con i soldi della paghetta mensile.
In casa entravano tutti i giorni Repubblica e l’Unità, il manifesto era mio, era l’orgoglio da esibire sottobraccio la mattina presto, fuori dal cancello della scuola con i pugni chiusi in tasca, i capelli lunghi ed una sigaretta accesa in bocca per sentirsi più grandi, ribelli e rivoluzionari. Grazie Rossana, Lucio, Luigi, Valentino, Luciana. Compagni di una vita.
Bella Ciao.
Samuele Viviani, Siena

Sono stato un giovanissimo sostenitore della rivista e “strillone” all’università del quotidiano del Manifesto. Rossana col suo eloquio tranquillo era di una naturale autorità e col suo tratto umano e signorile la vedevo come una professoressa da ascoltare sempre con attenzione. Ma era anche come una zia importante da seguire con devozione. Ha fatto vivere con la sua vita e il suo pensiero una concezione umana e culturale del comunismo che non ha mai rinnegato pur sottoponendone le esperienze storiche a una serrata critica. Ora vive nel nostro pensiero e nel nostro animo.
Pio Nicosia

Grazie Rossana per essere stata la donna che eri, senza paura, senza infingimenti, con il coraggio e la determinazione delle tue scelte di cui ti sei sempre assunta le responsabilità. Per noi che eravamo ragazzine quando tu eri già una donna affermata sei stata non solo un esempio da seguire, ma hai lasciato una traccia che ciascuna di noi ha poi modellato secondo le proprie capacità, tenendo però sempre presente il solco da te impresso, indelebilmente, nella storia di questo Paese e della sua politica.

Grazie per aver dato un’immagine di donna mai subalterna, protagonista e tenace combattente nell’affermare le proprie idee, piena di umanità. Profonda conoscitrice dell’animo umano, ti sei raccontata con sincerità mentre attraversavi la storia d’Italia senza mai sottrarti neanche ai mutamenti che meno ti piacevano, ma affrontando sempre la vita fino all’ultimo respiro.

Grazie di cuore, da un cuore rosso come i mille papaveri della canzone di De André, come la bandiera mai ammainata, come la passione sincera che ci hai insegnato a fare nostra migliore arma.

Vola alto come hai sempre fatto.

Irene Gironi Carnevale

Oggi ho appreso questa triste notizia, un grande dolore. Al suo pensiero, ai suoi libri, ad ogni singolo scritto devo molto, sono stati per me una bussola in questo viaggio sulla Terra. Custodirò con tanto amore tutto ciò e cercherò di trasmetterlo ai miei figli. Grazie signora Rossana Rossanda.
Carmen

Un altro dei non piccoli maestri ci lascia, dopo Pintor e Magri, di uno spessore politico non da altri raggiungibile.
Luca

Grazie Rossana, siamo cresciute con le tue parole, la tua vita ci è stata di esempio. Ti porteremo per sempre bel cuore.
Ivana

In una nazione in cui molti si preoccupavano di non morire democristiani, Lei è morta comunista. Onore alla sua persona e al suo pensiero.
Domenico Talia

Ciao compagna Rossanda hai vissuto in modo coerente per migliorare questo mondo. Grazie compagna.
Elide Vilardo

Dal 1969 mi hai insegnato a pensare, a cercare l’indipendenza, quanto è bello il pensiero critico e libero, a scegliere la coerenza, ad amare la Politica. Nel cuore il tuo esempio di lotta e nella mente i tuoi libri e gli infiniti articoli, mio nutrimento. Grazie cara Rossana!
Rita Trinchieri

Le compagne e i compagni del circolo PRC “La Borgata” di Siracusa, si uniscono al cordoglio di quante e quanti oggi piangono la scomparsa della compagna Rossana Rossanda. Comunista, partigiana, femminista, scrittrice e intellettuale di spicco della storia della sinistra italiana e non solo. La ragazza del secolo scorso con lo sguardo sempre proiettato nel futuro. Figura unica e insostituibile.
Partito della Rifondazione Comunista Federazione di Siracusa

Ciao compagna
Roberto Pugliese

Ragazza del secolo scorso, mi hai insegnato che “Dalle piccole cose si vedono le grandi cose”. Sii sempre per sempre libera.
Gian Franco Onnis

Arrivederci Rossana. Grazie dalla Maremma.
Massimo

La Tua penna ha dato luogo alle passioni e concepito il posto fisico di tante battaglie, visioni, stime e riflessioni, il mentre del dubbio, la catena della critica sul futuro ed il progresso, la gioia ed i colori della lotta di classe. Grazie della Tua testimonianza.
Fabrizio

Cara redazione de “Il Manifesto”, Rossana Rossanda per la mia generazione nata agli albori degli anni ’80, è l’intellettuale che a cavallo tra due secoli aveva cercato di diradare le nebbie del “politico riflusso”: il saggio collettivo “Appuntamenti di fine secolo” (scritto insieme a Ingrao, Karol e Mortellaro, quest’ultimo mio relatore di tesi di laurea nel 2005) fu per me la porta d’ingresso alla critica della nuova globalizzazione. Non fu profetica bensì “Fortemente legata al presente con metodo critico” come ogni intellettuale deve essere per contribuire a determinare massa critica tra lettori, cittadini del mondo. Un caro saluto.
Pasquale Nuzzolese, Belluno

Ciao Rossana!
Gabriella Napoleoni

Ora hai portato via le risposte a tutte le nostre domande di comunismo e non sarà più possibile sognare.
Bernardo Favini

Una donna magnifica ed eccezionale, una intellettuale lucida e ancor oggi preziosa per chi cerca di stare fuori dalla povertà del pensiero dominante.
Massimo Negarville

Cara Rossana, mi accosto a te con affetto, modestia e grande riconoscenza. Oggi, arricchita dalla tua viva e meditata parola, sento di rimpiangere la preziosità della tua indimenticabile, irrinunciabile presenza tra di noi.
Marcella Campagnano

Una rosa per Rossana Rossanda. Le grandi menti ci stanno lasciando tutte. Grazie per averci illuminato.
Elisabetta Maetzke

Quando finisce una vita così densa di fatti, idee, sentimenti che ti hanno coinvolto tanto da vicino, la prima reazione è un gelido silenzio che ti cala dentro, non ci vorresti credere e non hai alcuna voglia di parlarne o scriverne, anche per il timore di non essere all’altezza; come fai ad essere all’altezza della vita e della morte di Rossana Rossanda? Ma poi ti dici: te lo ha insegnato proprio Rossana, non ti devi mai tirare indietro. E quando te lo insegnava, la sua lezione non ti calava mai dall’alto, via via che parlava – e le sue parole ti insegnavano sempre qualcosa – svaniva il timore reverenziale e per un attimo provavi l’illusione di essere alla sua altezza. I ricordi di Rossana sono i ricordi di una vita intera. Via Tomacelli non era solo la redazione del giornale, era un luogo di formazione politica, all’insegna dei valori di libertà, solidarietà, onestà intellettuale, bando ad ogni opportunismo. A me capitava spesso di partecipare alla riunione di redazione delle tredici (circa). Devo a questi “seminari” gran parte della formazione politica della mia maturità. È lì che ho imparato a stare orgogliosamente dalla parte del torto, come recitava il bel titolo del giornale nel ventennale della sua formazione. I ricordi specifici sono tanti, troppi per poterli raccontare tutti. Mi limito alla questione che ha animato il più appassionato dibattito cui, per mestiere, ero incline. La questione del garantismo. Rossana non partiva da posizioni formalmente “garantiste”. Troppo pressante era in lei l’esigenza di giustizia, per lasciare spazio a formalismi giuridici. Ma la grandezza di Rossana era anche la capacità di approfondire, ripensare, rivedere. Alla fine ha rappresentato la più matura ed elevata espressione della cultura garantista, nei difficili anni dominati dal duro confronto tra la istituzione giudiziaria e la devianza civile e politica. Ecco, Rossana lasciandoci mi ha insegnato un’ultima cosa: non ti devi tirare indietro neanche quando il ricordo è troppo struggente.
Luigi Saraceni

Rossana Rossanda ci è stata maestra di vita e di politica, maestra impegnativa e insostituibile. Comunista, la ragazza del secolo scorso lo ha attraversato sempre cercando la rivoluzione, nella pratica politica e sociale come nella teoria critica. Nel PCI, nel Manifesto, in tutto il suo cammino non ha mai smesso di cercare. Il confronto con le donne della cultura di genere, col femminismo ha innervato sul suo marxismo eretico un orizzonte di liberazione umana ancor più aperto. Nella classe operaia, nei nuovi soggetti che sono emersi contro l’ordine capitalistico, Rossanda ha visto i protagonisti della liberazione possibile e ne ha condiviso il cammino nei successi come nelle sconfitte, fondando e rifondando il lavoro politico. Provando e riprovando, come aveva invitato a fare Gramsci. Rossana ha dimostrato che ciò che era sembrato impossibile nelle organizzazioni del movimento operaio, come in una sorta di aut-aut della storia, poteva diventare possibile, si poteva cioè conciliare la fedeltà con la libertà. E per farlo ha dovuto passare per prove dure e difficili. Ha dovuto sottrarre la fedeltà al partito per riporla nel comunismo e ha dovuto intendere la libertà, anche quella del dissenso, dell’eresia, come ricerca della liberazione da ogni forma di oppressione e di alienazione. Per questo, a ogni rottura, a ogni imprevisto che ha fatto irruzione nella storia, fino alla rivolta operaia e studentesca del ‘68-‘69, Rossana Rossanda si è impegnata a intenderne la lezione e a aiutarci a farlo. Oggi ci sentiamo più soli. Ma per lei, per Rossana Rossanda, vale, interamente, la formula con la quale Paolo di Tarso ha riassunto la propria esistenza: “Ho fatto la giusta battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede”. Grazie Rossana, la terra ti deve essere lieve.
Fausto Bertinotti

Rossana Rossanda ha attraversato la grande storia senza farsene travolgere, con intelligenza, coraggio e capacità critica. Non ha cercato facili consensi facendo leva sulle debolezze altrui, ma ha sovente accarezzato contropelo i propri interlocutori. In questa Italietta furbesca e trasformista ci é stata maestra perché ha saputo essere una dirigente. Una dirigente comunista, con il senso della storia e della propria dignità, indisponibile ad accantonare i propri convincimenti in cambio di qualche effimero successo. La Rossanda è stata una protagonista e non una comparsa perché ha provato, con coraggio, a scrivere il copione e non solo a ritagliarsi una parte nel grande gioco della vita. Questo non ha mai significato l’appiattimento della sua esistenza sul senso morale dell’impegno. Le altre dimensioni, poco esibite quanto vitali, sono state il tratto forte di una umanità non riducibile alla militanza. Grazie Rossana per cosa ci hai detto, per cosa hai scritto, per cosa hai fatto e per come lo hai fatto. La terra ti sia lieve.
Paolo Ferrero

Ci intristisce la perdita di Rossana Rossanda e non poter avere più la possibilità di leggere suoi commenti sullo “stato di cose presente”. Ma abbiamo quanto ha seminato nella sua lunga vita e ciò ci rincuora. Tra i tanti (ri)mettiamo a disposizione lo scritto in occasione del convegno in ricordo di Giulio Maccacaro tenuto a Castellanza nel 1988 anche in occasione della apertura del (tuttora attivo) Centro per la Salute Giulio A. Maccacaro. E’ un modo anche per ricordare Luigi Mara che segui Il Manifesto dall’inizio e ebbe contatti con Rossana Rossanda dai tempi del PdUP (e anche prima). Ciao Rossana
Medicina Democratica

Basterebbe quella pagina meravigliosa de “La ragazza del secolo scorso” – in cui, nella clandestinità antifascista, lei e il suo contatto si riconoscono in uno sguardo – a darci la misura incommensurabile della perdita. Ma asciughiamo le lacrime, presto. Siamo stati e siamo quella cosa lì. Non ci possiamo fermare.
Giuseppe Buondonno

Mi piaceva la postura seria, intransigente, il modo di scrivere profondissimo e critico, la sua lucida eresia. Ci mancherai Rossanda!
Angelo Ferracuti

Nella notte se n’è andata Rossana Rossanda, fondatrice de il manifesto. Partigiana, intellettuale dal fervido spirito critico, sempre impegnata in politica. Il suo sguardo lucido, mai convenzionale, sul mondo ci mancherà. Addio ragazza del secolo scorso.
Roberto Gualtieri

Addio a Rossana Rossanda, la ragazza del secolo scorso. Ci ha insegnato il valore del dissenso e del pensiero critico. Ci lascia una grande eredità: che cultura e politica non possono essere mai disgiunti, che libertà individuale, giustizia sociale e uguaglianza avanzano insieme.
Nicola Zingaretti

Rossana Rossanda l’ho conosciuta nel 1992 appena arrivato al manifesto. Aveva un carisma che metteva soggezione, grande cultura politica ma anche una formidabile curiosità per il cinema che arrivava fino ai b-movies americani. Grandiosa, intellettuale completa. Quanto mancherà.
Corrado Formigli

È morta Rossana Rossanda, comunista vera, con cui ho avuto il piacere di parlare alcune volte. Ero affascinato dai racconti sulla discussione interna al PCI in merito all’URSS. Era una donna affascinante perché durissima e rigorosa, ma con rispetto.
Guido Crosetto

Addio Rossana Rossanda il tuo pensiero rigoroso ci mancherà . Un abbraccio al manifesto.
Susanna Camusso

Cara Norma, vi sono vicina in questo momento, che immagino emotivamente molto intenso: la scomparsa di una storica fondatrice del gruppo politico e del quotidiano il manifesto. Un giornale/gruppo politico che ha accompagnato anche un tratto della mia vita: come elettrice e lettrice prima, come corrispondente da Berlino dopo. E con il quale sono ancora in contatto.
Al di là delle recenti incomprensioni, Rossana al giornale continuava a voler bene. Ricordo la tenerezza che mi fece – sì, proprio tenerezza, lei così severa – la risposta che diede, in una video intervista di un paio di anni fa, alla domanda quale fosse un suo gran desiderio: “Scrivere per il manifesto”, disse senza esitare. Un abbraccio.
Silvia Zamboni

Mia figlia si chiama come te. E con il regalino le scrivesti “Da una grande R ad una piccola R”. Per sempre grande, adesso, nei nostri cuori.
Donatella Francesconi

Mi unisco al vostro lutto per la scomparsa di Rossana Rossanda. Che enorme perdita per questo paese. Un abbraccio a tutti i lavoratori e le lavoratrici del Manifesto
Claudia Fanti

Abbiamo avuto nella nostra vita una eccezionale fortuna. Quella, certo, di avere due genitori speciali, ma anche quella di incontrare, non solo in occasioni formali ma nella quotidianità, persone straordinarie come Rossana, come Natoli, Pintor, Magri, Castellina, Reichlin, Trentin e tanti altri. Amici carissimi con cui papà si confrontava ogni giorno e che hanno contribuito grandemente a farci diventare le persone che siamo. Rossana l’abbiamo conosciuta più di cinquant’anni fa, quando venne a Roma da Milano per fare la responsabile culturale del PCI. Nel corso degli anni ci siamo poi trovate tante volte a camminare al suo fianco, non più come “figlie” ma come compagne. L’ultimo incontro è stato meno di un mese fa, mentre, stanca e malata, guardava la bellezza del mare di Sperlonga. A tutti noi – e soprattutto a chi verrà dopo di noi – spetta raccoglierne in qualche modo l’eredità. Un’eredità di conquiste e di pensiero che le tante amare sconfitte non rendono meno preziosa. Proponiamo intanto che ciascuna e ciascuno di noi compri una copia de “La ragazza del secolo scorso” e la regali a un ragazzo o a una ragazza che gli è caro. Un piccolo omaggio a una donna speciale che ci ha lasciato e un piccolo tassello per costruire una memoria che guardi al futuro.
Celeste e Chiara Ingrao

Cara Rossana, i tuoi Appuntamenti di fine secolo sono state le prime cose, per me, che dovevo capire, per poi cercare di fare anch’io, poco più che bambino, la mia parte. Non riesco a dirti altro che grazie per tutto quello che, da allora, non hai smesso di insegnare a me e a moltissime/i della mia generazione, che non sappiamo bene a quale secolo apparteniamo.
Jacopo Rosatelli

Con Rossana Rossanda se ne va un raro esempio di giornalista militante, appassionata, eretica, dalla curiosità intellettuale immensa. Era la tradizione unita all’innovazione, la continua ricerca impiantata nella solidità dei classici del pensiero comunista. La sua inquietudine, curiosità e passione intellettuale, unite alla pratica del dubbio sono state pietre miliari nella sinistra italiana novecentesca. Rossanda stava da una parte e parteggiava senza mai smarrire la conoscenza di quel che stava oltre il suo spazio, oltre il suo luogo. Nella mia ventennale consuetudine a Camaldoli, parlando con alcuni frati camaldolesi tra cui padre Benedetto Calati, ricordo che all’improvviso uscì fuori il suo nome: parole di stima e di ammirazione. Ecco, Rossanda è stata questa: una donna straordinaria dentro un tempo e dentro un campo, ma mai settaria. E con quella vocazione alla ricerca che mancherà tantissimo alla sinistra persa e dispersa di questo nostro secolo.
Silvio Messinetti

Rossana, dolce, profonda e forte: un picchetto senza età, ben piantato in una realtà che si è fatta più ostile, ma in cui si mantiene vivo il diritto di sognare e lottare, per non lasciarci disperare.
Mario Agostinelli

Grazie per la Tua testimonianza per il Solidarismo sociale.
Ivano Di Carlo

Senza Rossana Rossanda ci sentiamo oggi più soli. È stata un punto di riferimento imprescindibile. La perdita della compagna Rossana Rossanda priva l’intero paese di una delle più grandi militanti e intellettuali della sinistra e quindi della democrazia. Per chi non rinuncia a dirsi comunista lascia un’eredita’ preziosa di pensiero critico, complesso, appassionato, libero indispensabile per affrontare questi tempi di sconfitta e fuga nelle semplificazioni e nelle abiure. La sua lunga storia di “comunista ortodossa” come ultimamente ha preferito definirsi pur avendo, prima di molti altri e in maniera eretica, compreso la crisi del socialismo reale e la necessità di leggere la realtà, le trasformazioni del capitalismo e la stessa classe senza partire da dogmi predefiniti. Ci mancherà la sua lucidità puntuale, spesso scomoda e controcorrente, la mai sopita criticità non solo verso il pensiero dominante ma anche verso gli identitarismi settari. Mentre il grosso della sinistra italiana abbandonava il terreno del socialismo e del comunismo l’eretica Rossanda ne difese la storia e le ragioni di fondo proprio perché la critica mai manichea e la riflessione l’aveva praticata in anticipo. E così fu anche per i movimenti del lungo sessantotto italiano. E sulle pagine del Manifesto in maniera mai codina ha saputo interpretare e interloquire con tutti i movimenti sempre col coraggio di andare controcorrente mettendo in guardia dalle mode superficiali. La maniera con cui ha riflettuto sulla storia dei comunisti rappresenta un esempio eccezionale di rigore. Ci mancherà la sua intransigenza intellettuale e morale, la sua combattività inarrestabile, la sua scelta di restare sempre e comunque “dalla parte del torto”. Grazie Rossana per tutto quello che sei stata capace di insegnarci.
La segreteria nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Un giorno incrociai Rossanda nella vecchia redazione di via Tomacelli. Sguardo austero, il suo. Imbarazzato, il mio. “Sono uno stagista…”. “No, sei prima di tutto un compagno”.
Stefano Milani

Ho conosciuto Rossana a 18 anni. È stata la persona più importante della mia formazione giovanile. Da lei ho appreso soprattutto che si può essere in minoranza senza sentirsi fuori da una storia comune. La sua libertà di pensiero, l’eleganza della scrittura, la vastità della sua cultura incutevano un po’ di soggezione ma erano uno sprone a migliorarsi. Anche quando non sono stato d’accordo con lei l’ho sempre amata molto.
Carmine Fotia

Via Tomacelli, tarda mattinata di un settembre di qualche decina di anni fa. Fra un po’ la riunione di redazione, si aspetta Valentino per cominciare. Giorgio e non ricordo chi altro si misurano con qualche servizio di tennis in corridoio. Ridicolo, due metri per dieci scarsi. Sandro e Stefano sogghignano appoggiati alla porta d’ingresso. Da dietro il bancone con il dimafono ascolto la pallina che rimbalza: muro, pavimento, muro. Toc, toc, toc. Due minuti e si apre la porta dell’amministrazione a metà corridoio, Maurizio mette la testa fuori e fa solo un gesto. Sguardo allarmato, indica una porta e sussurra “c’è Rossana…”. Sparisce tutto in una frazione di secondo, silenzio assoluto. Tutti dentro la sala riunioni a testa bassa. L’ironia stupefacente di Valentino e Luciana che allunga le gambe sulla sedia davanti. Poi Rossana che parla restando sulla porta. Grazie per tutto quello che ci hai insegnato. E per il valore che hai dato fino all’ultimo alla parola “Compagni”.
Marinella Salvi

Al Manifesto il commosso cordoglio per la morte di Rossana Rossanda. Ci ha lasciato una grande personalità della politica e della cultura italiana dei nostri anni. È stato un insegnamento di passioni civile, di rigore intellettuale,di coraggio personale. La politica come critica del presente e come pensiero di uguaglianza. Il comunismo come libertà assoluta,non sogno ma realtà umana da conquistare. Una grande eredità. Da non disperdere.
Gavino Angius

Faccio parte di quello sparuto gruppo di VIP accusati di partecipazione o costituzione di banda armata per l’insurrezione (armata) contro lo Stato. Ho trascorso 2 anni, 9 mesi e 4 giorni di carcerazione preventiva. Un mese e 4 giorni in più di qualsiasi legge di questo Stato. Insieme a tanti altri alla fine di lunghi e non facili anni, sono stato assolto. Questo in gran parte, in grandissima parte, lo devo a Rossana e al Manifesto. Alla sua tenacia, alla sua lucidità, alla sua instancabile voglia di verità, all’aver dato voce ai tanti (Giovanni Palombarini, Umberto Eco, Luigi Ferraioli, Massimo Cacciari, Carla Mosca, Paolo Volponi, la Chiesa Valdese ecc. ecc.) giustamente critici del “grande caso”, tristemente noto come il processo “7 aprile”. Nel 1993 Rossana ha voluto designarmi presso la Fondazione Feltrinelli “come colui al quale, in mia assenza o passaggio all’altro mondo, rivolgersi per l’uso dei materiali consegnati alla Biblioteca e all’Archivio”. Un poderoso archivio che avevamo messo insieme relativo al 7 aprile ma anche a molte altre vicende degli anni 70. “Non credo che sarai eccessivamente importunato. In ogni caso di te mi fido in assoluto”. Ecco, quest’ultima frase, insieme alla sua dolcezza e al suo rigore, mi ha accompagnato in tutti questi anni. Un fuoco vivo che mi ha sempre sorretto in tanti momenti difficili, mi ha spronato ad essere sempre critico a mantenere viva la curiosità per il mondo e la cultura, a non intaccare, insomma, in nessun modo quella fiducia che Rossana aveva riposto in me. Non a tutti è dato avere dietro di sé un patrimonio, una responsabilità, un pungolo così importante. Io sono stato fortunato. Grazie Rossana, ciao.
Jaroslav Novák

Con la scomparsa di Rossana Rossanda non abbiamo perso solo una fine intellettuale, una grande firma del giornalismo e della cultura, come spesso si usa e si abusa dire. Categorie che le avrebbero fatto orrore. Con Rossanda esce di scena un mondo e un modo di guardare ai fatti. Una visione della vita pubblica che precede e spesso prevale su quella privata. Perché lei, come del resto Lucio Magri, Valentino Parlato, Luigi Pintor e altri grandi intellettuali del secolo scorso che ci hanno lasciato, aveva attraversato la Storia e si sentiva parte di qualcosa di più grande di una redazione, di un collettivo di un giornale, per quanto importante. Da quello spirito dissacrante, eretico e anticonformista che le era costata, insieme ad altri, la radiazione dal Partito comunista italiano nacque Il manifesto. Un quotidiano con una visione internazionale anzitutto, lontana dal provincialismo di tanto giornalismo italiano, aperto alle voci eterodosse della sinistra e della cultura. Mancherà molto.
Emanuele Coen

Grazie Rossana. Ora dobbiamo solo custodirci dentro, l’un l’altra… e continuare… (Giornata Internazionale della Gratitudine)
Gianni Beretta

Con la morte di Rossana (e, prima, di Luigi, Lucio. Valentino, Silvano) si chiude il ciclo più importante della mia vita. Quello delle riunioni alla Salita del Grillo, che sono state uno straordinario laboratorio. Altre ed altri hanno scritto di Rossana. Io vorrei solo ricordare due aspetti, politici ma anche personali. Rossana era per me la marxista rigorosa e non accademica ma anche, nelle stesse ore, la piacevole compagna di una passeggiate in spiaggia a Rimini o a Riccione, durante un congresso o una conferenza programmatica del Pdup. Un fascino straordinario, a cui guardavo con riverente affetto. Rossana è stata una comunista ereticamente rigorosa (non è un ossimoro)ma anche una straordinaria ed innovatrice garantista. La ricordo quando la aiutammo a fondare l’associazione Antigone. E ricordo lo squallore dello “scandalo” contro di lei quando parlò delle BR come “album di famiglia”. Fece crollare comodi tabù. Un giorno, alla fine degli anni ’80, dopo un’aspra discussione con compagni che ci accusavano di eccesso di garantismo, quando la riaccompagnai mi disse, un po’ delusa ma pensosa e determinata:”non te la prendere Giovannino. Essere comunista e insieme garantista è un percorso raro”. Lo so bene. Mi hai insegnato tanto, cara Rossana. Come Rosa amavi il rigore degli studi , il sacrificio anche estremo della militanza comunista; ma amavi anche il canto della cinciallegra.
Giovanni Russo Spena

Doveva essere un annua horribilis, questo 2020, e lo ė fino in fondo: peccato non averti più fra noi, Rossana, il sogno era quello di riuscire finalmente a incontrarti alla festa dei 50 anni per ringraziarti di avermi spinto a coltivare tanti altri sogni. Grazie di tutto.
Andrea Voglino

Per noi Rossana è stata dall’inizio un’apertura, un’accoglienza, quasi cinquant’anni fa. Giovani attivisti francesi, eravamo appassionati dell’evoluzione della situazione italiana. Avevamo appena letto diversi numeri della rivista Il manifesto e volevamo saperne di più su questo movimento.
A fine gennaio 71, direzione Milano, per una “conferenza nazionale dei lavoratori” (co-organizzata da il manifesto e Pot.Op) sotto un tendone da circo. Primi contatti. È stimolante.
Tornati a Parigi, con alcuni compagni dei Cahiers de Mai (mesile fondato nel 68) dove eravamo attivi, abbiamo deciso di lanciarci in una “profonda indagine” su questo movimento. Lettera a Rossana Rossanda per informarla delle nostre intenzioni. Risposta rapida. Interessata. Siamo partiti alla scoperta di tre situazioni: Napoli, Venezia e Milano prima dell’incontro a Roma, nella sede del quotidiano, il primo numero del quale uscirà pochi giorni dopo). Poi, all’inizio del maggio 71, Alexandre divenne per dieci anni corrispondente da Parigi del quotidiano. In questi anni Rossana è sempre stata per noi un riferimento. Siamo rimasti molto vicini. La morte di Rossana Rossanda, per noi, è un mondo che sta scomparendo.
Alexandre Bilous e Marie Noëlle Thibault (AKA Dominique Manotti)

Cara Rossana, nell’album delle immagini più care conservo la tua chioma bianca che attraversava i corridoi di via Tomacelli, districandosi tra il ticchettio delle macchine da scrivere e le nuvole di fumo che fuoriuscivano dalle stanze di Luigi e Valentino, quasi come se il tuo corpo non avesse peso e il tuo passo fosse senza misura. Chissà, forse questo era anche il modo in cui guardavi il mondo e lo raccontavi, come da una prospettiva alta e in assenza di gravità, che con lucida eleganza riusciva a ridurre le distanze, per attraversare la materia dei fatti e delle tragedie umane, senza però farsi contaminare dalle pulsioni e dalle scorie che ne scaturivano. Con quel tuo modo unico e irripetibile, riuscivi leggere la storia grande e le storie piccole, per lasciarvi la tua impronta profonda ed è proprio quell’impronta che ci ha riuniti assieme, ci ha fatto riflettere, discutere, litigare, crescere, dentro e oltre i muri della redazione di un giornale. Adesso però mi chiedo se e come potranno sopravvivere le foglie rimaste orfane delle loro radici, con quale acqua e quale luce nutriremo quest’albero traballante, che resiste a ogni tempesta e, nonostante tutto, resta ancora in piedi? Ti porto anche i saluti più cari e affettuosi di mia madre, Giovanna, con cui hai condiviso tanto e tutta la nostra gratitudine. Ciao Rossana.
Marco Cinque, Roma

Ciao Rossana, così distante e così vicina. Hai attraversato quasi un secolo senza sapere a quante persone, me compresa, hai cambiato la vita, come soltanto i protagonisti della storia sanno fare. Grande nel pubblico e grandissima nel privato., mi accompagnerai per sempre
Tiziana Ferri

Ho avuto con Rossana, nel lungo periodo della mia presenza al Manifesto, un legame molto stretto, che non si è mai interrotto anche dopo essere andato via dal giornale e il suo trasferimento a Parigi. Non era facile, per chi, come me, aveva con lei un rapporto quotidiano, fatto di piccole come di grandi questioni.
Parlare con lei mi metteva sempre di fronte a grandi domande e anche ad enormi contraddizioni personali e politiche. Alcune le ho, in parte, chiarite dopo aver letto il suo libro “La ragazza del secolo scorso”, altre avrei voluto avere più tempo per parlarle, confrontarmi, frequentarla. Tantissimi sono i ricordi che mi legano alla nostra quotidianità al giornale, che i più anziani di noi ricorderanno, ma oggi voglio raccontarne due molto personali. Diversi anni fa, andammo a Parigi con mia moglie Monica, che non aveva mai visitato la città. Rossana doveva partire per un viaggio e insistette per lasciarci la sua bellissima casa al Quartiere Latino. Arrivati nel suo appartamento rimasi stupito: aveva organizzato in maniera precisissima i nostri giorni di permanenza. Due pagine di foglio protocollo fitte di tutto quello che, secondo lei, avremmo dovuto visitare ed in fondo la raccomandazione, severa, come sapeva essere lei “Non perdete assolutamente la gita in battello sulla Senna!”. Rossana era questo: di un’umanità ed attenzione verso le persone a cui voleva bene, di cui rimasi ancora una volta colpito.
Nel 2000 Rossana abitava nei pressi del quartiere ebraico e in quel periodo era a Roma anche Karol. Dopo un lungo periodo di aspettativa, finalmente erano arrivate le nostre figlie, Marina e Galia, due bambine di origine russa. Rossana a cui avevo raccontato la nostra intenzione di adozione, il nostro desiderio e le nostre aspettative, le volle conoscere, appena ritornati da Volgograd, approfittando anche della presenza di Karol che parlava russo. Fu un incontro bellissimo e intenso. Si fece raccontare nei dettagli tutto il nostro viaggio e i piccoli grandi problemi che avevamo dovuto affrontare. Karol cercava di parlare con le bimbe, intimorite da un uomo che parlava la loro stessa lingua, in un contesto del tutto diverso, ma alla fine riuscì a farsi raccontare qualcosa da loro, che ovviamente noi non capimmo. Le bambine uscirono dalla sua casa con un piccolo gatto di legno che lei volle assolutamente regalarle.
Rossana era tutto questo. Ma sicuramente, se la sinistra vorrà ripensare le fila teoriche e pratiche per ripartire verso un mondo di rapporti più giusti, non potrà fare a meno del pensiero, delle riflessioni e del ruolo che Rossana ha esercitato non solo nel secolo scorso
Pietro De Gennaro

Credo che Rossana amasse molto gli eretici di sinistra. Più di quanto si concedesse di manifestare. Lei eretica per un Pci prossimo a “farsi stato” (dieci anni dopo quel partito avrebbe stroncato manu militari il meglio del movimento rivoluzionario italiano), aveva un suo lato ortodosso da difendere. Nell’eleganza e nella passione con cui bilanciò le sue propensioni verso le eresie senza tagliare il legame con la vecchia storia della sinistra sta la sua grandezza. Credo che ci fossimo simpatici anche se una volta mi definì “marziano”, affettuosamente ne sono sicuro. Ricordo bene quando a colloquio con lei nel suo bell’ufficio di via Tomacelli mi intrattenne sulla trovata delle “due società”. Il voto che diede ad Asor Rosa fu basso: 4, forse meno.
Mario Gamba

Questa mattina Rossana Rossanda ci ha lasciato. A 96 anni, dopo una vita tutta segnata dall’impegno pubblico. Non aveva neppure vent’anni quando entrò nella Resistenza nelle formazioni comuniste. Dopo la guerra si immerse per un breve periodo nella vita universitaria dove le si stava aprendo una brillante prospettiva, ma sarà proprio il suo maestro, Antonio Banfi, a spingerla in altra direzione. A soli 27 anni, nel 1951, venne incaricata di dirigere la Casa della Cultura di Milano: da allora non lascia più l’impegno pubblico, prima come protagonista della vita culturale, poi come dirigente politica, come giornalista, come saggista di successo.
I primi commenti che sono apparsi in giornata sottolineano aspetti diversi della vita e della personalità di Rossanda. Tutti leciti: in un protagonismo durato oltre settant’anni si possono individuare tanti ruoli diversi coperti con grande autorevolezza. C’è chi la ricorda come fondatrice del Manifesto, prima rivista, poi giornale e poi, ancora, formazione politica. C’è chi la ricorda come riferimento decisivo del movimento femminista. Altri ancora stanno mettendo l’accento sul suo ruolo di eminente esponente del pensiero marxista e della cultura di sinistra. Ognuna di queste sottolineature coglie un aspetto di verità: in oltre settant’anni Rossanda ha svolto brillantemente tutte queste funzioni.
A me sembra doveroso ricordare più puntualmente gli anni in cui venne chiamata a dirigere la Casa della Cultura. Era un momento difficilissimo per la sinistra, disastrosamente sconfitta alle elezioni del 1948, in difficoltà nel clima incandescente della guerra fredda. A Rossanda venne chiesta una cosa ben precisa: aiutare a rompere l’isolamento politico e culturale delle sinistre e dei comunisti.
Era un’impresa difficilissima, ma Rossanda per dodici lunghi anni usò il meglio delle sue energie per raggiungere questo obiettivo. Con risultati che, a detta di tutti, furono brillanti, perfino sorprendenti.
Il centro culturale milanese, appena trasferito nella nuova sede di via Borgogna, allora un semplice scantinato nel cuore di Milano, dopo tre anni di impasse e di silenzio recuperò rapidamente un ruolo prestigioso nel dibattito pubblico milanese e italiano. Sotto l’abile regia di Rossanda cominciarono a scendere le scale di via Borgogna i più prestigiosi studiosi progressisti di Europa e si incrociarono le voci di tutti gli esponenti della sinistra e del mondo laico. Apertura, curiosità, sguardo critico sommati a rigore scientifico e passione ideale diventarono rapidamente il tratto distintivo della Casa della Cultura milanese. In un’epoca di conformismo e di rigidità ideologiche in Casa della Cultura si parlava un altro linguaggio e la città reagiva sorpresa, incuriosita e affascinata.
Alle voci degli studiosi comunisti si aggiunsero e sovrapposero quelle di Musatti, di Fortini, di Vittorini, di Calamandrei, di tanti altri.
La Casa della Cultura divenne il luogo del dissenso nel fatidico 1956, al tempo dell’Ungheria, il centro in cui si discuteva con Sartre e si studiava seriamente, in un famoso ciclo di lezioni, il Capitale di Marx, la sede in cui si organizzavano, dopo la rivolta giovanile del 1960, lezioni sull’antifascismo talmente affollate che dovettero venire trasferite in un grande teatro.
Al fondo Rossanda stava trasportando e facendo vivere nella vita pubblica cittadina la grande lezione del suo maestro, di Antonio Banfi. Il razionalismo critico di Banfi diventava con Rossanda vita culturale pulsante: uno stile culturale che staccava profondamente rispetto al clima circostante. Sarà la stessa Rossanda a ricordarlo e a sottolinearlo nel 1965, in un lungo e impegnativo articolo su Rinascita in cui sottolinea la particolarità, anzi la diversità dell’impostazione milanese rispetto a quella romana. Alla grande scuola storicista meridionale Milano con Banfi e Rossanda rispondevano con lo sguardo indagatore del razionalismo critico, con l’apertura al pensiero scientifico, con il confronto duro ma diretto con la modernità.
Fu un’operazione penetrante, condotta da Rossanda con mano ferma e duttile al contempo, Qualcuno, che visse quella stagione, in una riflessione retrospettiva, ha detto che quegli anni di direzione della Casa della Cultura furono “il capolavoro” di Rossanda. Di certo fu una stagione felice. Anche perché non si esaurì e non si interruppe quando Rossanda venne chiamata a Roma a dirigere la Commissione culturale del Pci. Il prestigio accumulato negli anni di direzione di Rossanda aiutarono la Casa della Cultura a superare tante prove successive. Al punto che oggi, in questo autunno del 2020, possiamo constatare che la Casa della Cultura, “la mia ex Casa della Cultura” come ha scritto affettuosamente la stessa Rossanda in una nota indirizzata a chi scrive, è rimasto l’unico centro culturale di quella lontana stagione che continua a svolgere orgogliosamente la sua funzione.
L’ispirazione di Rossanda continua ad animare e ad attraversare la Casa della Cultura. Per questo la ricorderemo nei prossimi giorni in via Borgogna con l’impegno che merita una persona a cui siamo molto debitori.
Ferruccio Capelli

Carissima Norma, il dolore immenso per perdite così irreparabili non conosce rifugio. In questo momento ho tra le mani una pagina intensa — e struggente — scritta, nel settembre 1990, sul nostro giornale da Rossana, a proposito dell’interruzione definitiva dei rapporti fondanti della nostra esistenza (in quel caso tra Freud e Jung). Quando ci si cerca sulle domande ultime, quelle su cui si rischia l’intera personalità intellettuale, dove nulla è ancora certo e tanto meno riconosciuto, la scoperta gli uni degli altri, dell’improvvisa affinità sono emozioni totali. Il rapporto che si crea ha i suoi slanci, le sue paure, le sue contraddizioni e sofferenze, perché è una integrità dell’io — quella più costruita, più scelta — che può esserne salvata o lesa. Un cammino fatto insieme per non essere soli, per essere legittimati dallo sguardo dell’altro contro i propri stessi dubbi.
Con la scomparsa di Rossana mancherà a tutti noi lo slancio e il rischio delle domande estreme, una rassicurazione nel percorso, il conforto di non essere soli nello scambio al punto nevralgico dell’io cosciente. Sentimi/sentitemi vicina con grandissimo affetto. Un forte abbraccio.
Tiziana Drago

Come vari compagni e varie compagne sanno, ho coltivato in me stesso il lavoro intellettuale e l’attitudine all’opposizione. Ho guardato il lavoro del giornale, ho visto che era diventato una federazione di pagine. Ma ho visto anche che i fondatori del giornale hanno finito con l’accettare marxismi immaginari e operaismo di quartiere. La rettitudine di Rossanda è stata capace di constatare, ma solo di questo. Rossana è stata una grande combattente, ma ha accettato consorterie e poltiglia operanti sotto i suoi occhi. Questo perché alla base del suo sguardo è stato operante un errore che non ha mai voluto riconoscere, quello della appartenenza organica di frange di disadattati alla tradizione del movimento operaio e del comunismo. Chi non riconosce un errore è disposto a farlo diventare sistema. Ho sempre avuto grande stima per la compagna Rossana. Rispetto alla sua statura non mette conto parlare di nani. Ciao, Rossana. Continuo a leggerti.
Antonio Peduzzi

Che tristezza la morte di Rossana Rossanda. Era un lungo secolo vivente, quello nel quale ne sono capitate di tutti i colori, sono accadute talmente tante cose che noi umani eccetera eccetera. Poi penso però a quanta distanza dovrebbe aver messo Rossana tra lei così ferma e indomabile che non la dava vinta a nessuno e un Paese sconfortante, capace di saltare dalla padella alla brace, così desolatamente pieno di vuoto culturale e politico.
Nella redazione del manifesto in via Tomacelli, negli anni Ottanta, se non ricordo male, se giravi a sinistra Rossana la trovavi nell’ultima stanza. Ricordo quel periodo e più ci ripenso e più mi dico che è stato un onore e un privilegio, anzi un sogno realizzato, poter lavorare accanto agli inarrivabili maestri come lei, Luigi, Valentino e tanti che mi hanno insegnato il mestiere del giornalista nella grande e bella e curiosa e strepitosa comunità del manifesto. Mi sono venute in mente poco fa i tre giorni fitti di assemblea permanente che, se non ricordo male, furono richiesti e imposti proprio da Rossana dopo una timidissima richiesta non so più di chi di provare a rompere il tabù degli stipendi rigorosamente bassi ma uguali per tutti i lavoratori del giornale. E tutti rimanemmo inchiodati a discutere sul che fare fino alla decisione finale, scontatissima, di continuare assolutamente a distribuire buste paga da comunismo realizzato ma in un solo e magnifico luogo. Stipendi uguali per tutti, dalla centralinista al direttore. Punto.
Quel che ho capito, ricordando Rossana, e che porto nel cuore, è che il manifesto non era e non è e non sarà mai solo un giornale. E’ la dimostrazione di un legame comunque indissolubile tra una comunità di lettori e il più testardo dei quotidiani che tra l’altro va sempre a segno e frega tutti già dal titolo in prima. E’ in fondo uno stato d’animo, un punto di vista irrituale, una visione originale che emerge dalla mischia quotidiana.
Si, c’è una cosa che avrei voluto chiedere a Rossana, ed è una domanda. Perché la sinistra fa così tanta fatica a sostituire il crollo delle ideologie ad esempio con la nuova cultura ecologista, con la battaglia per tenere il clima sotto il punto di non ritorno? Il futuro forse è là, nell’affrontare concretamente la lotta ai cambiamenti climatici e ai suoi effetti purtroppo già evidenti nelle migrazioni bibliche e nelle nuove povertà e nei diritti negati, alle emergenze ambientali, alle devastazioni provocate da rischi naturali. Non sarebbe urgente una svolta sentimentale, culturale e politica, andare in battaglia per gli ultimi della Terra e per noi stessi, svoltare in quella direzione? Sarà un caso se Xi Jinping, nella sua relazione all’ultimo congresso del Partito Comunista Cinese, ha usato per 89 volte le parole “clima” e “ambiente”, surclassando termini come “socialismo” e “comunismo”. Ha capito forse che l’emergenza climatica non è solo un problema maledettamente serio ma una opportunità gigantesca, che in ballo non ci sono solo scenari di devastazioni ma enormi prospettive di investimenti infrastrutturali e tecnologici e quindi industriali con nuove economie e tanto lavoro. Non viene voglia di issarla questa bandiera con questa sfida culturalmente e politicamente molto intricante e interessante? Non è l’asse dell’innovazione e dello sviluppo più solido, contrapposto all’asse della conservazione e dello status quo?
Peccato davvero che Rossana, simbolo e grande protagonista della sinistra italiana, non ci sia più. Un abbraccio forte a tutti.
Erasmo D’Angelis

 

Martedì 22 settembre 2020

Di Rossana ricordo il bellissimo corso di letteratura tenuto alla Casa delle donne al Governo vecchio. Quattro libri su figure di donne dell’800 che mi hanno aperto lo sguardo sul mondo femminile e insegnato a leggere con occhi diversi. La sua passione, la sua cultura e il suo rigore, anche fuori dai sentieri della politica, sono stati energia vitale ed esempio in tutti i miei impegni di vita.

Mirella Ferlazzo

Gent.mi del Manifesto, sono nessuno, semplice lettrice del Vostro giornale da ormai 35 anni. Sono di quella generazione che non ha visto i “movimenti”, ne ha solo potuto intravedere la forte energia, anche contraddittoria, e che ha invece, nel disarmo più totale, subito il reflusso degli anni ottanta. Rossana era la mia amica del mattino, quando avida di informazioni. Vi leggevo nel viaggio verso l’università. Ancora in quegli anni entrare in un’aula di studenti, con il Manifesto sotto braccio

era considerato – quantomeno – disdicevole, ma la mia piccola testa non capiva. Come si può approcciarsi al capitalismo, allo studio dei suoi capisaldi, senza avere uno sguardo lucido, non accondiscendente, critico, verso un modello che stanno per “spacciarci” come unico? I suoi articoli li avrei messi come bibliografia integrante agli esami di Economia o sociologia…

Ma – oggi come allora, guai a parlare di marxismo. Sono triste. La mia amica, quella che mi diceva, solo con la sua presenza in vita, che un altro modo di vedere e leggere la realtà era possibile,

se n’è andata. Lo so che ci lascia molto, ma alla mattina non la troverò più. Il mio cuore, piange. Ciao Rossana, fai buon viaggio, e grazie di tutto.

Claudia Broglia

Ho conosciuto il vostro giornale anche attraverso la firma di Rossana Rossanda un po’ di anni fa, quando facevo il servizio militare. Da allora l’ho sempre comprato fino ad abbonarmi ed a sostenerlo quando necessario. Rossana non era solo la ragazza del secolo scorso, il suo pensiero era avanti di decenni e spero che possa ancora far nascere germogli nelle menti nostre e delle nuove generazioni. Un abbraccio a tutto il collettivo del Manifesto.

Alessandro Tognon, Segretario provinciale Articolo Uno Padova

Cara Norma, compagni e amici tutti, siamo profondamente commossi per la scomparsa di Rossana, con cui abbiamo avuto rapporti non solo di grande stima ma anche in varie occasioni scambi di amicizia. Manca con lei alla cultura e alla politica italiana una grande e indistinguibile voce. Vi preghiamo perciò fra l’altro di far arrivare almeno in questa occasione il numero su di Lei nelle edicole di Cagliari.

Umberto Allegretti e Teresa Crespellani

Dovevamo aspettarcelo, ma non eravamo preparate. Grazie per le tue battaglie

Grazia Maria Catalano

E’ inverno, piove, un vaporetto ACTV risale il canale della Giudecca. A bordo siamo solo due, l’altra è Rossana Rossanda. Mi avvicino, mi presento, le faccio i miei complimenti, leggevo il Manifesto mensile ai tempi lontani dell’università. Auguri per la sua attività giornalistica e politica, lei ringrazia con cenno della testa. Al Redentore scendo per andare a pranzo all’Altanella. Un saluto.

Giovanni Camattini

Cari compagni, non potendo esprimere direttamente ai familiari il mio dispiacere per la scomparsa di Rossana Rossanda, utilizzo Il Manifesto, considerando voi, Rossana ed il sottoscritto una grande famiglia, oggi in lutto. La mia formazione politica è passata attraverso il vostro-nostro giornale, nel quale gli interventi di Luigi Pintor, Valentino Parlato e Rossana Rossanda rappresentavano le “lezioni” più attese e complesse, e per questo più illuminanti. Ma se Pintor era a mio avviso “l’immaginifico” e Parlato “il pragmatico”, Rossana è sempre stata la “teorica”. Non nel senso di astratta, ma in grado di fornire il quadro di riferimento generale capace di spiegare il tutto. Forse dobbiamo a lei se ancora oggi campeggia, vicino alla testata, la scritta “quotidiano comunista” (a me piace crederlo). Sicuramente a lei devo una sintesi efficace e storicamente valida di cosa sia il comunismo. Non so se questo possa aiutare ad affrontare l’attualità ma i ragazzi di oggi ancora chiedono cosa significa “essere comunista” e per rispondere non credo che per forza bisogna regalargli un libro, anche se il Manifesto – quello di Marx -, per la sua semplicità, aiuta! Rossana Rossanda per me è stata una formidabile comunicatrici di problemi complessi, senza mai scadere nella banalità e nell’approssimazione. Pertanto mi unisco al ricordo di tanti e saluto commosso l’ultima ragazza di un secolo breve che lei stessa ha attraversato con lucida eresia.

Antonio Ungaro

Ero adolescente quando, per la prima volta, vidi e ascoltai Rossana Rossanda. Stavamo in un’assemblea dell’area del giornale e del gruppo politico denominato “Il Manifesto”, precisamente nel romano cinema Jolly a pochi passi dalla Stazione Tiburtina. “Può forse un grande partito come il Partito Comunista Italiano accusarci di metterlo in difficoltà con la nascita, alla sua sinistra, della nostra piccola organizzazione? Non credo sarebbe giusto affermarlo! Un elefante non può accusare un moscerino se non riesce a muoversi!” Qualcosa del genere, in un pomeriggio dei primissimi anni ’70, sentii con le mie orecchie dalla sua diretta voce, una voce senza dubbio ritmata da un’abile arte oratoria. Lei aveva pure un buon intuito su cosa fare e dove stare nelle principali battaglie politiche che, dopo il big bang del ’68-’69, attraversarono la Prima Repubblica. Nei primi anni ’70 stette dalla parte dell’anarchico Pietro Valpreda, accusato innocentemente di essere il responsabile della strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969. La cosa più rivoluzionaria che fece in vita sua fu infatti proprio quella di far candidare lo stesso Valpreda nella lista del gruppo “Il Manifesto” alle elezioni politiche del 1972. “Il Manifesto”, risultato settimo fra i partiti, ottenne solo 224 mila voti ma contribuì, a modo suo, alla campagna della sinistra rivoluzionaria contro la strage di Stato.

In seguito partecipò alle lotte di massa e referendarie per difendere la legge sul divorzio e quella sull’aborto. Nel big bang del movimento del 1977 contro le politiche economiche dell’austerità, a solo danno del proletariato, e la connessa formula governativa della “solidarietà nazionale”, rimase un po’ confusa assieme a tutta la sua specifica compagine politica. Durante il sequestro del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, nella primavera del 1978, fu in contrasto rispetto alla “linea della fermezza”, rigidamente orchestrata dai dirigenti della Dc e del Pci, e a favore della “linea della trattativa”. Tra la fine del 1980 e l’inizio del 1981, durante il sequestro del giudice D’Urso, organizzato dalle Brigate Rosse allo scopo di ottenere la chiusura del carcere speciale dell’Asinara, si comportò in modo analogo. Nella prima metà degli anni ’80, pur denunciando le torture, favorì il movimento della “dissociazione” da parte di svariati prigionieri politici della lotta armata e del sovversivismo rosso e quindi, sia pur indirettamente, favorì la successiva legge della “dissociazione” (18 febbraio 1987, n° 43), cioè una legge a sostegno dell’abiura. Per tutti gli anni ’80 e fino al 1991 sbagliò l’analisi sulla politica internazionale, prima dando giudizi positivi sulla Polonia di Walesa e poi sulla perestroika di Gorbaciov. In seguito, nel 1993, cercò di controbilanciare la situazione con il libro-intervista all’ex brigatista rosso Mario Moretti, persona tuttora in semilibertà dopo circa 40 anni di detenzione. Sì, parlò con alcuni prigionieri politici che non avevano usufruito della legge sulla “dissociazione” ma non è questo che dimostra il suo amore per la giustizia e per la libertà. La vera Rossana Rossanda, al di là delle apparenze, è stata quella che ti guardava negli occhi e, se avevi difficoltà a causa della repressione statuale, ti dava il consiglio giusto al momento giusto. In questo senso, mettendo la storia con i piedi per terra, possiamo affermare che lei, “la ragazza del secolo scorso” fece parte dell’album di famiglia della compagneria. Non era lei a dover dire se ne facesse parte questa o quella componente. Era ed è la compagneria, almeno nella sua stragrande maggioranza, a pensarlo di lei.

Sandro Padula

Speriamo ne siano già nate o ne nascano ancora tante, di persone di tale “stampo” (e cultura, e stampa, e, e, e…). Un abbraccio a voi e a a tutte le sue famiglie.

Armida Laviano

Un’altra figura della nostra storia politica più bella se ne è andata. Un’icona della sinistra, di quella sinistra che oggi mi manca, di quella sinistra passionale, autentica, vissuta nei suoi ideali più intimi. Cari compagni del Manifesto vi sono vicino con tutta la nostalgia che provo nel ricordare Rossana, i suoi scritti, le sue idee, il suo fare politica con eleganza ma sempre con determinata coerenza verso i principi che hanno animato la sua vita. Grazie di tutto Rossana.

Felice Di Giandomenico

Sei stata compagna della nostra vita. Non possiamo accompagnarti noi nel tuo ultimo viaggio, se non così.

Maria Raffaella Catalano

Cara compagna! Affetto, abbraccio, rispetto.

Enrico La Sala

Non posso non ricordare Rossana Rossanda. Non posso separare il ricordo di Rossana da una “foto di gruppo”, La foto di gruppo delle compagne e dei compagni fondatrici/fondatori del Manifesto, prima rivista e poi quotidiano. La foto di gruppo di quanti, come me, in tutta Italia, costruimmo le prime aggregazioni, i primi circoli del Manifesto. Io, da giovane insegnante di Liceo, a Marina di Carrara. E , proprio a Marina di Carrara e subito dopo a Viareggio, costruimmo le prime iniziative, con Pio Marconi e Lidia Menapace. Rossana rimase sempre, per noi, che abitavamo nelle periferie, “stellare”, “lunare”, irraggiungibile. I suoi articoli, le sue riflessioni ci facevano pensare, ci stimolavano agli approfondimenti e alle riflessioni, ma non riuscimmo mai ad averla con noi, Un rimpianto ed un ricordo struggente. La ragazza e i ragazzi del secolo scorso. Ma anche di questo secolo e dei secoli che verranno. Ciao, bella ciao.

Sandro Vitale, Presidente dell’ANPI di Reggio Calabria

Sono anch’io in lutto con la redazione de “Il manifesto” per la morte di Rossana Rossanda: una donna, un pensiero, una parola, una voce importante, necessaria, oggi più che mai, al mondo intero.

Provo un dolore grande, grande, come quando è morto Luigi Pintor che, in sardo barbaricino, amavo chiamare Luisu. Conosco Rossana Rossanda da quando nel 1975 ho iniziato a leggere “il manifesto”, già giornale prediletto di Sergio Toniato, mio futuro marito. Alla prima richiesta d’aiuto da parte del giornale abbiamo fatto l’abbonamento, e in seguito risposto a tutte le sollecitazioni perché “il manifesto” fosse quotidianamente nelle edicole, come il pane caldo nelle panetterie. Orgogliosi di essere con “il manifesto” dalla parte del torto. Le nostre figlie orgogliose di avere “il manifesto” in casa. Dai fondatori del giornale: Luigi, Rossana e Valentino ho imparato il vero, il nobile significato della politica. Dal 75 in poi ho letto i loro articoli, i loro libri, sempre dentro l’attualità politica e ricchi di acuta preveggenza. Bellissimo libro di Rossana: “La ragazza del novecento” che ritornerò a leggere per riscoprire quanta profezia c’era nelle sue riflessioni. Molta Storia ho conosciuto seguendo gli interventi di Rossana Rossanda nel periodo in cui Craxi satenò la bagarre anticomunista dopo la riabilitazione di Bukharin nell’Unione Sovietica. E quanto erano e sono vere le sue parole: “Il comunismo ha sbagliato, ma non era sbagliato”. Sono tanti i pensieri che affollano la mia mente, e rischierei di perdermi in quella folla di bei ricordi. Voglio perciò chiudere dicendo: Grazie Rossana per tutto ciò che ci hai dato. Ti voglio bene. Con affetto

Teresa Mele Toniato

Con cordoglio partecipo al dolore dei familiari per la scomparsa della compianta Rossana Rossanda, una donna che ha segnato il Novecento con il Suo impegno politico e la Sua lungimiranza, da sempre occasione di stimolo e di riflessione. L’Italia ha perso una grande donna, che ha dedicato la vita alle questioni politiche. Di rara intelligenza e sensibilità, con Lei se va un pezzo di storia.

Dott. Samuele Alghisi, Presidente della Provincia di Brescia

Noi vecchi e giovani comunisti che crediamo ancora in quell’ideale. Ciao Rossana.

Alberto Roveri

Rossana Rossanda – come d’altra parte Roberto Roversi, amico e maestro – ha popolato con i suoi scritti e parole la mia meglio gioventù, insegnandomi l’esercizio costante della critica, che è poi il lievito della crescita.

Arrigo Quattrini, Bologna

Che la terra ti sia lieve Compagna Rossanda.

Luigi Limatola

Leggo il Manifesto da più di 40 anni. Ricordo ancora il primo numero in abbonamento che mi arrivò a casa: la cartina degli Stati Uniti con gli stati in cui aveva vinto Reagan, una chiazza nera.

La prima cosa che ho sempre cercato nel corso degli anni sul giornale erano gli articoli di Pintor e Rossanda: una scrittura pulita, efficace. E poi i libri, due in particolare mi piace ricordare: Un viaggio inutile e La ragazza del secolo scorso, che tanto mi hanno fatto capire e che mi hanno emozionato, rimandandomi a un periodo in cui la politica era passione. Veramente, insieme ai suoi articoli, andrebbero fatti leggere per far capire cosa significava impegnarsi, avere degli ideali. Un antidoto efficace contro il populismo imperante. Un’ultima cosa: la lucidità con cui Rossanda ha affrontato il tema degli anni di piombo, dal famosissimo articolo sull’album di famiglia alla capacità di non farsi mai travolgere dall’isteria che imperava in quel periodo, di cui ottima testimonianza resta il libro intervista a Mario Moretti realizzato con Carla Mosca. Grazie di tutto Rossana, ci mancherà tutto di te

Massimo Canario

Solo un grande magone, per una personalità gigantesca che non c’è più, che non si è mai sentita mito e che ci ha sempre indicato il giusto cammino. Peccato non averla avuta, assieme a Tina Anselmi o Franca Rame come Presidente della Repubblica… Commovente anche l’ultima intervista rilasciata a Diego Bianchi. Un garofano rosso ed un ciclamino per Lei.

Giuliano Comici

Cara Rossana, anche se io e te non ci siamo mai conosciute in qualche modo le nostre esistenze erano legate. Avevi la stessa età di mia nonna, anche lei era nata a Pola ed era, come te, una viscerale comunista sui generis. Ho letto tutti i tuoi libri e ho adorato “La ragazza del Secolo Scorso”. Compravo il Manifesto ogni volta che lo trovavo in edicola fin da quando andavo alle superiori (è in un paese in cui il più progressista era della Margherita non era banale).

Ho sposato un ragazzo che ti adorava quasi quanto me, non sai quante sere abbiamo passato ad rileggere insieme i tuoi scritti. E per un beffardo gioco del testino, anche lui se ne è andato. Il suo cervello è rimasto senza ossigeno per più di un’ora. E ora mi piace pensare, anche se sono atea, che siate insieme a polemizzare di storia e di politica. Un abbraccio

Maria Pappini

Splendida rappresentante di un’epoca in cui la sinistra si confrontava con le idee e non con le offese.

Flavio Gori

E’ morta Rossana Rossanda: una donna bellissima, nel corpo, nell’anima,nella mente e nel coraggio. Fu espulsa dal partito comunista nel 1969 ed io che qualche anno dopo fui eletto alla camera come deputato comunista, feci come tanti altri l’ipocrita. Non ebbi il coraggio di dire che con lei e Magri e Pintor si erano espulsi delle belle persone. Già novantenne Rossana Rossanda si è vista tagliare del 90% il vitalizio parlamentare di un’unica legislatura fatta moltissimi anni fa. Mascalzoni quelli che hanno fatto l’operazione e quelli che hanno taciuto. Spero che questi sepolcri imbiancati oggi abbiano il pudore di tacere.

Alessandro Tessari

In questo triste momento il mio piccolo pensiero va a questa donna che ha de/scritto un pezzo di storia di questo paese. Da oggi mi sentirò un po’ più solo.

L. Dalla Nora

Subito ho ricevuto un sms. Gli amici, le persone che la pensano come me m’hanno avvisato della sua dipartita. Tutta gente tra i sessanta e i settanta suonati. Poco dopo, però il cicalio del tablet s’è fatto intenso pulsante. La classe degli scriventi era cambiata, dagli anni ’50 ai ’70 e poi addirittura agli ’80 e ’90. Emozionante! Io e i miei coetanei ci abbiamo parlato, l’abbiamo letta e riletta, studiata. Io e la mia classe abbiamo marciato insieme con lei, discusso animatamente nelle piazze e nelle sezioni, ascoltato le presentazioni dei suoi libri con Ingrao. La sua voce, la precisione, lo scrupolo, la chiarezza. Noi abbiamo percorso un pezzettino di strada insieme e gli altri no.

Nei messaggini dei più giovani una costante preoccupazione nel cordoglio per la sua morte: “abbiamo sempre meno testimoni attendibili…”, “Se n’è andata un’altra importante testimone …”, “Siamo senza più testimoni credibili”. Mi ha aperto il cuore sentire in quale considerazione è tenuto il contributo di Rossana Rossanda presso i trentenni e i quarantenni, un segnale di grande speranza.

Grazie Rossana Rossanda.

Marcello Anastasio

La sezione A. N. P. I. di Pineto si unisce commossa al lutto che ha colpito la Storia, la Politica e la Cultura per la perdita della compagna Rossana Rossanda : partigiana sempre dalla parte dei dimenticati, dei lavoratori, degli umili, delle donne, delle lotte per la giustizia, la solidarietà. Stimata e rispettata nel mondo politico per serietà e onestà intellettuale ha tenuto alta la bandiera del pensiero critico e della libertà insieme al gruppo storico dei comunisti de “il manifesto”!.

Rita Trinchieri, presidente della sezione A. N. P. I di Pineto

“Si può fare quello che si vuole ma bisogna pagarne il prezzo”. Fai buon viaggio “Miranda”, donna libera fino alla fine, intellettuale rara e preziosa, stella luminosa nel grigiore della politica di questo secolo.

Cristina R.

Rossana/ e d’un maggior chiaror/ si parò/ la nave che termine avea in cielo/ altro ridente e periclo compiendo/ rese di tale periglio notizia al mondo!/ or tace Rossana/ e milita.

Roberto Pisello

Rossana Rossanda, la ragazza del secolo scorso, del secolo breve, diceva di trovare belle, nel proprio corpo, solo le sue mani. Mani che non ha mai tenuto in tasca ma con le quali ci ha raccontato la storia densissima di una militanza tenace, testarda, disciplinatissima. Senza mai tacerne errori, cecità non sempre innocenti, disillusioni. Con coraggiosa e acuminata onestà ha ammesso di avere perso quasi tutte le partite (fino a perdere anche il partito) e al tempo stesso non ha mai potuto non continuare a sfidare le disparità del mondo. Poter come lei non potere rinunciare!

Roberta Arcelloni

Mi sono abbeverato alla tua fonte di sapere come uno scolaro diligente desideroso di conoscere e imparare. Anche se non ti ho mai conosciuta di persona ti ho sempre ritenuta una dei miei principali riferimenti culturali e politici. Sei stata maestra per me e per intere generazioni di comunisti e comuniste. I tuoi articoli li sottolineavo, li ritagliavo dal nostro giornale “Il Manifesto” e li mettevo in cartella o nella tasca della giacca per utilizzarli in riunioni importanti, in assemblee, nelle tante iniziative politiche ed anche istituzionali. Le tue intuizioni, le tue analisi lungimiranti, mi aprivano un mondo nuovo, mi schiarivano il pensiero, mi permettevano di vedere la luna. Hai vissuto tutta la vita con la schiena dritta, senza mai rinnegare un’idea grande che anche “se ha sbagliato non è sbagliata”. Quell’idea che chiamiamo comunismo. Sei stata una comunista eretica, una comunista innovativa che non ha imbalsamato un’idea ma l’ha fatta vivere e crescere nelle contraddizioni della società in cui viviamo. Sapevi essere dura nei momenti in cui era necessario esserlo e dolce in altri.

Mi hai fatto comprendere che comunisti/e possono essere anche persone che vengono da altre strade, da altri percorsi ma che incrociano il nostro come la tua cara amica Adriana. Addio Maestra, che la terra ti sia lieve.

Marco Sironi, Bergamo

Ricordo con nostalgica malinconia la trepidante attesa dell’uscita del “mio” giornale il giorno dopo. I tuoi articoli, che divoravo come una studentessa si prepara agli esami di maturità. Ricordo un 25 aprile, festa di liberazione, a Napoli; il passaggio in Autogrill che tu e il tuoi pullman mi deste, riaccompagnandomi, poi, di nuovo a casa. Ricordo l’emozione che provavo guardando i tuoi capelli candidi qualche fila di sedili più avanti della mia; pensavo orgogliosa ed emozionata: sono con i “miei” compagni del Manifesto! Ciao Rossana, grazie per gli anni trascorsi insieme tra le righe.

Luisa Rossilli

Alcune vite valgono come centinaia di esistenze comuni. La scomparsa della compagna Rossana Rossanda equivale alla scomparsa di una moltitudine. Condoglianze alla redazione del Manifesto.

Gabriella Di Cagno

Vorrei salutare Rossana Rossanda ricordando una sua frase che unisce quante e quanti han voluto e vogliono un cambiamento che metta al primo posto la persona. e per cui vale la pena attraversare la vita, qualunque siano gli alti, qualunque siano i bassi, “Compagno è una bella parola ed è un bel rapporto quello fra compagni. ’Amici’ è una cosa più interiore, ’compagni’ è anche la proiezione pubblica e civile di un rapporto in cui si può anche non essere amici ma si conviene di lavorare assieme”- Che la terra ti sia lieve, grazie Rossana.

Davide G.

Tristezza e dispiacere, abbiamo perso una grande persona, generosa e coraggiosa. La sinistra italiana perde con Rossana Rossanda una grande voce critica, di cui ha sempre più bisogno. Ci mancheranno la sua lucidità, il suo coraggio, la sua onestà. Ciao Rossana, grazie!

Gemma Scozzesi

Ciao Rossana, abbiamo condiviso negli anni’ 70 un progetto, un pezzo di vita importanti e anche dopo .Con Il Manifesto, il Pdup. Per me eri una donna forte, tosta, spigolosa, sembravi inavvicinabile. Dura ma di una tenerezza palpabile. Ricordo le discussioni in quei lunghi pavimenti della redazione de Il Manifesto Occhi profondi i tuoi dentro cui leggere tutte le contraddizioni della vita, della storia, della politica. Hai molto criticato il femminismo, molte sue visioni, ma hai anche detto che ” la contraddizione di genere ha attraversato la storia, prima di quella di classe “. Sei stata e resti con noi condividendo le battaglie delle donne, degli sfruttati, dei più deboli, schiacciati da una società patriarcale e capitalista, da una ingiustizia senza fine, sempre con una mente curiosa e critica.L’idea comunista non è sbagliata come hai detto, ma se si trasforma in dittatura o in potere di pochi su molti non è la tua/nostra visione. Hai attraversato quando un secolo credendo in una possibile rivoluzione, ma sapendo che l’utopia doveva diventare presente. Non se ne va una ragazza del secolo scorso, ma una donna che ha creduto fino alla fine in una storia collettiva in cui continuiamo in molte, molti a stare e una donna che ha saputo anche sempre mettersi in discussione, tra ragioni e sentimenti. Hai difeso dentro uno scrigno il tuo grande amore per il tuo compagno. Hai avuto una lunga vita, con dolori e gioie amore, passione, dubbi, sconforto, che hai vissuto con forza e fragilità ma con una coscienza personale e politica indistruttibile. Hai scritto e agito la nostra storia È un giorno molto triste.

Gina Di Francesco

Carissimi dirò una banalità ma come spesso accade scriverlo mi fa stare meglio: da ieri 20 settembre 2020 mi sento o forse dovrei dire ci sentiamo tutti più soli, non ci sarà più il pensiero della Rossanda sullo stato delle cose, su questa nostra sinistra disgraziata che non potrebbe versare in condizioni peggiori. Non ho avuto frequentazioni dirette della compagna Rossanda ma ho un ricordo vivido, come i colori dell’alba: lei e Ingrao sul palco del cinema Sacher di Roma, un ricordo che sale a molti anni fa e in cui già si parlava di una sinistra in crisi di idee e di programmi La Rossanda mise in luce un aspetto della questione, che forse non teniamo nella dovuta considerazione, la sinistra sopratutto quella comunista trova la sua ragion d’essere nelle condizioni materiali di vita delle classi subalterne e queste sono migliorate a tal punto da influire o comunque da offuscare la formazione di una coscienza di classe. Nella sua analisi non c’era rinuncia ma volontà di capire la sinistra partendo dagli ultimi, meglio ancora dai penultimi ai quali non riusciamo più a parlare. È morta una grande mamma senza nipoti.

Luigi Sanza, Milano

Un saluto affettuoso a Rossana Rossanda, unito alle mie condoglianze per chi ha avuto la fortuna di conoscerLa da vicino e Le ha voluto bene. Il mio è solo un modesto contributo, uno tra tanti. Solo un saluto affettuoso, da parte di qualcuno che non è più un ragazzo da un po’; ma che da giovane e giovanissimo, da adolescente, è cresciuto e si è formato anche sulle pagine del “Manifesto” e sugli scritti, sempre straordinari di Rossana Rossanda. Dunque, Grazie Signora Rossanda. Per tutto quello che ci ha insegnato, e per tutto quello che ci lascia e che rimarrà con noi. C’è una grande malinconia, un po’ di nostalgia. Lei ci ha insegnato molto, ma il mondo non l’abbiamo cambiato. La colpa è la nostra. Alla fine, però, noi non contiamo. Di Lei ci rimangono i Suoi scritti, i suoi pensieri, ricordi e testimonianze. Lei è parte della nostra storia, ma ciò che più conta, Lei è parte della Storia, quella con la “s” maiuscola.

Michele Esposito

E’ veramente con grande dolore che ho appreso della morte di Rossana, la lettura dei suoi editoriali quando avevo 15/16 anni è stata per me di grande importanza per la mia formazione politica e culturale in generale. Sono vicino con affetto alla redazione del Manifesto.

Stefano Nigro

Ho appreso la notizia della tua morte con molto dolore. non ti ho mai conosciuta personalmente ma le copie de Il Manifesto che ho acquistato,, giorno dopo giorno, per tutti questi anni hanno colmato la mancanza di questa conoscenza diretta. con te se ne va un altro baluardo del comunismo italiano. spero, insieme agli altri compagni sparsi per l’Italia, di essere all’altezza del tuo lascito politico e morale. Ciao Rossana.

Antonio Berti, Montecarlo (Lu)

Ha coltivato il suo pensiero critico anche quando ai più sembrava inconveniente. Un personaggio del nostro tempo dal quale prendere ispirazione.

Simone Gentile

Addio a Rossana Rossanda. A lei, a Luigi, ad Aldo, a Lucio, a Valentino, a Luciana (lunga vita), devo il primo sguardo critico sul mondo; l’internazionalismo; la mia coscienza sindacale e politica; il femminismo; la capacità di saper disobbedire quando è necessario. Fu Rossana, colta, severa, sobria, intelligente, durante un seminario alle Frattocchie nel ’75, a comunicarci che Saigon era caduta, e gli americani sconfitti dopo 30 anni di una guerra allucinante. Un momento indimenticabile. Tutto il mio rispetto a una maestra. Ciao, Rossana.

Linda La Posta

Con le lacrime agli occhi dico solo grazie.

Gianni

Il quotidiano dalla grafica “elegante e funzionale stile Bauhaus” (Ciotta) rimarrà sempre il laboratorio di scrittura e di proposta culturale più aderente al genio (anche compositivo) di Rossanda. Sempre sul punto di chiudere e diviso tra le dispute necessarie alla democrazia, il suo _Manifesto_ continuerà ad affermare il valore di una politica allergica alle scorciatoie che, nel tempo, hanno sgretolato la sinistra. Nel difendere l’autonomia del suo giornale, Rossanda (che la coppia cinéphile Ciotta-Silvestri scoprì anche inedita documentarista RAI tra gli espressionisti astratti newyorkesi) ha sempre dichiarato che per cambiare il mondo bisogna saperlo guardare con uno spirito critico mai disposto a sacrificare umanità e bellezza. Il valore etico della sua ricerca formale rientra a pieno titolo nella sua incondizionata lezione di libertà, sempre attenta alla sperimentazione di nuove forme verbo-visive.

Daniela Daniele

E’ un faro sulla società attuale e futura che si spegne. Chi vorrà potrà leggerla nei riflessi che ci lascia.

Peppe Amato

Carissimi/e, ho conosciuto Rossana Rossanda nel difficile,intenso e irripetibile periodo della rottura col PCI e della costruzione del manifesto come rivista, come gruppo politico e infine come quotidiano, fino al serratissimo confronto sulla scelta elettorale del 1972 “Libera Valpreda.”

Rossana ha offerto un contributo unico allo sviluppo del pensiero critico della sinistra comunista del ’900. Una compagna dall’intelligenza irriducibile, un’intellettuale militante, sempre animata da un’ostinata lucida e rara capacità di pensare contro. Infine, un riferimento storico culturale fondamentale per la nascita e la longevità ideale e politica della ricca esperienza del manifesto. Un caro saluto con affetto,con dolore e speranza nella straordinaria eredità lasciata da Rossana Rossanda.

Gabriele Ciucci

Un omaggio a una vera donna Rossana Rossanda, che ha avuto coraggio di combattere e di andare controcorrente per i suoi ideali. Che a saputo intuire prima degli altri le vicende storiche. Ce ne fossero di più di donne come lei, ma purtroppo questo secolo sembra averne perso lo stampo. Addio Rossana continua a leggere i tuoi libri e a viaggiare.

Cinzia Fortuzzi

A Rossana Rossanda, stella rossa, lucente, dei nostri tanti firmamenti. Grazie di e per tutto!

Ivano Bianchini

La fortuna di averla conosciuta, ascoltata, incontrata nella sua rigorosissima coerenza culturale e politica, nella sua complessità di pensiero, nella sua essenzialità di vita semplice e, a tratti, irraggiungibile. Ti ricorderò sempre, Rossana, grande “ragazza”.

Maria Felicia Crisci

Ero poco più che adolescente, quando comprai la mia prima copia de Il Manifesto. La prima cosa che lessi fu un articolo della Rossanda in prima pagina, mi pare trattasse del tema: “Dove va la sinistra oggi” (il titolo non è sicuramente esatto). Rimasi incantato dalla sua scrittura e dai contenuti, da allora per me è stata un riferimento politico e culturale insostituibile. Ancora oggi il suo fecondo pensiero è di una attualità sconcertante. Quando ripenso a quegli anni, il mio pensiero va a lei e al Manifesto, compagni di tante mie riflessioni ed emozioni.

Davide Tornaghi, Padova

Te ne vai cosi come una Compagna, un’amica. Una presenza confortante e confortevole. Il sapere che le buone intenzioni, le buone idee hanno ancora rappresentanza. Temo che tutto ciò si perda nel conformismo di una sinistra senz’anima ora che le voci come la tua si spengono ad una ad una come i fiori dell’ultima estate. Ciao Compagna e amica.

Maurizio Pignone

Una GRANDE DONNA, grande marxista e comunista. Ha segnato la nostra vita. Non voleva essere considerata un mito, ma sicuramente ha avuto una grande influenza positiva pensando ai tanti compagni sparsi e spesso soli nelle provincie dell’impero. Così ancora oggi voi del Manifesto sappiate che avete questo compito. Il prossimo anno per voi sono 50 anni, anche per noi sono 50 anni di convivenza e di lettura del “nostro quotidiano”. Fra le migliaia di scatti della mia ormai lunga carriera professionale (Federico) ci sono anche questi che vi mando volentieri. Buon lavoro e saluti comunisti e marxisti

Federico (Fritz) e Pia

Rossana Rossanda mi ha fatto scoprire il profondo,vero valore della libertà e la bellezza che c’è nel lottare sempre per un mondo migliore e più giusto.

Pasquale Amleto Preite

C’è stato qualcosa, nelle parole di Rossana Rossanda che ho divorato sulle pagine del manifesto, tra le righe dei suoi libri e nelle sue interviste, che ha segnato i miei vent’anni, per sempre, così come hanno fatto i libri di Simone de Beauvoir, le poesie di Cesare Pavese, i romanzi di Elsa Morante, gli incontri con uomini e donne della Resistenza. C’è stato qualcosa, nelle parole di Rossana Rossanda, nel suo essere donna nella storia in modo così poco scontato e sempre pronto all’autocritica, che si è radicato in me, fortissimamente, e me la fa piangere oggi come una perdita di qualcuno di vicino, di prossimo, anche se so benissimo di non aver mai usato quel numero di telefono che qualcuno mi aveva così generosamente regalato anni fa. Grazie, Rossana, per aver instancabilmente seminato in noi, fino all’ultimo giorno.

Mariamargherita Scotti

Ho cominciato a leggere il Manifesto alle superiori. Erano gli anni ’90. Facevo fatica a leggere gli articoli di Rossana, ma con lei e con il Manifesto sono cresciuta. Rimarrà per sempre un faro e un esempio nella mia vita. Grazie Rossana.

Francesca Tessaro

Rossanda incarnava la vera sinistra, quella del “siamo diversi ma tutti uguali”, una mente libera, senza frontiere. Un punto di riferimento, impossibile pensare che potesse venir meno. Un altro pezzo di una generazione importante volata via, difficilmente recuperabile: un’eredità culturale immensa, tanta esperienza su periodi così complessi, quel filo reale che ci legava alla genesi della nostra repubblica e costituzione, alle vere lotte femministe, partigiane e antifasciste. Mancherà molto a questa umanità la nostra Antigone. Soprattutto di questi tempi in cui la memoria dei partigiani rischia di trasformarsi in ammanto, mentre si fa fatica a riconoscere e sostenere i partigiani di oggi.

Mariateresa Crosta

So con certezza che in tanti abbiamo avuto un sussulto profondo quando abbiamo appreso della scomparsa di Rossana. Certo ce lo aspettavamo, ma “la Rossanda” faceva parte delle nostre incorruttibili icone, la vestale custode senza età del coerente ma dialettico attaccamento a un’idea. Un modello culturale, inequivocabilmente.

Avevo poco più di sedici anni quando lessi “Classe, consigli e partito” e la parte scritta da lei fu quella che impressionò di più la mia giovane mente di ragazza insofferente, socievole, ma un po’ secchiona. Non mi aprì solo un mondo di idee certo affascinanti per poter cambiare un mondo che non sopportavo più, ma mi fece intravedere un profilo femminile di donna intellettuale autorevole, combattiva, senza paura di essere anticonformista anche con i suoi, capace di grande pensiero astratto e al contempo molto concreta. Per questo diventò un po’ il mio “oracolo”, lessi tutto di lei con la devozione e l’acriticità di quegli anni, anche se Rossana dell’oracolo non aveva davvero la cripticità, perché i suoi scritti avevano, hanno, il dono della chiarezza e della profondità, senza astruse ostentazioni culturali non esplicitate.

Era quello che cercavo, in cui identificarmi per quello che ero allora, ma anche per quello che sono oggi.

E ciò vale anche per quanto riguardò l’adesione alla dimensione femminista della vita, che ha pervaso, arricchito e anche complicato la vita di tante di noi. Ma tra le tante di noi c’era chi risultava insofferente a certe forme di separatismo che portavano, a nostro parere, a linee di pensiero connotate in modo forzato, a ignorare l’influenza di altri elementi di scenario, a escludere o quantomeno complicare troppo lo spirito di complicità con gli amici dell’altro sesso.

Fu lei a dare una ragione a questo dissenso interno, a dare dignità e argomenti a un femminismo declinato politicamente e che per quanto mi riguarda ha orientato non solo la connotazione della mia riflessione sul mondo, ma anche una parte importante del mio stile di vita sociale.

Lei non avrebbe forse sopportato tanto questa riflessione ripiegata sul personale, forse. Ma oggi ci manca tanto e la salutiamo tutti dal profondo di noi stessi che lei ha in qualche modo toccato per sempre.
Patrizia Primucci (iscritta PDUP)

Vorrei dire solo grazie. Avevo 20 anni nel 1990 e sono cresciuta con Il Manifesto. Mi ritagliavo gli articoli da conservare, ed erano soprattutto i tuoi, che ho ancora tutti da una parte. Per noi adolescenti negli anni ’80, quelli del riflusso inaugurato da Reagan e Thatcher, è stato indispensabile averti come punto di riferimento, per non perdere la barra, il punto, il fulcro delle questioni, dell’analisi della realtà. Se molti di noi non si sono persi nell’ubriacatura neoliberista postmoderna che oggi più che mai attanaglia il mondo, è grazie a te, alla tua lucidità, al tuo saper andare nel profondo nella lettura dei fenomeni. Quindi semplicemente grazie infinite per avermi aiutata a pensare, a conoscere e approfondire. Grazie per avermi aiutata a ragionare, in modo sempre indipendente e libero. Buon viaggio grande donna, per sempre tua affezionata

Valeria

Cari compagni, in questo doloroso frangente ravviso l’esigenza di esprimervi quelle che costituiscono le ragioni del senso di vuoto che ho provato nel momento in cui ho appreso la notizia della morte della compagna Rossana Rossanda e che, ne sono convinto, mi accomunano al popolo di quella non tanto piccola parte di mondo della sinistra che si è sempre sentito vicino al nostro quotidiano. Infatti la lettura degli articoli di compagni che, sulla scorta della lunga esperienza politica maturata nell’ambito del più grande partito comunista del mondo occidentale, erano dotati degli indispensabili strumenti culturali atti a consentire loro una notevole lucidità di analisi anche in relazione alle cause che hanno sempre inciso sulle potenzialità del dibattito interno impedendone il pieno sviluppo, ha reso possibile ad un ordinario studente liceale – peraltro del medesimo istituto a suo tempo frequentato da Rossana – dalle idee vagamente progressiste di comprendere le ragioni di una scelta di vita dalla parte giusta, anche se allo stato in apparenza soccombente, della barricata.

A tali compagni – non mi sembra qui necessario ricordarne i nomi, noti a tutti i lettori del quotidiano anche se ormai da tempo, purtroppo, non più tra noi – ma in particolare a Rossana Rossanda, la mancanza dei cui articoli ho patito negli ultimi anni essendo in precedenza sempre stati i primi ad essere letti con la massima attenzione nella ferma convinzione di poterne trarre elementi utili all’approfondimento di aspetti oggetto di insufficiente analisi personale anche a causa del carattere frenetico della vita milanese – va pertanto la mia imperitura gratitudine.

Riccardo Camano

Non sono mai stata comunista eppure Rossana Rossanda è stata un esempio di vita.

Anna Maria Mandalà

Il nostro commosso addio a Rossana, nello struggente rimpianto dell’amica, della compagna, dell’intellettuale

Vera Maone e Massimo Di Rosa

Rossanda è stata un sacco di cose. Per me Una buona (anzi ottima) maestra. Uno dei motivi (insieme alla penna di Pintor) del mio avvicinamento alla lettura del Manifesto. Non so, non la si può categorizzare in poche parole. La coscienza critica, il garantismo, il suo rapporto dialettico con il femminismo e con le tematiche di genere sono I tratti che più ho amato di lei.

Antonella Delorenzi

Grazie, Rossana Rossanda. Sei stata importante per la mia formazione come un classico contemporaneo.Sei importante per la elaborazione e questo ti tiene con noi all’infinito. Questo non vuol dire essere d’accordo su tutto, semmai discutere finché si può su tutto, o quasi tutto.

Alberto Diaspro, Genova

Mi piacerebbe saper trovare parole importanti, di quelle che rimangono nella mente quando una persona che ti è stata così importante come per la mia formazione e crescita lo è stata Rossana. Ma le parole sembrano sempre così miseramente inadeguate. Ciao compagna Rossana, con tutto il mio se,plice affetto che ti voglio dedicare.

Fiorenzo Gualandris

Addio, cara compagna di un’epoca in cui era bello vivere.

Donatella de Sivio

Addio! La ricordo sempre austera e compassata senza nulla indulgere ad altro che non fosse l’esercizio della Ragione

Raoul Antonelli

La sezione del Partito Democratico Quadraro/Cinecittà esprime le più sentite condoglianze per una grande donna che con onestà intellettuale ha promosso e difeso i valori di una sinistra libera. Che la terra gli sia lieve.

Il segretario Roberto Colasanti

Insieme a Pintor, a Valentino Parlato ed a tanti altri sei sempre stata un faro, che ci mancherà moltissimo. Un compagno

Giuseppe Fadda

Quando leggevo un suo articolo mi sembrava di sentirla parlare, di sentirle dire cose che avevo piacere di ascoltare. Forse perché da lei mi sentivo “ascoltato”.

Ignazio Marcis

Buon viaggio, Ragazza frazionista, grazie di tutto.

Berardino Toppi

Siamo sempre più soli. Mi è sempre più comprensibile il gesto di Lucio Magri.

Michele Pace

Solamente mi consola sapere , come comunista , che abbiamo il privilegio di avere un’ idea . E di ascoltarla osservata da te. Immortale, come te.

Antonio

Tantissime condoglianze. Ho sempre letto i suoi articoli i suoi scritti ho sempre condiviso il suo pensiero le sue scelte politiche mi ha sempre arricchito come persona e aiutato nelle mie scelte. L essere contro tutti i poteri economico politico partitico l essere dalla parte degli ultimi e cercare e cercare di formare una coscienza comune una comunità di persone per combattere questi poteri e migliorare questa società.

Luigi Ghizzoni

Provo un profondo dolore per Rossanda che ci ha lasciato. Per tantissimi anni ho letto con attenzione e passione ogni suo scritto su Il Manifesto e non solo li. Un privilegio per me averlo potuto fare. Un abbraccio a voi ma soprattutto a lei.

Miro Paiano

Addio a Rossana Rossanda, un’eretica della sinistra, ma come ogni eresia, volta al recupero e alla testimonianza vissuta nella lotta dello spirito originario di un ideale di trasformazione rivoluzionaria della società, contro ogni compromesso e ogni adattamento che ne snaturino e ne svuotino i valori.

C. Merolli

Ciao Rossana. Ero all’Eliseo quando con Natoli e Valentino Parlato ci fu la scissione. Rossana Rossanda: un altro grande vuoto. Una “inguaribile”. Presenza immortale ha detto di lei un mio giovane amico. Per me storia e giovinezza. Ma credo anche un po’ quella di tutti; certo segno profondo in quella d’Italia e della mia generazione. “Inguaribili”: persone – politici – che scelgono sulla base di convinzioni e di quello che ritengono essere l’interesse di un popolo, e non quello personale o di partito. Sembra un mondo scomparso: mi piace pensare che sia il testamento della Rossanda: mio nipote (14 anni) ieri è andato a vedere il mio rimando agli articoli sul Manifesto, un seme, chissà.

Olimpia Antonelli, Perugia

Per oltre 20 anni, dalla fine del liceo ai 40 anni, la mia educazione politica è stata fatta sul manifesto: Rossanda, Parlato, Pintor, Magri. Sottoscrizioni, abbonamenti, collette e militanza. La politica occupava una parte importante della mia vita, c’è inevitabilmente un po’ di Rossanda e manifesto in me. Inevitabilmente, senza rimpianti e oggi con commozione e malinconia. Addio Rossana.

Francesco Armezzani

A Rossana Rossanda piacevano tanto i gatti. Ne regalò uno Lidia Menapace, alquanto restia al fascino di questi felini. Il gatto arrivò a Cles, in Val di Non, dove Lidia e il marito avevano una grande casa ospitale affacciata sull’ampia diga. Il gatto si ambientò in quell’universo montano circostante e quando si trattò di traslocare alla fine dell’estate a Bolzano, pensò di rendersi irreperibile. Al momento della chiusura della casa , Lidia, il marito, i parenti- che si predisponevano a ritornare a Novara- lo cercarono e non lo trovarono. Anche Adriana Zarri amava molto i gatti e nel suo eremo potevano sempre scorazzare ovunque indisturbati. Il lasciarsi avvincere dal fascino di questi felini accomunava le due amiche. Due donne straordinarie che ho incontrato, incrociato ,apprezzato anche nella amicizia. Ricordo il bellissimo e lungo articolo di Rossana sul Manifesto per il mio libro Parlare con Dacia Maraini (1977) e le parole di Rina Gagliardi: “Rossana non scrive mai delle recensioni, e per te lo ha fatto”. Grazie ancora Rossana. E a Bologna, al convegno del Manifesto a palazzo d’ Accursio, quando, al termine della mattinata di relazioni e interventi, mi chiamò per dirmi che nella ripresa pomeridiana avrei dovuto tenere una relazione sulla scuola. Mi cercai un posto tranquillo in un bar nelle vicinanze per buttare giù qualche idea, mentre gli altri compagni erano a pranzo in qualche trattoria. Poi a Marina di Pisa quando dopo il mio intervento al corso per sole donne sulla scuola in agosto, mi propose di andare alla redazione del giornale per otto giorni in sostituzione di Rina Gagliardi in ferie. E in redazione volle che leggessi il suo articolo sulla scuola e le esprimessi il mio pare. Grande e umile! A Brescia venne per per la presentazione del libro La ragazza del secolo scorso ? Ero riuscita a organizzare con la Libreria Rinascita alla grande sala Barnaba. La gente stava in piedi, perchè i 400 posti non erano stati sufficienti. Al termine mentre l’accompagnavo all’uscita, fece un commento al colore dei miei capelli: lo avevo cambiato? Gli anni erano trascorsi anche per me ed era tempo di coprire i bianchi . Che lei invece esibiva trionfante. Qualche anno fa, quando le inviai in email gli auguri di buon compleanno da Cervia, mi rispose che li gradiva molto perchè amava follemente il mare : le dava il senso dell’infinito. Siamo nate entrambe al mare, entrambe nella stessa città: Pola, nella magica Istria.

Ileana Montini

Care e cari un abbraccio affettuoso a tutt* voi che avete saputo far continuare a vivere il manifesto “ nonostante Rossana”. Ci sono voluti tanto amore e passione per dimostrare anche a colei che l’aveva fondato che il manifesto era ormai un progetto così grande e comunitario che non poteva morire. E una delle gioie più grandi è stato rivedere, dopo il dolore del conflitto, la firma di Rossana di nuovo sul manifesto ; la dimostrazione ancora una volta del suo essere una persona davvero speciale.

Patrizia Colosio

Un’estate di molti anni fa tornando da una vacanza in Puglia con una nutrita scorta di vasetti di capperi, frutto di un lauto raccolto, ci fermammo all’Eremo camaldolese di Monte Giove, sede dell’iniziativa “Itinerari e incontri”, dove si approfondivano temi inerenti laicità e religione, su cui si confrontavano diverse personalità del mondo della cultura, della politica, della chiesa. Era prevista la presenza di Rossana Rossanda e non potevamo mancare.

Rossanda attraversava il cortile camminando piano, sempre assorta, quasi volesse sfuggire a chi avesse voluto intrattenerla in quel breve tragitto, per raggiungere invisibile il posto che le spettava nella saletta delle riunioni insieme agli altri convenuti. Una volta preso posto alzava lo sguardo e la sua esile figura prendeva corpo e voce. Le volevamo bene pur non conoscendola di persona e trovammo il coraggio di avvicinarla per regalarle un vasetto del nostro prezioso raccolto che lei gentilmente accettò. Il tema dibattuto in quei giorni era il dono. L’anno successivo ripetemmo tutto daccapo e Rossanda sorridendo sorpresa ci disse “Ecco da dove venivano quei buonissini capperi che avevo a casa!” Di lei ho letto tanto, conservo decine di articoli ormai ingialliti, archiviati ma mai abbandonati. Il suo pensiero libero e intenso resterà con me sempre come l’immagine della sua esile figurina. Con gli amici la chiamavamo “la Rossandina”. Grazie

Rita Gamberini, Pavullo nel Frignano (MO)

Grazie, fedele eretica ragazza del secolo scorso, e non solo. Addio signora.

Gabriella Ronchi e Ivan Galassi, Imola

Gabriella Nisticò e le compagne dell’Associazione Archivia che conserva gli archivi e la biblioteca delle donne e del femminismo (Casa internazionale delle donne) rendono un omaggio e un affettuoso saluto pieni di nostalgia e rimpianto alla grande donna protagonista della nostra storia contemporanea Rossana Rossanda, fondatrice de Il Manifesto, compagna partigiana, femminista e intellettuale di profonda raffinatezza, la cui perdita apre un enorme vuoto culturale e politico nel panorama odierno. Il suo pensiero è incardinato nella nostra Biblioteca come modello per la formazione delle generazioni di donne a venire. Affettuosamente vicine ai compagni e alle compagne della Redazione di ieri e di oggi di questo storico giornale.

Gabriella Nisticò

Ti sia lieve la terra Ragazza del secolo scorso e Maestra per i millenni a venire.

Con affetto,

Fulvia Bilangeri

Ciao…grazie per averci insegnato ad essere fedeli ai propri ideali mantenendo sempre la libertà intellettuale…a saper guardare l’oggi con un senso critico proiettato sul domani!

Ciao Grande Rossana

Corrado Cattadori

Aspettavo sulle colonne del giornale i suoi interventi sapendo che ogni sua parola sarebbe servita ad ampliare la prospettiva. Intelligente e acuta, sorprendente. All’epoca in cui compravo sempre Il Manifesto avevo 15/ 16 anni, tanti anni fa ma ho imparato a leggere un giornale leggendo lei, Pintor, Parlato, Magri, Castellina, Menapace. Uno dopo l’altro, grandi, sensibili poetici giornalisti e pensatori. Grazie.

Sicilia Francesca D’Arista

La firma sotto i tuoi pezzi era un ’gioco di rosso’: il tuo nome e cognome erano colorati come la bandiera del Partito, come l’impegno e la passione per la Politica, come il coraggio di dare l’esempio ad altre donne intellettuali. Ho imparato quanto conti scrivere e dire la verità ed ho desiderato, tra i tuoi articoli, di essere. Come te.

Titti De Simeis

Sentivo di poter delegare a Rossana il mio pensiero, quando non riuscivo a partorirne uno mio.

Ora, grazie a lei, qualcosa nasce. Le dedico alcuni versi di Autonomia di Wislawa Szymborska, perché autonomia è una parola che le si addice. “Se esiste una bilancia, ha piatti immobili. Se c’è giustizia, eccola. Morire quanto necessario, senza eccedere. Rinascere quanto occorre da ciò che si è salvato. Già, anche noi sappiamo dividerci in due. Ma solo in corpo e sussurro interrotto. In corpo e poesia. Da un lato la gola, il riso dall’altro, un riso leggero, di già soffocato. Qui il cuore pesante, là non omnis moriar, tre piccole parole, soltanto, tre piume d’un volo. L’abisso non ci divide. L’abisso circonda”. Circondaci, Rossana, ciao

Concettina Ghisu

Ho letto la notizia ed immediatamente è scattato in me, insieme ad un dispiacere che non ti capita quasi mai di avvertire, il desiderio di andare all’indietro per rivivere quegli anni. Il ricordo degli avvenimenti, l’entusiasmo della mia generazione di sessantottini, la militanza, la lettura dei testi sul marxismo, gli approfondimenti con dibattiti nei circoli culturali sui temi che ci venivano proposti di volta in volta da Rossanda, Pintor e tutti gli altri attraverso il Manifesto mensile e poi il nostro primo impegno in una campagna elettorale, le elezioni politiche del 1972 quando ci presentammo con il proprio simbolo convinti di potercela fare ad entrare in Parlamento. Non ci riuscimmo ma rimase ancora in noi la voglia di lottare per un mondo diverso. Il progetto per creare una nuova Sinistra falli, come ha ammesso la stessa Rossanda, ma non in ognuno di noi che, vivendo quegli anni in modo intenso e convinta partecipazione, ebbe modo di formarsi una coscienza, un formazione culturale di grande valore, un patrimonio di ideali che ci permise e ci permette ancora oggi di vivere una vita diversa, più bella. Grazie Rossana Rossanda!!!

Angelo Mare

Ci vorrà tempo per riordinare il contributo straordinario di Rossana Rossanda alla sinistra, alla cultura, alle nostre vite. Ma l’emozione del momento è per la perdita di una grande madre simbolica. Il suo ricordo sia benedizione, laica benedizione.

Maria G. Meriggi

Ci mancherà una delle più lucide intelligenze del secolo scorso, ed anche di questo, in tempi in cui l’intelligenza diventa merce sempre più rara e disprezzata. Un saluto.

Lidiano Cassani, Ravenna

Rossana Rossanda la sinistra in cui credo, in cui spero, quella che deve risorgere, a tutela dei più deboli, per l’uguaglianza, la libertà, la parità dei diritti, la politica di ridistribuzione della ricchezza, e che soprattutto non si dimentichi della dignità umana.

Sabrina Pierdomenico

Stanotte, se esistesse un luogo magico dove vanno a finire gli ex mortali, ad accogliere Rossana Rossanda, c’erano sicuramente Lucio Magri, Luigi Pintor, Valentino Parlato, Eliseo Milani Aldo Natoli. Il primo ad andargli incontro immagino sia stato KS Karol, che l’aveva lasciata nel 2014, ormai completamente cieco, nella loro casa parigina sul lungo Senna.

Si sarebbe riunito ancora una volta ,come era accaduto per decenni nella casa di Lucio a Piazza del Grillo a Roma, l’Esecutivo Nazionale del Manifesto. Quaggiù ,tra noi di quello straordinario gruppo di ” eretici comunisti” rimane Luciana, la straordinaria Luciana Castellina ancora impegnata in queste settimane di battaglie politiche ed elettorali.

Ho avuto l’ immenso privilegio di essere ” cooptato”in quel gruppo straordinario di compagni.Di averli conosciuti tutti, di aver discusso e preso insieme a loro decisioni politiche importanti. Io,un operaio poco più che ventenne, un militante sindacale,un metalmeccanico con il quale si confrontavano, loro intellettuali famosi nel movimento comunista non solo italiano.Per me fu come frequentare una scuola straordinaria,avere l’ occasione unica e preziosa di osservare il mondo con gli occhi delle menti più aperte e innovatrici della Sinistra itiana.

Ho conosciuto Rossana in quell’appartamento al secondo piano di un antico palazzo a pochi passi dai ” Fori Imperiali” dove il gruppo dirigente del movimento si riuniva frequentemente dal venerdì alla domenica.

Spesso allungavo la mia ” trasferta” romana per passare qualche ora in via Tomacelli, la storica sede del quotidiano comunista ” il manifesto”e capitava di incontrala nel lungo corridoio della redazione. Non era ,al contrario di Luciana Castellina,una compagna incline a rapporti personali che non fossero rigidamente attinenti alla politica. Eppure sapeva come toccare le corde emotive dei compagni .Durante i suoi interventi nelle non rare assemblee nazionali, ho visto compagni grossi come armadi,gente dura ,operai, portuali, addetti alle catene di montaggio di Mirafiori, ascoltare le sue parole, la sua visione sul ” bisogno di comunismo” ,sciogliersi in lacrime,profondamente rapiti dalla sua oratoria.Oratoria mai demagogica ma che sapeva arrivare non solo alla mente ma anche al cuore dei compagni.

Rossana Rossanda è stata amatissima ,un monumento,una icona di quel sessantotto dilatato che ha profondamente cambiato la sinistra italiana .Fu dura e intransigente nel suo scontro con Lucio Magri ( che decenni più avanti la volle accanto a se nel suo ultimo viaggio per il suicidio assistito in Svizzera), sino a togliergli il giornale,uno strumento inportante per le battaglie politiche del.PdUP, un progetto politico/organizzativo che Rossanda non aveva mai condiviso sino in fondo. Ricordo che accuso’ Lucio.Magri di “considerare il marxismo un cane morto”.

Mi schierai con Magri contro Rossana e buona parte della redazione del giornale.Ad un anno da quei fatti, incontrai Rossanda a Napoli,anzi a Vico Equense, nella Costa Amalfitana, dove la FLM ( Federazione Lavoratori Metalmeccanici) aveva riunito i propri quadri in vista dei rinnovi contrattuali,Rossanda era stata invitata per una serata di dibattito.Ero ancora amareggiato per la vicenda del giornale che progressivamente aveva preso le forme di una vera scissione all’ interno dell’ex Manifesto che insieme a parte dell’ex Psiup aveva dato vita al PduP per il Comunismo

Allora io vissi questo ” colpo di mano” di Rossanda come una sorta di tradimento, avevo con i compagni del giornale un rapporto anche affettivo e quella separazione ai miei occhi apparve come uno scontro tutto interno alla sfera dei rapporti “personali” tra i due Leaders più amati e prestigiosi che avevano fondato,dopo l’ espulsione dal PCI” il gruppo de Il Manifesto.

E questo dissi con chiarezza a Rossana appena arrivata all’ Hotel dove alloggiavamo La ricordo con il suo soprabito chiaro con il solito fascio di giornali sottobraccio e numerose cartelle. I suoi capelli argento, il suo famoso neo i suoi occhi che guardavano dritti , senza batter ciglio i miei. Non ricordo le parole precise della sua risposta,ma ho ben vivo lo stato d’animo e le emozioni di quell’ incontro-scontro, fu fredda e tagliente rovesciando sul “corpo politico” del suo ( ormai ex) partito, tutte le responsabilità.

In quel momento non compresi che quella rottura aveva radici lontane, nelle divergenze che già si erano manifestate all’ indomani della radiazione dal PCI, sulle prospettive future del gruppo . Già allora Rossanda e ancor più Aldo Natoli guardavano con scetticismo e avversione una accelerazione organizzativa de ” Il Manifesto” preferendo una iniziativa politico- culturale che ” tallonasse” da vicino l’ evoluzione del dibattito interno al PCI.

La questione del rapporto con il PCI, segnerà in verità tutta la vicenda del PdUp,portando nuove scissioni e accorpamenti,destrutturandola ,di tutta quella che fu la nuova sinistra in italia dal ’77 agli anni del terrorismo brigatista.

Rossana Rossanda, la ormai celebre ” ragazza del secolo scorso” ci lascia a 96 anni Fu comunista per scelta, come lo fu partigiana, una donna eccezionale, mai indugiò nelle ” mode politiche” ,non volle mai dichiararsi ” femminista” seppure vicina e a sostegno del movimento femminista, ma Lei , era già oltre e da donna comunista si conquistò da sola il posto che gli spetta nella Storia del comunismo e in quella del Paese.

Di Rossanda e Magri voglio ricordare un monito che per molti anni ha informato le mie scelte e il mio agire politico: ” Non è facile rimanere comunisti fuori dal partito della classe” .Loro ci sono riusciti, ed anche io, più modestamente. imparando da questi maestri non ho

mai ceduto a quel qualunquismo che vorrebbe seppellire una idea che la crisi di questo sistema rende ancora più attuale e moderna.

Si, cara Rossana ,oggi più che mai il ” bisogno di comunismo” e’ ciò che chiede ,una umanità sopraffatta da guerre fame e sfruttamento. Una umanità che ce lo grida con nomi e lingue diverse ma che resta un insopprimibile desiderio di liberazione.

Che la terra ti sia lieve. Ciao compagna.

Paolo Ottanta

Ciao ragazza del secolo scorso. Siamo tutti stati comunisti, chi più chi meno, chi è di una certa generazione, quelli come noi, intendo. Non gli altri. Nel senso che abbiamo desiderato di vivere in un mondo migliore e più giusto. Nel senso che non occorreva una tessera. Tu lo hai desiderato di più, con più rigore e con più lucidità. Hai anche capito prima che non sarebbe successo durante le nostre vite, ma sei sempre stata lì, vigile, a dirci che cosa avremmo dovuto pensare per essere coerenti.

Massimiliano Raposio

Una vita vissuta intensamente fino all’ultima goccia. Il presente e il personale come storia. Il tormento quotidiano della trasformazione. Un caro saluto compagna che non ho mai conosciuto, di te ho inteso l’indomabile inquietudine, la stessa che vivo. Il comunismo ha sbagliato ma non era (e non è) sbagliato.

Gregorio Piccin, un comunista.

La scomparsa di Rossanda è personalmente il venir meno di un’intelligenza e una voce che ha contribuito a formarmi, con la chiarezza e la severità che ho sempre apprezzato.

Le sono molto grato, lo sarò anche in futuro. Grazie a tutti voi

Andrea Gessner

Addolorata per la scomparsa di Rossana Rossanda, per la perdita di una mente unica e libera.

Roberta Brovidi, Buggiano (Pistoia)

Non ho mai conosciuto Rossana Rossanda, se non a mezzo della sua autobiografia e i suoi articoli.

Eppure, la sua figura mi muove verso un aggettivo e un concetto: altera; alterità. Fiera, dignitosa e fuori dal “tradizionale”. Ecco, credo che quella alternativa che tanti figli degli ultimi rantoli del ’900 come me cercano e non trovano, vagheggiano e non riescono a costruire, quella Ragazza del Secolo Scorso sia riuscita a costruirla, proporla, muovendo dal più profondo e genuino “sè”, mettendolo a disposizione di un’idea di mondo, rendendolo fruibile al tempo e al cambiamento che impone e che contestualmente richiede. Mi auguro che la Terra le sia lieve, serbandone al meglio la lezione; praticandola. Addio, Rossana.

Fausto Aliberti

Care e cari, sono ancora molto stordito ed intristito dalla notizia della morte di Rossana. L’ho conosciuta nel 1971 dopo la pubblicazione del Manifesto quotidiano, a partire dal 28 aprile di quell’anno. L’ho incontrata più volte alla redazione del quotidiano a via Tomacelli e del movimento politico a piazza del Grillo a Roma; ed a Napoli dove organizzammo la presentazione del giornale e delle tesi sulla scuola, pubblicate sulla rivista il manifesto (treno scassato, che deraglia.. e metà studio metà lavoro). Ricordo le discussioni pacate dove esprimeva il suo rigore intellettuale e politico, del quale noi più giovani avevamo un timore reverenziale, unitamente alla sua grande attenzione umana all’ascolto. In molti incontri ci proponeva un’analisi profonda ed articolata della crisi economica e della fase politica, parlando di maturità del Comunismo. L’ho sentita l’ ultima volta circa due anni fa per essere illuminato su alcuni suoi articoli e saggi sulla situazione politica. Spero di incontrarci tutte e tutti al Campidoglio nei prossimi giorni. Cara Rossana, ti voglio bene.

Raffaele Tecce, vecchio compagno del manifesto ancora militante comunista

Rossana Rossanda manca già, manca di parola di esperienza di donna che era è e sarà storia che ha cambiato sentire comune scardinando pregiudizio in sé e costruendo consapevolezze di diritto collettivo. Un abbraccio compagno sempre. Mille papaveri rossi

Roberta Maggiali

Una di Sinistra e una vera Compagna. In un panorama di oggi senza veri compagni e senza una vera Sinistra. Un esempio e una speranza per il futuro. Grazie di tutto.

Michele Germano

Avevo 19-20 anni (89-’90) e non riuscivo a leggere Repubblica, l’Unità, ecc., qualche articolo e mi rompevo, mi distraevo. Ho iniziato per caso a comprarmi il Manifesto e mi ci trovavo, parlavano la mia lingua emotiva. Poi dopo un paio di articoli di Rossana Rossanda mi innamorai del suo modo di scrivere, comunicare, pensare ed è stato anche facile memorizzare il suo nome, per poterla leggere sempre. Chissà se da qualche parte ho conservato gli articoli che ritagliavo

Alessandra Timarco

Addio alla straordinaria Rossana Rossanda. La Sinistra del nostro Paese perde oggi una delle sue radici. Scompare una militante fulgida ed esemplare ma resta, perenne, il suo fondamentale pensiero politico, culturale e ideologico. Le compagne e i compagni di Teramo del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea si uniscono al profondo cordoglio espresso dal Collettivo de “Il Manifesto” e da tutti i democratici, gli antifascisti e i comunisti d’Italia. Abbruniamo le nostre bandiere nel suo ricordo indelebile. Sarà nostro compito raccoglierne il testimone.

Che la terra ti sia lieve cara compagna. Faremo tesoro dei tuoi preziosi insegnamenti.

Mirko De Berardinis, Segretario PRC – SE Teramo

Diceva Rossana Rossanda : “Il comunismo ha sbagliato . Ma il comunismo non e’ sbagliato !”

Grazie anche a lei noi compagnucci di base questo l’abbiamo ben chiaro! Dal lontano Ecuador la ricorda con tenerezza una compagna.

Beatrice Vicarioli

Grande dolore. Sono cresciuto con lei

Marco De Luca

Grazie Rossana, per esserci stata sempre. Sempre presente con le tue parole. Sempre moderna, onesta e mai scontata. Grazie di cuore.

Caterina Scalenghe

Ero molto giovane quando iniziai a leggere i commenti, le riflessioni, i contributi di Rossana Rossanda sul manifesto. E mi hanno accompagnato per un lungo periodo poiché giovane non sono più. Mai banali, sempre formativi, istruttivi, stimolanti. Ora che se n’è andata, un po’ più solo mi sentirò. Grazie di tutto.

Frank Ferlisi

Leggo Il Manifesto da trent’anni ormai. È un rito di cui non posso fare a meno, come il caffè mattutino, un vizio, come le sigarette, troppe, una mania che mi accompagna nella vita, ma sopratutto un’espressione esistenziale: un quotidiano così ti fa sentire, giorno per giorno, che non tutto è perduto. Rossana ha significato tanto per me, per la mia formazione culturale e per lo sviluppo dialettico di un sentimento di cittadinanza attiva e di consapevolezza politica. Non ho mai avuto il piacere e il privilegio di conoscerla personalmente, ma ne ho conosciuto la lucidità dell’analisi, la valorialità del ragionamento, lo sguardo appassionato. Di intellettuali così ne nascono una decina al secolo. Mi stringo a voi. Un abbraccio partigiano.

Pierpaolo Capovilla

Leggo il manifesto, “sono” del manifesto dal 1973 e la Rossanda mi ha accompagnato tutte le mattine quando cercavo nei sui articoli lo stimolo a capire la realtà . Grande è stata la delusione e il senso d’abbandono quando si allontanò dal giornale. Altri ed altre sapranno meglio di me tratteggiarne la grande statura. Io voglio ricordarla per un episodio divertente . È una mattina dell’estate del ’76 , ho fatto la notte presidiando la festa del PdUP di Anzio , prendo il giornale e leggo l’editoriale della Rossanda ma non riesco a seguirne il filo. Saro’ stanco. Rileggo sapendo della profondità e complessità delle sue analisi e quindi il senso ci sarà. Coinvolgo altri compagni ma niente , ci arrendiamo…..scopriremo poi che c’era stato un problema nella correzione delle bozze con conseguente sconvolgimento dei periodi.

Alberto Peretti

Ho avuto l’onore di conoscerla condividendo la militanza nel PDUP per il comunismo. In via Monterone a Roma, nei congressi, in altre occasioni simili di impegno politico. Ciò che ricordo di più è la sua voce.dolcissima.il suo neo che la rendeva nobile nella sua idea di società senza classi e senza sfruttamento ma con la libertà delle proprie idee e delle proprie ideologie.

Franco Salvati

Da ragazzino (classe 1974) iscritto alla FGCI leggevo Il Manifesto con fare quasi cospiratorio.

In sezione non era ben visto leggere il giornale, ma io ero affascinato da queste figure femminili – con le palle – che si distinguevano per acume, cultura ed intelligenza, fra cui Rossana Rossanda. Poi con il tempo il mio impegno politico si affievolì, maturai idee più liberali, ma le lotte giovanili mi sono sempre rimaste nel cuore. sit tibi terra levis cara compagna,

Ico Inanc

Grazie per aver fondato un giornale che leggo ancora oggi con grande curiosità e piacere. Evviva Marx aumentato a Gramsci!

Lorenzo Serfilippi

Rossana Rossanda: una compagna di cui ci fidavamo! Compagne e compagni de il manifesto di Torino.

Pierluigi Pugliaro

Cari Compagni, vi mando le mie più sentite condoglianze per la scomparsa della compagna Rossana Rossanda da parte della sezione napoletana della nuova Federazione Giovanile Comunista Italiana. È stata una grande Donna molto amata e ne ho avuto la conferma anche via social, tramite Instagram, perché pubblicando un post che la ricorda continuo a ricevere apprezzamenti alla sua memoria. Ieri mattina ho votato ricordando la “ragazza del secolo scorso”, ripensando al suo insegnamento con la speranza che il suo impegno e la sua militanza politica possano essere un esempio per tutte le Donne e ricordare a tutti noi che cambiare è possibile e necessario!

Adriano Conato

Ringrazio questa Donna dallo spirito forte, come forti erano le sue idee ed il suo non volersi arrendere al pensiero comune, alla massa, alla convenienza. Ha dedicato la sua vita all’informazione ed ora che non c’è più nutro la fondata speranza che possa essere di ispirazione ai tanti, non necessariamente giornalisti, che credono ancora alla coerenza, che la cultura e l’informazione possano cambiare le cose e che tenere duro e portare avanti le proprie idee, alla lunga, possa pagare

Antonello Verrillo

Limpida luce, ti dobbiamo tanto.

Pasquale Liguori

Esprimo una grande vicinanza ai compagni de “Il manifesto”, agli amici e parenti di Rossana. Quello che ci lascia esisterà ancora a lungo nelle nostre menti e nelle nostre progettualità. Un abbraccio.

Aldo Sebastiani

Cari compagni, apprendo con tristezza la notizia della morte di Rossana Rossanda. Fin dai tempi dell’università, per me lei ha rappresentato un esempio di giornalismo, autorevolezza e difesa delle proprie idee. Soprattutto che non ci si deve vergognare di definirsi comunisti perché significa avere un’identità, l’esatto opposto del vuoto che caratterizza il presente. Addio a Rossana, spirito unico non lascia eredi. Le più sentite Condoglianze,

Francesco Sani

Cari amici del manifesto,

Vi sono vicina e mi sento triste per la nostra Rossana. Una donna meravigliosa che stimerò per sempre, per la sua intelligenza, la sua generosità intellettuale, per il suo pensiero lucido e coerente e sempre nel rispetto di ogni forma di giustizia. Ricordo come fosse adesso l’emozione di averla incontrata al Centro Virginia Woolf tanti anni fa.

Con affetto

Morena Diamantini

Ho sempre nutrito un affetto particolare per Rossana Rossanda, unito ad una forte ammirazione ed ad una sincera riconoscenza; ho letto i suoi articoli con fame di conoscenza e chiarezza e ho ascoltato i suoi interventi con bisogno d’appartenenza. Inoltre, ho sempre riconosciuto una notevole rassomiglianza con mia madre, specie negli ultimi anni, cosa che me l’ha fatta sentire ancora più vicina. Oggi piango una persona che per me è stata sempre un sicuro riferimento…….e, lo so, non solo per me. Addio ragazza del secolo scorso, anch’io ti ricorderò.

Massimo Pinna

Feroce senza se e senza ma. Ma mi portò a casa e mi fece conoscere il Manifesto (quando era ancora una rivista). E continuò a leggerlo, assieme al Corriere, anche quando si trasformò in quotidiano. Probabilmente il fascino di un tale concentrato di intelligenza critica faceva breccia su tutti. Ciao Rossana.

Manfredi Manfrin

Frequentavo le superiori tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80. L’insegnante di lettere ci assegnò come compito per casa di andare in edicola, scegliere un quotidiano e fare il riassunto di un articolo. Comprai Il Manifesto e scelsi l’editoriale di Rossana Rossanda. Dovetti ricorrere all’ausilio del dizionario e iniziò lì un mio percorso culturale che, assieme ad altri, mi aiutò a crescere. Grazie Rossana.

Roberto Bianchi, Verona

Compagna, oggi non ci sei più tra noi; ma non per questo sei morta perchè il tuo ricordo, di quello che hai detto e che hai fatto, di ciò che hai rappresentato per decenni in una Italia impaurita dal suo passato e titubante di guardare con fiducia al futuro, rimane. L’esempio di lucida coerenza, di determinazione e di passione ad un tempo, rimangono in chi ti ha conosciuto, in chi ti ha letto, in chi ti ha seguito; e forse anche in chi ti ha opposto l’opportunismo e l’ipocrisia del debole. Oggi te ne sei andata ma rimane in tutti noi che hanno cercato di non perdere la fiducia e la speranza nel progresso delle classi sfruttate ed emarginate, il ricordo di una donna innanzitutto, di una comunista, di una compagna di cento battaglie a fianco di chi, di volta in volta, la Storia ha messo di traverso alla disumana rincorsa del capitalismo al potere, al controllo dei lavoratori e della società intera. Il tuo modo pacato e fermo insieme, la tua classe, compagna, sono stati una guida in un mondo che sempre più è assordato da chi urla senza saper cosa dire, una riposante penombra nell’abbacinio di luci che accecano la ragione. Sei tra le ultime, però, e tra un po’, forse anche chi ti ricorda con riconoscente affetto, non sarà più. E allora, i lavoratori, gli intellettuali, gli uomini e le donne di buona volontà non sapranno più a chi rivolgere lo sguardo triste, a chi tendere l’orecchio offeso. E sarà un tempo più grigio.

Marco M. Massai, Pisa

Meravigliosa compagna, paradigma supremo di cultura politica, coraggio partigiano, onestà intellettuale, acume critico, etica illuminista, umanesimo laico, libertaria resistenza. Grazie per il tuo instancabile impegno e per la tua raffinata sensibilità, sempre dalla parte dei lavoratori, degli emarginati e dei deboli. Un gigante ci lascia soli, nani e smarriti. Con infinita stima e gratitudine.

Giorgio Belli dell’Isca

Il Manifesto, quotidiano comunista, è stato, e lo è tuttora, parte integrante della mia vita, tanto che il lunedì, per me, è il giorno della sua assenza, quasi un giorno di lutto. Devo tutto al Manifesto. Di avermi fatto uscire dal sottoproletariato incolto e senza alcun obiettivo in cui mi trovavo negli anni ’60, quando lavoravo nel settore tipografico e poi in quello edile. Di avermi aiutato, quotidianamente, a diventare un operaio impegnato e cosciente del proprio ruolo nella lotta di classe. Di avermi sostenuto, quando sono stato un operaio sindacalista, prima nei poligrafici e poi nel pubblico impiego. Di avermi incoraggiato, nei lunghi e difficili momenti di crisi della sinistra, a proseguire lungo il sentiero dell’impegno politico, sociale e di classe, contro lo sfruttamento comunque camuffato. Per me, un semplice operaio con la terza media alle scuole serali, il Manifesto è sempre stato una sfida politica e intellettuale che mi ha fatto crescere e gli articoli di Rossana Rossanda, spesso interi paginoni, erano davvero impegnativi. Eppure, quelle acute riflessioni e quelle complesse analisi, insieme alla lettura quotidiana del Manifesto, hanno contribuito a fornirmi la capacità di affrontare le difficoltà politiche e sociali degli ultimi 40 anni.

Tanti anni fa, mi capitò d’incontrarla durante una delle ultime manifestazioni della sinistra di classe. Guardava lo svolgersi della manifestazione a piazza Venezia, vicino a via delle Botteghe Oscure. Ricordo che mi venne istintivo uscire dal corteo. Permettimi di abbracciarti cara compagna Rossanda, le dissi, abbracciandola affettuosamente. Devi andare ad abbracciare le compagne più giovani, mi rispose sorridendo. Forse sì, hai ragione, le dissi, ma tu sei Rossana Rossanda.

Grazie Rossana, grazie davvero, di tutto quello che ci hai dato e mi hai personalmente dato.

Gianni Mereu

Vi leggo dal 1974, e naturalmente non ho perso un articolo o un libro di Rossana Rossanda, che è stata più che fondamentale per la mia formazione politica e culturale. Ricordo un suo memorabile articolo nell’estate del 1977, dove tra i libri da leggere, che aveva indicato ai giovani lettori, c’era lo straordinario ” Storia e coscienza di classe ” del filosofo ungherese Giorgy Lukacs. Allo stesso modo, finchè ne ha avuto le forze, ricordo la sua proverbiale presenza ai congressi nazionali della Cgil, ove voleva verificare dal vivo lo stato e la materialità della contraddizione capitale-lavoro. Grazie Rossana, sei stata la nostra indimenticabile maestra. Un abbraccio alla redazione.

Gian Marco Martignoni, Varese

Porgo le mie condoglianze per la scomparsa della fondatrice e grande compagna Rossana Rossanda, un saluto e un abbraccio fraterno a tutti i compagni della redazione.

Vanes Dall’Olio

Cari amici, sono stata amica di Predrag Matvejević e so quanto stimava ed era amico di Rossana Rossanda. La prima bibliografia che avete pubblicato non contiene un importante contributo di Rossanda dove parla di Pola, dei genitori, del passato, del sentimento di appartenenza al Mediterraneo: Rossana Rossanda, voltare una pagina dopo averla letta, in Predrag Matvejević, Compendio di irriverenza, a cura di Sergej Roić, Giampiero Casagrande ed., Lugano, pp. 7-11.

Un saluto molto cordiale

Sanja Roić

Rossa, come Rossana. Rossa, come Rossanda. Rossa, come una bandiera che sventola sempre, anche nel silenzio.

Marco Noli

Ero piccola, giovane, e trovai nelle leghe de Il Manifesto il posto dove mettere il mio pensare.

Nasceva allora Il Manifesto e io, piccola e giovane potei buttarmici dentro. Non fu semplice, mi obbligavo a capire. E per capire dovevo conoscere, quindi studiare. Studiare tutto, tanto e sempre. Ero giovane e piccola e potevo scegliere altri gruppi politici ma c’era qualcosa per cui un adolescente andò in giro per le strade di una cittadina di provincia piemontese a vendere le prime copie de Il Manifesto, quotidiano comunista. Poi mi sentii grande e arrivai a Milano, L’Università e i collettivi e conobbi Mario Rastrelli e il mondo del Manifesto di Milano, che stava in via valtellina. Lì si facevano le riunioni e c’era la redazione del giornale, la trasmissione delle pagine, la stampa e poi via correre per la consegna ai distributori per la diffusione, Lì incontrai Rossanda per la prima volta e volevo sparire, che le gambe mi tremavano e che ero certa di dire cose inutili. Invece no.

Pochi giorni dopo ci fu il concerto all’Arena per Demetrio Stratos e noi arrivammo per diffondere il giornale. Rossanda ci fece sapere che avevamo fatto bene, eravamo dove dovevamo essere. Questo è stata e sempre sarà Rossanda. Essere dove devi essere, come devi essere, da comunista.

Iaia Deambrogi

Si grande madre e grande comunista , ti ho letta fin dall’inizio ci hai insegnato molto.

Bruno Zanatta

Tantissimi ricordano Rossana Rossanda come “la ragazza del secolo scorso”; giusto, ma che non sia solo un omaggio, sincero e rispettoso, a un capitolo storico chiuso nel Novecento. Ragioniamo altrettanto sulla validità del suo impegno e della sua riflessione per le “ragazze e i ragazzi del XXI secolo”.

Pasquale Favia

Rossana Rossanda resterà la ragazza del secolo scorso, espressione di una personalità vivace, cristallina, mai doma. Le sue posizioni pur criticate hanno meritato l’attenzione all’ascolto. Ho rivisto l’intervista televisiva rilasciata a Propaganda Live di due anni fa, ci sono passaggi ricchi e densi di significato che lasciano il segno, come il senso della comunicazione, la critica ad una sinistra smarrita che non rappresenta più da tempo, la parte sociale più debole. Con straordinaria semplicità, condita da una tagliente ironia è tornata sulla cacciata dal PCI, immaginando che neanche Bergoglio l’avrebbe oggi scomunicata perchè donna mite e non estremista come a suo tempo venne considerata.

Osvaldo Loccia

Figure come la sua, rare e preziose, hanno saputo esprimere il senso nobile del fare politica, coniugando intelligenza a eleganza esistenziale. La vita di una persona non si realizza nel successo, materiale o ideale, ma nel rispetto della propria e altrui umanità: senza compromessi in proposito. Una scuola di comunismo minoritaria, senza la quale, però, di quell’idea esaltante non sarebbero rimaste che finzioni o macerie.

Bruno Gualco

Di una grande comunista come Rossana mancherà la lucidità nell’analizzare i movimenti e gli sviluppi della lotta di classe nel nostro paese, i suoi contributi sono sempre stati tra i più interessanti e degni di essere letti. Assieme al Manifesto ha contribuito a svecchiare il pensiero marxista italiano, portando nel nostro paese molti dei più importanti intellettuali della Nuova Sinistra.

Un altro merito è sicuramente la sua lotta nel far rimanere aperta in Italia la questione comunista.

Francesco Barbetta

Grazie compagna partigiana. Grazie per quello che da te ho imparato… sono un compagno che ha diffuso il Manifesto. Non ti scorderemo mai.

Giuseppe Nilo

Ha accompagnato gran parte della mia vita da giovane e poi adulta con le sue idee e le sue analisi. Mi sento un po orfana. Cerchiamo di non perdere il suo pensiero. Facciamolo vivere soprattutto in questo momento perché sia un periodo di cambiamento vero

Anita Calcatelli

“La ragazza del secolo scorso” che ha vissuto in un secolo che non era il suo. Troppo avanti a tutti nella tutela dei diritti e della libertà. Diritti delle donne, degli ultimi, di chi non ha voce.

Nata troppo presto. La capiranno i “ragazzi dei secolo futuri” Comunque grazie.

Gioacchino di Palma

“Come una tessera nel mosaico del mondo”: la totalità e la singolarità, la fedeltà e il dissenso, stare in minoranza avendo a cuore le masse, i rapporti di produzione e i processi culturali di soggettivazione, il corpo delle donne e l’intelligenza collettiva, il partito e i movimenti, l’antipatia della maestra dalla penna rossa e l’empatia di chi è in connessione sentimentale con le nude vite, l’eleganza e la ruvidità, gli articoli mai immediati che devi rileggere almeno due volte e le frasi taglienti da appendere sugli striscioni, il comizio nei cortili contadini di Caselle Lurani e le conversazioni con Sartre, il comunismo e la libertà.

Grazie alla tua vita che ci ha dato tanto

Andrea Marchesi

Cara Rossana Rossanda, avrei voluto dirti che i miei genitori nel 1970 mi chiamarono Rossana, perché li avevi colpiti per la tua intelligenza, spirito critico, indipendenza. Mio padre era anche un po’ invaghito di te credo, mia madre ti stimava come femminista e pensatrice.

Sei stata così una presenza costante nel mio nome e un riferimento nel mio essere a sinistra, critica, sempre. Ciao Rossana

Rossana Puntin

Mi mancheranno le tue lucide analisi e la tua libertà di pensiero, che, hai tenacemente difeso dall’omologazione del pensiero unico.

Boris Simone

Addio alla straordinaria Rossana Rossanda. La Sinistra del nostro Paese perde oggi una delle sue radici. Scompare una militante fulgida ed esemplare ma resta, perenne, il suo fondamentale pensiero politico, culturale e ideologico. Le compagne e i compagni di Teramo del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea si uniscono al profondo cordoglio espresso dal Collettivo de “Il Manifesto” e da tutti i democratici, gli antifascisti e i comunisti d’Italia. Abbruniamo le nostre bandiere nel suo ricordo indelebile. Sarà nostro compito raccoglierne il testimone. Che la terra ti sia lieve cara compagna. Faremo tesoro dei tuoi preziosi insegnamenti.

Mirko De Berardinis, Segretario PRC – SE Teramo

Ciao compagna e grande Donna. Una grande Comunista, partigiana, intellettuale e appassionata protagonista della storia repubblicana e della lotta di liberazione. Sempre dalla parte della classe operaia, degli oppressi e delle vittime delle ingiustizie. Negli anni ’70 leggevo sempre (e spesso condividevo) con interesse e rispetto i suoi articoli di fondo sul Manifesto da lei fondato con altri formidabili giornalisti e compagni tra cui ricordo Castellina, Magari, Pintor, Parlato..Insomma dei giganti rispetto ai tanti nani in circolazione oggi. È a persone così che dobbiamo “la ns democrazia che, seppur imperfetta, è sempre meglio di qualunque dittatura”( Pertini dixit). Adieu cara Compagna. Che la terra ti sia lieve.

Antonio Arini

Sto appena leggendo Il Manifesto a Città del Messico e le immagini, i ricordi, le sensazioni, le convinzioni e le sfide non così nuove che ci assediano, si accumulano. È inevitabile. Vedere lo sguardo profondo e intelligente di Rossana Rossanda nella stampa è un fattore scatenante.

I miei primi ricordi risalgono alla mia infanzia, tra discussioni noiose, coraggiose e lunghissime di adulti, tra nuvole di fumo nel giornale, disegnando io su fogli scartati degli imprevedibili telex, un artefatto che mi invitava all’enigma e all’ammirazione per la sua tempestosa attività e potere sui grandi. E correvano, si organizzavano, decidevano, Rossana, Luigi, Lucio, Luciana e tanti compagni, e con Valentino scendevamo in tipografia per quegli aggiustamenti dell’ultimo minuto nell’articolo di domani, e io giocavo con il mare di lettere di ferro contenute in quelle grandi scatole di legno, in mezzo al movimento inarrestabile di ingranaggi, inchiostro e carta.

Con mia madre, Agustín Monteforte o Aura Marina Arriola, a seconda dei casi, abbiamo vissuto a lungo con Rossana, e con Karol nei fine settimana, quando lui arrivava da Parigi. Confesso che furtivamente, nei momenti di massimo silenzio, rubavo sistematicamente i suoi cioccolatini alla menta, che con la stessa misteriosa segretezza ricomparivano all’indomani. Era la nostra complicità infantile. Condividevamo anche il nostro amore per Rufo, il suo gatto, e le serate piene di racconti delle sue incredibili storie. Al di là dei ricordi di bambino, o dell’evoluzione complessa e contraddittoria della storia che finalmente abbiamo costruito e stiamo vivendo, una cosa che ammiro di Rossana, e di ogni compagna e compagno di quella generazione, è che non si sono arresi, al di là dei logici successi e fallimenti lungo la strada, per il suo tenace impegno per la congruenza, la coerenza e la profondità dello sguardo. Come ieri e sempre, davanti al temporale e come il miglior tributo a la partigiana, comunista, femminista, politica, giornalista, scrittrice; alla compagna che parte: Hasta la victoria siempre querida Rossana

Ricardo Ramírez Arriola

Cara Rossana, grazie per tutto ciò che mi hai insegnato

Ornella Santamaria

Quando senti parlare oggi i tanti buzzurri della politica, ti rendi conto quanto mancheranno le grandi menti, libere, come Rossana!

Gianfranco Cavarra

Con la morte della “ragazza del secolo scorso” se ne va un mondo che e’ stato la mia casa

Enrico Mascione

La militante, l’intellettuale certo, ma io voglio ricordare e ricorderò la persona; mi è stata vicina per quanto ha potuto nei momenti più difficili. Grande amarezza non essere riuscito a ringraziarla di persona stringendole le mani. Grazie Rossana. Un abbraccio forte a Tommaso.

Fabrizio Panzieri

E’ un tristissimo giorno per tutti coloro che continuano a credere che libertè, egalitè, fraternitè debba essere nel nostro futuro. Addio Rossana, comunista libertaria, tra i pochi che non si sono fatti irretire dalle favole liberali e mercatiste.

Giovanni Dosi

Esprimo tutto il mio affetto e la mia vicinanza per la perdita della cara compagna Rossana Rossanda. Porteremo sempre nel cuore e nella mente il suo impegno di combattente comunista, di cui facciamo tesoro per dare voce agli ultimi nelle lotte contro le ingiustizie!

Un abbraccio a tutte e tutti

Carla Corciulo

Cara Rossana oggi ho parlato di te a mia figlia: della tua passione politica, del tuo essere comunista, come ormai capita poco di vedere. Le ho mostrato ’ La ragazza del secolo scorso’ un libro che ho amato tantissimo e lei se lo è portato in camera e ha iniziato a leggerlo. Credo sia un bel modo di onorarti.

Nadia Pesetti

Ho incontrato una sola volta Rossana Rossanda, a Roma nel 2005. Ero un’adolescente che si avvicinava alla politica e avevo letto “La ragazza del secolo scorso” come una rivelazione: scambiammo poche parole a margine di una presentazione del libro e io ne fui emozionata e affascinata. Da allora sono tornata spesso al ricordo di quell’incontro e a rileggere le sue parole e se la casa in cui mi riconosco è ancora la sinistra, da cui pure ho spesso sentito non sufficientemente rappresentati o compresi i problemi della mia generazione, lo devo moltissimo alla lettura dei libri e degli editoriali di Rossanda. Oggi piango con commozione la perdita di un faro intellettuale e politico.

Elena Spangenberg Yanes

Cara Rossana non ci conosciamo e non ci conosceremo. Figli di epoche e tempi cosi diversi che come le rette parallele non si incontrano mai. Eppure questo è un giorno triste per me, perchè con la tua partenza e con quella di Benedetto Vecchi diminuiscono le persone da cui ho ricevuto aiuto nella mia vita. Nel 2000 ero un adolescente pieno di problemi, non solo le disuguaglianze economiche, non solo il capitalismo e la sua indifferenza per le vite degli altri, non solo la droga, non solo la famiglia, non solo la complessità della mia storia biografica. A 15 anni avevo solo problemi e questi problemi si sà possono portare le persone verso il nichilismo, verso la mancanza di sogni, speranze, ideali, renderle vuote, aggressive, contenitori che il potere può riempire a piacimento e poi gettare in un fosso. Pericolo scampato. I tuoi articoli hanno rappresentato per me una cornice di senso tramite cui formare la mia identità. Aprire gli occhi, cominciare a lottare, poter vedere nel tuo spirito critico una luce, un significato, iniziare a credere, non essere soli mai. Credere che la giustizia è possibile, che il mondo può essere cambiato. Porto con me, di quegli anni, la forza di farcela e di credere in un mondo nuovo. Ti dedico queste poche parole e ti ringrazio per quello che sono oggi, per cio che ero ieri. Arrendersi mai, lottare sempre. A Rossana Rossanda grazie!

Emanuele Perrone

Un entusiastico onore a una fervida ex combattente per i diritti di libertà e uguaglianza a sostegno dei ceti subalterni. La sua verve intellettuale mancherà moltissimo a un fecondo dibattito sui temi democratici del nostro presente. E anche a chi, come il sottoscritto, non ha mai militato nel partito comunista. Ciao, ragazza del novecento ed…oltre.

Domenico Di Nuovo, Manfredonia

Ero un ragazzino di quasi 17 anni, mi affacciavo alla politica, il comunismo era il mio ideale, il sol dell’avvenir. Molta acqua è passata sotto i ponti di Roma, molta altra storia ha scritto i Tevere. Papà leggeva il Paese sera e l’Unità, io frequentavo la sezione del PCI in una cantina del paese, allora quando incontravi un parlamentare del partito ti davi del tu, un tu pieno di rispetto perchè quasi sempre la persona che salutavi era stato un partigiano, come si fa a non portare rispetto a chi ti riporta a tuo padre e tua madre partigiana decorata? Il partito era irrequieto, come lo era nel 21, dentro voci diverse dicevano cose che sembravano quasi uguali, ci vorranno altri lunghi anni per capire, io seguendo il mio istinto cominciai a leggere quel giornale che riecheggiava nel nome Karl Marx, Friedrich Engels, qualcuno in sezione mi guardava di traverso, non riuscivo a capire a fondo il perchè, lo capirò bene più tardi. Ma i nomi che stavano diventando importanti era, il più importante, quello di Rossana Rossanda, quante cose mi hai detto e dato compagna, grazie e ciao

Nanni (come mi chiamano gli amici)

Per piu di 40 anni leggere cosa pensava la Rossanda mi è stato indispensabile per interpretare le cose del mondo. L’ultima maitre a penser. Un abbraccio a Luciana e ai compagni del giornale.

Maurizio Pacciarini

Ricordiamo Rossana Rossanda, comunista rimasta comunista. Sapete, amici, c’è un tipo di persone che si immergono nella storia, con tutte le sue strettoie, e la sua polvere, e peggio, ma non perdono l’appartenenza alla sfera alta dello spirito, quello che unisce tutti i vari cammini, vicini e lontani, ma convergenti, verso ciò che è giusto, vero, bello e buono. Una di queste persone era Rossana, morta a 96 anni, giusto il 20 settembre. La incontrai l’ultima volta a Ivrea, a ricordare Adriana Zarri, di cui era amica: si capivano, la mistica ribelle e la comunista eretica. Le diedi il libro di lettere con Bobbio, un altro lato di quel mondo. La invitammo a Torino, per il foglio, a parlare di Benedetto Calati, il grande monaco camaldolese. Rossana partecipava ai convegni camaldolesi, con Pietro Ingrao, e altri, perché lo spirito vivo è aperto come il mare. Cercate di lei nei libri di Calati. Diceva ora Rossana: “Se vince Salvini è colpa nostra, della sinistra”. C’è gente che taglia a fette l’umanità, “noi e loro, prima noi”. Ma ci sono persone che la curano, la guariscono, perché la amano. Ci sono vite che finiscono lì, e altre vite che arrivano lontano, dove ci raduneremo tutti. Sarà bello. Grazie, vecchia Rossana, la ragazza del secolo scorso.

Enrico Peyretti, Torino

Il coraggio delle idee e delle scelte “in direzione ostinata e contraria”. Il ritrovarsi sempre e per sempre dalla parte giusta; quella di chi insegue pace, giustizia e libertà. Una montagna, quella dei partigiani, di gratitudine, cara compagna Rossana Rossanda.

Enzo Sciame’, Nembro (Bg)

Da Buenos Aires apprendo con dolore e sbigottimento la morte di Rossana Rossanda.

Ero aggrappata a lei, a quel filo di respiro che ancora la teneva in vita, aggrapata a lei come rappresentante dei sempre più esigui punti di riferimento, di quegli intellettuali che avevano lottato contro il fascismo, che avevano migliorato la vita degli italiani più bisognosi. Protagonista di quella stagione del dopo guerra, età d’oro della conquista dei diritti basici. Artefice dell’Italia più bella, più giusta, più umana. Se n’è andata e a noi attoniti, smarriti non ci resta che piangere, non ci resta che rimanere soli nella notte buia.

Analía Requejo

Un profondo rammarico per la scomparsa di Rossana. Non mi sento di definirmi Comunista con c maiuscola, ma posso comunque affermare che Lei è stato sempre un riferimento nella lettura dei suoi articoli e sopratutto di vita. Grazie per tutto quello che mi hai trasmesso, grazie per aver dato voce attraverso questo giornale. Grazie di averlo fondato e reso libero.

Giuliano Giampieri

Cari compagni, è difficile aggiungere parole a quelle scritte da chi l’aveva conosciuta da vicino o apprezzata da lontano. Io l’ho soltanto letta, condividendo nel mio piccolo le sue idee. Mi perdonerà, se come come Luciana Castellina, dirò che è stata una donna meravigliosa e mi mancherà. la sua definizione di compagno in una recente intervista di Diego Bianchi è stata illuminante, perfetta, tragica per la sua inattualità.

Laura Tori, un’abbonata

Un altro pezzo del novecento quello se ne va. quello delle fabbriche, degli operai, dei padroni, dei picchetti, delle manifestazioni dei valori e degli ideali.

Maurizio Navone

A mezzogiorno, con il giornale si possono avvolgere le patate, diceva Pintor; con i suoi articoli, con gli scritti su Il Manifesto, con le sue parole copiate io invece ho spesso avvolto i miei dubbi, curato i pensieri, riflettuto e creato nuovi dubbi. Grazie Rossana Rossanda per tutto quello che dal secolo scorso ha portato, visto e scritto con una penna tanto netta e bella alle ragazze e alle donne più giovani del suo secolo come me, e alle nuove di questo .

Tiziana Gagliardini, Roma.

Oggi ci ha lasciato la migliore personalità mai espressa dal comunismo italiano, una comunista autentica che ci ha insegnato a combattere sempre, fino all’ultimo respiro, con le armi dello studio, dell’analisi, della profondità di pensiero, sempre dalla parte del movimento operaio. Altro che “dalla parte del torto”, come dice il vostro brillante e fortunato slogan: Rossana fu dalla parte della ragione fin da subito, e in particolare dal 1969. La porteremo sempre dentro di noi.

Alessandro Zemella, Milano

E’ con estremo dolore che abbiamo appreso la scomparsa della compagna Rossana Rossanda. L’averla conosciuta personalmente, oltre che attraverso i suoi innumerevoli scritti, articoli e la sua bellissima autobiografia “La Ragazza del Secolo Scorso”, è stato un immenso privilegio ed una grande fortuna per noi. Pensiamo che questo mondo volgare e superficiale non la meritasse più.

Per noi la vita dopo la morte continua in tutto ciò che una persona come lei ha fatto, detto, scritto, nel ricordo del suo sguardo un po’ ironico e un po’ malinconico, nella sua straordinaria eleganza di signora, nella sua, a volte dura, intransigenza intellettuale. Addio carissima compagna Rossana.

Carlo Alberganti, Giovanna Albertini, Mario Carnevali, Franco Chiodi, Luisella De Filippi, Stefano Montani, Madel Monti, Gianmaria Ottolini, Verbania, Domodossola

Cari compagni, vi scrive qualcuno che, liceale, combattè senza mezzi termini le posizioni del PCI di allora, ancora largamente filosovietiche nella base negli anni ’74-’79. Conoscevo Rossanda di fama, ma avevo scarsa conoscenza del ginepraio politico di allora. Mi fossi informato meglio, forse avrei aderito al Manifesto e non al PSI craxiano. La ringrazio per essere stata una donna d’eccezione, una politica di sinistra strutturata e controcorrente, una partigiana ed un’esula memore, fiera ed equanime della Dalmazia. Con il dolore per la scomparsa ed il sollievo che altre indecenze presenti sono state risparmiate a Rossana.

Alessandro Politi

Le donne dell’UDI si uniscono alle tantissime voci che salutano e ringraziano Rossana Rossanda, donna che ha fatto la storia e voce imprescindibile del femminismo. Addio, ragazza del secolo scorso.

Udi Nazionale

Un doveroso saluto ad una grande donna . Intelligenza acuta e coerente fino alla fine:esemplari di personalità come la sua non esistono più.

Susanna Di Ronzo

Voglio unirmi anch’io al ricordo di questa straordinaria figura di donna e di intellettuale, che ha saputo coniugare con assoluta originalità una grande passione per le sue idee e le sue lotte, unite sempre a quel rigore anche intransigente che per me resta componente necessaria dell’essere di sinistra. Ne vorrei anche sottolineare la straordinaria capacità di precorrere i tempi e di leggere sempre gli eventi in prospettiva futura. In questo, tanti forse troppi, spesso non l’hanno capita

Andrea Bacchelli

Ti leggevo per comprendere chi avrei voluto essere, per definire i contorni di una me ancora in costruzione, per dirimere dubbi sul presente e rischiarare di senso il tempo venturo. Ciao, compagna!

Antonella Nicolella

Sono cresciuto leggendo i suoi scritti, ascoltando le sue parole, seguendo i suoi esempi. È un grande dolore sapere che non c’è più anche se vivrà per sempre nei nostri cuori e nelle nostre idee.

Saluti comunisti

Riccardo Azzara

Sono un lettore del Il Manifesto, il mio ricordo è, “La prima cosa che leggevo sempre dopo che avevo comprato il giornale in edicola era il suo editoriale .” Il perché è la condivisione dei sui pensieri rivolti alle categorie più deboli come lo sono sempre stati gli operai che lavoravano nelle fabbriche. Gli invalidi del lavoro , i partigiani e tutte le persone diverse da noi venivano risaltate dai suoi racconti non come gli ultimi ma come il cuore del lavoro e del mondo sociale.

Questo è il mio ricordo più semplice di Rossana Rossanda.

Pasquale Campete

Hai mantenuto vivo un grande ideale. Hai lottato per gli ultimi e il benessere sociale. Ti sei allontanata da questi assurdi e fallimentari cambiamenti. La tua libertà ha formato intere generazioni. Che Madre Natura, possa accompagnarti per tutto il lungo viaggio. Addio fantastica Creatura

Carmine Bruno

Addio cara “ragazza del secolo scorso” e grazie. Grazie per averci donato la tua immensa cultura. Grazie del tuo immenso coraggio nel lasciare una casa grande e sicura per difendere i tuoi sogni. Grazie per averci regalato un formidabile strumento di crescita politica e culturale come Il Manifesto. Grazie per averci spiegato il vero significato della parola “compagno”. Che la terra ti sia lieve cara Rossana e buona riunione di redazione con Luigi, Valentino, Lucio e Aldo.

Roberto Longobardi

Ci mancherà la sua profonda cultura, la sua curiosità, la sua determinazione rigorosa e quel neo così serio e inconfondibile. Ho iniziato a far politica con le “Tesi del Manifesto” (1972 ? ’73?), vendevo il giornale davanti scuola, ho continuato a cercare con voracità ogni suo articolo. Ricordo anche di non aver condiviso l’indicazione di voto per Toni Negri e la recensione di Guerre Stellari.

Per il resto sapeva sempre indicare come tenere il timone, quale che fosse la tempesta, verso l’orizzonte del “movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti”. Una perdita, seppur attesa, troppo dura da afferrare.

Ettore Torreggiani

Ho avuto la fortuna di sviluppare la mia formazione politica frequentando la redazione de “Il Manifesto” nei primi anni ’70 dello scorso secolo e di imparare così un modo di trattare l’evolvere accelerato dei temi politici secondo uno stile critico che quasi sempre felicemente coniugava paradigmi interpretativi con curiosità per il nuovo: esempio fra i tanti l’approccio ai temi della scuola, degli studenti e del rapporto scuola-lavoro: Temi che Rossana trattava con questo stile “critico-curioso” a partire da “L’anno degli studenti”. Dunque è stata una mia Maestra che troppo a lungo mi sono ripromesso di ringraziare.

Roberto Moscati

Ciao Rossana. Ero poco più di un bambino quando, quasi 40 anni fa, ebbi l’onore di conoscerti.

Un ricordo indelebile. Grazie Rossana per tutta la forza che mi avete dato Tu, Luciana, Lucio, Luigi…

Guido Marinelli

Ho riascoltato l’ultima intervista di Diego Bianchi a Rossana Rossanda. Mi ha colpito soprattutto la capacità di esprimersi in un linguaggio “alto” e, nello stesso tempo, comprensibile a tutti. Un vero piacere, come sempre, ascoltarla. Un saluto commosso a una grande donna.

Rossella Potocco (Trieste)

La perdita più grande. Insieme a Luigi Pintor è stata la mia maestra di giornalismo. Mi sono abbeverato, per anni, dei suoi scritti: rigorosi, lucidi, perfetti. Tutte le volte che vedo il mio nome su queste colonne penso che ho l’onore, immenso, di scrivere su un giornale fondato da una donna straordinaria come lei. Grazie compagna Rossana per tutto ciò che hai ci insegnato.

Roberto Pietrobon, Biella

Con Rossana Rossanda, giornalista, scrittrice, partigiana, antifascista, dirigente del PCI negli anni cinquanta e sessanta, fondatrice del Manifesto, se ne va un pezzetto significativo della nostra storia, lasciando un vuoto incolmabile nel nostro Paese divenuto ormai una Waste Land, una Terra desolata, abitata dai nuovi barbari, urlatori seriali che disconoscono tutto ciò per cui ha combattuto strenuamente questa donna meravigliosa: l’equità sociale, a favore degli operai e delle operaie, degli umili, dei più sfortunati; la lotta per l’emancipazione e l’autonomia femminile; la cultura, quale antidoto all’ignoranza, al populismo di bassa lega. Donna forte e dal carattere determinato, non è mai scesa a compromessi, non ha mai svenduto le sue incrollabili convinzioni, divenendo voce dissenziente all’interno del suo stesso partito, con una critica aperta al comunismo dogmatico.

Con la sua morte, noi “ragazze di questo secolo” ci sentiamo orfane, prive di quella guida morale che ci rendeva orgogliose di appartenere, assieme a lei, all’altra metà del cielo. Compagna, non ti dimenticheremo mai e ti promettiamo che veglieremo sul tesoro di esperienze umane, buoni sentimenti, ideali che hai lasciato in eredità a noi ma, soprattutto, alle nuove generazioni. Compagna, te lo promettiamo! Che la terra ti sia lieve.

Anna Neri

Sei stata una donna che ci ha regalato la democrazia in questo paese, una donna che non ha avuto paura nell’affrontare tutti i pericoli. Una donna che per difendere sempre la democrazia sei stata radiata dalla tua casa, il PCI, una donna che per continuare a combattere per i tuoi ideali hai fondato il Manifesto una tua seconda casa dove anche qua hai avuto ad un certo punto della tua vita delle differenze e anche qui sei voluta andar via senza mai far polemica. Grazie Rossana, grazie di tutto, ciao Compagna

Davide Nardi, Rimini

In una stagione così povera di buoni maestri pesa più che mai la scomparsa di Rossana Rossanda, resta comunque vivo il ricordo del suo rigore morale, della sua cultura e delle sue idee coraggiose.

Guido Valesini, Collettivo di Medicina

Meravigliosa compagna, paradigma supremo di cultura politica, coraggio partigiano, onestà intellettuale, acume critico, etica illuminista, umanesimo laico, libertaria resistenza. Grazie per il tuo instancabile impegno e per la tua raffinata sensibilità, sempre dalla parte dei lavoratori, degli emarginati e dei deboli. Un gigante ci lascia soli, nani e smarriti. Con infinita stima e gratitudine.

Giorgio Belli dell’Isca

Ciao Rossana, ti sono grata per aver aperto la tua casa, accogliendo con generosità, donando, discutendo, condividendo, stimolando opportunità di vita e di amicizia, facendoci pensare, con i gatti che scrutavano impassibili.

Valeria Ascoli

Il nome di Rossana Rossanda è legato, nella mia memoria, al periodo in cui preparavo la tesi di laurea su Jean Paul Sartre, autore da me amatissimo…Erano gli anni 95’ e 96’, durante l’elaborazione della tesi, emerse il riferimento dell’intervista di Rossana Rossanda a Sartre del 1969, conobbi la sua storia e lo spessore di una donna magnifica.

Deborah Della Valle

Il mio sentimento più forte verso Rossanda – così la chiamavo dentro di me perché ho avuto con lei pochi rapporti personali diretti, pur seguendo costantemente i suoi scritti e la sua attività culturale e politica – è stato e resta il rispetto. Rispetto per la sua intelligenza, politica e di vita, che traspariva da ogni gesto e parola. Rispetto perché diceva sempre la verità e sapeva di dirla, a costo della freddezza che questo comportava e che lei metteva in conto quasi come un vizio. Rispetto per il suo stoicismo, verso se stessa e il proprio corpo, verso le reazioni degli altri e delle altre. Nella distanza, dovuta alle nostre diverse esperienze e attitudini, avvertivo prossimità e riconoscimento. Riconoscevo il suo muoversi su terreni finallora maschili senza soffrire gli affanni della competitività – sono parole sue, che mostrano la sua consapevolezza senza compiacimenti. Riconoscevo la sua capacità di rispetto – e comprensione, e compassione – nel modo in cui aveva scritto di altre donne, come Simone de Beauvoir, Jiang Qing, Virginia Woolf. Nel riconoscersi e rispettarsi vedevo e vedo il rapporto nuovo tra soggetti donne, donne che si sono costituite a soggetti sia della propria storia sia della partecipazione alla storia comune di tutti. Ci siamo costituite come tali nell’autonomia e nella reciprocità. Non voglio citare il merito dei nostri scambi, perché voglio parlare soprattutto di lei e non di me come fanno spesso i necrologi. Ma mi accorgo del perdurare di quella lontananza/vicinanza. Rispettare viene da “guardare” – al decoro, alla dignità, alla persona dell’altra – e più precisamente da “guardare indietro”: così la sua scomparsa mi spinge a guardare al nostro passato comune, insieme e grazie al ricordo del suo sguardo.

Luisa Passerini

Rossana Rossanda è stata per me il modello di donna a cui mi sono continuamente ispirata. Non solo era per me il modello alternativo all’immagine di donna a cui ero stata educata:moglie, madre, subordinata all’esigenza della famiglia. Attraverso la sua figura e il suo pensiero autorevole mi sembrava di sentirmi protetta in uno spazio d’espressione pubblico e privato. Per lungo tempo, sicuramente tutto quello della gioventù, lei e Il Manifesto, sono stati per me il presidio costante a una educazione politica e esistenziale quotidiana imprescindibile. Mai più trovato. Senza di lei, senza il suo pensiero, oggi sento di essere ancora più sola.

Pina Santangelo

Cara Rossana, sono cresciuta leggendo i tuoi articoli sul Manifesto. Sono anch’io una ragazza del novecento anche se nata qualche anno dopo di te. Per fortuna, perché questo mi ha dato il privilegio di leggere i tuoi articoli e conoscere la tua prospettiva sul mondo quando la mia si stava costruendo. Grazie, per essere rimasta sempre quella ragazza che non ha mai smesso di dire con forza e gentilezza il suo pensiero.

Anna Rizzo

Addio compagna Rossana, ho sempre letto i tuoi scritti, mi hanno sempre emozionato perché riuscivi a scrivere ciò che era riposto nella mia mente e non riuscivo ad esternare. Ora ti faccio sorridere, ho lavorato nel campo dei computer dal 1978 e le mie password sono sempre state il tuo cognome o nome con prima o dopo un carattere numerico. Che la terra ti sia leggera compagna Rossana.

Sergio Ambrosi

Ciao Rossana, ricordo ancora come se fosse oggi la trepidazione con la quale partivo verso le 23 dal Quadraro per venire a prendere a piazza San Carlo al Corso le copie del Manifesto appena uscite dalle rotative, di cui non dimenticherò mai il profumo e il trambusto. Distribuivo il nostro giornale davanti alla mia Scuola Superiore, al Testaccio, con orgoglio e avendo già letto con avidità e piacere i tuoi articoli prima di chiunque altro. Era il tempo in cui credevamo ancora che l’Unità delle Sinistre avrebbe cambiato questo nostro martoriato Paese, ma ci stavamo sbagliando di grosso.

Siamo stati dalla parte del torto, ma secondo me avevi ragione tu. Avevamo ragione noi. Mi manchi già tantissimo, mi manca la tua capacità di analisi e le tue riflessioni. Oggi ci pesano ancora di più le nostre gravi lacune. Ti abbraccio

Roberto De Paolis, Reggio Emilia

Per oltre 20 anni dalla fine del liceo ai 40 anni la mia educazione politica è stata fatta sul manifesto: Rossanda, Parlato, Pintor, Magris, tante sottoscrizioni, abbonamenti, collette e militanze. La politica occupava una parte importante della mia vita, c’è inevitabilmente un po’ di Rossanda e manifesto in me: inevitabilmente, senza rimpianti e oggi con un po’ di commozione e malinconia. Addio Rossana.

Francesco Armezzani

Ho 53 anni e Rossana Rossanda c’è sempre stata. E’ sempre stata lì. Ci mancherà, ci manca già.

Maddalena Carli

Ciao, donna intelligentissima e profonda. Sei stata una delle mie modelle di vita. Quando ti ho ascoltata e letta, ti ho sentita vicinissima e ti ho ammirata come una Madre potente e costruttrice. Resterai sempre vicina.

Avv. Lisa Parrini

Rossanda è (stata) la mia musa politica dal 1970, quando la militanza politica segnava una vita. Anche nel terzo millennio ho cercato la sua voce per orientarmi nella crisi dell’agire collettivo e dare un senso all’esistenza. La sua scomparsa mi addolora e provo l’agoscia di affacciarmi sul vuoto. Ma lascia un tesoro: il suo pensiero e il suo esempio di vita. Grazie Rossanda. In tua memoria sottoscrivo un abbonamento annuale per il manifesto (laboratorio politico) che hai contribuito a fondare.

Giuseppe Dimola (Vittuone)

Cari compagni, vi scrivo dopo aver risentito l’intervista di Rossana Rossanda a Propaganda live, e non vi nascondo che sono piuttosto commosso. Quanto abbiano pesato le sue analisi, le sue riflessioni su tutti compagni della Nuova Sinistra, compresi coloro che, come me, non militarono nel Manifesto, è indescrivibile: insegnò la politica ad una generazione, che leggeva avidamente i loro articoli. Io ho letto Il Manifesto dal primo numero e sono sempre stato legato a quel gruppo di compagni insostituibili. Il bello è che ognuno di noi ne conserva un ricordo, un frammento di pensiero. Mia moglie conobbe una volta Rossanda a Monte Giove, io mi confrontai a Ravenna con Magri in un convegno, sul ruolo della CGIL al tempo di Cofferati (ero allora nella segreteria provinciale); poi pochi anni fa come Amici del Manifesto invitammo a Ravenna e Faenza Parlato, per presentare il suo ultimo libro. Erano persone così, non si sottraevano al confronto, se uno faceva politica a Sinistra prima o poi li incontrava, perché la loro vita doveva incontrare per forza le vite degli altri compagni che seguivano le loro riflessioni: non si negavano a noi, nemmeno da anziani, perché essi non concepivano in altro modo le loro vite. Ci davano tanto, ma cercavano di prendere qualche piccola cosa da noi per capirci, come quando Parlato, dopo avermi interrogato sulla mia attività politico-sindacale, mi chiese di illustrargli i mosaici di S. Vitale. Per questo riusciamo a pensare a loro con gratitudine, ma anche con tanto sconforto. Solo quando vedo mio figlio, giovane funzionario della CGIL, un po’ mi consolo. Andate avanti compagni.

Vincenzo Fuschini, Faenza

Rossana Rossanda era un’ eretica della sinistra, ma come ogni eresia, anche la sua era mossa da una passione tenace per l’autentica ispirazione rivoluzionaria di un ideale, che nel suo caso era quello di

un comunismo libertario avverso a ogni compromesso con le ideologie liberal democratiche borghesi e ad ogni concessione al socialismo reale. Addio Rossana.

Ciriaco Merolli

Ho 70 anni. Leggo il manifesto dal numero 3. Grazie a Rossana e a tutti i fondatori. Mi hanno formato e cresciuto culturalmente.

Roberto Piazzalunga

Vorrei testimoniare il mio dispiacere per la dipartita di una donna che sicuramente è stata un simbolo molto importante nella storia dell’emancipazione femminile e nella storia delle idee del nostro novecento. La ragazza del secolo scorso ha contribuito a delineare un profilo di donna e di società vicina ai movimenti, alla capacità critica, alle ingiustizie, alla problematicità e alla complessità del reale. Difficile trovare oggi figure di questa levatura intellettuale e umana. Ci mancheranno parecchio le sue analisi lucide, le idee, la vitalità di una figura che del secolo scorso era testimonianza ancora vivente e propulsiva tesa a non dimenticare un orizzonte valoriale che dovrebbe essere ancora riproposto nelle ragazze di oggi e dei secoli avvenire.

Maria Renzetti

Rossana Rossanda, nata il 23 aprile 1924 a Pola, in Istria, è morta domenica 20 settembre a Roma, all’età di 96. A dare la notizia è stato “Il Manifesto”, che le dedicherà il numero del prossimo martedì. Rossana Rossanda fu dirigente del Pci negli anni 50 e 60, deputata per la prima volta nel ‘63, fu radiata dal Partito nel 1969 e insieme, tra gli altri, a Luigi Pintor, Valentino Parlato, Lucio Magri, Aldo Natoli e Luciana Castellina, fondò “Il Manifesto”, prima rivista e organizzazione politica, poi quotidiano. Negli ultimi anni si allontanò dal giornale da lei fondato, al quale rimproverava di aver disconosciuto la centralità del conflitto di classe. In ogni caso è sempre stata capace di una preziosa lettura del presente e delle implicazioni con il futuro. Gli esempi sono motissimi. Tra questi va ricordato il libro intervista “Brigate rosse. Una storia italiana” (Anabasi, 1994; poi Mondadori) con il capo delle BR Mario Moretti, curato assieme alla giornalista Carla Mosca. Non ebbe difficoltà a riconoscere la matrice di sinistra delle Br e fu sempre molto severa con alcune posizioni della magistratura inquirente. Il libro è anche importante per capire la vicenda del sequestro Moro. Rossana Rossanda prese anche parte alla Resistenza, introdotta dal figlio del filosofo Antonio Banfi, che sposò. Quest’ esperienza è stata raccontata in “La ragazza del secolo scorso”, Einaudi 2005. “Prendere e portare stampa clandestina, messaggi, armi, medicine, fasce, e cercar soldi -con l’aria di fare un favore a chi te ne dava- non era difficile. Gli appuntamenti erano precisi, nessuno mancava, e se mancava si sapeva che cosa fare, chi avvertire e come. Non ci facevamo domande, ci proteggevamo l’un l’altro. E si tastavano in giro gli umori, le caute disponibilità, di chi magari non aveva saputo a chi rivolgersi, dove dare la testa. Al ritorno da Milano a Como mi aspettava alla stazione Pino Binda, un bel ragazzo biondo: dovevamo parere due innamorati che sottobraccio facessero due passi, qualche volta concedendosi un polveroso tè in piazza; gli passavo e ne ricevevo materiali e notizie. In bicicletta arrivavo a Ponte Chiasso o Argegno sotto la Val di Lanzo o fino a Varese; erano in bicicletta tutti, carichi di valigie o pacchi, la guerra è tutto un trasportare.” Il Coordinamento donne ANPI ha così espresso il cordoglio per la sua morte: “Se ne è andata Rossana Rossanda, una Signora della politica italiana. Donna colta e determinata, sempre dalla parte di chi lotta per una società libera e uguale. Appassionata ai temi delle donne, ha contribuito alla crescita del movimento femminista ed è stata sempre in prima linea nelle battaglie che hanno reso migliore il nostro Paese. Ci lascia una partigiana, una autentica compagna”

Francesco Cecchini

Per quelli che come me hanno vissuto la militanza nel P.C.I., la scomparsa del partito è stata un trauma. Il Manifesto, la sua storia e i suoi fondatori sono il punto di riferimento che ha permesso di elaborare il dolore. Rossana Rossanda resterà quel faro che indica, nonostante tutto, la possibilità di un mondo diverso: di un mondo possibile.

Antonio Caroppi

Dopo Luigi Pintor Lucio Magri e Valentino Parlato ci ha lasciato anche Rossana Rossanda.Di quel fantastico gruppo resta solo Luciana Castellina.Io assieme ad altri del Manifesto bolognese e riminese ,Sassi, Inghilesi, Serafini, Chicchi , Grazia, Tiziana… li ho conosciuti e frequentati tutti ricavandone insegnamenti politici, desideri di cambiamento e cultura sostanziale.Non sono piu riuscito a studiare e apprezzare la bellezza della politica come in quel periodo.Risorsa di immaginazione e innovazione, mai ostacolo.Ho ancora dei quaderni con appunti dei lucidi discorsi di Rossanda..Mi sento vicino a lei e la sua morte mi fa sentire il dolore del mistero e insieme la bellezza della vita.

Otello Ciavatti

Anche per me donna, una grande libera personalità del 900. Ciao Compagna e maestra di vita

Gabriella Palumbo

Addio, Compagna Rossanda. A 14 anni ho incominciato a comprare Il Manifesto, folgorata da un tuo articolo, e l’ho mai più lasciato; ricorderò il tuo stile arguto e pur sempre elegante, quel centrare il punto e analizzare a fondo. E grazie per” una ragazza del secolo scorso”, letto avidamente.

Luisa Sorrentino

Rossana cara, te l’ho già ricordato tempo fa. Siamo ai primi di aprile del ’74, a sei mesi dal colpo di stato in Cile. Alla redazione di via Tomacelli, stiamo lavorando -tu, Aldo Natoli e io- nella stanzetta della sezione internazionale. -Mimmo -mi fai- devo chiederti di sostituirmi al convegno dei Comitati per il Cile, convocato per il 25 di questo mese a Francoforte-. Con qualche imbarazzo, accetto l’incarico. Farò in tempo a tornare per la nascita di Francesca, mia figlia, prevista per i primi di maggio. Senonchè, dopo un paio di settimane, la bambina fa capire di volere nascere prima, magari nei giorni Francoforte. Alla prima occasione, racconto la situazione a te, Rossana, e ti domando di esonerarmi, vorrei trovarmi a Roma quando nasce mia figlia. Allora ti avvicini, metti le mani sul mio tavolino, ti pieghi verso di me e, teneramente, mi fai -Mimmo, da che mondo è mondo, le donne hanno partorito da sole. Vai a Francoforte e facci fare bella figura-. Sentii, in quel momento, che se possibile ti stavo volendo più bene.

Cosimo Quarantino

Il Bene per cui gli uomini soffrono e combattono varrebbe meno di un coriandolo sporco se non fosse stracolmo di No, di resistenze, dissensi, nobili spalle anche visionarie voltate a credi ormai senza sviluppo, ordinari, insensati, stantii. Rossana apparteneva a questa schiera, decisa, tenerissima e lucida in ogni ramo di idea che proponeva. La ricordo curva e sorridente una quindicina di anni fa, una vocina ficcante dove le sillabe calibravano i toni e accendevano gli istanti di curiosità, quel dietro e dentro delle cose che la complessità analizzata sa davvero sfiorare quando è maneggiata da esperienze umane come la sua. Le spine della storia fanno sanguinare anche al contrario se affondano con coerenza, attenzione e verità interiore nella carne contraddittoria del proprio tempo. Rossana ce la faceva, ci riusciva. La sua cifra morale ora deve viaggiare nel nostro solco, profonda e libera lungo questi anni complicati. A molte sue spinte non possiamo smettere di attingere per onorare un’appartenenza, una provenienza, un lascito. La sua memoria sia fra i nostri intenti. Cristiano Cant

Vorrei evitare frasi retoriche e roboanti. Se ne va un pezzo di storia,la nostra storia. Quando i confini ideali erano stabili. E le idee indisponibili a compromessi. Rimpiango quei tempi. Rimpiango alcune figure fisse,immobili che ora non ci sono più. Credo di non poter aggiungere altro.

Ombretta Buzzi

Di qualunque parte politica uno sia, davanti ad una DONNA così grande ci si deve inchinare per rispetto a quello che ha fatto per le donne, per la politica, per il Paese. Grazie Rossana, grazie per esserci stata. E scusaci se noi invece spesso siamo risultati assenti.

Paolo De Carli

Rossana Rossanda è stata un punto di riferimento politico e culturale per i giovani studenti degli anni settanta. Poi nessuno si è distaccato da questa madre, che ha sparso i propri figli nelle posizioni più disparate della società.

Franco Pancari

In memoria di Rossana Rossanda, mi piacerebbe rileggere un articolo scritto in occasione dell’insediamento di Cossiga come Presidente della Repubblica. Credo si chiamasse “Marilyn e le altre” – ma la memoria può ingannarmi. Lo ricordo come una bella riflessione (non priva di ironia) su quel che significa essere davvero al servizio delle nazione: non con una neutralità formale e di facciata, ma proprio in virtù della propria storia “di parte” (e partigiana). Ma naturalmente non riesco a rendere l’idea con altrettanta efficacia. In ogni caso, scompare un punto di riferimento.

Aurelio Alaimo

Ai tempi della militanza nel Manifesto prima e del Pdup poi, gli articoli di Rossana Rossanda non erano letti: erano studiati. Spesso con il vocabolario in mano, perché “la Rossanda”, anche se scriveva su un quotidiano comunista e i lettori che privilegiava erano operai, non concedeva nulla alla facile demagogia di semplificare i concetti. Imponeva o addirittura pretendeva lo stesso rigore di studio che lei riservava a sé stessa. E spesso i suoi articoli ci facevano impazzire. Ricordo una volta un poderoso articolo sulle radici storiche del comunismo in cui buttò lì il nome di Buonarroti e noi ci chiedemmo per giorni che diavolo c’entrasse Michelangelo Buonarroti con il comunismo, scoprendo alla fine che si trattava in realtà dell’anarchico Filippo Buonarroti che con Babeuf organizzò la congiura degli Eguali nel 1795. Insomma bisognava sudare sugli scritti di Rossanda ma poi, una volta assimilati, ti sentivi più “colto”, più “sapiente”, più consapevole di essere inserito in un processo storico in cui anche tu avevi la tua piccola parte. Che grande scuola fu quella di Rossanda, e di Magri, Pintor, Parlato, Castellina, Menapace, Eliseo Milani e tanti altri! Ho imparato allora che quando dovevo scrivere una relazione sindacale o politica o qualsiasi altra cosa, una lettura a qualche brano scritto dal gruppo storico del Manifesto, serviva ottimamente a aprire la mente e affinare lo stile. Grazie anche di questo, Rossanda.

Bruno Ravasio

Ho conosciuto Rossana Rossanda da dirigente comunista e da fondatrice de ‘Il Manifesto’ in uno degli angoli più belli di Capri, all’Hotel ‘La Pineta’ in via Tragara, a pochi passi dalla casa dove aveva dimorato Pablo Neruda. Quel luogo non era solo un albergo, in quel periodo, a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70, ma il buen retiro di intellettuali, giornalisti, artisti, scrittori che ritrovavano in quegli spazi un luogo di libertà, dove confrontarsi ed esprimere le proprie idee e visioni sulla politica e sul mondo.

Proprio a ‘La Pineta‘ di Costanzo Vuotto, come ricordava uno dei fondatori de ‘Il Manifesto’, Massimo Caprara, in uno dei suoi libri, furono gettate le basi per far nascere quella rivista, all’interno del Partito Comunista Italiano, a cui diedero nome “Il Manifesto”.

Per realizzarlo ne parlarono coi dirigenti del PCI dell’epoca, tra cui Pietro Ingrao, che non mostrò ostilità al progetto. Era la fine degli anni ‘60 ed ero affascinata dalla pacatezza di quella donna che da dirigente del PCI, pur avendo un passato partigiano, non aveva il piglio di una rivoluzionaria ma la sua voce penetrava convincendoti. Lo spirito libero che la contraddistingueva, e la sua finezza intellettuale riuscivano ad arrivare sino alla gente più semplice. Fu con Massimo Caprara, compagno e caro amico della mia famiglia, che trascorsi tante ore ad ascoltare le loro strategie sul come far nascere questo nuovo strumento critico e di elaborazione del sapere, sempre all’interno del PCI.

Rossana Rossanda e Karol Kewes, suo compagno di vita, insieme a Massimo Caprara, Lucio Magri, Luciana Castellina e tanti altri, credevano davvero, in quei giorni capresi, che il PCI avesse accettato la loro idea di trasformazione dall’interno, che invece naufragò nel novembre del ‘69 con la loro radiazione, decisa dal comitato centrale del PCI. Rossanda tornò a Capri l’estate successiva, come tante altre ancora, e le nostre chiacchierate continuavano. Le promisi, riconoscendomi nelle sue idee, quale figlia dell’allora segretario della sezione PCI di Capri, Teodorico Boniello, che avremmo partecipato con la lista de ‘Il Manifesto’ alle elezioni di turno in Italia, anche se in quel tempo lei e l’ex gruppo fondatore erano considerati degli eretici e non più comunisti. Sino a che le forze glie lo hanno permesso, Rossanda ha sempre frequentato Capri e le conversazioni con lei erano ricche di insegnamenti legati a due parole che pronunciava di continuo: libertà ed uguaglianza. Mi resterá sempre impresso il suo tono di voce, basso, sottile e persuasivo, che riusciva però ad infondere tanta forza in chi, come me, aveva avuto l’onore e il privilegio di ascoltarla.

Anna Maria Boniello

Se ne va uno dei più importanti punti di riferimento della mia formazione politica e culturale. Non so trovare le parole giuste per esprimere la tristezza e il vuoto che sento. Rimane però la consapevolezza della necessità di continuare a dirsi comunisti, con una certa ostinazione, come direbbe lei. Ma alla nostra maniera. Grazie, Rossana. Sei parte importante di una storia che non finisce.

Salvatore Sodano

La compagna Rossana Rossanda meriterebbe sulle pagine di questo quotidiano, che anche a lei deve la sua nascita, un dibattito e un confronto chiaro e sincero su quello che resta di comunista su il manifesto. Sono con voi nel comune dolore

Marzia Mencarelli, Pesaro

Non posso dire di aver conosciuto Rossana Rossanda perché l’ho incontrata una sola volta. Mi stavo laureando e la mia tesi, poi diventato libro, era proprio sull’esperienza del Manifesto. Mi era stata suggerita dal mio docente, Sandro Rogari, sull’onda del successo de “la ragazza del secolo scorso” splendida autobiografia della Rossanda. Io accettai con entusiasmo essendo un affezionato lettore del Manifesto. Cominciai a recuperare le pagine dell’Unità per ricostruire il percorso che poi porto’ alla radazione del gruppo. Non fu facile: era un linguaggio a cui non siamo più abituati ma, soprattutto, mi colpì il livello del dibattito. Ero convinto che il centralismo democratico avesse soffocato tutto e invece nei resoconti pubblicati dei comitati centrali emergevano le diverse linee di pensiero. Questo fino al fatidico XI Congresso del 1966. Ingrao tentò di portare il partito verso una posizione più avanzata ma non ci riuscì. Di colpo Pintor, Rossanda, Magri, Castellina, Parlato smisero di “parlare” sull’Unita’. Ognuno di essi fu mandato in periferia dove poteva “nuocere” di meno al partito. Quindi come riempire quel vuoto per la mia tesi? Incontrai ad un’iniziativa politica Luciana Castellina che con grande entusiasmo mi disse: vieni a Roma e ti apro il mio archivio e mi potrai fare tutte le domande che vuoi. Fu straordinario, raccolsi tanto materiale e cominciai a scrivere la tesi. Qualche mese dopo mi chiamò la Castellina e mi disse: presentiamo alla camera il libro di Lucio Magri (il sarto di Ulm). Ci sarà anche la Rossanda perché non vieni e parli con entrambi? Dovetti mettermi in giacca e cravatta per entrare (maledetto dress code istituzionale) ma ebbi la fortuna di vedere dal vivo persone di cui avevo letto tantissimo e finalmente associavo voci, volti, movimenti ai mille interventi letti sui giornali. Là incontrai per la prima e unica volta la Rossanda. Ero intimorito, aveva la fama di essere una molto rigida, austera. Io in fondo ero un laureando. Che potevo mai chiederle. Non so se fu perché era stanca dopo il dibattito, o per la presenza della Castellina che con il suo appoggio mi presentò come se fossi la speranza per raccontare le vicissitudini del Manifesto, ma la Rossanda mi sembrò quasi dolce nel parlarmi. Non mi diede grandi informazioni perché in sostanza nella sua autobiografia era già stata molto prodiga di dettagli ma quell’incontro mi arricchì come pochi altri. Il giorno dopo intervistai Lucio Magri. Un uomo di una lucidità maestosa che però sembrava essersi arreso già fiaccato dalla morte della moglie. Fu un’intervista sprezzante fino a quando mi chiese cosa ne pensassi sul Manifesto e la situazione politica di quei giorni. Là scatto come una molla in lui, un ardore negli occhi, una verve polemica. Continuammo per un’ora a discutere. Non potrò mai esprimere la mia gratitudine alla Castellina per avermi dato l’occasione di conoscere lei e, successivamente, due delle menti più brillanti che la sinistra italiana abbia mai avuto.

Ci mancherai Rossana

Antonio Lenzi

Un pugno chiuso per Rossana, la ragazza del secolo scorso che ci ha insegnato ad essere Comunisti critici e dubbiosi, ma Comunisti senza rimpianti dalla parte degli oppressi.

Claudio Caldarelli

Ho cominciato a leggere il manifesto per gli articoli di Rossana Rossanda dove con chiare e limpide parole trovavano espressione i miei pensieri e sentimenti. Grazie

Antonella Bonavita

Ricordo una donna con gli occhi piccoli ma profondi che ti scrutava l’anima e non ti perdonava se non cominciavi ad amarti. Foto di giornale sbiadite. Quanto ha urlato ha scritto ha insegnato. Dove siete? Dove sono queste donne? Eppure adesso occupano posti di potere! Che magone, mentre penso agli zoccoli ai piedi che non mi facevano correre alle manifestazioni. Anche loro sono diventate arrampicatrici cieche come i loro amici uomini! No non è questo che ci chiedeva! Non è questo che chiedevano! Pensavamo di aver vinto per le nostre bambine…Adesso le vediamo piene di lividi o addirittura sotto quindici coltellate piegarsi per terra in una pozza di sangue senza giustizia ascoltando riduzioni di pene con rito abbreviato Vi siete dimenticate dei pianti degli sputi delle offese, dalle vostre poltrone donne vedete solo il nulla è non strillate più! Ciao Rossana abbiamo perso

Clelia Giubilei

Cari compagni, pensate che fu lei a far pubblicare sul manifesto il mio primo articolo su Maurice Merleau-Ponty. Era il 1979, l’anno prima che mi laureassi. L’ultima volta che l’ho incontrata è stata a Pisa nel 2010, quando già insegnavo in Francia. Io ero lì per un convegno e lei per una conferenza alla Normale. Ero andato ad ascoltarla e poi le avevo fatto una domanda. Fu doloroso constatare che ormai si parlavano linguaggi diversi. Ma con quanta brillante intelligenza non ha mai smesso di accompagnarci “la nostra” Rossana Rossanda. Ammirazione e gratitudine infinite.

Mauro Carbone

Si dice che la perdita di una madre comporta lo stesso dolore, a qualsiasi età questa venga a mancare. Oggi possiamo dire che è proprio così, Rossana Rossanda è stata una madre nobile per molti giovani di ieri ed adulti di oggi. “La ragazza del secolo scorso” è stata ed è una bussola a cui ricorrere nei tempi di burrasca. La sua caparbietà il senso civico con cui ha attraversato il suo tempo ci consegnano una preziosa prassi da attuare in un momento politico buio, come quello attuale.

È stata una realista, il suo quadro preferito “i coniugi Arnolfini di Van Eyck”, perche’ la realtà bisogna saperla analizzare con precisione lenticolare, e allo stesso tempo una rivoluzionaria autentica, perché nonostante le sconfitte non si è mai arresa all’esistente.

Grazie Compagna, resisteremo come tu ci hai insegnato a fare.

Genazzano in Comune

Un grande abbraccio a tutti i compagni del Manifesto per la scomparsa della compagna Rossana, grande esempio di intelligenza e rettitudine morale.

Mietta Lombarti

Care/i compagne/i,

Innanzitutto esprimo il mio dispiacere per la morte di Rossana Rossanda, che ho sempre seguito – sulla rivista, sul quotidiano, sui libri – e che però avevo visto da vicino solo in un dibattito al Magistero di Firenze, nel vivo della contestazione studentesca sessantottina (dove era intervenuta con lucidità e con passione).

La “ragazza del secolo scorso” ha portato un grande contributo – di analisi, di idee, di elaborazioni politiche – alla sinistra, quella sinistra che oggi si trova in condizioni di notevole difficoltà.

E’ proprio su questo punto, sulla sinistra oggi, che vorrei aggiungere qualcosa, manifestando la mia insoddisfazione per gli ultimi numeri del giornale (e mi hanno fatto quasi pentire di aver rinnovato l’abbonamento).

Mi sembra che si sia persa, se non la lucidità – che era una delle caratteristiche principali degli scritti di Rossana -, almeno , che sventolano le loro bandierine, pensando di la passione e l’impegno per la ricostruzione della sinistra, alquanto “desaparecida” nel nostro Paese: come si fa infatti, per un giornale che dovrebbe essere parte importante di tale ricostruzione – almeno fino a qualche tempo fa ero convinto che fosse così (e per questo, fra l’altro, mi sono abbonato) – a mettere sullo stesso piano quelle che Norma Rangeri ha definito le 4 sinistre presenti in Toscana, e cioè quella subalterna a Giani (che presenta un programma ampiamente contraddittorio rispetto alle scelte programmatiche del candidato a presidente, di cui è sostenitrice), quelle patetiche dei 2 partiti comunisti ( che pensano così di ridar vita al vecchio PCI) e l’unica in grado di rappresentare un investimento per il futuro – Toscana a sinistra -?

Avreste dovuto sapere qual’era il lavoro serio che tale lista aveva alle spalle:

– l’attività positiva, con un contatto continuo con le realtà associative e di movimento presenti sul terreno della solidarietà, della cooperazione, dell’impegno per l’ambiente, della difesa dei diritti, svolta dai 2 consiglieri Tommaso Fattori e Paolo Sarti nella passata legislatura;

– il percorso, lento e difficile, che ha portato all’unificazione di varie sigle sotto un solo simbolo (con la rinuncia da parte di ognuna alla propria bandierina) insieme a varie realtà civiche, di movimento e di lotta, prefigurando così il crogiuolo da cui potrebbe nascere davvero una formazione di sinistra visibile, credibile, non più rintanata nei propri fortilizi, sempre più ridotti;

– il processo di formazione del programma che ha coinvolto

più energie, più saperi, più competenze, scommettendo sulla possibilità di un progetto alternativo.

Scrivo ad urne ancora chiuse: può darsi che tutto ciò non dia luogo ad un risultato positivo a queste elezioni, ma è indubbio che è questa la strada da percorrere per ricostruire la sinistra (e per avere voce in capitolo anche nei confronti del PD), ricominciando da tre, da quel che comunque è stato fatto. E “Il Manifesto” dovrebbe esserne parte attiva.

Certo, c’è da tener conto del pericolo della destra leghista e fascista, ma non si può rinunciare ad un confronto sui contenuti, riaffermando quelli che dovrebbero caratterizzare la sinistra (la cui ricostruzione ha bisogno di un lavoro politico culturale di lunga lena). Saluti resistenti.

Moreno Biagioni

Care Compagne e cari Compagni, come voi la morte di Rossana Rossanda mi addolora. Tempera il mio dolore la storia di una vita spesa bene, la ricordo al teatro Amg a quando presentò la candidatura di Pietro Valpreda.

Guido Doria, Miglietta

Grazie a Rossana per aver dedicato la sua vita alla cultura e alla politica di questo disgraziato paese. Grazie Rossana per averci sempre suggerito e stimolato, sia umanamente che politicamente, il senso delle nostre esistenze. Grazie anche a tutti voi del “il Manifesto” .l….il nostro e il vostro impegno continua! Un abbraccio alla famiglia e agli amici di Rossana e alla redazione del Manifesto!

Sabino Esposito

Mi pervade una grande sofferenza per la perdita di una donna straordinaria. Altre/i diranno di Rossana Rossanda giornalista, politica, intellettuale. Io preferisco ricordarla a Montegiove, ridere con Pietro Ingrao e Benedetto Calati, chiacchierare amabilmente a tavola con chi le stava vicino o di fronte, scambiare qualche parola con chiunque la avvicinasse, con grande dolcezza e sensibilità. Precisa, decisa e documentata nei suoi interventi, ma sempre disponibile al confronto. Destava particolare simpatia quando, sorridendo, ricordava a Calati, che i cattolici potevano sperare nella resurrezione, cosa che a lei, atea, non era concessa. Particolarmente intenso, per me, è stato l’incontro, e il dolore che le si leggeva in volto, al suo arrivo al funerale di Lorenza Carboni, per la quale nutriva un grandissimo affetto. Un abbraccio a tutte e tutti voi che continuate a pubblicare il “suo” giornale.

Danilo Andriollo

Un ultimo abbraccio a Rossana Rossanda conosciuta a Pomponazzi nella mia gioventù al manifesto, ora che di anni ne ho 65, sento la perdita della mia “mamma politica” come l’ho sempre definita. Ciao Rossana

Floriana Di Maggio

Ho avuto il privilegio di incontrare Rossana Rossanda tanti anni fa durante una delle tante iniziative per sostenere Il Manifesto. A quel tempo ero un funzionario del PCI e corrispondente de L’Unità. Mi colpì la sua lucidità d’analisi e la chiarezza nell’esporre pensieri e ragioni. Ho letto in seguito i suoi libri, gli articoli e le interviste. Una donna così importante mancherà a tutta la sinistra. Ora, come tanti altri compagni, mi sento più solo anche se mi rimangono le sue parole e queste le conserverò come una memoria preziosa.

Marco Travaglini

Rossana Rossanda e’ stata per noi ciò che Jean-Paul Sartre e’ stato in Francia.

Enzo Modugno

Ciao Rossana, il tempo è implacabile, manca la tua persona ma tu no, sei con chi ti stima, chi ha ricevuto un forte punto fermo nelle tue parole, nelle tue scelte, nelle tue idee. Vorrei con tutta me stessa che nel momento de trapasso potessimo scegliere una nostra sostituta per poter trasmettere il nostro ESSERE. Credo, anzi ho la certezza, che nel futuro non ci saranno più persone e sopratutto Donne così Grandi, come te e come chi ti ha preceduta nelle Grandi. Un bacio, fortemente

Daniela

Con Rossana Rossanda perdiamo anche un’amica

la scomparsa di rossana rossanda sta giustamente suscitando ovunque un grande cordoglio. Con lei scompare una grande figura storica della Sinistra, amata e rispettata internazionalmente.

Rossana era un’icona del femminismo, una colonna del marxismo critico, un emblema della sinistra anti-capitalista, un personaggio di grande spicco del mondo giornalistico e culturale.

Per noi del Forum Alternativo era però soprattutto una cara amica, che ci ha seguiti con simpatia sin dall’inizio, collaborando anche con i nostri Quaderni, finché le forze l’hanno sorretta. La ricorderemo perciò in modo approfondito nel prossimo Quaderno, meglio di quanto possiamo fare ora, presi dall’emozione del distacco e della perdita irreparabile.

Franco Cavalli, Svizzera

E’ stata la buona maestra di tanti di noi, una figura irripetibile anche per il suo essere donna, severa e lucida sempre. Ci siamo formati sui suoi articoli rispettandola davvero sempre, anche quando non eravamo d’accordo. Ci resterà sempre il rammarico di poter ancora leggere un suo ultimo articolo, mai l’ultimo.

Un abbraccio a tutti voi/noi.

Salvatore Cannavò

Salve, sono Marisa Bellorini, figlia del capo partigiano Primula rossa. Queste poche parole per Rossana, della quale ho seguito negli anni il pensiero limpido, intellettualmente onesto e di parte. Ringraziando il cielo, Rossana era di parte: quella della legalità, della Costituzione, della Repubblica italiana, della difesa dei valori sul quali in tanti abbiamo creduto e crediamo si possa fondare la nostra vita. Le vite delle persone comuni, che però nel loro piccolo, possono portare il loro mattoncino, la goccia nel mare per non passare senza senso sulla terra. Per non aver mangiato il pane del tutto senza merito. Ma, come sappiamo, la morte non mette bavaglio alla voce che esprime i pensieri, le idee. Rossana rimane, a noi l’onore e la responsabilità di dire di lei, di passare il testimone a chi non la potrà conoscere se non per nostro volontario tramite. Grazie Rossana, grazie per sempre.

Marisa Bellorini

Scrivo sostituendomi a mia madre, Roberta, la cui mente è persa in un tempo che non è il nostro.

Rossana, ho letto e atteso i tuoi articoli su il manifesto, acquistato ogni giorno in edicola dalla prima uscita.

Eleganza, saggezza, profondità di analisi e chiarezza, sono elementi del tuo stile che mi hanno sempre aiutata nella comprensione della realtà, e sostenuta nelle grandi incertezze di questi tempi così strani per me.

Comunista per amore, sono orgogliosa di averti sempre seguita, di aver letto i tuoi libri. Un abbraccio pieno di affetto, rispetto, ammirazione.

Roberta Cremona

Rossanda era l’intelligenza nella sua severità e creatività. Mi è stata di riferimento come una figura di donna autorevole, capace di trasmettere a noi giovani del baby-boom il concetto che un’idea complessa quale il comunismo fosse uno strumento di interpretazione della realtà prima che un obiettivo semplificabile, o praticabile, politicamente. Una delle menti più utili del secolo scorso, proiettabile anche in questo nuovo secolo così confuso.

Giorgio Rossi, Milano

Carissimi de il Manifesto, Nell’anno in cui ho perso mia madre ed uno dei miei più cari amici, la perdita di Rossana Rossanda è un altro dolore che si aggiunge, per me una madre intellettuale, nonché coscienza critica, i suoi editoriali puntuali, acuti, a volte feroci eppure veri, confesso sono stati per anni motivo primario per continuare a leggere Il Manifesto. Ricordo ancora l’emozione di quel giorno in piazza Maggiore a Bologna, diversi anni fa, in cui sono riuscito a stringerle la mano e a dichiararle tutta la mia stima e in fondo anche il mio affetto di lettore.

Gino Dal Soler

Conobbi Rossanda nel 1974, quando, allora assiduo lettore del “manifesto”, mi rivolsi a Lei per essere aiutato a raccogliere documentazione per la mia tesi in Scienze Politiche sull’”esperienza di Unidad Popular in Cile”. Mi mise in contatto con dei fuoriusciti cileni rifugiatisi a Roma e, oltre a documentazione di prima mano, ricevetti da Lei alcuni preziosi consigli. La ricordo come una Signora intelligente e gentile.

Seppur “non comunista “, rimango debitore verso le analisi di Rossana Rossanda, del suo compagno Karol K. Karol e di Luigi Pintor, di buona parte di quel che ho capito della politica italiana ed internazionale.

Intellettuali che non mancano solo alla sinistra, ma ad una politica carente di ideali e di intelligenze.

Giancarlo Rollandi, Sestri Levante

Riposa in pace grande donna.

Marisa Donati

A Rossana con tanto affetto. Ci mancherai.

Primaria Piansevero, IC Volponi, Urbino Pu

Rossana Rossanda, un nome così musicale che ripeterlo mi piaceva e mi metteva allegria. Ma forse non era solo per il nome, forse era perché questa musica lei l’aveva dentro e soprattutto aveva il coraggio di comporla giorno per giorno mai uguale.

M. Cristina Vitelli

Con Lei finisce una parte della mia vita, e con Lei si allontana anche mio padre che me l’aveva fatta conoscere, leggere e ammirare. Li saluto entrambi e li porterò sempre dentro di me. Ciao Luigi e ciao Rossana.

Alessandro Civitillo

Rossana: un piccolo gesto

Oggi, nel giorno della sua morte ho pensato che contasse un gesto, seppur piccolo. Mi abbono fino a fine anno, poi si vedrà.

Un gesto d’affetto verso la Madre de Il Manifesto.

Francesco Cecere

Una dei più importanti intellettuali italiani, fra i primi nella critica del socialismo realizzato nella costante ricerca e nelle ragioni (o utopie) di un comunismo ideale ma sempre e comunque dalle parte delle lotte di liberazione e degli ultimi. Grazie per quanto ci hai dato. Ciao Rossana.

Sandro Corsi,Terni

Ciao Redazione,

sono un ragazzo del ’50 e leggere che i pensieri della compagna Rossanda non volano più nell’aria mi ha bloccato il cuore in un momento di sconforto.

Mi avrebbe fatto immensamente piacere salutarla in una camera ardente o partecipando ad una cerimonia civile, ma a quanto leggo questa possibilità

non è stata data, e me ne dolgo.

Idee, persone, vite intere lasciano profonde tracce in tutti noi, e salutare Rossana Rossanda avrebbe lenito il dolore e consentito la riappropriazione di quanto è stata e ci ha lasciato.

A voi dunque, compagni della Redazione, il compito di compiere per quanti l’hanno amata e la ricordano questo rito.

Con affetto

Ferdinando Saita, Roma

Il mio primo incontro con Lei lo ebbe a 16 anni, nel 1966.

Intervenni all’assemblea della mia sezione del Pci, sostenendo gli argomenti esposti in un suo articolo, firmato insieme alla Castellina. Fui coptato nel Direttivo.

Dario C.

Grazie per averci dato “Il Manifesto”

Donatella Levati

Un soprassalto

del cuore.

Madre

di pensieri

offerti

come ruvide carezze.

Noi

vasi sbeccati,

perdiamo

un’altra scheggia.

La memoria,

abitata

da fratelli maggiori,

piange.

Gigi D’Anna

Carissimi, Sono una ragazza di sessantacinque anni. Rossana Rossanda mi ha insegnato, tra le tante cose, a scrivere. Leggevo i suoi articoli sui primi numeri del quotidiano, comprato con batticuore prima di entrare in classe, e scoprivo, insieme ai contenuti ovviamente condivisi, uno stile unico, netto, asciutto, intelligente, perfetto.

E’ stata una zia, una sorella maggiore, un punto di riferimento, sempre. La sua vita, le sue scelte (pubbliche e intime) sono state per me sempre comprensibili, anzi empaticamente vissute.

Con molta eleganza, ora se ne è andata nel giorno assurdo di questo referendum, di queste elezioni, in un’epoca strana che fatichiamo a riconoscere come nostra. Così pochi maestri e maestre ci rimangono!

Ma ci restano i nostri figli, quelli che cullavamo, per addormentarli, con le nostre canzoni, quelli che adesso sono giovani donne e giovani uomini che, con la loro cultura, la loro onestà e la loro intelligenza ancora una volta stanno cercando di cambiare il mondo. E noi ci siamo ancora, e la nostra attitudine non cambierà: continueremo sempre, ciascuno nel proprio habitat, a ‘fare la cosa giusta’.

Ricordando un brindisi con dei carissimi amici a Campo de’ Fiori per Luigi Pintor, mi dispiace che non ci sia, ora, un luogo fisico per ricordare Rossana. Anche questo doveva succedere…

Ma sei comunque con noi. Hasta siempre, Rossana.

Olina Capolino

È un grave lutto che ci lascia un po’ orfani. È stata una donna fondamentale per tanti allora giovani com’ero io che giorno dopo giorno hanno imparato e condiviso i suoi valori, la sua lucidissima posizione politica e la lotta per un mondo più equo. Impossibile dimenticarla. Oggi più che mai i suoi insegnamenti ed il suo esempio possano essere un faro per tutti coloro che credono nella giustizia.

Maria Luisa Moresco

Rossanda, con Lei se ne va una parte della mia vita e della storia di molti di noi. L’ho conosciuta una volta di persona e ho letto tutti i suoi articoli sul Manifesto. Una Compagna unica e di grande inarrivabile valore. Riposa in pace.

Oggi 20 settembre la notizia ha aperto una breccia di tristezza nel mio cuore.

Giacoccari

Addio grande donna di una generazione di maestre e maestri generosi e coraggiosi. Un abbraccio infinito anche alle compagne e compagni che vai a raggiungere.

Marisa B.

Cara compagna ti auguro che la terra ti sia lieve ed auguro a noi tutti di seguire il cammino che hai lasciato, altre donne indosseranno le tue scarpe.

Fiorella

Che dire di piú! Di una grande Donna, una grande mente, una figura che ha marcato la via al Socialismo reale .A noi comunisti, e non solo, resta il compito di proseguirne l’opera ideale.

Walter Gerenich

Per la prima volta nella mia vita scrivo qualcosa ’pubblicamente’.

Rossana Rossanda per me giovane negli anni ’70 ha rappresentato uno stimolo a pensare sempre, e approfondire per quanto a me possibile, alle vicende pubbliche e private della mia vita.

La lettura dei suoi articoli e dei suoi libri mi ha risvegliato quando si profilava l’indifferenza e anche consolato nei momenti di difficoltà personale e professionale.

Le circostanze “dure” generano eccellenze intellettuali come la sua. Tuttavia, oggi sono difficili da trovare anche se il mondo sta sperimentando grandi durezze nelle povertà materiali e morali che, un esempio su tutti, spingono centinaia di migliaia di persone a migrare e milioni di milioni di altre a buttarsi tutto questo alle spalle.

Claudia Balotta, Milano

Ciao Ragazza del secolo scorso, sarai sempre un esempio per tutte noi donne. Grazie.

Loredana Callarello

All’epoca, il secolo scorso, eravamo un bel nutrito numero di dimafoniste (coloro che digitavano gli articoli che ci venivano dettati da ogni parte del mondo) e ci eravamo sistemate in una stanzetta dell’ultimo piano di via Tomacelli, adiacente alla terrazza. La stanzetta dopo un po’ di tempo divenne troppo stretta e chiedemmo di essere spostaste in un ambiente più grande.

Non per volontà, ma la nostra richiesta tardava ad essere risolta, quindi ci rivolgemmo a Rossana ma io, fino ad allora, avevo molta soggezione di lei (una donna, una compagna, una leader, un monolite del Comunismo). Nella nostra richiesta ci paragonammo a dei “fiori” incolti – stando accanto alla terrazza, ci stava bene – e questa espressione le piacque parecchio, tanto che si dette talmente da fare che nel giro di poco tempo conquistammo delle postazioni più larghe. E quando ci incontrava lungo i corridoi o nell’ascensore, ci chiedeva sempre: “Allora, come stanno i miei ’fiori’?”

Conservo di lei tutto quello che una donna può aspirare, a cominciare dalla sua storia. E, nonostante questo, la sua umanità che, per chi raggiunge certi livelli, è dura da conservare. Ci mancherai, e tanto. Grazie per tutto.

Lia, segreteria di redazione

Una distanza siderale. Ogni volta che leggevo Rossana Rossanda dovevo andare in cerca di molti pezzi dei suoi discorsi nella storia politica passata. Non mi è mai successo di pensare di essere d’accordo in tutto e per tutto con quanto sosteneva. E uscivo da quelle letture sempre un po’ malconcio perché Rossanda frenava ogni analisi irruenta, ogni generoso istinto ottimista, i suoi toni erano malinconici e terreni. Di Rossanda ho a portata di mano la sua intervista a Mario Moretti – su cui si discute ancora, ma che è un lavoro inaggirabile per chi vuole comprendere cosa furono le Br – e i suoi interventi su La Rivista del manifesto – la Rivista che ho più amato. È qui che trovo un passaggio paradossalmente attuale: “L’opposizione è divisa sul metodo elettorale – Prodi tiene fermamente al bipolarismo, la sinistra radicale punta al proporzionale. Anche chi, come me, crede che questa seconda linea sia giusta e che molti fenomeni attualmente in atto – svuotamento dei Consigli, svuotamento delle Camere, corsa al premierato, sfascio costituzionale – ne siano una conseguenza, sa bene che un’idea delle istituzioni non va in crisi solo a causa del sistema elettivo; se mai questo è conseguenza di una crisi. Come non affrontarla? Come battersi per imporre una direzione diversa allo svuotamento della partecipazione? Dove sta il verme che rode alle radici, e dovunque, il sistema democratico?” Allora – era l’ottobre 2004 – io credevo ancora nel potere dal basso che poteva essere espresso dai movimenti sociali, Rossanda invece non guardava oltre i partiti politici, ma poneva la domanda che dopo 16 anni nessuno si pone più, tutti vittime di un sortilegio che vieta l’uso della parola ’programma’: ” Si può tardare ancora senza che un programma comune appaia più lontano che mai?”. Continuerò a sbattere la testa sul suo sguardo sul mondo, uno sguardo necessario affinché chi si eleva in volo non faccia la fine di Icaro. Addio, Signora Rossanda.

Stefano Lucarelli, Bergamo

Rossanda ha insegnato ai suoi contemporanei la onestà intellettuale che porta a cercare sempre la verità, l’unica che presuppone una rivoluzione che valga la pena di fare.

Nello Margiotta

Volevo esprimere la mia sentita partecipazione per la scomparsa della compagna Rossana Rossanda, fatto di democrazia e giustizia negli anni post bellici e sempre voce di critica al potere.

A mai più, purtroppo.

Loris Pessina

Sempre pronta a mettersi in discussione, a discutere su errori e responsabilità ma costantemente coerente con le sue idee di eguaglianza e di lotta a favore degli strati sociali più deboli. Questa lotta è stata il senso della sua vita. Scompare una delle più grandi giornaliste scrittrici e intellettuali del 900. L’ intelligenza e la lucidità dei suoi articoli e dei suoi libri sono stati per me un punto di riferimento costante. Parafrasando il suo famoso articolo dopo la morte di Berlinguer, “E’ una fortuna vivere e morire come Rossana Rossanda”, anche se oggi la sua scomparsa è incolmabile.

Dario Alovisio

Cari amici de “Il Manifesto”,

torno con il pensiero a Rossana Rossanda quando anni fa (era il 1984) stavo scrivendo per l’editore Mursia, “Neri e Gianna, vita e morte di due partigiani comunisti”, (Luigi Canali e Giuseppina Tuissi), caduti, dopo la Liberazione, a Como, per mano amica mentre infuriava la polemica sulla destinazione dell’“oro” di Mussolini e della sua banda. Neri e Gianna, comunisti coraggiosi e incorrotti, avrebbero voluto che quel bottino da loro inventariato al Comune di Dongo per ordine del Comando della 52a brigata Garibaldi “Luigi Clerici” finisse all’erario pubblico. Lo affermarono nel verbale. Gli altri erano del parere che rifluisse nelle tasche del Partito comunista italiano come in effetti avvenne. Ebbene di Neri e Gianna ebbi a parlarne con Rossana Rossanda, allora residente nel Comasco, luogo della tragedia. Mi confessò il suo orrore e il suo giudizio. Un duplice infame delitto di cui tuttora si parla. La ferita è rimasta profonda. Nel suo libro “Anche per me. Donna, persona, memoria, dal 1973 al 1986”, Saggi Feltrinelli, Milano, ritornò su quei giorni scrivendo parole dolorose e di fuoco: “…. E mi sfilavano davanti le immagini dei compagni uccisi. Questo ricordo, vivido come i colori freddi di una giornata d’aprile nel Nord, e quello immediatamente successivo del Neri e della Gianna, uccisi dai loro e miei compagni per una storia oscura e della quale mi si avvertì assai energicamente che non mi dovevo occupare, fece sì che non mi è riuscito di dire “Ai bei tempi della Resistenza”.

Un abbraccio. Franco Giannantoni, Varese

Ciao ragazza del Novecento

Mauro Pinzi

Addio Rossana Rossanda, ragazza del secolo che verrà.

Leonardo Lenzi

La scomparsa di Rossana Rossanda mi colpisce profondamente: la lettura dei suoi articoli sul Manifesto, quando ero studente, è stata una delle principali fonti della mia educazione politica. Figura magistrale per me, credo di poterla indicare oggettivamente come una rappresentante tra le più nobili di un’idea di politica come liberazione dell’uomo e non come amministrazione del presente.

Giorgio Mascitelli

Sono un ventenne che è cresciuto politicamente (ma non solo) tra le pagine del Manifesto.

Anche se per ovvi motivi anagrafici non ho potuto vivere in prima persona quella storia di cui Rossana Rossanda è stata protagonista, lei per me resterà sempre un punto di riferimento. Ho letto le parole scritte da lei e quelle scritte su di lei. Ho anche avuto l’onore di ascoltarla in una iniziativa relativamente recente promossa dalla Sinistra romana. Ora mi sembra di aver perso un pezzo importante.

Parafrasando: “Rossana è morta e ora tutto è peggiore”. Ciao e grazie.

Andrea G.

I migliori se vanno sempre quando ne abbiamo più bisogno

Bibola

Ho avuto l’onore di conoscere, seppur superficialmente, la compagna Rossana, quando studente universitario a Roma, ho frequentato come tanti altri compagni, la sede di via Tomacelli.

Esprimo tutto il mio dolore per la sua scomparsa. Mancheranno a tutti le sue idee e le sue “provocazioni” in nome di un ideale che lei non ha mai tradito. Un saluto a tutta la redazione del giornale.

Mario Viola

Ciao Rossana.

Ricorderò sempre te, Lucio Magri, e gli altri compagni de Il Manifesto nei primi anni della sua fondazione. Nella mia sezione del Pci di Roma Esquilino in molti avevamo simpatia per te e per il gruppo del Manifesto.

Sei stata una grande, ti ho voluto bene.

Adriano Aletta

Ciao, Rossana.

Dalla Spagna con affetto. Il viaggio non è stato inutile. Grazie per fare un mondo un po’ migliore.

Ci mancherai sempre.

Marta Merayo

Grazie Rossana per aver fondato il Manifesto e per tutto quello che di bello e buono hai fatto per suo mezzo.

Vola libera nel cielo come lo sei stata sulla terra.

Giuliana Serra

Condoglianze

Loredana Zani, Centro Studi Psicoanalisi, Rimini

Ieri nell’apprendere la notizia della scomparsa di Rossana Rossanda, oltre al dolore, mi son venute in mente alcune considerazioni relative ai cambiamenti politici e culturali avvenuti dall’inizio di questo infausto secolo.

La scomparsa della Sinistra internazionalista ed il relativo vuoto prodotto a sinistra di forze quali il Pd, si inserisce in una dissoluzione culturale di massa di eccezionale portata. Non siamo più in grado di rimettere in gioco quella dignità culturale popolare che per decenni nel secolo scorso è stata fautrice di risultati straordinari per la democrazia, e per la classe proletaria. Credo che anche Rossana soffrisse nel veder dispiegata una tal situazione politica.

Un grazie ed un bacio a te Compagna Rossana, ovunque tu sia.

Marco Noferi

Ho cominciato a pensare politicamente con il Manifesto. Leggere Rossana Rossanda, Lucio Magri, Luigi Pintor, Luciana Castellina,

Valentino Parlato era per un ragazzo adolescente come me a metà anni Settanta una bussola tra lucidità razionalità e passione politica. Nelle riunioni del Pdup si arrivava a Roma da tutti i confini d’Italia ed era una carica enorme di energia. Ci si formava politicamente mentre oggi la sinistra è solo gruppi di saccenti o egocentrici. Il coraggio di chi come Rossana ha sfidato l’isolamento politico espulsa dal Pci per poi diventare faro per tanti di noi. La sua scontrosa grazia che non faceva sconti al bisogno di chiarezza. Pensiero cultura non verità di apparato. Libertà. Quando non conta l’età perché l’emozione di una figura bella attraversa gli anni.

Grazie Rossana da un uomo mai pentito di quegli anni meravigliosi

Giovanni Iacono

“Non sono mai stata populista: non lo può essere chi è venuto alla politica dal rifiuto del fascismo. Avevo visto il poveraccio fascista, quello che si era messo nelle milizie nel 1944 perché non sapeva dove andare. Conoscevo al sud chi si faceva carabiniere o seminarista per necessità ma diventava poi molto carabiniere e molto seminarista. Le scelte prima le facciamo poi ci fanno.”

Oggi con la perdita di Rossana coincidente con una giornata di votazioni in cui continuano a prevalere le persone e non le idee, sembra aver voluto ancora una volta farci fermare e pensare.

Mi auguro ci possa essere un momento, uno spazio per ricordarla e non piangerla, anche se mancherà a tutti. Grazie.

Sabrina Alò

Si dice che la perdita di una madre comporta lo stesso dolore, a qualsiasi età questa venga a mancare.

Oggi possiamo dire che è proprio così, Rossana Rossanda è stata una madre nobile per molti giovani di ieri ed adulti di oggi. “La ragazza del secolo scorso” è stata ed è una bussola a cui ricorrere nei tempi di burrasca. La sua caparbia ed il senso civico con cui ha attraversato il suo tempo ci consegnano una preziosa prassi da attuare in un momento politico buio, come quello attuale.

È stata una realista, il suo quadro preferito “i coniugi Arnolfini di Van Eyck”, perché la realtà bisogna saperla analizzare con precisione lenticolare, e allo stesso tempo una rivoluzionaria autentica, perché nonostante le sconfitte non si è mai arresa all’esistente.

Grazie Compagna, resisteremo come tu ci hai insegnato a fare.

Genazzano in Comune

Ciao Compagni, ancora un pezzo di storia viva del giornale e della sua fondazione se n’è andato stanotte. Noi lettori appassionati da lunga data confidiamo in Luciana e voi compagni della redazione per i prossimi 50 anni di vita del giornale.

Un sentito ringraziamento a Norma Rangeri e Tommaso Di Francesco per gli articoli bellissimi su Rossana.

Tutti noi della sinistra siamo con voi in memoria di Rossana: lunga vita a il manifesto!

Ing. Gianfranco Mazzeo, Torino

Grazie Rossana. Grazie, Grazie.. Buon Viaggio.

Giuseppina Roberto

Con la tua scomparsa abbiamo perso una grande donna di cultura e grande senatrice.

Valerio Mele

Ciao….compagna!

GS Baron

Ciao Rossana mi piace salutarti così, altri ed altre compagne sapranno scrivere tante cose sulla tua vita. Il mio vuole essere solo un piccolo ricordo di quando ti ho letto per la prima volta sulla rivista prima che nascesse il quotidiano, appena 16 anni e le cinquanta lire quotidiane per leggerlo. Il mio apprendistato politico, la mia guida mattutina, il mio momento di riflessione da giovane “estremista” a Crotone negli anni 70’, la tua eresia e degli altri compagni che scrivevano quelle quattro pagine mi ponevano dalla parte del torto. Poi all’università di Cosenza a diffonderlo e discutere in modo appassionato fino a oggi, cinquant’anni dopo eccoci a ricordarti. Che la pace ti accompagni ovunque sei in questo momento. Ciao Rossana.

Pino Leonardi

Molta malinconia. Se ne va una delle figure più importanti e più serie della Sinistra Italiana, che ha fatto parte della vita di tutti noi giovani allora comunisti, come figura di riferimento di un giornalismo serio e impegnato che non chiuse gli occhi di fronte alle disillusioni che seguirono le invasioni dei carri armati sovietici in Ungheria e a Praga. Una donna impegnata e indipendente, una intellettuale serissima e il suo libro autobiografico “La ragazza del secolo scorso” (una lettura lucidissima a sinistra, di un tratto importante della storia italiana, quello da lei vissuto come sindacalista e poi giornalista e scrittrice in prima persona) andrebbe letto nelle scuole per capire tante cose di quegli anni. Un abbraccio Rossana

Francesca Vitale

Addio Rossanda “ragazza del secolo scorso”! Grande perdita per la cultura della sinistra e delle donne!

Sei stata con i tuoi articoli su Il Manifesto un faro per me e per molti! Ci mancherai!

Grazie Rossanda per tutto ciò che ci ha lasciato!

I ricordi prevalgono, a me l’ha fatta conoscere mio marito Giorgio Piazzano che ha vissuto l’esperienza de Il Manifesto da quando siete nati e prima ancora!

Ricordo che i primi suoi articoli per capirli li leggevo e rileggevo più volte, ora sono quarant’anni e credo di non essermene perso nessuno! Oggi mi sono commossa come fosse mancato qualcuno di famiglia!

Condoglianze ai suoi affetti e alla redazione de Il Manifesto la sua grande famiglia!

Antonietta Grieco

Addio Amica di troppi anni fa. Quali parole potranno mai ricordarti dopo tanto tempo. Solo una: Maestra.

Antonio Riva

Grande dispiacere per una grande donna

Lorenzo Fontanelli

Ho cominciato ad appassionarmi di politico nel 1969, a 14 anni. Il Manifesto è stato per anni il mio vademecum. Gli articoli della Rossanda li sottolineavo perché mi prendevano l’anima. È stato bellissimo. Grazie Rossana

Carlo Fusi

Ciao Rossana, amica di una vita tra Roma e Parigi, il ricordo di quello che abbiamo condiviso è impossibile da sintetizzare ma fa parte di me.

Grazia Levi

Grazie. A te che non sei una ragazza del secolo scorso ma di questo e dei secoli a venire. Addio Rossana.

Paolo Pietrangeli

Ciao Rossana!

Grazie per tutto quello che hai detto e testimoniato nella tua vita. Come a mia madre a cui devo la vita a te devo in parte la mia idea di mondo. E stato un grande privilegio leggere le tue riflessioni le tue impressioni che hanno aiutato me e la mia generazioni a stare dalla parte di una classe senza dogmi ma con la curiosità e la gioia di vivere.

Riposa in pace!

Ti portiamo nel nostro pensiero con gratitudine nel lento ma inesorabile percorso verso una società senza classi.

Guglielmo Donadello

Un groppo in gola mi assale leggendo la tua dipartita, ma resteranno indelebili le tue analisi sul Comunismo così come le tue critiche costruttive. Leggendo te e Pintor ho costruito il mio spirito critico! Mancherai e anche molto!

Nicola Salati

Ti ho conosciuta piano piano sul manifesto. Esperienza dopo esperienza. Lettura dopo lettura. Da quando avevo 19 anni all’università fino ad ora che ne ho 46. Fino alla lettura di “La ragazza del secolo scorso”. Quanto mi mancherai, quanto ci mancherai. Sei stata un punto di riferimento, lo sarai ancora. La tua memoria vivrà nel manifesto: ogni giorno ti ritroverò in edicola, compagna del secolo scorso.

Maurizio Zilioli

Ogni giorno più soli, sole. Tutte, tutti. Comunque la si pensi. Grazie. E grazie ancora. Di tutto.

Giancarlo Vitali Ambrogio

Ho qualche prezioso ricordo persino io, della Grande Rossana, che imparai a conoscere attraverso Il Manifesto degli anni ’80, appuntamento ineludibile di ogni mattino, prima di andare a scuola, l’ultimo anno del liceo, in cui cercavo e trovavo sempre molto e di più.

Due ricordi, in particolare, cui sono affezionata e che emergono prepotenti. Una sera, a pochi passi da me, quasi a braccetto sostenendosi, due vecchi compagni, chiacchierando sommessamente, Rossanda e Rodotà, in una Via delle Botteghe Oscure in cui ancora c’era Rinascita, e la sede del partito. E poi, un’altra sera, alla Casa Internazionale delle Donne, forse nel 2007, quando Rossanda presentò La Ragazza del Secolo Scorso. Avevo ormai quarant’anni e lei mi disse che le sembravo così giovane. Due piccole fotografie stampate nell’animo, che mi sono care.

Grazie Rossana. Grazie per tutto quello che hai scritto, per tutte le discussioni cui avrai partecipato e che sicuramente hanno lasciato tracce. Grazie per la tua lucidità, ora più che mai così preziosa.

Barbara Gazzea, Roma

Sono nato nel ’92. Non sono un ragazzo del secolo scorso eppure mi ci sento. Continueremo ad essere liberi anche grazie ai tuoi insegnamenti. Grazie di cuore.

Aniello Borriello

Negli anni Settanta ebbi la ventura e l’opportunità di conoscerLa a Bologna – Ero allora ’funzionario’ del Pci -. Mi colpì la Sua straordinaria capacità di ascoltare, con interesse, l’interlocutore. Mi colpì la Sua attitudine al dialogo e la Sua profonda cultura. Ci insegnava a cercare uno spazio di autonomia nonostante le fissità dogmatiche che derivavano dalla ’guerra fredda’ e tarpavano anche l’originalità gramsciana del Pci. Con commozione ricordo anche la Sua elegante ’semplicità’

Aldo Bacchiocchi

Una grande donna che se n’è andata. Grazie di tutto e buon viaggio

Alessandra De Majo

20 Settembre 2020 condoglianze per la morte di Rossana Rossanda con la

quale ho collaborato negli anni ’50 nell’Associazione Italia-Urss.

Allego una poesia a ricordo di quei tempi.Una pausa

donne,uomini!

il sangue vostro offriste

rosso e puro

per liberare l’uomo

da un rapace giogo

la vita opprimente

degli umili,

sane braccia offerenti

con misere mercedi pagati,

disciplinati dalla sferza

di crudeli scherani,

sui corpi e le menti infierenti.

La secolare lotta,

vittoriosa, a volte,

un fiume di sangue vostro

scorrere ha fatto,

ma all’eretta vostra fortezza

belve dall’inaudita ferocia

ed altre, dal morso subdolamente velenoso,

istericamente scatenate,

imposero di creare armi

in luogo del socialismo.

Una pausa, la secolare lotta subisce,

ma le coscienze che sapranno rivivere

l’eroiche gesta

di chi donava sé stesso,

per la libertà di tutti,

riprendere la faranno

e ,questa volta,

per un’imperitura e vera

liberazione.

Vincenzo Turba

Sento dire che persone così con ideali così non ne nascono più . Voglio invece credere che dalla nebbia qualcuno ancora emerga e ci illumini la mente

Antonio Callegati

E’ morta una grande leader, una grande intellettuale, una grande combattente, una grande persona. Mi ha colpito una sua frase, riportata dal Telegiornale: “Il Comunismo ha sbagliato, ma non era sbagliato”. Ecco, con una breve frase ha espresso un concetto condiviso da tante persone (anche da me che non sono comunista), persone che per dire la stessa cosa avrebbero dovuto fare un discorso. Grande intelligenza, grande cultura, grande anima, qualsiasi cosa noi possiamo intendere con “Anima”.

Grazie infinite, Rossana, per esserci stata.

Lucio Aiello, Cosenza

Grazie di tutto Rossana

Federico Sigillo

Addio Rossana,

In questi anni di personaggi mediocri e insulsi sono rimaste poche persone del tuo spessore umano e culturale.

Ho in mente una frase che avevo letto nella tua ultima intervista a Repubblica:

“Ho cercato di fare prevalere le ragioni, ma ho avuto grandi torti, del resto chi può negare di sé di non averne avuti”. Che la terra ti sia lieve.

Giuseppe Federico

Rossana mancherai a molti di noi, lettori e no del Manifesto. Ci mancherà il senso critico e ampia visione delle faccende umane. Buon viaggio.

Modesto

Quando muore un amore l’amore non muore

Valerio Caramassi

Ho cominciato a leggere il Manifesto perché ci scriveva Rossana Rossanda, Per me le sue scelte affermavano la dignità di chi si era allontanato dal Pci senza tradire i propri ideali, alcuni anziani lo avevano fatto testa china, lei no. Sono stata una sua lettrice per gli articoli, per “La ragazza del secolo scorso”. Le sue battaglie per le donne sono state accompagnate dall’appello alla solidarietà femminile in un Paese che involgariva. Nell’epoca del web e dopo questi mesi di isolamento per il Covid, posso dire che rimpiango di non aver potuto ascoltarla e vederla da vicino.

Grazie Rossana per il dono che ci hai fatto della tua intelligenza, cultura, indipendenza.

M. Rosaria Perna

Una donna straordinaria, di un’onestà intellettuale unica. Interprete del suo tempo, del nostro tempo. Ci lascia in un momento di grave confusione. La sua mancanza si farà sentire.

Deliana Bertani

Cara Rossana,

questa è una di quelle lettere che non vorresti leggere. Non perché parla del fatto che te ne sei andata, ma perché piena di quei ringraziamenti di fronte ai quali sei sempre stata un po’ critica e un po’ modesta.

Ma sono parole che, insieme a quelle dei tanti che ti stanno scrivendo, vorrei leggessi.

La notizia di questa mattina mi ha provocato un dolore confesso inaspettato: non ci conoscevamo di persona, ma è sembrato quasi che se ne fosse andata una persona che ha avuto un ruolo importante in famiglia. E forse è, in un certo modo, proprio così.

Le tue riflessioni hanno accompagnato la mia crescita come persona, e le tue letture sono state spesso uno spunto di pensiero e a volte un riferimento, a partire da quando con gli atteggiamenti da adolescente mettevo il manifesto in tasca e – complice il formato extra large – leggerlo era una affermazione. Il primo libro che ho letto è stato “Appuntamenti di fine secolo”, e insieme ai tuoi articoli mi è stato chi sgomenti sorridiamo dei fantasmi della memoria e dei silenzi della solitudine. Lacrime pacificatrici accompagnano la nostra attesa senza rimpianti mentre le porte del tempo si schiudono al nostro vagare e il giorno brillante schiarisce e colora orizzonti inesorabilmente irraggiungibili.

Antonella Maria Carforaaro che sei sempre riuscita ad esprimere con la forza delle tue parole e la lucidità delle tue analisi valori per me molto importanti. Vorrei quindi ringraziarti, perché hai accompagnato e continuerai ad accompagnare molte delle mie conversazioni sul mondo che ci circonda e su come dobbiamo impegnarci per trasformarlo.

Francesco Lescai

“Compagno è una bella parola, è un bel rapporto quello tra compagni. Amico è una cosa più interiore. Compagno è la proiezione pubblica e civile di un rapporto in cui si può non essere amici ma si conviene di lavorare assieme”. Addio Rossana, addio ragazza del secolo scorso, addio compagna.

Massimiliano Gatti, Iseo (Brescia)

Un pensiero per Rossana Rossanda

Tutto è stato già detto e scritto per una protagonista della politica così unica e autorevole. I miei ricordi sono lontani e le immagini un po’ sfocate… Cari amici si è spenta l’ultima luce della nostra infanzia e il bagliore è troppo lontano per occhi senili. Dalla fonte non sgorga acqua zampillante ma un commovente rivolo blu che la terra arsa assorbe senza pietà. Il nuovo continente scoperto dopo il lungo viaggio è un’isola vagante e non consente approdo. I nostri passi incerti e trionfanti le mani strette in amori così verosimili, gli sguardi cinicamente complici. Artefici e artisti

Può un libro di una ragazza del secolo scorso essere avidamente letto da due universitari nati alla fine di quello stesso secolo, quasi fosse quello galeotto?

Una nonna severa e dolce, mancherà anche a quelli che le chiesero di esserle nipoti.

Federico, Bologna

Onore a Rossanna Rossanda estromessa dal “suo” giornale

Onore a Rossana Rossanda, radiata dal PCI ed estromessa dal giornale il manifesto che aveva contribuito a fondare e a far crescere e vivere. Faceva parte con Pintor di quell’area senza confini, di cui Luigi scriveva, nel suo articolo-testamento. Il lascito che ci hanno consegnato è quello di operare ogni giorno per reiventarci la vita. Ci hanno lasciato un’eredità preziosa fatta di stile di vita e di pensiero critico, di pietas umana, di amore per la bellezza, di capacità di cambiamento personale.

grazie Rossana e grazie Luigi.

Mariolina Tentoni

Rossana Rossanda, tristezza immensa (da Parigi)…

Cari compagni, caro Manifesto,

Sono profondamente commosso dalla notizia della morte di Rossana Rossanda. Sono francese, giornalista a «Politis» (settimanale della sinistra alternativa francese, cioè molto vicino alle posizioni del Manifesto) e, anni fa, ho avuto il grande piacere di incontrare Rossana. Stavo allora finendo la traduzione in francese del suo bellissimo libro-intervista di Mario Moretti, “Br, una storia italiana° (con Carla Mosca).

Vivendo a Parigi, era poi venuta, non senza coraggio, alla redazione di Politis per un dibattito, con lo storico Enzo Traverso, all’occasione della pubblicazione del libro in francese, dove una grande parte dei rifugiati politici italiani in Francia e quindi tutte le vecchie tendenze del movimento in Italia (spesso armato) venero a prendere la parola, tra cui Oreste Scalzone e molti altri. Dové allora affrontare molti attacchi (contro il Manifesto o il suo « garantismo ») e le posizioni espresse spesso non sembravano aver molto cambiato dal 1978… Ma lo fece e rispose con grandissima intelligenza, grandissima «classe» e anche dolcezza. E’ quel ricordo che volevo scambiare con voi.

Condivido con affetto il vostro lutto e credo che la sinistra e il movimento in Italia abbia perduto una delle sua figure più lucida e più fine, politicamente, per l’avvenire…

Ciao Rossana…

Ps: se ho fatto qualche errori in italiano, che non è la mia lingua madre, grazie di scusarmene e, poi, per la vostra gentile correzione…!

Olivier Doubre

Cordoglio per la signora Rossanda

Cordoglio per la madre del manifesto

Rossana Rossanda è stata una figura storica del giornalismo e innovatrice nel campo; distinta e non convenzionale, espressione poliedrica tra politica e letteratura, tra informazione e costume. Con una statura internazionale: quella di un’attiva protagonista italiana controcorrente e coraggiosa.

Testimone del tempo, donna carismatica e riflessiva: non ne ho condiviso il pensiero, ma ne riconosco la levatura intellettuale e professionale; la passione civile e critica, la cultura profonda e viva; anche la lungimiranza di chi ha vissuto in prima linea – e talvolta ha contribuito a fare – la Storia.

Un saluto di cordoglio e un omaggio alla signora Rossanda, da un giovane nato alla fine del secolo che lei ha narrato.

Grazie per lo spazio e un cordoglio sentito alla redazione.
Amedeo Gasparini

La notizia della morte di Rossana Rossanda mi è arrivata sullo schermo dello smartphone, scrollando i post di twitter mentre aspettavo l’arrivo di un treno. Proprio di lei avevo parlato qualche giorno prima con mia madre, suggerendole l’idea di dedicarle un riconoscimento alla carriera nell’ambito del Premio Sila, che si tiene a Cosenza. Ho avuto la percezione di quanto la cosa fosse concreta quando ho pensato al fatto che lei era entrata nella mia vita grazie al rapporto di amicizia con mia madre, un legame nato in seguito alla presentazione di del libro Appuntamenti di fine secolo (1995). Avrò avuto undici anni e forse mi era stata risparmiata la presentazione, ma ricordo che si teneva in una sala del teatro Rendano e che c’era Pietro Ingrao, coautore del libro. Qualche anno dopo, comunque molto prima che potessi leggere La ragazza del secolo scorso (2005), mi è capitato di frequentare per un po’ di tempo la sua casa in via Arenula. Dovevo avere intorno ai tredici anni, iniziavo ad assorbire una cultura politica e conoscevo Il Manifesto come un segno distintivo di ciò che sarei voluto diventare. Di quel periodo, in cui mio padre era ricoverato al Fatebenefratelli, ricordo soprattutto il modo schietto con cui Rossana parlava di tutto. Ma ricordo più nettamente i dolci che comprava in una pasticceria del ghetto, dolci straordinari che avevano nomi che non avevo mai sentito, che lei metteva in un “cestino del viaggiatore” e noi mangiavamo in treno nel viaggio di ritorno. Ricordo, come se lo avessi filmato, il suo gatto Zenobio (abbreviato Zeno) che s’infilava nella porta socchiusa e correva giù per le scale, costringendola a inseguirlo. Ricordo anche la sua scrivania di fine anni Novanta, dove probabilmente stava mettendo in ordine il materiale per la sua autobiografia (ad oggi una delle più significative che abbia mai letto, per la qualità politica e letteraria del suo sguardo e per il modo in cui intreccia storia e storie del secolo – da rileggere). Ma soprattutto ricordo la gentilezza, la sua generosità fuori dal comune, l’intelligenza affettiva fatta di piccoli gesti o di semplici telefonate, qualità che ho imparato a misurare senza metterle in contrasto con l’asprezza di chi sa difendere lo spazio della sua prospettiva sul mondo. Di quel periodo della mia adolescenza ricordo che una volta, mentre stavamo per ritornare a Cosenza, ero caduto senza conseguenze scivolando dalla vasca da bagno. Si offrì di andare a comprare una maglia da calcio nel negozio che tutt’ora è di fronte al suo vecchio portone, e di spedirmela. Ci fu uno scambio di battute esilarante fra lei e mia madre, sul fatto che potesse essere vista da un famoso giornalista ex-comunista nell’atto di comprare una maglia da calcio, magari anche fotografata con una didascalia del genere: “Sacerdotessa della sinistra italiana compra maglietta di Totti”. Ne fu molto divertita, il racconto di questo evento immaginario diventò un aneddoto ricorrente tra me e mia madre. Forse quest’ironia è ciò per cui la ricorderò di più, insieme al Terre Bianche, il vino sardo di cui sto ancora cercando una bottiglia da bere in sua memoria.
Daniele Garritano

Rossana Rossanda 2500

Addio col pugno chiuso, anche se non è più di moda

Mentre chiudiamo questo numero (LESICILIANE – bimestrale antimafie, femminista) giunge la notizia – triste – che Rossana Rossanda è morta.

Sicuramente tutte le testate in questi giorni apriranno con la notizia della sua morte.

Certamente racconteranno di tutto e di più.

I compagni de Il Manifesto sapranno raccontare tanti aneddoti. Avranno tante cose da ricordare di quella che è stata la fondatrice dell’unico quotidiano di sinistra rimasto sul mercato. Di quella ribelle che infiammava il cuore di tanti con i suoi editoriali ribelli. Dell’eterna militante rivoluzionaria. L’eterna ragazza.

Qui non vogliamo gareggiare con nessuno. Siamo commossi. Addolorati.

Personalmente sapere che viveva mi dava fiducia e certezza, quella certezza che ad ogni “scomparsa” diminuisce sempre più.

Potrei iniziare dicendo un altro pezzo di noi che se ne va.. la parte migliore del Novecento. Un periodo storico del quale si stanno perdendo tutti i punti di riferimento, quelli che sopravvivono si contano sulle punte delle dita… non tutte le dita. Purtroppo.

Rossana, voglio ricordarla bella, giovane, ribelle, Me la ricordo ardimentosa nella corrente di Ingrao. Voglio ricordarla così perché mi ricorda il tempo delle mie, nostre lotte. In paesi diversi ma tutti uniti da un filo rosso. Una specie di antenna che ci orientava e faceva sì che ci sentissimo tutti inclusi. Compagni comunisti. Con orgoglio. Con coraggio e spavalderia. Uniti dalla condivisione della lotta.

Compagna dissidente. Una dissidenza – la sua – che coinvolgeva tanti altri compagni e compagne dal centro alla periferia e portata avanti laddove e quando si notavano divergenze o contraddizioni. O peggio dogmi. E lei non ci stava. Dentro il PCI, fuori il PCI, nei movimenti femministi e fuori dai movimenti. Nella società civile. Quando una bella gioventù era impegnata e credeva nel sogno. Appunto il sogno di costruire un mondo a dimensione umana. Un mondo migliore, democratico, egualitario. Un mondo vivibile anche per i meno fortunati. Un mondo dove la pace e la prosperità facessero la loro bella figura e volevamo mettere dei fiori nei nostri cannoni. E dopo, tanto tempo dopo, quando abbiamo creduto che un altro mondo è possibile.

Una possibilità in cui credo ancora, e continuerò a crederci ancora cara Rossana solo che oggi è diventato ancora più difficile realizzarlo. E tu lo sapevi.

Addio Rossana, grande partigiana, in tutti i sensi. Grande donna. Grande compagna – “rimasta comunista”. Punto di riferimento di tanti compagni. Di tanti uomini e donne che del tuo pensiero erano innamorati.

Addio col pugno chiuso come è doveroso fra compagni. Non ti dimenticheremo mai.
Graziella Proto

Cara Rossana, ti dobbiamo molto, ti devo molto.
Mauro Paissan

Cara Rossana, non hai voluto essere un mito, a ragion veduta aggiungo, perché “il mito è una proiezione altrui” ma sei stata un faro illuminante per moltissimi di noi.

Mi piace ricordare di te “il comunismo ha sbagliato ma non era sbagliato”.

Sono certa che questa tua sintesi sia ancora presente nell’animo di molti di noi sparpagliati, delusi e dispersi.

L’ applicazione delle idee nelle mani degli uomini ne ha deviato il percorso.

Tanti sono gli interrogativi che avremmo dovuto porci ma chi s’interroga più?

Dopo il crollo del comunismo la paura ha avuto il sopravvento.

E stata intrapresa la via più facile scrollarsi in fretta e furia l’essere comunisti e per molti, rinnegare di esserlo mai stati.

La paura porta solo sconfitte!

Un enorme grazie compagna Rossanda che fra le tante cose della tua piena vita, hai fondato un quotidiano pensante e audace come lo sei sempre stata tu, ricco di spericolate avventure.
Reginella Donini

Una grande donna

Ho letto ed ho imparato tanto dai suoi articoli, ricordo quando ha scritto:”Amici è una cosa più interiore, compagni è anche la proiezione pubblica e civile di un rapporto in cui si può non essere amici ma si conviene di lavorare assieme. E questo è importante, mi pare”.

Ecco Rossana Rossanda era una persona giusta, di testa e di cuore.
Antonio Petrosino

Come tanti che hanno conosciuto Rossana Rossanda negli anni 70, ricordo questa grande signora della sinistra italiana con grande affetto e stima.
Liisa Liimatainen, giornalista finlandese

Quando l’ho conosciuta e sentita parlare ero sempre affascinato dalla persona, dal linguaggio, dalla forza delle sue considerazioni. Talvolta, liceale ma pur sempre giovane studente di periferia, non riuscivo a comprender bene, fino in fondo quanto asseriva ma poi leggevo i suoi testi e respiravo pensieri lunghi. Sembra ieri e invece sono passati cinquant’anni. Grazie Rossana. Grazie a te, a Luciana, a Lidia, a Lucio, a Eliseo, a Luigi, ai tanti dirigenti e capofila di quella straordinaria esperienza per quello che ci avete dato e insegnato: a pensare, ragionare e scrivere. con coraggio e libertà, sempre in direzione ostinata e contraria.
Altero Frigerio

Dicono che il caso non esiste e le coincidenze in realtà sono appuntamenti. Forse fu un appuntamento di questo tipo che portò Rossana nell’autunno del 2001 a fare visita ad una neonata, la mia nipotina Anita Dalmaviva che portava il nome della mamma della Rossanda ed era nata lo stesso giorno quasi un secolo dopo.

Rossana arrivò da Parigi a casa nostra a Torino e subito chiese di andare a far visita alla piccolina e alla sua giovane mamma. Senza tradire il minimo imbarazzo si infilò con me nel portone di una casa vicino alla stazione, animata da vivaci frequentazioni. All’ultimo piano, in una soffittina presa in prestito da un’amica, mia figlia Marta faceva i primi esperimenti di madre con la sua pagnottella dagli occhi blu. Rossana si avvicinò alla creaturina che la mamma teneva in braccio e la scrutò seria, quasi in cerca di impossibili somiglianze. “Posso?” Chiese compostamente, allungando la sua bella mano dalle dita affusolate in una carezza appena accennata.

Fu un attimo. Poi si scostò, guardando Marta con affetto e porse a me il regalo che aveva estratto dalla borsa.

Una scatola di cartone rosa – “Bonpoint, Paris” – legata da un fiocco di raso panna conteneva, avvolto in un foglio di carta velina, un cappottino a due bottoni di lana leggerissima di color cipria. Così minuto e ben rifinito da far pensare ad un vestito da bambola. Di fronte alla nostra meraviglia Rossana quasi si scusò: ” Non so se ho scelto bene, non me ne intendo tanto. Ma posso cambiarlo”.

Mai più, nemmeno per i suoi diciott’anni, Anita ha avuto l’occasione di indossare un capo così elegante.

Buon viaggio, Rossana.
Teresa Dalmaviva

Con affetto e ammirazione al manifesto e alla compagna Rossanda.

Tra me e Rossana Rossanda corrono esattamente settanta anni di differenza. In mezzo a noi il secolo breve, tanto denso di cataclismi, lotte e ideali da rappresentare, anche per chi ne ha vissuto solo gli sgoccioli, l’orizzonte politico e intellettuale a cui tendere per restituire al presente una complessità e una visione del mondo frettolosamente archiviata come “vetusta”. Rossana Rossanda ne è stata una delle voci più eminenti e libere, e sebbene distanti dal punto di vista anagrafico, anche noi ragazzi di questo secolo oggi sentiamo di aver perso una compagna.
Davide Leo

Noi, Amici di Adriana Zarri, Rossana la ricordiamo al Molinasso e a Ca’Sassino, gli eremi di Adriana.

Visite assidue da quando si erano incontrate fisicamente nella battaglia per la legge sull’aborto che le aveva viste dalla stessa parte.

Ne era nata un’amicizia, si potrebbe dire, assoluta, quella che Aristotele definiva amicizia prima; in altri termini quella che è un vero amore, perché l’amicizia appartiene all’universo dell’amore.

Donna pratica Rossana si era subito resa conto delle difficoltà materiali di Adriana e l’ha sostenuta economicamente sia a livello personale, che attraverso le collaborazioni al Manifesto, sino alla fine.

Era bellissimo vederle passeggiare nel giardino, Adriana malferma sorretta da Rossana, ammirare la bellezza della natura e fare a gara nel dire i nomi latini delle piante “che sono così belli, diceva Adriana” “anche un buon esercizio di memoria” aggiungeva Rossana. E l’orto, i polli, i conigli, le ranocchie del laghetto, poi una sosta nella cucina rossa, dove di solito pranzavano insieme.

A Ca’Sassino Rossana aveva la sua stanza al piano terra vicino alla cucina gialla e alla biblioteca. Adriana aveva fatto mettere un termosifone e I’acqua calda nel bagno attiguo. Un letto singolo in ferro battuto con una bella coperta vivace. A sua disposizione quando si fermava li di passaggio da Parigi a Roma o viceversa. Era ammessa solo Arcibalda, la gatta. Di solito il lunedì. Arrivava al mattino, la giornata e la sera insieme. Il giorno dopo ripartiva. Ed appariva sempre fresca e serena, nonostante la fatica.

All’eremo con Adriana si era liberi se partecipare alla liturgia quotidiana nella cappella. Rossana condivideva tutto, anche quei momenti e in silenzio, in disparte assisteva al rito officiato da Adriana, prima di pranzo. Karol la prendeva in giro, ci diceva, ma a lei piaceva cosi in semplicità. Ognuno nella propria natura. Ma era lì presente con la sua amica.

Da Parigi le portava ad ogni stagione degli abiti bellissimi, non lussuosi ma certo belli, originali e raffinati, così diversi da quelli modesti che usava di solito. E noi ci accorgevamo subito che era passata Rossana.

Li metteva con civetteria, inusuale per lei ed aspettava la nostra ammirazione. Entrambe amavano la bellezza, in tutte le forme e la libertà in tutte le sue forme e di conseguenza la verità, la giustizia, l’eguaglianza ….. ma tutto partiva da li dal comune amore per bellezza e libertà. Arrivederci Rossana. Ti pensiamo con Adriana e tutti i vostri cari a intonare il canto dell’Exultet.

Associazione Amici di Adriana Zarri
Il presidente Bruno Antolini

Ero assistente di volo per Alitalia e sulla lista passeggeri consegnataci prima del volo lessi che avremmo trasportato proprio la signora Rossana. Quando salì a bordo non ebbi difficoltà a riconoscerla e, approfittando indebitamente del mio ruolo di capo-cabina, la accolsi in 1a classe invece che in economica dove viaggiano in genere i comunisti.

Mi intrattenni piacevolmente con la signora Rossanda ma alla fine le chiesi di concedermi un’intervista per il giornaletto sindacale, un’intervista sul suo personale rapporto con il mezzo aereo. Senza molto entusiasmo acconsentì. Quando contattai la sua segretaria a Parigi questa fu molto stupita: “La signora Rossanda non rilascia interviste!…”. Infine l’intervista non si fece ma il ricordo di quell’incontro mi è caro così come mi fa ancora sorridere, con una punta di giornalistico orgoglio, la perplessità della segretaria.
Ludovico G.

Una vita vissuta intensamente fino all’ultima goccia.

Il presente e il personale come storia.

Il tormento quotidiano della trasformazione.

Un caro saluto compagna che non ho mai conosciuto,

di te ho inteso l’indomabile inquietudine, la stessa che vivo.

Il comunismo ha sbagliato ma non era (e non è) sbagliato…
Gregorio Piccin, un comunista

Ho avuto l’onore di conoscere personalmente Rossana Rossanda. E avevo promesso a Luciana (Castellina) di andare a trovarla prima a Parigi e poi a Roma, scusa Rossana e scusa Luciana, non ho mantenuto la promessa…avrei voluto reincontrarla per ringraziarla ancora una volta delle stupende parole che aveva scritto quando mia madre e mio fratello partirono per il viaggio del non ritorno. Grazie Rossana.
Ilja Luciani

Castellanza per Rossana

La storia delle lotte operaie della Montedison di Castellanza a cavallo degli anni ‘70 – ‘80 è anche quella di Rossana Rossanda e del gruppo del Manifesto. Questo emerge in modo inequivocabile scorrendo le colonne del giornale in quegli anni ed analizzando le reciproche prese di posizione e le lotte, nelle Istituzioni e nel Movimento Operaio. I caratteri distintivi di quella stagione erano la centralità della lotta di fabbrica per il cambiamento in positivo delle condizioni di lavoro e di vita ed il riferimento costante agli strumenti della democrazia diretta (gruppo omogeneo, Consiglio di fabbrica, Assemblea). In tal modo furono conseguiti obiettivi rilevanti di cambiamento sia in termini di salute che di salario e normative, non solo in fabbrica ma anche a livello sociale.

La revisione successivamente operata dal padronato, dal Governo e dal Sindacato che poco alla volta attaccarono e demolirono, in tutto o in parte, quelle conquiste (dal punto unico della scala mobile fino all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori) non sposta di un millimetro i termini della questione. Allora la Classe Operaia con la propria lotta intelligente, capace di coinvolgere ampi strati della società, impresse una svolta decisiva alla riforma dell’Italia in senso democratico e progressista. Le forze che si opponevano a questa svolta erano molto agguerrite ed utilizzarono tutti i mezzi per raggiungere i loro scopi (dallo stragismo nero al terrorismo rosso) insanguinando il paese per decenni.

Il sostegno di Rossanda alle lotte operaie ed al progetto di cambiamento che vi stava dietro fu continuo molto evidente ma mai acritico. Esso divenne schierarsi aperto dalla parte di Castellanza allorquando, dalla fine degli anni ’70 agli inizi degli anni ’80, il padronato passò ai licenziamenti politici di massa. Prima con il caso dei 5 delegati del Consiglio di Fabbrica, licenziati per rappresaglia antisindacale nel 1978, poi, nel 1981-1982, con l’espulsione dalla fabbrica e da Centro Ricerche di 400 addetti.

Il carattere politico della manovra padronale divenne esplicito quando anche il sindacato chimici FULC e la Federazione CGIL CISL UIL, unitariamente, sottoscrissero accordi a raffica con Montedison per sancire tale irreversibile espulsione. Rossanda colse in pieno e denunciò dalle colonne del Manifesto tale collusione e per questo ruppe clamorosamente e pubblicamente con taluni vertici sindacali che sino ad allora si andavano proclamando di “sinistra” (da Bruno Trentin a Gastone Sclavi).

La questione costituiva uno dei nodi irrisolti nella storia del Movimento Operaio italiano (sia sul versante sindacale che politico) e cioè se fosse legittima ed accettabile l’opposizione, organizzata, di una parte alle scelte “strategiche” dei vertici, sindacali o di partito.

L’eresia delle donne e degli uomini del Manifesto nei confronti del PCI agli inizi degli anni ’70 assomigliava, sul piano politico, a quella delle compagne e dei compagni della Montedison di Castellanza nei confronti della FULC e della Federazione CGIL CISL UIL nel 1981-’82. Non a caso finì burocraticamente nello stesso modo. Da un lato espulsione da PCI, dall’altro espulsione dalla CGIL.

Si pose subito un’altra questione scottante e cioè se fosse accettabile, sotto il profilo politico, il ricorso alla Magistratura per tutelare il diritto al lavoro degli espulsi cancellandone il carattere discriminatorio. Il confronto con Rossana fu duro ma pubblico e corretto. Alla fine prevalsero le ragioni delle compagne e dei compagni di Castellanza e non solo perché la Magistratura riconobbe, in tutti i gradi di giudizio, la fondatezza dei loro ricorsi ma soprattutto per l’assoluta ed irreversibile impermeabilità delle burocrazie sindacali all’autocritica anche davanti all’evidenza: avevano sottoscritto ed avallato accordi discriminatori, portando avanti una vera e propria persecuzione. Tutti gli espulsi vennero reintegrati nei rispettivi posti di lavoro alla Montedison di Castellanza e tale risultato fu dovuto anche al tenace ed intelligente sostegno di Rossanda e del Manifesto.

Oggi che si spegne la sua voce rendiamo onore a questa donna che ha segnato in modo tanto profondo e positivo la nostra vita e quella di tanti altri compagni e compagne così come le vicende le Movimento Operaio italiano ed internazionale.
Lepori Agostino

Addio a Rossana

un triste addio ad una grande donna, ad una compagna lucida e preziosa. in abbraccio al Manifesto.
Marina Prati

La incontravo spesso per le scale di via Tomacelli, fine anni ’80, io dirigente della Fgci che aveva lì la sua sede. Sempre ammirata e sempre un po’ temuta. Con rispetto la salutavo e lei, sempre, rispondeva ma senza sorridere. Quando nel 2012 si separò dal manifesto (che già leggevo dal 1980) fu un dolore. Ma ogni giorno quando leggo il giornale, nonostante tutto, c’è sempre un pezzo di lei e di questa straordinaria storia.
Luigi Amodio, Napoli

Rossana grazie di essere esistita
Athos

Addio Rossana.

Grazie per la tua voce autentica, ti porterò sempre con me.
M. Giulia Bruschi, Rimini

Carissime e carissime,

mando a tutte e a tutti voi del Manifesto un grandissimo abbraccio…

sono un Vostro lettore (e anche …ehm… Vostro saltuarissimo collaboratore) anarchico e spesso mi sono trovato e mi trovo in disaccordo con molte delle Vostre posizioni ma questo non mi ha mai impedito di apprezzare la qualità dell’informazione che trovo tra le Vostre pagine e la caparbietà nel rimanere fuori dal coro della stampa di regime. E’ per questo dal 1982 ad ora non ho smesso di comprare il quotidiano in edicola e, soprattutto di leggerVi con amore (e mi sono innamorato del Manifesto proprio leggendo i coraggiosi articoli di Rossana Rossanda ai tempi del Processo 7 Aprile etc)…

Saluti fraterni (oggi più fraterni che mai) e libertari
Robertino Barbieri, Asciano Pisano (PI)

Il lutto non si addice a Rossana Rossanda, una rosa rossa che sta nel mio vecchio cuore, che sente emozioni fortissime quando ripenso a lei e quando considero quanto da lei ho appreso di quel pensiero critico sul Mondo che cambia, che mi accompagnerà fino al termine del cammino. Grazie cara compagna !
Alessandro, Sesto Fiorentino

Ragione e sentimento per Rossana

Cosa ne pensa Rossana?

La lettura della sua parola liberava il giudizio sospeso.
Pietro Pertici

Grazie perché hai cambiato il modo di pensare la vita
Teo Kausias

Mi sarebbe piaciuto parlarle, mi sarebbe piaciuto raccontarle i miei piccoli pensieri su giustizia e uguaglianza e chiederle: che dici, va bene? Come ad una maestra. Il giorno prima del suo saluto a noi tutti pensavo a questo ormai mio vecchio e abituale desiderio ma non sapevo come trovarla. Un caro saluto alla mia maestra.
Anna Maria Petrelli

Ciao Grande compagna, non so cosa scrivere, sento un gran vuoto, con te se ne va un altro pezzo di quegli splendidi anni del secolo scorso, un pezzo della nostra vita della nostra storia.

Quanto sarebbe stato diverso questo paese se il Pci non vi avesse espulso e avesse abbracciato le vostre, le nostre idee.

Un abbraccio.
Marco Franzini

Rossana Rossanda ha avuto un ruolo importante nella mia crescita. Sono un normalissimo ingegnere donna e ho iniziato il liceo negli anni caldi, nel ’76 e lì ho cominciato a leggere gli articoli di Rossana Rossanda. Mi ha aiutato a costruire una coscienza politica, mi ha accompagnato nella mia crescita come femminista, a lottare per diventare ingegnere in un ambiente tra i più maschilisti che ci siano in Italia. Ho amato il suo modo di scrivere, la sua voce a volte fuori dal coro, e il suo stile sobrio. Mi mancherà.

Vivi come se dovessi morire domani, impara come se dovessi vivere per sempre

(Mahatma Gandhi)
Elisabetta Toschi

E’ una perdita dolorosa, una donna coraggiosa e con una intelligenza politica con pochi eguali. Ci mancherà molto. Condoglianze sentite.
Walter Diurno

Un abbraccio ed un saluto alla lucida intellettuale e alla splendida donna. In questi tempi bui ci mancherà ancora di più la tua voce. Grazie Rossana.

Un abbraccio anche a tutto il collettivo del Manifesto,
Fabio

Cara Rossana Rossanda, finisce con la tua morte quella che chiamavi la speranza di ritrovarsi. E’ l’aspetto tragico della vita che ci accompagna.

Hai avuto una vita bellissima, secondo noi, anche se piena di lutti e di scelte non facili, con un pensiero lucido che si è confrontato con tutte le grandi rivoluzioni del secolo scorso, compreso quella femminista con cui non sono mancati i conflitti. Su questi, quante serate, quante discussioni nei nostri gruppi di donne, quanti scontri ma anche quanta ricchezza!

Dicevi, citando Fortini, che cercavi di portare “di pianto in ragione” quel che ci viene tolto e quel che ci viene offerto, che nella vita non c’è pacificazione del conflitto, che la vicenda umana è incomponibile e proprio per questo è una straordinaria avventura. Anche noi lo pensiamo e le nostre lotte femministe cercano di alimentare questo conflitto, in tutto ciò che accade nel mondo. Non siamo scoraggiate, non siamo rassegnate.

Ti lasciamo con queste parole che scrivevi in un articolo sulla rivista Lapis e che ci paiono bellissime: “il giorno in cui il corpo manderà a dirmi «senti, sono stufo, adesso basta», spero che mi lascerà il tempo di dirgli: d’accordo. E grazie, mi sono divertita”.

Cara Rossana, ti abbiamo molto stimato e ti abbiamo voluto bene.
Le donne della Rete 13 febbraio, Pistoia

Bella ciao !

Rossana se n’è andata. Siamo un po’ più poveri di intelligenza politica critica, ma se ricordiamo queste sue parole: “Il comunismo ha sbagliato, ma non è sbagliato” siamo consapevoli di aver ricevuto un lascito di importanza enorme, perché nulla come queste stesse parole penetra e illumina tanto profondamente – e profeticamente – il futuro dell’Umanità.

Ciao compagna Rossanda. Se fosse vero l’Olimpo Cristiano, ora tu staresti accanto ai Grandi che hanno pensato e lottato per la giustizia la libertà e la fratellanza tra gli umani. Saresti da invidiare!

Bella ciao!
Remo Capone

Un commosso saluto alla redazione. Per Rossana Rossanda e per Luigi Pintor, per leggere i loro interventi, sono stato per molti anni assiduo lettore de Il Manifesto, fino a diventare azionista.

Grazie.
Francione

Che dispiacere, quanto ricordo delle letture dei suoi articoli, il suo punto di vista lucido, critico mai distruttivo, la ‘ragazza del secolo scorso’. Giusto ieri leggevo di una conferenza del ‘92 a Roma con lei e Christa Wolf. È quanto mi sarebbe piaciuto ascoltare queste due grandi donne, grandi intellettuali, di una sinistra critica mai dogmatica. Per tutti quelli che non hanno mai spesso di sognare una futura umanità più equa, solidale, profonda.

Ti sia lieve la terra, la Storia, l’Ideale.
Andrea Alemanno

Che tristezza

Con Rossanda, Pintor, Magri, Castellina, Menapace, Parlato, Natoli quanto entusiasmo fine anni 60 e primi anni 70. E quanto delusioni, quante speranze, quanta voglia di cambiare il mondo senza violenza ma con umanità, solidarietà e consapevolezza. Dalla chiusura del movimento del manifesto non ho più trovato un luogo politico dove discutere, scontrarmi, provare a capire la società che si andava formando che mi sapesse coinvolgere con altrettanta forza ed entusiasmo. Resta un’esperienza unica, ormai per me irripetibile, ma mai dimenticata e che ha contribuito a costruire dal profondo la persona che oggi sono. Cara Rossanda, grazie per quello che hai saputo offrirci, per le speranze che hai saputo accendere, per tutte le energie che hai saputo infondere in noi giovani alla ricerca di un senso sociale che ancora oggi è ha fondamento del nostro agire. Grazie per averci fatto comprendere che l’impegno era e rimane una risorsa insostituibile per salvare il senso di un vivere civile.
Giampaolo Ventoruzzo, Verona

Cara Rossana, sono Jenia, la tua nipotona israrliana. 2 settimane fa ho trovato alcune lettere che tu e zio Karol mi avevate scritto molti anni fa’, quando ero studentessa a Bologna. Intendevo a scriverti per sentire come stai pero’ ormai e’ troppo tardi. Mi ricordo tutti i nostri weekend passati insieme a Roma. La tua segnora che cucinava la pasta buonissima, il tuo gatto nero vecchio che voleva sempre dormire con me, la pasticeria nel ghetto, dove mi compravi una torta da portare a Bologna e in fine, il bellissimo vestito Armani che mi hai regalato per la laurea. Ovviamente non abbiamo mai parlato di politica, sapevi che sarebbe stato troppo complicato con me. Mi mancherai cara Rossana. Mi sento fortunata di avere una zia come te. Ti voglio tanto bene
Jenia Yagil, Gerusalemme, Israele

Non sentivo quasi più la tua voce ormai. Però quello sguardo inquieto sempre in cerca di qualcosa non ti ha mai abbandonata. Hai cambiato passo lievemente, affievolendoti piano piano. Questo mentre ancora costruivi un domani e mii convocavi dicendo:  -Ho una proposta per te. Devi occuparti della Comune di Parigi per i 150 anni. Invece, ti eri fatta convincere da storiche amiche, ancor prima che da me, a ripubblicare quelle incredibili conversazioni sui rapporti tra donne, politica, uguaglianza, democrazia, fascismo, resistenza, stato, partito, rivoluzione, femminismo (Le Altre, le conversazioni a Radio3 poi raccolte da Bompiani nel 1979). Ne abbiamo rilette insieme. Ne abbiamo discusso. -Bisogna chiedere un parere a Lidia – avevi detto l’ultima volta. Chissà se Lidia Campagnano vorrà aiutarmi adesso.

Ida ha scritto che ci si appropria dei morti. Non credo sia un male. È sempre bello restituire frammenti delle vite e leggerli. Ognuna ha un suo prima. Io ricordo una gremita assemblea al manifesto a causa di un pasticcio quando tu, seduta nel mezzo di un silenzio di piombo, dicesti:

-Se lo sciopero generale non c’è, non si scrive. – Fu un momento surreale da me poi citato infinite volte quando necessario.

Maestra, mentore: -Il comunismo ha sbagliato ma non è sbagliato.

Sono contenta che la tua amica di sempre Luciana ti abbia riportata a Roma. Ero con lei quando decise di dare una zampata decisiva al tuo trasferimento e cercò l’appartamento:  -Lo voglio difronte. Devo avere una cugina con un’agenzia. – Un’ora dopo stavamo naso all’insù a guardare la tua ultima casa.

-C’è da prendere Rossana all’aeroporto

-È scappato il gatto di Rossana

-C’è da correre da Rossana che non sta bene. – Così, con il consueto piglio da comandante di campo, la tua amica muoveva la nostra piccola truppa.

Delle tantissime cose che ti dobbiamo, di una però, voglio ringraziarti di più: di avermi fatto capire cos’è la vecchiaia, la frustrazione di un corpo ferito, l’incomprensione per quello che accade fuori, la delusione per i percorsi interrotti. Senza abbandonare il tuo consueto piglio sintetico e definitivo, naturalmente:

-Questa scocciatura di essere vecchia e paralizzata –  ma in cui, insieme a un senso di disagio e di colpa e all’inadeguatezza della mia generazione verso la morte delle madri, finalmente ho colto l’amore.

-Quando si perde? Si ricomincia.

Adesso puoi guardare il mare.

Grazie Rossana
Simona Bonsignori

Ormai nella mia fascia di età vengono a mancare grandi protagonisti della politica  della cultura e della storia (non solo italiana); ogni volta penso che si sia toccato il fondo (ma al peggio non c’è fine): per noi che abbiamo vissuto e “militato” in quegli anni meravigliosi (nel bene e nel male) del secolo scorso, la scomparsa di Rossana è stata una mazzata impossibile da digerire; le sue capacità di capire e di lottare,  il suo misurato realismo nel chiedere l’impossibile credo siano stati unici.

La ragazza del secolo scorso è stata per tutti noi (che eravamo giovani nella seconda metà dello stesso) un esempio indimenticabile, il suo coraggio (ad esempio unico con Lucio) la su pacatezza anche nell’esprimere le idee più “audaci” hanno segnato un’ epoca (il confronto con i nostri giorni appare spietato), e sono certo che le ragioni non stanno nei nostri 20 anni ormai lontani. Mi fermo qui, non vorrei lasciarmi trascinare dalla  commozione  e diventare noioso. Un abbraccio e saluti comunisti
Bruno Pesenti, Cassano d’Adda (MI)

Senza Rossana Rossanda ci sentiamo oggi più soli. È stata un punto di riferimento imprescindibile. La perdita della compagna Rossana Rossanda priva l’intero paese di una delle più grandi militanti e intellettuali della sinistra e quindi della democrazia. Per chi non rinuncia a dirsi comunista lascia un’eredita’ preziosa di pensiero critico, complesso, appassionato, libero indispensabile per affrontare questi tempi di sconfitta e fuga nelle semplificazioni e nelle abiure.    La sua lunga storia di “comunista ortodossa” come ultimamente ha preferito definirsi pur avendo, prima di molti altri e in maniera eretica, compreso la crisi del socialismo reale e la necessità di leggere la realtà, le trasformazioni del capitalismo e la stessa classe senza partire da dogmi predefiniti. Ci mancherà la sua lucidità puntuale, spesso scomoda e controcorrente, la mai sopita criticità non solo verso il pensiero dominante ma anche verso gli identitarismi settari. Mentre il grosso della sinistra italiana abbandonava il terreno del socialismo e del comunismo l’eretica Rossanda ne difese la storia e le ragioni di fondo proprio perché la critica mai manichea e la riflessione l’aveva praticata in anticipo. E così fu anche per i movimenti del lungo sessantotto italiano. E sulle pagine del Manifesto in maniera mai codina ha saputo interpretare e interloquire con tutti i movimenti sempre col coraggio di andare controcorrente mettendo in guardia dalle mode superficiali. La maniera con cui ha riflettuto sulla storia dei comunisti rappresenta un esempio eccezionale di rigore. Ci mancherà la sua intransigenza intellettuale e morale, la sua combattività inarrestabile, la sua scelta di restare sempre e comunque “dalla parte del torto” Grazie Rossana per tutto quello che sei stata capace di insegnarci.
La segreteria nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Quando ero giovane e venivo a sapere che su Il Manifesto c’era un articolo “della Rossanda”, scendevo le scale a quattro a quattro e correvo come un pazzo fino all’edicola. Stringevo al petto il giornale come cosa preziosa. Quasi sempre non resistevo e prendevo a leggere l’articolo per strada. Ogni volta avrei voluto che non finisse mai…. come le cose più belle, come le cose più amate. Sei stata e rimarrai per sempre una compagna straordinaria.
Fabio Grimaldi

Ci ha lasciati Rossana Rossanda, comunista, fondatrice de “Il Manifesto”, voglio dedicarle un semplice pensiero: cara Rossana  voglio ringraziarti, e penso di poterlo fare a nome di tanti, perché sei stata per me un riferimento importante per la mia formazione politica e umana. Hai spiegato per anni il vero ideale comunista, non quello dei campi di concentramento, ma quello dei principi dell’uguaglianza e della giustizia sociale, della necessità fondamentale di sconfiggere lo sfruttamento dell’uomo sull”uomo , dei diritti universali, della dignità e della libertà dal bisogno . Grazie davvero anche per la tua coerenza, per il tuo pensiero libertario e per tutto quello che ci hai insegnato. La tua opera rimarrà sempre viva nelle lotte che continueremo a fare contro tutte le disuguaglianze. Un abbraccio, ciao.
Mimmo Gallo

Quando domenica 20 settembre i telegiornali hanno riportato la notizia della morte della Signora Rossana Rossanda, ho pensato a un segno del destino. Presa dallo sconforto ho scritto subito ad un amico col quale, assieme ad altri, avevo discusso sul referendum che ci apprestavamo ad andare a votare. Il destino, gli ho scritto, ha voluto che la Signora Rossanda se ne fosse andata proprio il giorno in cui veniva toccata la Costituzione e in special modo gli articoli che più riguardano la democrazia rappresentativa per cui Lei aveva lottato. Tralascio il dibattito fra amici sul contendere referendario (l’innalzarsi della qualità dei nostri Rappresentanti grazie al loro taglio e sul risparmio che sarebbe conseguito alla loro estromissione) perché già tanto si è detto da parte degli esperti; ho però insistito  sulla questione più pungente e pericolosa del loro taglio lineare senza curarsi del perché sia stato così definito dai Padri Costituenti. Costoro erano persone che venivano dalla dittatura, che sapevano cosa fosse la mancanza di libertà di pensiero. Erano scrittori, sindacalisti, partigiani che, come Rossana Rossanda, avevano rischiato la vita e avevano attentamente calcolato il numero dei Parlamentari su una cittadinanza che, peraltro, contava circa venti milioni di persone in meno rispetto al numero attuale e che con quella Camera e quel Senato volevano impedire, anche nel futuro, il riaccendersi del fuoco dittatoriale. Non so se ho gli amici abbiano ricordato le mie parole al momento del voto; sicuramente la presenza di Rossana in questi giorni ha riaperto il sipario che era calato sulla fatica e la volontà di Lei e di tanti come Lei di avere cara la Democrazia. E di Democrazia, figlia della libertà, si spera, alla luce dei risultati, i promotori del referendum tengano conto nel ridefinire le Commissioni Parlamentari ridotte pericolosamente nella volontà legislativa. Sentirò il pensiero degli amici, al prossimo spritz.
Claudia Beraldo

Mi sono avvicinato alla politica, quella vera, quella delle battaglie perse in partenza, negli anni dell’università; mi sono imbattuto, nella galassia di allora, ne “il manifesto” che esercitava su di me un fascino enorme per la sua impostazione grafica, per quel suo titolo tutto in lettere minuscole, si, era proprio una questione di élite, e lì ho incontrato Rossanda, Castellina, Magri, Pintor, Parlato, il suo compagno K.S.Karol. Poi, più tardi, grazie a un’altra grande donna, Adriana Zarri, l’ho conosciuta personalmente. Adriana organizzava nel suo eremo di Crotte (Strambino TO) giornate di studio e approfondimento su tematiche etico-politiche, ad una di queste era presente Rossana. Adriana, che frequentavo abitualmente e che sapeva della mia quasi venerazione per quella donna, oltre a farmela conoscere, organizzò le cose in modo che ad accompagnarla in auto a Caselle, a fine convegno, fossi io. Quel viaggio in auto da Strambino a Caselle, nel ruolo di chaffeur, mi confermò una volta di più che le persone veramente grandi sono quelle che rivestono la loro indubbia grandezza con i panni della normalità, dell’affabilità e della modestia. Ecco, in quel viaggio scoprii che Rossana, quella Rossana che leggevo avidamente e che mi costringeva ogni volta ad andare a fare ricerche per capire più in profondità le sue citazioni, i suoi ricordi, la sua lettura degli eventi era anche, e soprattutto quella persona lì. Una donna minuta, apparentemente fragile, come lo sono gli oggetti di cristallo, ma di una durezza e luminosità che richiede di essere maneggiata con cura e che (come Jessica Rabbit) ti diceva: io non sono così, sono gli altri a disegnarmi in questo modo.
Pier Giorgio Gamerro

 

Le sue parole e le sue azioni continuano a interrogarci e come gli speroni per un cavallo ci obbligano a muoverci. Per questo la ricorderò sempre. Nell’ “apocalisse” neoliberal-coloniale di questa fase lei rimane, insieme a voi, una bussola. Un abbraccio
Andrea Ricci

Addio alla Ragazza del secolo scorso. Ciao Rossana compagna di mille battaglie grazie per tutto quello che ci hai insegnato coscienza critica della sinistra Comunista, di quel Comunismo che ave va sbagliato ma non era sbagliato. Riposa in Pace che la terra ti sia lieve.
Renè Lombardo, Palmi (RC)

Ringrazio di cuore Rossana Rossanda e i compagni fondatori del Manifesto, per avermi fatto capire, giovane e scarsamente informato ma desideroso di aderire sinceramente agli ideali del comunismo, che si può essere comunisti malgrado lo stalinismo e i tragici risultati dell’autoritarismo dei socialismi reali senza per questo rimuoverne eredità e conseguenze. La lettura degli scritti di Rossana, ha contribuito fortemente alla liberazione dalle remore che bloccavano la mia piena adesione alla teoria e alla prassi del socialismo e del comunismo. Mancherà a tutti noi che ci siamo formati al tempo delle lotte operaie e studentesche di quegli anni, uno stimolo fondamentale a coltivare sensocritico e voglia di trasformare uno stato di cose presenti sempre più difficilmente tollerabile.
Marino Tambuscio

Da quando uscì il 27 dicembre 1991, conservo con cura il numero del vostro quotidiano, allora ancora in formato stragrande, aperto dall’editoriale ‘Non sventola più lì ‘, firmato da Rossana Rossanda  due giorni dopo le dimissioni di Michail Gorbaciov, primo e ultimo presidente costituzionale  dell’ Unione sovietica. Si tratta di un editoriale  che anche altri lettori del ‘Manifesto’ ricorderanno: sia  per il suo forte impatto emotivo, sia come testimonianza  autobiofìografica  d’una fede politica più temprata dalle sconfitte  che dalle vittorie. Vorrei  tuttavia  citarne,  a  beneficio di quanti  non l’abbiano presente, due passi che continuano a commuovermi oggi come la prima volta che li lessi. Uno è l’indimenticabile ‘attacco’:  «Era gonfia di vento sul cielo umido e scuro di novembre la prima volta che l’ho vista, la bandiera rossa sul Cremlino, come ieri l’altro, prima di essere ammainata. Era il novembre del 1949 e quel tempestoso drappo rosso, incrociato dai riflettori, pareva sospeso sopra la città, come le stelle di granata sulle cinque torri, che si dice non fossero state spente neanche con i tedeschi alle porte di Mosca…». L’altro è il  penultimo capoverso, specchio di un atteggiamento deluso e indomito al tempo stesso: «Perché ci ha impietrito vederlo ricadere su se stesso e sparire? Perchè così insignificante è apparso il tricolore russo, per ora non adorno del suo stupido pollastro a due teste, l’aquila imperiale? Perché questo che sventola ora non è che il simbolo di uno stato, quella lo era di una idea del mondo, delle generazioni che hanno creduto e voluto una rivoluzione che ha diviso il secolo, delle sue folgoranti libertà e dei suoi abissali errori… Nel 1917 come nel 1945 a Berlino essa è parsa vincere: non era vero. Quando lo sarà, accadrà in altri modi».
Claudio Annibaldi, Roma

Leggevo per prima gli articoli sempre illuminanti di Rossana Rossanda,figura irripetibile  della sinistra. Spetta alla redazione del Manifesto ed a noi lettori che vogliamo costruire una società di liberi ed eguali,per cui con passione e coerenza lei si è  battuta,non smarrirne l’esempio. La sua è una lezione di lucidità critica,di tensione utopica e di umanità che non va dimenticata. Farne un punto di riferimento per la sinistra vera,radicale è il miglior modo per ricordarla,se vuole uscire dalle macerie in cui da anni si trova.
Domenico Mattia Testa

Una grande vita, come un grande libro, non tramonta mai. La grande vita di Rossana Rossanda, prima ancora dei suoi libri e dei suoi articoli, è un modello di milizia e di fedeltà. Anche se, dopo che Lei ci ha lasciato, noi tutti siamo costretti a conoscere più da vicino quella che Marx chiamava “miseria”.
Fausto Curi

Come vostro collaboratore da qualche anno e lettore da sempre desidero mandarvi un pensiero affettuoso e anche i complimenti per il bel numero di oggi su Rossana Rossanda.

Tutte le storie fatalmente finiscono ma le idee e il lascito di vita e umanità restano.
Andrea Penna

Addio ragazza del secolo scorso, con infinita ammirazione
Paola Mocarini

Chi ha compagni non morirà. Questo pugno che sale. Non omnis moriar.
Alessio Andrej Caperna

Avevo 13-14 anni quando ho cominciato a leggere il Manifesto: è l’unica cosa per cui chiedevo i soldi a mio padre. Difficilmente mi perdevo un editoriale della Rossanda, o di Karol o di Pintor o di Magri. Adesso ho 50 anni e probabilmente sono debitrice della mia formazione politica a questa ragazza (e monumento) del secolo scorso. La sua autobiografia da serpe ingraiana (come lei si autodefiniva), spina nel fianco di Togliatti, è un testo fondamentale per la comprensione critica degli eventi del secolo scorso.
Enza Caruso, Università degli Studi di Perugia

“La ragazza del secolo scorso” è uno dei libri più belli che abbia letto, in assoluto. Intenso emotivamente e intellettualmente, restituiva lo spaccato di tutto un periodo storico ma anche tante vicende individuali, caratteri, personalità. Era un libro dove c’erano insieme la vita e il pensiero. Un romanzo-saggio. Il libro di un’intellettuale militante nel senso più pieno di entrambi i termini.

Ma a me il nome “Rossana Rossanda” fa venire in mente qualcosa di più vasto, pur non avendola conosciuta. Mi viene quasi la parola “maestra”. Maestra come qualcuno che, quando sei molto giovane, ti aiuta a sviluppare un tuo sguardo autonomo sul mondo. E a me molto giovane, i suoi articoli sul Manifesto (come il Manifesto in generale) hanno aiutato a sviluppare questo sguardo. E queste sono cose che, pur cambiando, non passano e non si spengono.

Un abbraccio a tutti voi
Loris Caruso

Cari compagni del Manifesto,

chi è stato sempre di sinistra come me, non può non aver amato Rossana Rossanda.

Per me l’unico modo per ricordarla è scrivere una poesia

Chi eri Rossana?

lo Spirito libero che non scendeva a compromessi

la Visione che si faceva progetto

la Passione che diventava Manifesto

Il Manifesto che ti cambia la vita

che ti fa Comunista per sempre

col pugno chiuso alzato per segnare

la presenza, le idee, la voglia di lottare.

Hai visto l’alba del Socialismo

ma non il tramonto del capitalismo

che non hai (non abbiamo) mai amato

e anzi tu, l’hai sempre combattuto.

Hai conosciuto il crepuscolo del “pensiero” in quegli anni

ormai lontani

che portarono alla rottura col Partito

e hanno segnato una primavera bellissima

non solo per i giovani di quel ‘68

ma

per tutta la Sinistra italiana ed europea.

Ciao Compagna Rossana

La tua Eresia di ieri è la nostra Utopia di oggi.
Cosimo Natoli (Utopie Migranti)

Rossanda non c’è più da due giorni e mi sento frastornato, non riesco a capire cosa sia davvero finito, venuto a mancare: una presenza che si tramuta in assenza: è terribile. Leggo tutte le cose che si scrivono su di lei, rileggo pagine dei suoi libri e il senso di vuoto aumenta perché capisco che quelle parole non avranno replica. Addio Rossanda, per sempre.
Felice Doria, Treviso

Ciao Rossana,

nell’arduo incedere sul sentiero della “intollerabilità delle ingiustizie” hai sempre rappresentato e rappresenterai un solido appiglio, orgogliosamente “dalla parte del torto”
Lorenzo Berlendis, Consigliere nazionale Slow Food Italia

Quando finisce una vita così densa di fatti, idee, sentimenti che ti hanno coinvolto tanto da vicino, la prima reazione è un gelido silenzio che ti cala dentro, non ci vorresti credere e non hai alcuna voglia di parlarne o scriverne, anche per il timore di non essere all’altezza; come fai ad essere all’altezza della vita e della morte di Rossana Rossanda? Ma poi ti dici: te lo ha insegnato proprio Rossana, non ti devi mai tirare indietro. E quando te lo insegnava, la sua lezione non ti calava mai dall’alto, via via che parlava – e le sue parole ti insegnavano sempre qualcosa – svaniva il timore reverenziale e per un attimo provavi l’illusione di essere alla sua altezza.

I ricordi di Rossana sono i ricordi di una vita intera. Via Tomacelli non era solo la redazione del giornale, era un luogo di formazione politica, all’insegna dei valori di libertà, solidarietà, onestà intellettuale, bando ad ogni opportunismo. A me capitava spesso di partecipare alla riunione di redazione delle tredici (circa). Devo a questi “seminari” gran parte della formazione politica della mia maturità. È lì che ho imparato a stare orgogliosamente dalla parte del torto, come recitava il bel titolo del giornale nel ventennale della sua formazione.

I ricordi specifici sono tanti, troppi per poterli raccontare tutti. Mi limito alla questione che ha animato il più appassionato dibattito cui, per mestiere, ero incline. La questione del garantismo. Rossana non partiva da posizioni formalmente “garantiste”. Troppo pressante era in lei l’esigenza di giustizia, per lasciare spazio a formalismi giuridici. Ma la grandezza di Rossana era anche la capacità di approfondire, ripensare, rivedere. Alla fine ha rappresentato la più matura ed elevata espressione della cultura garantista, nei difficili anni dominati dal duro confronto tra la istituzione giudiziaria e la devianza civile e politica.

Ecco, Rossana lasciandoci mi ha insegnato un’ultima cosa: non ti devi tirare indietro neanche quando il ricordo è troppo struggente.
Luigi Saraceni

Cari, vi mando un ricordo di Rossana Rossanda che conservo con gioia. Le avevo scritto per ringraziarla, non ricordo più per quale suo articolo e per il manifesto in generale. Mi ha risposto, signorilmente: “Purtroppo siamo ben al di sotto di quel che sarebbe necessario. In ogni modo grazie”. La riconoscete, vi riconoscete ? Grazie per quello che continuate a fare, a essere.
Luisella Paiusco

Cari amici del Manifesto mi permetto di scrivere per esprimere a voi tutti il dolore profondo per la perdita della cara, amatissima Rossanda.

Ho seguito per più di cinquanta anni le vicende del Manifesto, sempre cercando di capire cosa stava accadendo. Il mio affetto per Voi non è mai venuto meno. Ma questa perdita mi fa sentire ancora di più l’angoscia di questi tempi bui .

I grandi vecchi che se ne vanno lasciano un vuoto incolmabile.

Un grande abbraccio
Patrizia Paci

Sarai sempre ben viva nei nostri ricordi. Grazie Rossanda.
Pierluigi Renzi

Ogni volta che se ne va una delle nostre Grandi ci ricordano che noi con loro siamo realmente esistite; che la nostra breve ma vittoriosa era di combattenti femministe ,comuniste, anarchiche, pacifiste armate d’intelligenza, passione, partecipazione, c’è stata veramente. E’ anche questo un altro straordinario regalo, l’ ultimo.. Grazie, Rossana.

Incontri sparsi e diversi dal 1967 fino all’ultimo alla Casa delle Donne, dove un igrometro sarebbe scoppiato per la commozione generale davanti a tanta Storia acuta e intatta. Rosa. ..anda , la chiamavo coi miei 17 anni pieni di storia del marxismo paragonando la sua lotta contro i brontosauri del PCI a quella della Luxemburg, e sorrideva , quel sorriso breve, divertito. Anni dopo quando come poetattrice feci la Campagna elettorale per D.P. , mi vide con il batterista Roberto Altamura detto Katanga recitare poesie di lotta in mezzo ai rifiuti di un mercato rionale, e mi disse: ‘brava e che coraggio! ‘ Alla Partigiana risposi: ‘grazie , ma da che pulpito’. Sorrise. Per Lei così rigorosa, severa , lucida seppur eretica non andava molto l’ aurea libertaria mia e di tante altre del movimento femminista. Ma quando con gli altri fu buttata fuori dal PCI, noi tutte 68ine la vedemmo come la nostra leader spirituale.

Ti saluto bella Rossa..na Rosa…nda, in un epoca d ove bisogna dire comunista sotto voce guardandosi attorno proprio come cent’anni fa, (ma non per tema di rivoluzione ma per non essere derisi o portati via col T.S.O.) ti saluto gridando:’ E’ MORTA UNA COMUNISTA VERA, per sempre viva nelle nostre menti e nei nostri cuori’. Paci, Compagna
Pilar Castel Quarzell

Una ragazza del Novecento

Abbiamo perso un’altra ragazza del Novecento, secolo turbolento e traumatico (due guerre mondiali), ma anche di rinascita, ricostruzione e visione di un modo diverso. Ci mancherà Rossana, soprattutto in questo secolo così noioso, ci mancherà la sua visione anticonvezionale, la capacità di chiamare le cose con il loro nome, senza reticenza e senza paura, la sua coscienza critica e la voce di una grande intellettuale. Mi rattrista molto pensare che le tanti voci autorevoli del secolo scorso, una dopo l’altra ci hanno abbandonato senza essere sostituiti da altrettante voci della stessa levatura. Rossana era una di loro e per una strana alchimia, ti convinci che nonostante l’età quella voce possa restare viva, forse per sempre ad accompagnare le nostre giornate. Ma in fondo Rossana è ancora qui tra noi e ha lasciato segni profondi nella coscienza delle persone che l’hanno conosciuta personalmente oppure si sono solo abbeverate nella lettura dei suoi scritti.

Che la terra le sia lieve.
Tiziana Pompili, Roma

Quando verrà un tempo più equo per il comunismo italiano, troveranno più

spazio la tua intelligente passione, l’inquieta fedeltà, la tua grazia.

E con te il nostro scampo all’irrilevanza. Grazie Rossana.
Mario Santostasi

Alla Ragazza fondatrice del Manifesto

Con affetto, Ciaooo Rossana Rossanda Che la terra ti sia lieve!
Anna Ranzanici

“Soprattutto eravamo in due dall’altra parte rispetto a quella dei grandi. Nessun piccolo dovrebbe essere privato della sorella o del fratello, relazione incomparabile. Perchè i miei erano i miei, preziosi e amati, ma loro erano loro e io ero io, e con Mimma divenni noi.”

Cara Rossana, sono parole tue e noi ora proviamo. Grazie, ciao.
Francesco C., Bergamo

A Rossana Rossanda

La prima volta che ti lessi

Fu passione a prima vista

Divenni comunista

Prima ancor che lo sapessi

Nei momenti di sgomento

Preziosa era l’acribia

Del tuo discernimento

Più di quanto non s’immagina

Lume e lucerna

Fu la tua pagina
Moreno Rossi

Un saluto commosso e colmo di gratitudine.
Le compagne di D.I.R.E.

Dal 1971 non mi pare di aver avuto nessuna migliore finestra sul mondo de “il manifesto” Ma prima di tutti lo sguardo andava agli editoriali di Rossanda. Talvolta per dissentire , più spesso per imparare dalle sue analisi e trarne indicazioni.

La politica estera soprattutto, le lucide analisi sul blocco sovietico, gli articoli sulla Francia.

Rimprovero, a lei e a tutto il giornale, solo le défaillance sulla Cina: è mancata troppo a lungo una critica al maoismo. Per il resto. l’incomparabile ammirazione era inevitabile, come pure il vuoto che Rossanda ha creato con l’uscita dalla redazione.

La dimensione morale della persona non ha fatto che crescere negli anni, in riscontro alla miseria dei tempi. Si può dire che i comunisti sono perdonati nei loro errori se la tensione utopica li giustifica?

Sì, se la testimonianza di vita è coerente con le idee. Ancora di più, se lo spirito critico è rivolto in primo luogo a loro stessi. Proviamo a seguire il suo esempio.
Giuseppe Nobile

Ero contento di saperla a Parigi (non sapevo che era tornata )

lontano da qui e dalle cose orrende che accadono in italia;

mi sorprendo a pensare-dove la metteranno a riposare? Non a rm per favore ! dovrebbe essere Pola , Trieste, Londra oppure Parigi –

Evidentemente questi pensieri ti vengono da vecchio e è giusto così;

Una volta non mi venivano;

Ci pensavo , a lei, abbastanza spesso e cercavo di non vedermela malridotta ma adesso ho saputo della sedia e ho visto le foto;

e va bene;

il tempo che viviamo non ritorna ma forse rimane lì . No? Forse c’è una Rossana Rossanda del 1976 anche adesso. Non conosco la Fisica ….

ma forse è davvero qualcosa a cui si può voler bene…Magari per qualcuno è così;

Rossana Rossanda l ‘ ho sempre sentita come una lama di coltello; lucida e che può fare la differenza; scriveva facile che per me significa chiaro; come non essere entusiasta dei suoi ragionamenti e delle conclusioni sempre conseguenti che ne traeva?

Erano un fiume che portava all idea di comunismo ;

Mi sembrava di conoscerla ; di persona; è sempre stato così;

Da quando ero piccolo;

tanti anni fa ho trovato un piccolo capanno per fare bird Watching su una palude , dedicato a sua sorella, Mimma;

Medico e persona speciale ;

Spero adesso stanno insieme bene da qualche parte ; oppure non sono più ; tutto è possibile; va bene comunque;
Paolo Rossi

Rossana Rossanda era un mito, per noialtri ventenni che avemmo la fortuna di incontrarla a cavallo del 1989/1990, persi tra crolli di muri e occupazioni universitarie, Berlino e la Pantera. In quei tempi eravamo però anche immersi nella lettura del formidabile Sentimenti dell’aldiqua (Theoria, 1990), dove Rossana ci parlava “dopo l’uragano”, nell’evanescenza di qualsiasi idea di futuro (un monito che ritroveremo in Mark Fisher). Quindi divoravamo i suoi epici, arrembanti, interventi contro la prima guerra del Golfo. Perché Rossana – e il manifesto dell’epoca – erano dentro il cuore vivo delle trasformazioni: l’attenzione ai movimenti universitari e della conoscenza, di quello che sarà chiamato “precariato cognitivo”, quindi la mobilitazione globale contro la lunga guerra permanente, che diventerà la seconda superpotenza globale (febbraio 2003). Due tendenze che accompagneranno i successivi vent’anni, appunto.

Fu in quello scorcio dei primi anni Novanta che conobbi quella formidabile generazione di fondatori e fondatrici de il manifesto, tra via Tomacelli, assemblee, presentazioni, cortei, mobilitazioni. Così per me erano e rimasero: “il Direttore” Luigi Pintor, che mi intimoriva. Il divino “Valentino” Parlato, sempre pronto a scendere al bar per chiacchiere, un bicchiere, una sigaretta. Quindi Rossana Rossanda, a volte la “Compagna Rossana”, che sussurravo sempre in un confuso “Compagna Rossan(d)a”, timidamente camuffando nome-cognome, per evitare una confidenza che sentivo eccessiva. Eppure, fu proprio leggendo e incontrando Rossana che ricevemmo quel suo insegnamento, caramente e lucidamente ricordato da Ida Dominijanni in questi giorni: “il contrario dell’ideologia, l’opposto del conformismo, l’inverso del minoritarismo”.

E, a fianco, una determinata, indomita, irriducibile opposizione ai dogmatismi, che fossero di partito o di movimento, nella libertà di “buttarci verso il meglio”, come la stessa Rossana racconta in una tra le molte, splendide pagine de La ragazza del secolo scorso, nei suoi primissimi anni Sessanta: “Eravamo convinti di batterci perché tutti avessero quello che pochissimi detenevano: Mario Melloni, che era il Fortebraccio dell’«Unità», mi obiettò una volta con spirito: «Voi mirate al benessere del proletariato, a me basta il malessere di lorsignori». Noi ci miravamo davvero e ci fu rimproverato come piccolo borghese dal movimento del 1968, che riuscì ad essere assieme ludico e ascetico.” Grazie ancora, cara Rossana, per esserti sempre battuta dalla parte giusta.
Peppe Allegri

Le compagne e i compagni della Federazione Lavoratori della Conoscenza Cgil di Vercelli e della Valsesia esprimono tutto il dolore e il cordoglio per la perdita della compagna Rossana Rossanda.

La sua instancabile volontà di comprendere è stata per molti di noi un punto di riferimento

Il direttivo, l’assemblea generale, la segreteria Flc Cgil Vercelli e Valsesia
Claudio Canato, Segretario Generale FLC Cgil Vercelli Valsesia

Da molto tempo non compravo il giornale! e pensare che credo di essere stato uno dei pochi abbonati che riceveva per posta (e dopo un viaggio di settimane!) avvolti in una fascetta marrone 6 o 7 numeri alla volta (non ricordo) in Tanzania sulle montagne di Livingston nel lontano 1978.

Quando ho sentito della morte della compagna Rossana Rossanda e che oggi il giornale avrebbe dedicato a lei alcune pagine, ho chiesto a mia moglie di comprarmelo! Io che nel 1972 grazie a Livio Labor, Gigi Covatta, Antonio Cassuti e altri mi aprivo al sociale nella “bianca” Vicenza (precisamente a Schio) mi sono ritrovato in seguito con quelli del Manifesto nel PdUP per il comunismo, poi Democrazia Proletaria, poi Rifondazione Comunista…Luigi Pintor, Lucio Magri, Valentino Parlato, Rossana Rossanda, Luciana Castellina….erano punti di riferimento anche se spesso non capivo cosa scrivessero!..adesso non so più da che parte girarmi Non ho letto l’autobiografia che segnalate in prima pagina. Lo farò adesso, certo che vi troverò un po’ di luce. Vedo che molti personaggi illustri hanno inviato messaggi social su twitter (strumento che non conosco!), ma credo che molta gente semplice nel suo cuore starà tenendo stretto il ricordo di questa donna! ed io uno di loro che non potendo essere a Roma in piazza Santi Apostoli si è permesso di disturbarvi e farvi perdere tempo. aggiungetemi alle migliaia di persone che hanno amato e stimato questa donna.
Alberto Bortolan

Carissima Rossana, ho incontrato la tua penna per la prima volta tanti anni fa, studentessa di liceo che voleva iniziare a formarsi una coscienza politica prima del suo primo voto, che fu nel 92.

Grazie a te a Luigi e Valentino e a tutti gli altri compagni del Manifesto ho acquisito una capacità interpretativa e riflessiva sulla realtà che ancora mi porto dietro.

T’ho voluto così tanto bene che alla maturità decisi di scrivere il mio tema usando come canovaccio un tuo articolo che, ancora me lo ricordo, si intitolava “Soldato Blu”, che rifletteva sulle modalità ed oppotunità dell’intervento Onu in Somalia, presi sei, ma fui orgogliosa di avere avuto il coraggio di esprimere le mie opinioni in quella sede.

Ebbi la fortuna poi di incontrarti nella facoltà di lettere a Roma, dove potei toccare con mano tutto il carisma che sprigionavi. La tua chioma bianca era come un punto fermo nella vita di molti.

Grazie di tutto, sei stata meravigliosa.
Valentina Maurizi

Con la scomparsa di Rossana Rossanda mi sento piu’ solo,una donna di spessore,una compagna affascinante.Ascoltarla mi mandava in brodo di giuggiole,non l’ho mai incontrata al contrario degli altri compagni fondatori del Manifesto . Forse e’ la prima volta che vi scrivo ,ma vi leggo da quasi 50 anni.Voglio riassumere la figura di Rossana con una frase di Bertold Brecht : Ci sedemmo dalla parte del torto,perche’ i posti della ragione erano tutti occupati .Addio ragazza del secolo scorso.
Ferdinando Cosentino

Rossana. Dolce, profonda e forte: un chiodo da montagna sempre distinguibile in ogni scalata, con ogni tempo, ben piantato in una realtà che si è fatta più ostile, ma in cui si mantiene vivo il diritto di sognare e lottare, per non lasciarci disperare. Una ragazza non certo soltanto “del secolo scorso”.
Mario Agostinelli

Mi unisco in un abbraccio ai compagni de il manifesto e a tutti i compagni che sentono nell’anima la perdita lacerante di Rossana Rossanda.Ci mancheranno le sue lucide analisi,la sua intelligenza.

Ci state lasciando, padri fondatori de Il Manifesto. Guardavate troppo avanti,la storia poteva essere diversa se vi avessero ascoltato.
Bianca Rosa

Omaggio a Rossana Rossanda … “Miranda”

Impossibile per chiunque, in poche righe, cogliere il senso di una vita, lo è ancora di più per chi quella vita l’ha conosciuta solo di riflesso, da lettore delle opere che da quella vita sono sgorgate. Mi resta la possibilità di scegliere un carattere cui rendere omaggio, una sineddoche, una parte per il tutto. Di Rossanda mi ha sempre colpito l’onestà intellettuale, di quel tipo che quando si incontra rincuora, indipendentemente da chi la renda, sia una persona concorde o una in disaccordo con noi. Utilizzo a sostegno del mio dire, quella che traspare da “La ragazza del secolo scorso”, anche in questo caso una sineddoche, una parte per il tutto: “… «Sono Miranda». (…) Ci mettevamo nelle mani l’uno dell’altra. Anche tu ? Sì, anche io. Molti attraversano la vita senza conosce­re questo rapporto che per molto tempo avrei avuto, allora e dopo, dovunque andavo, e non ha pari. Remo Mentasti, si chiamava. Dal settembre del 1943 all’ottobre del 1945 è un tem­po che mi è parso lunghissimo. Raggiungere la Resistenza era stato semplice, (…) (non) avrei potuto gridare un giorno: «Io c’ero». Io mi ci sono trovata. Non ho glorie da sventolare, (…) Ho avuto spesso paura. Le scelte obbligate sono serie. …” Le scelte obbligate sono serie, se lo ricordino quanti vorranno renderle omaggio.
Vittorio Melandri

Rossa Rossana,

spero esista il paradiso dei comunisti,

incontrerai tanti compagni,

con la tuta e il Manifesto nelle tasche dietro.

Figlia del secolo breve,

che poi breve non fu,

cavalcasti l’utopia,

fino alla morte dell’ideologia, ma non per te.

Spiraglio di lucidità,

nel torpore di questo brutto ventennio,

sogna Rossana,

rossa è la bandiera di chi mai fu vinto.

Hai avuto una vita lunga e piena,

forse alla fine ti farà pena,

questa umanità senza dignità,

che insegue il nulla con passo da gigante.

Alzo il pugno per te,

Rossa Rossana,

salutami i compagni

e abbracciami Lucio.

Sventola fiera,

la nostra bandiera.
Cristiano Mazzoni

Con molto dolore ho appreso della morte di Rossana Rossanda purtroppo una donna difficilmente sostituibile e questo mi addolora ancora di più
Giusi Santoro

Un particolare ricordo di una persona che non ho mai conosciuto direttamente. Eravamo nei locali de il manifesto in via Tomacelli e si presentava un libro. Qualche presentatore si schernì dicendo che il libro non l’aveva letto tutto ma appena sfogliato. Quando fu la volta di Rossanda, lei disse che non avrebbe mai presentato un libro senza prima averlo letto tutto. Nella stanza si fece il gelo.

E’ una lezione che non dimenticherò mai e da allora ho fatto mai questa massima: non presento mai un libro senza prima averlo letto tutto, grazie Rossanda.
Enzo Scandurra

Rossa fin dal nome e dal cognome

Nata alla frontiera

Mai hai smesso di accompagnarci

Nella ragione e nel dubbio

Ad un orizzonte che non scordiamo.

Grazie di tutto, splendida maestra.
Carlo Ridolfi, Padova

Rossana Rossanda, ragazza della Luce
Rossana Rossanda è stata per me il tafano che ha favorito lo sviluppo della mia coscienza politica che ancora oggi è ereticamente comunista.
Grazie, ragazza della Luce!
Un abbraccio a tutto il collettivo de Il Manifesto.
Gerardo Pio Rubano

Un bagaglio ingombrante per essere sistemato nelle riserve della Sinistra, da tempo in fase di restrizione volontaria. Così il pensiero prende il volo e si deposita in campi confinanti, forse anche avversi. Nella plancia di comando della Sinistra RR era da tempo consapevole delle imminenti bufere e della scarsità degli strumenti di bordo per affrontarli. La sua sua coerenza ed il rigore intellettuale, quasi morale, rimane sempre uno strumento efficace per navigare e trasbordare nelle varie fasi del processo della emancipazione umana.
Joseph Sinigalias, Atene

Una grande intellettuale, una straordinaria combattente. Le dobbiamo molto. E soprattutto ci mancherà il suo sguardo acuto e profondo sul mondo. Ciao Rossana!

Alba Sasso


Con la morte della compagna Rossana Rossanda se ne va una delle più grandi personalità della Sinistra Italiana che ha segnato la mia giovinezza. Per me e per molti altri democratici greci che hanno studiato in Italia nei terribili anni 70, Rossana e stata uno dei punti di riferimento che ha plasmato la nostra cultura e la nostra coscienza democratica. Grazie mille a Rossana . La sua memoria sarà eterna.
Emmanouil Ouranos, Grecia

Per far memoria di quanto ci ha dato Rossana Rossanda con la sua vita, spesa per costruire una società di donne e uomini liberi e solidali, è bene raccontarne i diversi momenti come stanno facendo in molte/i su giornali e siti anche direttamente attraverso le sue parole. Fra questi ce ne sono di meno noti come la sua partecipazione nella primavera del 1989 al convegno annuale delle Comunità cristiane di base sul tema: Donne e uomini per una terra di speranza. Esperienze di chiesa senza potere in una società in trasformazione e di fronte alla crisi delle istituzioni. La sua presenza come relatrice – lei “miscredente, o come si dice oggi non credente” – testimonia della sua attenzione a tutto ciò che si muoveva nella società, in questo caso nel mondo cattolico. Chiamata a rispondere alla domanda: Quali realtà alternative di fronte ai processi mondiali di organizzazione e concentrazione dei poteri? indicò una via ben precisa da seguire, valida ancor oggi: “Anche se siamo isole, cerchiamo di vedere l’ampiezza dell’orizzonte che ci circonda. Portiamo la parola non dei poteri, ma del senso, dei significati di vita, in una società che ne va in cerca ma diffida di quelli vuoti. Ho un compito enorme, per voi, le vostre riviste, le vostre idee”.
Marcello Vigli

Compagna Rossana Rossanda hai fatto de ‘il manifesto’ la novella bandiera rossa, che…«ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli». Grazie per quello che ci hai insegnato nel corso della tua vita «del secolo scorso» e che ha illuminato le mie riflessioni sin da quando ero un ragazzino.
Domenico Sabino (collaboratore di ALIAS)

Rossana Rossanda rappresenta il pensiero critico comunista in una delle sue massime espressioni. Togliattiana fino al limite estremo di quel pensiero, capace di superarne l’orizzonte con le esperienze del 68, delle lotte operaie, del femminismo. Dopo tutte le sconfitte della fine del novecento, “la ragazza del secolo scorso” non ha mai perso la capacità di guardare a fondo la realtà del mondo, liquidando con eleganza gli infiniti pensieri deboli, o subalterni, che, da decenni, si avvicendano nel dibattito pubblico. Per noi, il suo pensiero, il suo rigore, sono stati un esempio ed un’autentica scuola formativa.
Giuseppe Chicchi, Diego De Podestà, Viviana De Podestà, Daniele Leardini, Pino Ottaviani

La tornata elettorale appena passata segna l’ennesima sconfitta della sinistra radicale.
Ovunque nelle regioni in cui si è andati al voto, la sinistra di alternativa non raccoglie un consenso registrabile. Davanti alla semplificazione di un bipolarismo politico rappresentato da una destra razzista, sessista e retrograda e da un centro sinistra senza alcun riferimento storico e politico, lo spazio per un’alternativa sembra comunque esaurirsi. Quella sinistra nata e pensata come strumento di emancipazione per i più deboli, finisce per non essere percepita come spazio e luogo di crescita, trasformazione e miglioramento delle condizioni di vita di una generazione sempre più precaria.
Una precarietà che coinvolge le nostre vite nella propria interezza: dal lavoro alla casa, dallo studio alla salute. Ci ritroviamo davanti una destra sempre più destra, che raccoglie consenso e travasa i suoi voti dall’ala moderata a quella estrema della Lega e Fdl, e una sinistra che nei territori, in particolare nel centro Italia e in Toscana, rimane legata a un renzismo ancora forte e presente. In questo schema, fuori o dentro possibili alleanze, la sinistra sembra non trovare spazio. Da una parte schiacciata dal voto utile, dall’altra incapace di incidere. Rimane per questo quanto mai necessario tracciare un percorso nuovo, così come necessaria rimane la trasformazione della società in cui viviamo. Dalla riconversione ecologica e ambientale dei processi produttivi, alla necessità di coniugare diritti sociali e civili per tenere insieme la lotta contro l’inquinamento ambientale e il consumo di suolo in un paese capace di accogliere e dare speranza agli ultimi. Rimane la necessità di costruire un’alternativa, di provare a offrire un’altra possibilità che sia però utile e capace di incidere nei processi decisionali. È una necessità che risponde all’insofferenza di un popolo, quello democratico, che troppe volte, come stavolta, è finito costretto dalla paura a votare il meno peggio.
Una scelta dettata da una campagna sul voto utile che ha svuotato il dibattito politico, mettendo a nudo tutta l’incapacità e l’inadeguatezza di una classe politica ormai senza alcun riferimento con il proprio elettorato. Questo, nonostante il positivo risultato raccolto in più di una regione.
Un risultato però figlio della paura, arrivato senza alcuna proposta politica, senza alcuna prospettiva per il futuro. Per questo è necessario, da subito, fare due cose. La prima, con umiltà , ammettere i propri limiti. La seconda, trovare la forza, tutti insieme, di aprire una costituente della sinistra che possa essere un cantiere aperto di discussione, idee e proposte. Un laboratorio permanente di confronto politico e culturale, che abbia però chiaro un obiettivo: costruire una spazio politico ampio ma organizzato, aperto ma definito. Una struttura politica, capace di discutere e di fare sintesi, di formare una nuova classe dirigente che possa guardare avanti con coraggio. Se il processo di americanizzazione della politica è ormai un dato di fatto, non possiamo stare a guardare. Non possiamo fermarci ad analizzare la sconfitta e ripartire come se nulla fosse, con i congressi e le assise di partito. Se “il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere”, dobbiamo metterci a lavoro per pensarlo, concepirlo e costruirlo.
Lorenzo Ballerini

Cari amici del Manifesto, finora ho evitato di esprimere pubblicamente le ragioni del mio dolore per la morte di Rossana Rossanda per una sorta di riservatezza rispetto ad una storia così lontana per mille ragioni da quella del sottoscritto. Siccome però vedo che la marea dei ricordi si estende mi permetto di aggiungere anche il mio, cioè proprio quello di una persona di cultura socialista lontana da quella comunista anche se essa ha sempre avuto la mi attenzione non solo politica, ma anche culturale, tant’è che le ho dedicato un libro dal titolo “La linea rossa. Da Gramsci a Bersani”.
Ho avuto modo per la prima volta di conoscere sia pure indirettamente Rossana Rossanda attraverso la testimonianza di Umberto Dragone che allora guidava il club Turati di Milano, circolo di grande rilievo che ha segnato la cultura socialista di quegli anni: “Il confronto con la casa della cultura” mi disse “è molto impegnativo e difficile. Con la Federazione milanese del PCI la partita è durissima, ma in un certo senso assai semplice: sono degli stalinisti di ferro. Invece la casa della cultura guidata dalla Rossanda è al polo opposto. Copre spazi culturali che dovrebbero essere anche nostri perché è proiettata verso la cultura europea nella molteplicità delle sue tendenze.” Il nodo di fondo, però, che ha reso di straordinario interesse l’elaborazione della Rossanda anche per chi ha una cultura socialista è che lei, che è stata sempre organicamente comunista, è entrata in contraddizione con l’esperienza del comunismo reale proprio in nome del valore della libertà considerata proprio intrinseca all’essenza del comunismo autentico: di qui la valorizzazione di tutte le esperienze di democrazia, dai consigli, “all’anno degli studenti”, al femminismo. La terza testimonianza è stato il suo garantismo a 360°, una posizione del tutto minoritaria. Per queste ed altre ragioni essa non ha parlato solo al mondo comunista, ma anche a chi ha avuto altre esperienze politiche e culturali.
Fabrizio Cicchitto


Grazie Rossana Rossanda per aver fondato il miglior giornale d’Italia per cultura e impegno alla ricerca del nostro sogno o utopia che é il comunismo.
Sergio Fotiadis


“Anche per me”: un testo trovato su una bancarella già letto da altre e altri. L’ho ripreso in mano oggi: è pieno inserti con i miei appunti e con tanti interrogativi che rivolgevo a me stessa cercando di seguire i suoi gomitoli di filo. Anche oggi è qui, Rossana, da guardare e riguardare dentro di noi, per cercare di inseguirla un po’ sul sentiero. Grazie!
Franca Bimbi

E’ stata una figura di riferimento per la mia formazione politico-culturale. Un’intellettuale “a tutto tondo”. Una compagna con cui sono cresciuto e mi somo confrontato,fin dai primi anni ottanta, sulle pagine del manifesto. Addio Rossana,che la terra ti sia leggera.
Diego Stocco, Cittadella

Mi accingo a scrivere due righe, senza esserne competente, di una persona unica che ha illuminato la politica ogni volta che ha detto, scritto e pensato sempre per il bene della gente bisognosa di diritti, di civiltà e di cultura.
Maurizio Rossi


Carico di memorie potenti saluto una protagonista del 900. Ciao Rossana
Ennio Calabria

L’ho seguita, ammirata, amata per la sua intelligenza, la sua dirittura morale la sua passione. Ancora adesso leggendo quello che raccontano di lei, mi ritrovo nelle sue parole. Addio
Maria Ornella Tinti

Cara ragazza del secolo scorso, mi hai insegnato tanto benché io di anni ne abbia solo 42 e la mia coscienza di sinistra sia nata nei primi anni di Università quando leggevo, leggevo e cercavo di capire. Per capire in quegli anni di caduta delle certezze, di sorrisi faciloni e di promesse ingannevoli era lo è ancora oggi difficile confrontarsi con un passato di impegno, di attivismo di criticità costruttiva.
La difficoltà nasce dal non aver vinto platealmente, in realtà la vittoria a mio avviso c’è stata. È con donne come Lei che invano mi confronto, spero almeno di poter essere una persona che abbia imparato abbastanza da un esempio come il Suo per essere un esempio a mia volta per le mie ragazze. L’impegno nella vita è la cosa migliore che si possa fare.
I Suoi scritti, le Sue critiche, le Sue scelte non mi portano all’imitazione, ma a riflettere. Spero che un giorno si possa studiare meglio a Scuola la Storia del nostro paese leggendo attraverso le parole di chi come Lei ed altri hanno dato un contributi alla Cultura nazionale. Oggi è il tempo del triste commiato, domani sarà il momento dell’impegno. Continuando a leggere le parole di una ragazza del secolo scorso troveremo il coraggio di attraversare questo, non facile, secolo appena iniziato. Ciao cara ragazza del secolo scorso, so che ti ritroverò, anche se con qualche lacrima, in quelle pagine che tanto mi hanno aiutata a crescere.
Azzurra Auteri


Un ultimo abbraccio e un grazie a Rossana la mia “mamma politica” che mi ha formato e strutturato nella vita.

Floriana Di Maggio

La più grande de il (Manifesto) un abbraccio.
Vincenzo Cignarale


Diceva Marx che esistevano due diversi Adam Smith, lo Smith “esoterico”, capace di analizzare in profondità le leggi che governano la società e l’economia capitalista, e lo Smith “essoterico”, che si accontentava invece di descrivere la società e l’economia, senza andare oltre la superficie delle cose. Certamente, a differenza del padre dell’economia politica, Rossana Rossanda programmaticamente e caparbiamente, non è mai stata “essoterica”.
Ci siamo incrociati personalmente poche volte, e non credo che quel giovane militante di provincia che io allora ero, timido e introverso, che cercava di capire il mondo e la storia, ma che non riusciva quasi mai a uscire dal suo guscio per essere veramente protagonista, abbia lasciato in Rossana un qualche ricordo.

Per me invece “la Rossanda” è stata uno dei riferimenti principali, forse il più importante, della mia formazione politica ed intellettuale. È bastata la lettura dei suoi articoli e dei suoi libri a questo fine. Il mio modo di pensare e di affrontare i problemi, anche quando mi sono allontanato dalla militanza politica e mi sono dedicato al lavoro di docente e ricercatore, concentrandomi su campi più specialistici, è stato segnato profondamente da quelle letture che da ragazzo cercavo impaziente ne il manifesto ogni mattina.

È stato il suo modo di interrogare la realtà, di non accontentarsi mai della banalità dell’ovvio e di facili verità, ma di essere sempre fedele ad un pensiero critico che scava nel profondo e che non ha paura di trovare risposte anche scomode, che mi ha affascinato sin dall’inizio e che continua oggi ad affascinarmi. Per questo mi sembra di aver perso una parte importante della mia storia. Con gli anni che passano anche io posso dire di avere “un grande avvenire dietro le spalle”, come Vittorio Gassman titolava un suo libro riprendendo, credo, una battuta di Ennio Flaiano. Troppo forte è la tentazione di parafrasare Woody Allen: Luigi è morto, Lucio è morto, Valentino è morto, Rossana è morta e anche io non mi sento molto bene.

Come è stato già ricordato, Rossana riteneva che il dato biologico e astorico di essere appesi tra la vita e la morte che segna la nostra individualità pone il limite all’emancipazione politica, il cui compito non è quello di restituirci la felicità. Gli illuministi italiani ritenevano che compito della scienza economica fosse perseguire la felicità pubblica.

L’aggettivo è altrettanto importante del sostantivo. Si tratta di qualcosa di diverso del diritto universale a perseguire la ricerca della propria felicità individuale, rivendicato dalla dichiarazione di indipendenza degli stati americani. Bisognerà pur ricordarsi che il nostro futuro collettivo non è stato deciso ancora da nessuno, né da un dio né da una storia che determina meccanicamente ciò che accadrà. Vale ancora che “i filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi, si tratta però di mutarlo”. Sarà opportuno, in questi tempi opachi in cui la speranza si sfuoca e si sgrana, aggrapparsi a ciò che Rossana ci ha lasciato, magari ascoltando ancora Bob Dylan cantare the times they are a-changing, in cui la tonalità in la indica la direzione del cambiamento.
Stefano Perri

Intellettuale e militante comunista, persona libera. Indimenticabile e illuminante l’episodio che ci ha raccontato, quando giovane partigiana, portava con sé documenti della Resistenza e nello scompartimento del treno li nascondeva ad un controllo della pattuglia fascista. Sapeva che gli altri viaggiatori avevano visto e l’avrebbero potuta far catturare, ma non lo fecero.

Capì allora che la lotta al fascismo poteva contare sul sostegno di tanti, che volevano un riscatto dopo anni di tenebre. I suoi articoli sul Manifesto, le sue parole, le sue analisi mi aprivano alla comprensione del mondo, a stare sempre in campo, come ricorda Castellina, dalla parte di chi lotta contro l’oppressione e l’ingiustizia. Quanta riconoscenza ti dobbiamo! Ci hai aiutato a trovare il senso del nostro stare nel mondo. Rossana vive.
Maurizio Puppi, Civitavecchia

L’eredità è quella di ragionare sempre con la forza della ragione e non con la ragione della forza!
Massimo De Santis, Milano

Noi, che eravamo allora ancora tanto giovani, nel nostro percorso di vita, siamo stati “segnati”, e con audacia, dall’insegnamento che quotidianamente ci veniva offerto dai Compagni de Il Manifesto. Noi, che facevamo nostri i discorsi di Pintor, di Parlato, di Magri, di tanti altri e…di Rossana Rossanda, ora siamo un po’ orfani anche se non completamente perchè l’insegnamento di Rossana Rossanda è divenuto parte di noi stessi ed anche se oggi, con lei, se ne è andato un pezzo della nostra vita, avremo il tempo di ricordare quanto è stato bello. Grazie.
Silvana Telaro, Roma

Una volta i partiti avevano un’anima; un’anima l’avevano anche certi giornali. Il “manifesto” fu un partito e un giornale. Rossana Rossanda spesso era lei quell’anima, e la infondeva alla redazione e ai lettori. Veniva da Pola, ma la sua formazione culturale l’aveva compiuta a Milano.

Alla sua formazione politica aveva contribuito invece la lotta partigiana, cui aveva partecipato. Palmiro Togliatti volle affidarle l’organizzazione culturale del PCI. Lei era la calamita intellettuale di tanti giovani che volevano cambiare il funzionamento nel nostro paese, renderlo più giusto.

Lei era critica verso chi, anche nel PCI, operasse con meccanismi sempre meno democratici. Ebbe intuizioni che molto travagliarono la sinistra riformista in marcia verso il governo. Ne scrisse in un paio d’articoli del 1968 sul “manifesto”, fino a riconoscere nelle Brigate rosse “L’album di famiglia” dei comunisti. Lei invece voleva capire, e per questo volle informare sul giornale di uno dei primi processi alle BR. Uno dei suoi articoli, s’intitolerà esplicitamente L’album di famiglia. L’analisi che il “manifesto” poi fece sulla DC e le sue responsabilità (marzo 1988), sviluppava anche questi argomenti. Aveva una qualità non frequente anche nei giornali: il senso della storia.
Nico Perrone

La ricordo con questa bella frase detta da lei “Mi dispiacerebbe morire per i libri che non ho letto e i luoghi che non avrò visitato”.

Donato Doni

Carissima Rossana,la mia /la nostra memoria, sempre attiva e feconda, dai lontani anni ’60/’70,in una pluralità di impegni politico-culturali,ha vivo il ricordo della tua ripetuta presenza a Benevento, ad incoraggiarci e sostenerci, solidale e pugnace, nella militanza con il Manifesto, Movimento politico e giornale,per dare voce agli studenti,alle donne, alle popolazioni delle zone interne del Sud, per un nuovo meridionalismo, verso un nuovo modello di sviluppo. Le “Tesi sulla scuola” del 1971; i Convegni nazionali sull’URSS,con la partecipazione di intellettuali del dissenso, nella prima metà degli anni ’70; la tua specialissima onestà intellettuale e la tua ricerca, aperta, per cercare percorsi nuovi di sbocco al “caso italiano”, in Europa”; la tua pensosa spiritualità laica coinvolgente e dialogante con la spiritualità cristiana adulta dei monaci Camaldolesi di p. Benedetto Calati a monte Giovi, insieme con Ingrao.
Carissima Rossana, hai vissuto bene la tua giornata e ci siamo nutriti della tua intelligenza, sottile e umana,alle prese con i tormenti della sinistra! Cercheremo sempre di esserti grati nell’azione della nostra vita, dalla parte dei “perdenti”, personalmente segnata dalla militanza complessiva e dagli incontri e seminari de “Il Manifesto”,ricchi di “sapere”,per i lunghi anni della nostra creativa giovinezza tra il ’68 e il ’78.

Raffaele Simone.

Mi dispiace che Rossana Rossanda sia morta. Poi un po’ mi consolo pensando: chissà com’era stanca! Ricordo una sua conferenza qui a Pisa, alla Normale mi pare, era già vecchia e camminava un po’ curva. Nella Costituzione, ci disse, c’è una cosa che ostacola e contraddice un po’ tutto: la proprietà privata dei mezzi di produzione non viene toccata. Questa sua osservazione mi è restata impressa. Con gratitudine e affettuoso rispetto ora la ricordo. Condoglianze a chiunque la stimasse e l’amasse.
Donatella Donati


Con la scomparsa di Rossana Rossanda se ne è andata non solo una straordinaria giornalista, ma anche una grande donna del Novecento. Considerevoli e veramente incancellabili furono, almeno per me, quei prolungati e assennati dinieghi – dalle significative conseguenze – che andò valorosamente muovendo verso l’opprimente regime sovietico di allora. Ma oltre a questo suo intenso e radicato senso critico, ammirevole è stato pure (tra le altre varie cose) quella sua possente forza di essere rimasta fedele a se stessa fino all’ultimo. Avendo sempre riscontrato in lei una carissima persona ed una generosa e sincera compagna desidero, dunque, farle giungere un fervido ed amichevole saluto socialista. Luciano Masolini

Buona sera, potró portare il mio ultimo saluto a Miranda? Grazie
Mariangela Capalbo

La scomparsa di Rossana Rossanda lascia un vuoto dentro tutti noi. Mette davvero la parola fine su quel secolo del quale è stata ragazza. Quel che voglio ricordare qui ed ora sono proprio i due straordinari romanzi di formazione, il suo e quello del suo amato Karol, che accompagneranno noi e le generazioni a venire come testimonianza, incoraggiamento e sprone. Ti sia lieve la terra.
Livio Gaeta

24 settembre

Mi unisco al cordoglio de Il Manifesto per la scomparsa irreparabile di Rossana. Le sono stato vicino dagli anni milanesi della Casa della Cultura e in tante altre occasioni di incontri, di discussioni, sempre imparando dalla sua impareggiabile coerenza e dalla sua tenace convinzione che solo con il nostro impegno avremmo potuto realizzare una piccolissima parte della missione di cambiare il mondo. Ci lascia un’eredità difficile che ci impone di esserne degni.
Enzo Collotti

“Addio Rossana, donna dal carattere non facile e forse per questo così affascinante. Il suo spiccato senso critico, il suo non accontentarsi mai, il suo stare discosta ma sempre con il cipiglio di chi sta quasi altrove eppure è invece lì, vicina e sempre intellettualmente e politicamente insoddisfatta. Guardava avanti ma mai sfuggendo alla consapevolezza dei limiti del passato. Era quel tipo di donna e di compagna per cui essere comunisti aveva il senso liberatorio dell’autonomia e della libertà individuale che si stagliano in contrasto critico ma anche in rapporto d’amore con il senso della collettività e della cooperazione. Era quel tipo di donna e di compagna? No, non era quel tipo, era Rossana. Niente poteva essere più lontano da lei del conformismo e non aveva bisogno di esibire la sua individualità che pure era prorompente e si mostrava da sé spontaneamente senza cercare il consenso e senza alcun compiacimento. La sentivi vicina proprio mentre ne percepivi la distanza. Vorrei un’impossibilità e cioè che la sua unicità non fosse irripetibile. Oggi la condizione dell’intellettuale critico e discosto, che vede le cose che gli altri non vogliono vedere, sempiù viene considerata inessenziale e al suo posto tende a dominare la ricerca della battuta, dell’invettiva, di una finta diversità del pensare che invece fa parte dell’omologazione dominante. Rossana era lo sprezzante contrario del conformismo”.
Alfonso Maurizio Iacono

Ascolta ragazza del secolo scorso, in queste sere dure, qui, ci si chiede come fare perché la tua storia, che ha nutrito la nostra storia e la mia storia, non si chiuda qui. Non ce la facciamo ad accettare questa scomparsa, non abbiamo capito abbastanza, non abbastanza discusso, meditato e riso (sulle lacrime che non escono, meglio tacere) e detto e ascoltato e scritto e non abbiamo tirato dalla tua tela abbastanza filo per continuare a tessere e ricamare e fabbricare quel che serve, per vivere e fare la nostra parte. Di donne, dunque di umanità. Ho cercato da sempre di prendere le misure del tuo saper parlare, della tua politica: misure spaziali – il mondo – e temporali, cioè storiche (e artistiche e musicali). Condividere le misure e poi, liberamente, ogni volta, prendere posizione. Era bellissimo sai. Ma in queste sere della tua morte tutto quel che si è con-vissuto si scopre enorme e sembra franare addosso col peso, appunto, di un intero secolo – sulle sconfitte sei sempre stata implacabilmente chiara. E non si può permettere questo franare, questo ridurci in macerie, Sarebbe, per giunta, un tradirti. Perciò ascolta ancora per qualche minuto, prima di diventare sogno e battito del cuore: forse (forse) raccoglieremo i fili o i mattoni, le logiche e le vibrazioni dai ricordi e dalle tue pagine e con questi tuoi e miei e nostri materiali e altri ancora proveremo a costruire ancora mondo e libertà, uguaglianza e bellezza. Forse. Una casa insomma. Simile alle tante case nelle quali ci hai sempre accolto, Rossana cara.
Lidia Campagnano

Con la scomparsa di Rossana Rossanda perdiamo una compagna preziosa, che ci costringeva a non adagiarci alla mediocrità, ad analisi banali e superficiali, nella lettura di una società in continua trasformazione. Ci costringeva a studiare, a leggere e rileggere i suoi scritti, sempre densi e impegnativi. In qualche modo sapeva coniugare eresia e ortodossia in modo imprevedibile e straordinario.
Di sicuro ci mancherà molto.
Franco Zunino, presidente provinciale ARCI Savona

“Con grande dispiacere ho accolto la notizia della scomparsa della compagna Rossana Rossanda. Una perdita grave. La Rossanda è stata una grande donna, una grande compagna che ha combattuto, fino alla fine, fuori da schemi precostituiti e che ha pagato personalmente il coraggio di essere stata sempre coerente coi propri ideali. Ci mancheranno certamente il suo impegno che mai è venuto meno e le sue lucidi analisi per comprendere meglio come continuare a lottare per un mondo migliore”.
Adelmo Cervi

Esprimiamo un profondo cordoglio per la scomparsa di Rossana Rossanda. Lei è stata una mente acuta, critica, mai accondiscendente verso letture semplificate della realtà. Sempre impegnata nella direzione di un profondo rinnovamento della cultura e della politica della sinistra. Un esempio di “pensiero forte” tipico di coloro che hanno attraversato “il secolo scorso”. Una testimone e una protagonista importante della storia della sinistra per la dignità e i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
Fondazione Claudio Sabattini

Un caro ricordo per un personaggio importante negli anni delle mie speranze,per sempre nella mia memoria e nel cuore. RIP grande donna.
Mario Iacobelli

Non sono bravo, purtroppo, come Montale, motivo per cui ti dedico queste sue parole: “ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino “.
Duccio Zarro

Forse sarà l’amore che ti ha seguito e che ti seguirà nel tempo, per sempre al riparo dell’oblio. Un abbraccio cara Rossana.
Armando Lazzarin

Una Marxista può dare l’assalto al cielo.
Giorgio Bellussi

E’ domenica, a Roma il cielo è plumbeo e l’aria afosa ma non piove. Rossana Rossanda è morta nella notte. “La Rossanda”, come tutti noi del Movimento amavamo chiamarla. In quegli anni il mio quotidiano era Lotta Continua eppure, assetata di teoria, compravo il Manifesto tutte le mattine soltanto per leggere gli editoriali di Pintor, di Magri, della Castellina, della Gagliardi…ma era “la Rossanda” a suscitarmi, insieme alle riflessioni, una forte empatia. La sua scrittura critica, dotta, non sempre facile da seguire, era sorprendentemente intensa in alcune brevi frasi che poi mi portavo dentro continuando a ragionarci per ore: “hai letto l’ultimo editoriale della Rossanda?” chiedevo allora a un compagno o a una compagna, in sede, nel corso di una riunione o la sera nelle tavolate in pizzeria. All’esplodere del femminismo, quando a noi compagne le analisi scontate non ci bastavano più, lei ce la siamo sentita ancor di più accanto, nonostante appartenesse a una generazione che aveva trasformato l’idea di comunismo in dogma. Rossanda, fuori da ogni rigido schema, accolse il “terremoto” del ‘76, gli permise di contagiarla. Noi, figlie o sorelle minori, apparentemente lontane per contesto e storie, abbiamo conosciuto allora la donna, Rossana. No, non era un caso il suo spirito critico, il suo modo ostinato e gentile di fare politica. L’ultima volta che l’ho vista era con la sua amica Luciana Castellina a Villa Borghese, sedute entrambe al Caffè del Cinema i capi vicini mentre parlavano fitto fra loro. Mentre seguivo il gioco di mio nipote, discreta le ho sbirciate di lontano accontentandomi della muta scena mi godevo la bellezza delle due compagne illuminate dal sole. Ciao Rossana, grazie per la tua mente in eterno lucido subbuglio, mi hai fatto sentire meno sola in questi terribili anni di assenza delle azioni e delle idee.
Daniela Piretti

Care e cari, questa mattina, alla Casa delle Donne di Milano, abbiamo ricordato Rossana Rossanda con la lettura di brani dai suoi libri.
Molta commozione e gratitudine per il pensiero e la vita di una straordinaria compagna protagonista di “una grande storia”.
Casa delle Donne di Milano

Sentite condoglianze ricordando Rossana Rossanda per la sua profonda cultura, le sue battaglie politiche, il coraggio delle sue azioni.
Gennaro Caiazzo

Con Rossana Rossanda se ne va un raro esempio di giornalista militante, appassionata, eretica, dalla curiosità intellettuale immensa. Era la tradizione unita all’innovazione, la continua ricerca impiantata nella solidità dei classici del pensiero marxista. La sua inquietudine, curiosità e passione intellettuale, unite alla pratica del dubbio sono state pietre miliari nella sinistra italiana novecentesca. Rossanda stava da una parte e parteggiava senza mai smarrire la conoscenza di quel che stava oltre il suo spazio, oltre il suo luogo. Nella mia ventennale consuetudine a Camaldoli, parlando con alcuni frati camaldolesi tra cui padre Benedetto Calati, ricordo che un giorno all’improvviso uscì fuori il suo nome: parole di stima e di ammirazione.
Ecco, Rossanda è stata questa: una donna straordinaria dentro un tempo e dentro un campo, ma mai settaria, sempre aperta alle nuove culture. Con quella vocazione alla ricerca che mancherà tantissimo alla sinistra persa e dispersa di questo nostro secolo. Fu anche parlamentare e durante la IV legislatura fu anche prima firmataria del progetto di legge per l’istituzione della Università della Calabria e dell’Abruzzo.
Ciao Rossana e grazie di tutto
Silvio Messinetti

Ho cominciato a leggere quotidianamente (o quasi) il Manifesto dal ’78/79, sono cresciuto attraverso i tuoi articoli, compagna Rossanda, e quelli di tutto il gruppo de Il Manifesto, ed in quegli anni il vostro giornale fu veramente uno strumento per resistere contro chi avrebbe voluto appiattire e normalizzare.
Grazie compagna per averci mostrato come il rigore dell’analisi non sia una inutile astrazione, ma un strumento essenziale di emancipazione capace di rinnovare il marxismo.
Ora più che mai il tuo esempio di rigore nell’analisi, di autonomia di pensiero ed impegno è per tutti noi prezioso.
Cara compagna Rossanda lieve ti sia la terra sulla quale hai vissuto lottando per un mondo nuovo e per l’emancipazione di tutta l’umanità.
Luca Sbano

Andrea, c’è da impaginare l’articolo di Rossanda! Le voci si abbassano, un lieve gelo entra nella stanza. Sono grafico al manifesto da poco: ogni redazione ha i suoi miti, i suoi timori. Rossana è mito e timore assieme, l’apoteosi. Cerchiamo l’immagine da accompagnare al pezzo.
Quante righe ha detto? Cento righe, ok, cento righe. Disegno la pagina, cento righe precise e una bella illustrazione trovata da Nora. L’articolo arriva, è corto, di poco ma è corto, non chiude. Mettiamo degli asterischi tra un a capo e l’altro! Gli altri grafici mi guardano ma evitano il mio sguardo, glissano. Io metto gli asterischi, sono belli e il pezzo chiude preciso.
Mando in stampa per la redazione.
Passano pochi minuti: Rossana ti vuole vedere! Impaurito mi dirigo verso la sua stanza, busso, entro. Mi dice: «hai messo un vezzo nel mio articolo, lo hai decorato». Sì, rispondo, hai ragione, l’articolo era corto, ho pensato di ovviare mettendo degli asterischi, credevo di fare una cosa sobria ma funzionale…Lèvali, io gli asterischi non li ho scritti!
Andrea Mattone

Sotto il palazzo di via Tomacelli il mio sguardo corre verso l’alto, sulla facciata in mattoncini. Salgo al quinto piano, redazione del manifesto. Ho 21 anni, sono una studentessa universitaria. Arrivo da una delle tante borgate di Roma dove le sezioni del Pci e i circoli Fgci sono i baluardi della società popolare e operaia. Arrivo per lavorare al centralino del manifesto. Sono l’ultima ruota del carro e tale io stessa mi percepisco. Chiamo tutti “signore” e “signora”. Dopo qualche tempo questo tono di ossequio passa con i più della redazione. Non con “i fondatori”. Proprio non ci riesco, mi si strozza la voce in gola non appena debbo riferire a Valentino, Luigi e Rossana che qualcuno è in linea e vorrebbe parlargli. Ci provo ma non esce suono. E allora, «signor Parlato», «signor Pintor», «signora Rossanda» mi danno più sicurezza rivolgendomi a loro. Passa qualche tempo. Sembra che questo modo di esprimermi non provochi reazioni negative nei tre. Un pomeriggio, dopo l’ennesimo «signora Rossanda», lei mi prende sottobraccio – e io quasi svengo -, in tono confidenziale, a bassa voce e con un sorriso sornione mi dice che in quel giornale non esistono “signori e signore”. Perché lì siamo “tutti compagni e compagne”. Oggi, dopo tanti anni, posso dire serenamente di essere riconoscente a Rossana Rossanda, così come a Valentino e a Luigi Pintor, perché mi hanno aperto lo sguardo verso l’orizzonte della dignità dell’individuo che non è legata al lignaggio, al censo e nemmeno alla statura intellettuale. Ogni individuo è degno di considerazione. L’ho imparato lì, con loro.
Alessandra Barletta

Ieri sera ci son stato anche io in Piazza SS. Apostoli. Un’ora e un quarto circa, quasi sempre con il groppo in gola e le lacrime che premevano… Ma questo è quanto ho scritto domenica scorsa (su FB), di getto mentre ero in viaggio, un’ora dopo aver appreso della scomparsa di Rossana Rossanda: “Quando fu fondato, ero troppo piccolo. Ma dal 1977-78 in poi, il Manifesto divenne il mio giornale: sono cresciuto e ho formato la mia anima politica leggendo Pintor, Magri, Castellina, Foa… e Rossana Rossanda. Quella al centro nella fotografia, insieme con Luigi Pintor a sinistra e Lucio Magri a destra. Oggi se n’è andata anche lei – e so che data la sua età e gli acciacchi, l’ora era vicina o poteva esserlo – ma per me è lo stesso un colpo al cuore difficile da sostenere. Addio compagna e grazie”. Grazie a tutti voi del Manifesto per quanto fate, per quel che scrivete, per la passione che ancora ci mettete e per quel che continuerete a fare, scrivere, lottare. Un abbraccio al Collettivo passato, presente e futuro.
Gianfilippo De Astis

Ho seguito, da casa, tutta la cerimonia in memoria di Rossana Rossanda, una cosa commovente e bella, tutti sono stati bravissimi, e hanno raccontato un pezzo di storia del movimento operaio, storie che molti di noi non conoscevano nonostante la militanza e l’età. Penso e sono convinta che tanti altri compagni e compagne di varie generazioni, avrebbero piacere di poter leggere e forse rileggere quelle cose dette ieri a Roma. Sono testimonianze che danno un segno importante di quello che è stato un grande Partito, e di come uomini e donne militanti e dirigenti affrontavano i problemi. Una memoria che se non scritta si perderà. Per questo vi chiedo di trasformare quelle testimonianze in un libretto dedicato a Rossana, testimonianze che sono la vita di tanti di noi, e che dovrebbero essere la memoria per le future generazioni, come ricordava ieri appunto il compagno Macaluso. Ringrazio ancora il Manifesto, a cui sono orgogliosamente abbonata (n. 006082), per la bella iniziativa, e spero che questa proposta venga accolta. So che non sarò l’unica a farvela. Un abbraccio a tutti voi.
Paola Borghesi

Con un po’ di soggezione vorrei ricordare anche io da semplice lettore Rossana. Vi leggo ormai da 35 anni e subito sin dall’inizio mi colpirono i suoi scritti: rigorosa, attenta, incredibilmente capace di andare al cuore del problema senza mai essere dogmatica od autoritaria ma invece dialettica, riflessiva, incline al confronto, senza mai risparmiarsi nulla a se stessa e a noi tutti che in vario modo ci definiamo di sinistra e comunisti. Una Maestra di vita e pensiero. Sono orgoglioso di averla conosciuta, anche così, da lontano. Il suo lascito intellettuale e politico sarà utilissimo a tutte le donne e gli uomini di buona volontà che proveranno a cambiare il mondo. A voi tutti un abbraccio.
Gianpiero Di Fiore

Ho un ricordo che vorrei condividere di una bella serata passata a Torino presso la CGIL. C’era Rossana, è stato bello incontrarla insieme a tanti compagni e compagne. Mi ha chiesto cara cosa fai? Le ho raccontato in breve il mio impegno di delegata di fabbrica. Le ho chiesto di autografare la copia del suo libro “La ragazza del secolo scorso”. Mi sarà ancora più caro dopo questo lutto. Ci mancherà il suo rigore, la lucidità di analisi e la coerenza, merce rara di questi tempi.
Anna Maria Odenato

Le mie onoranze a Rossana Rossanda, e al manifesto nel giorno in cui coerentemente onora il compagno Joshua Wong.
Fulvio Grimaldi

Sono laico, umile credente sempre in ricerca e anche prete. Vivo a Zugliano in un piccolo paese della provincia di Udine, proprio in periferia della città. In questo luogo da 32 anni viviamo l’esperienza di un centro di accoglienza per migranti che è nello stesso tempo di promozione culturale, dedicato nel 1992 a padre Ernesto Balducci. Nel 1994 mi sono impegnato, partendo dalla laicità, in una riflessione, poi scritta in un testo, sul morire e sulla morte. Venuto a conoscenza che Rossana Rossanda e Filippo Gentiloni partecipavano a seminari d’approfondimento su questa grande e permanente questione tendenzialmente rimossa a Camaldoli, li ho invitati ad un incontro. Hanno subito accolto l’invito, sono venuti, sono rimasti sorpresi dal trovarsi di fronte una sala affollata da 500 persone. Era il 28 febbraio 1997. I contenuti dell’incontro sono stati molto profondi. La mattina seguente abbiamo passeggiato dialogando nel giardino del Centro che poi negli anni successivi si è ampliato. Ambedue in sintonia con il progetto e con parole di incoraggiamento e sostegno. Mi rammarico di non averla poi cercata, anche per una mia forma di timidezza. Ricordo, anche nel dialogo personale, la sua profondità, la sua intelligenza nelle espressioni, la sua delicatezza. Un paio d’anni fa ad un docente di Venezia che la conosceva e sentiva, ho chiesto di portarle i miei saluti, se per caso si fosse ricordata ancora di me e di quell’incontro così partecipato e intenso. Il suo rimando è stato questo: “Certamente, mi ricordo bene di lui e di quell’incontro”. Grazie Rossana Rossanda, per la sensibilità, l’intelligenza, il pensiero profondo, sempre ad affermare l’uguaglianza, le diversità, i diritti umani.
Pierluigi Di Piazza

Rossana Rossanda, Juliette Gréco: in una settimana abbiamo subito la perdita di due persone arrivate a noi da quel secolo lungo e breve che così si chiude (quasi) definitivamente. Se ne va l’anticonformismo del ‘900. Ci resta la memoria di quella diversità e quel “essere contro” che non rappresentavano mode o atteggiamenti ma stavano pienamente dentro al flusso intellettuale dell’avanguardia. Si rappresentava una prefigurazione dei tempi nella politica, nel costume, nel modo di intendere la vita. Non fu dovuto al caso che Rossana tentasse di mettere in contatto Sartre con Togliatti. Togliatti le aveva affidato il compito di rendere la cultura del PCI adeguata a ciò che stava accadendo nel profondo delle viscere dell’epoca. Bisognava tenere assieme avanguardia e tradizione avendo sempre davanti il domani. Togliatti agiva con la prudenza della “langue russe”, Sartre cercava impaziente le ragioni dell’impegno che superasse “la nausea del vivere”. Rossana e Juliette si trovavano ai confini di quella temperie proponendo la realtà e muovendosi rispetto ad essa in direzione ostinata e contraria cercando, ciascuna a suo modo, di rivoluzionarla. La loro vita è stata segnata da quell’idea e per una strana combinazione se ne sono andate assieme lontane dal loro tempo. Ci troviamo così in questo stupido “nuovo” dell’omologazione culturale, del peso dei modelli imposti dall’alto accettati perché è ormai subito senza combattere lo spavento della disuguaglianza. Siamo diseguali prima di tutto nell’espressione del pensiero ormai quasi posto ai limiti dell’umano. Restiamo attoniti al ritorno spaventoso del demone di una richiamo a quella differenza negativa che pensavamo di essere capaci di estirpare dalla storia. Aver lottato contro quel demone con il pensiero e la poesia ha accomunato la storia di due persone come Rossana e Juliette così diverse dallo stare dalla stessa parte (verrebbe da aggiungere “della barricata” ma non è proprio il caso).
Franco Astengo (seconda lettera)

Buongiorno redazione de Il Manifesto, ho conosciuto Rossana Rossanda attraverso i suoi articoli sul Manifesto. Ho comprato per decenni Il Manifesto per leggere anche e soprattutto i suoi articoli. La sua costante compagnia è stata importante per non sentirsi sola ad affrontare la vita e le ingiustizie sociali e politiche. Il ricordo delle guerre del novecento, del dopoguerra e del lavoro politico dei giovani come partigiani prima e come lavoratori dopo, non lo dobbiamo dimenticare mai. Rossana e tutti i partigiani hanno costruito la storia d’Italia. Ora siamo nel XXI secolo e i giovani di oggi non hanno quasi più gli esempi dei partigiani, della loro lotta. Eppure partigiani sempre vuol dire difendere la terra e il lavoro, è la lotta per costruire un mondo migliore per mettere all’angolo le ingiustizie sociali. Oggi abbiamo nemici politici e finanziari che stanno tentando di tornare agli anni bui della schiavitù. La terra, l’ambiente e tutti i suoi abitanti stanno lottando contro la distruzione continua causata dal capitalismo. Non sappiamo cosa succederà. Sappiamo che ci sono eserciti pronti a distruggere chiunque tenti di ostacolare il capitalismo che sta distruggendo la terra…l’indifferenza di tanti giovani che vivono e socializzano solo con i social in un mondo virtuale, è la peggiore droga creata dal capitalismo per distruggere le loro menti. Siamo solo all’inizio di possibili pandemie che nelle città proliferano, potrebbero i virus aiutarci a capire che l’ecosistema della terra è in grave pericolo, che se si continuano a distruggere foreste e terre, se si continua a creare cibo con gli allevamenti intensivi e con le monoculture avremo la terra e gli esseri umani sempre più deboli e in difficoltà di sopravvivenza? Questo scenario è probabile se le scellerate decisioni dei governi e dei capitalismi continueranno in questa direzione senza prendersi nessuna responsabilità delle conseguenze. Vorrei ringraziare Rossana per tutto quello che ci ha regalato a livello intellettuale e vorrei rivolgere il mio sguardo a tutte/i noi che oggi continuiamo a lottare per la sopravvivenza dell’intellettualità umana, per la sopravvivenza della giustizia sociale, per la sopravvivenza dell’ambiente e del suo cibo senza il quale non potremmo respirare e nutrirci, men che meno ricordare a tutti la bellezza della vita.
Silvia Cortesi

Nel 1943, a dieci anni, mia madre lasciò la scuola per andare a cucire dalle suore. Mio nonno, operaio, aveva perso il lavoro già da molti anni perché, antifascista, non aveva voluto prendere la “tessera del partito”, e “campava la famiglia” di lavori precari e facendo l’orto. Mia madre prese poi la licenza elementare da adulta; sapeva a malapena leggere e scrivere. Dal ’43 al ’45 la sua terra, la campagna toscana, fu occupata dai tedeschi. Due lunghi inverni in cui mancava da mangiare. Dovettero sfollare. Lei, bambina, fu testimone diretta di omicidi e violenze. Nel suo modo semplice mi ha insegnato ad amare la pace e ad odiare i fascisti, e, con loro, qualsiasi usurpatore. Alla “scuola della pace” mi sono poi ritrovata negli anni del liceo, attraverso le grandi manifestazioni per la pace degli anni ’80, la rivista “Guerra e Pace” , l’Unione Scienziati per il Disarmo e, poi, il Manifesto, che è entrato nella mia vita grazie al mio professore di storia e di filosofia, Aldo Fratoianni, allora militante del PdUP e padre di Nicola. Più tardi, ho incontrato e conosciuto di persona tanti giornalisti del Manifesto ma mai Rossana Rossanda. Ma ha fatto parte della mia vita come se fosse stata la professoressa più importante, di quelle professoresse severe ma che ti vogliono bene, e che ti rimangono dentro per sempre. La sua vita ha significato tanto per tante persone come me che lei forse manco si immaginava esistessero, e che invece la ascoltavano e la seguivano come potevano. Ciao Rossana Rossanda, anche se non ci siamo incontrate, è stata per me una presenza importante. Da partigiana e da intellettuale militante hai riscattato mia madre e tutte le persone come lei che hanno subito l’ingiustizia senza possibilità di sollevare la testa. Grazie.
Mariasilvia Giamberini

Rossana ci ha lasciati, che dire: Una vita Splendida! come scrisse alla morte di Sartre.
Salvatore Cicciotti, Torino

Sono in uomo di 60 anni, per 16 anni nel PCI e dall’età di 15 lettore del manifesto. Ho sempre apprezzato la signora con la frezza bianca. Mi ha fatto pensare e insieme a tanti altri, ad amare il dubbio e la libertà di critica.
Andrea Deb

Grazie. Un vecchio abbonato.
Omero Timoncini

Quando giovane studente sedicenne aprivo Il Manifesto negli anni ’70,cercavo immediatamente l’articolo di Rossana Rossanda. Le sue analisi della società italiana e internazionale mi aiutavano a capire come andava il mondo. La sua passione politica mi spingeva alla lotta contro ogni forma di ingiustizia. Quando cercavo di diffondere Il Manifesto davanti al Liceo, ero contento di sostenere gli ideali di Rossana e degli altri compagni. Ora a 62 anni, riflettendo su ciò che ho imparato leggendo gli articoli e i libri di Rossana, mi rendo conto che la sua scomparsa lascia un profondo vuoto, difficile da colmare. Ciao Rossana,”ragazza del secolo scorso” mi hai insegnato che “Dalle piccole cose si vedono le grandi cose”. Sii libera per sempre.
Adriano Mezzanzanica, Nerviano (Mi)

Con la scomparsa di Rossana Rossanda perdiamo una compagna preziosa, che ci costringeva a non adagiarci alla mediocrità, ad analisi banali e superficiali, nella lettura di una società in continua trasformazione. Ci costringeva a studiare, a leggere e rileggere i suoi scritti, sempre densi e impegnativi. In qualche modo sapeva coniugare eresia e ortodossia in modo imprevedibile e straordinario. Di sicuro ci mancherà molto.
Franco Zunino, presidente provinciale ARCI Savona

Carissimi, mi unisco al vostro enorme dolore per la scomparsa della compana Rossana Rossanda. Lascia un grande vuoto che verrà colmato dai suoi insegnamenti e dal suo esempio. Condoglianze.
Ernesto Ricci

Condoglianze per la perdita di una intellettuale che ha sempre sostenuto le proprie idee.
Paolo Bruscino

Una lunghissima amicizia quella con Rossana. L’ho incontrata nel Partito Comunista che avevo 18 anni, ora ne ho 83. Per me Rossana è stata un riferimento importante: una donna più grande di me che si muovev con autorità nella politica maschile. Nella relazione con Rossana ho sentit la forza che dà alla singola donna, avere una genealogia femminile alle spalle. Tuttavia il legame con il gruppo del Manifesto finì (1967) con la mia scelta di dedicare tutta la mia passione politica al movimento di libertà delle donne. Il mio brusco allontanamento però non impedì a Rossana di pubblicare un testo del mio gruppo di donne “Il maschile come valore dominante” nel secondo numero della rivista Il Manifesto (1969).

Perchè il bello di Rossana è che continuava a dialogare anche di fronte a posizioni nettamente in contrasto. Dava valore alla relazione. Negli anni il dialogo e il confronto tra me e Rossana si è svolto a distanza e sostanzialmente epistolare. Salvo l’incontro a Roma (1996) nel quale Rossana presentò il mio libro “La politica del desiderio”. In questa occasione si confermò la sua disponibilità al dialogo e al confronto come anche si confermavano le ragioni del nostro dissidio. Qui voglio ricordare la sua fedeltà alla lotta di classe insieme alla lotta delle donne. E dire la mia stima per la sua passione politica.

Lia Cigarini

“Perché questo è il punto: c’è stato e c’è un piano sul quale tutte le carte erano e sono in tavola, e la mia coscienza morale mi impone di leggere e decidere le mosse che si debbono fare. E’ il piano sul quale si svolge la lotta politica della classe operaia del mio paese in questi anni; il piano del mio Comitato federale, della mia sezione; di questo o quel paese della provincia. E non vorrei che l’angoscia per gli errori contenuti nel “Breve corso” finisse per costituire un alibi per non impegnarmi fino in fondo in una azione, nella quale la mia coscienza non incontra altri limiti che non siano posti, dentro e fuori del partito, dalla mia capacità politica e dal mio coraggio personale”. Ho riletto per caso due giorni fa questo altissimo brano che Rossanda scrisse sul “Contemporaneo” nel 1956. Una grande lezione e una grande testimonianza: il valore della coscienza morale e della scelta etica dell’individuo, che sempre può scegliere (dove si sente la lezione del suo maestro, Antonio Banfi), contemperata con la scelta di vita di stare sempre da una parte della barricata, accanto alla classe operaia e ai comunisti e alle comuniste. Sono cresciuto politicamente nella prima metà degli anni ’70 guardando a lei e alle sue idee. Per questo la ringrazio. Riposa in pace, compagna Rossana.

Guido Liguori

Avevo 20 anni quando conobbi Rossana Rossanda. Era il 1962 e da pochi mesi mi ero iscritta al PCI, dopo aver conosciuto il compagno della mia vita, Luigi Firrao. Zizzi, così lo chiamavamo, era stato dirigente del PCI nel Viterbese e aveva diretto l’occupazione delle terre dei Torlonia a cura dei braccianti agricoli della Provincia. Era soggetto “pericoloso e sovversivo”. Lo avevano arrestato varie volte per impedirgli di organizzare le lotte bracciantili. Negli anni ’60 Zizzi ed io, ci occupavamo della cultura popolare. Fummo ricevuti da Rossana, nominata da Togliatti, responsabile culturale del Partito e le descrivemmo il nostro progetto: programmare a Roma, nelle sezioni del PCI, spettacoli di Cantastorie Siciliani, con Ignazio Butitta, Ciccio Busacca e Otello Profazio. Rossana ci ascoltò attentamente ma ci disse che al Partito non interessavano questo tipo di proposte. Noi organizzammo comunque il progetto coinvolgendo Dario Fo, l’Arci e le singole sezioni di Partito. Fu un successo soprattutto alla Sezione del Partito “La Villetta”, della Garbatella.

Incontrai nuovamente Rossana nel febbraio del 1965, quando Gian Maria Volontè mise in scena “Il Vicario” di Rolf Hochhuth. Per bloccare la rappresentazione, il Ministro degli Interni Taviani aveva inviato centinaia di agenti di polizia con vari mezzi. Malgrado il grande dispiegamento di forze dell’ordine, gli attori, aiutati dai compagni del PCI e dal Senatore Giuliano Pajetta, occuparono il locale di Via Belsiana. L’opera teatrale descriveva il silenzio della Chiesa e di Papa Pio XII sulle deportazioni ebraiche. Durante la rappresentazione, Rossana si distinse facendo capire a tutti i presenti che reputava lo spettacolo molto noioso, lasciando basito Gian Giacomo Feltrinelli, anche lui presente.

I successivi incontri con Rossana li ebbi ad iniziare dal 1971, con la nascita del quotidiano Il Manifesto fondato dai dirigenti radiati dal PCI. Nel giugno del ’69 era nata la Rivista Il Manifesto, dove Lucio Magri, Aldo Natoli, Luigi Pintor, Rossana Rossanda, scrivevano le ragioni del loro disaccordo sia dall’occupazione militare dell’Unione Sovietica nel ’68 in Cecoslovacchia, che dalla politica del partito nei confronti delle lotte operaie e studentesche di quegli anni. La dirigenza del Partito accusò di frazionismo i compagni dissidenti e nel giugno del ’69 radiò Rossanda, Pintor, Natoli. Gli altri: Parlato, Castellina, Zandegiacomi, etc. furono radiati successivamente. Nel frattempo, Zizzi ed io scommettemmo una cena con Luciana Castellina per chi tra noi sarebbe stato radiato più tardi: vincemmo noi. Ero Segretaria della Sezione Eur del PCI e tentarono di farmi espellere dai compagni della sezione, ma non ci riuscirono perchè non avevano la maggioranza. Quindi fui chiamata da Corrado Morgia, della Commissione Federale di Controllo che mi interrogò con piglio stalinista. Mi accusava di aver partecipato e organizzato una protesta durante la riunione del Comitato Federale, in cui si sarebbe decisa la radiazione di numerosi Segretari di Sezione del PCI di Roma. La direzione del Partito aveva aperto un confronto interno, sulle tesi del Manifesto. Moltissime sezioni a Roma avevano preso posizione a favore dei compagni Rossanda, Parlato, Pintor, Magri, Castellina, Natoli e altri. Il dibattito fu interrotto e la conseguenza fu la radiazione dei dissidenti. Le sezioni pro-Manifesto organizzarono una protesta a Via dei Frentani, sede del Comitato Federale, chiedendo di assistere alla riunione decisiva per le radiazioni. Intervenne duramente il Servizio d’Ordine del PCI che picchiò i compagni presenti. Zizzi che era nel Comitato Federale, fu radiato perché, partecipando a un dibattito durante uno spettacolo di Dario Fo e Franca Rame, raccontò come la Federazione Romana era stata costretta, suo malgrado, a partecipare alla manifestazione contro Richard Nixon a Roma nel febbraio del 1969. Allo spettacolo di Fo era presente anche Giovanni Berlinguer, che denunciò Zizzi alla Commissione Federale di Controllo per divulgazione di notizie interne. Dopo la radiazione, approdai al Manifesto in Via Tomacelli e, istruita da Ornella Barra, mi occupai degli abbonamenti. Successivamente fui utilizzata come stenodattilografa per trascrivere gli articoli dei corrispondenti. Incontravo così Rossana tutti i giorni. Era sempre ascoltata con molto rispetto e aveva un grande carisma, conquistato in anni di militanza e battaglie politiche fin dai tempi della Resistenza. Era considerata un mostro di intelligenza e di rigore storico-politico e pochi riuscivano ad avere con lei un rapporto paritario. Noi della redazione ci rivolgevamo a Luciana Castellina che era sempre disponibile al dialogo e a dare consigli anche di vita, lei invece era inavvicinabile.

Molti sono i ricordi di quegli anni che mi tornano in mente, tra cui la festa di inaugurazione del quotidiano Il Manifesto voluta da Luigi Pintor. Fu organizzata una cena con redazione e tipografi per la nascita del “Quotidiano Comunista”: Rossana non partecipò. Diede così un grande dispiacere a tutti noi e soprattutto a Luigi. Successivamente Rossana mi incaricò di organizzare alcune riunioni. Gli piacque il mio lavoro e mi chiese notizie sulla mia provenienza. Le feci presente che avevo trascorso circa dieci anni nel PCI dove avevo imparato ad organizzare eventi. Per tale motivo è celebre la sua frase: “servirebbero dieci anni di PCI a tutti i nostri collaboratori del Manifesto”. Ricordo ancora che per un suo compleanno, sapendo che amava le piante, le donai un “Ibiscus”. Ne fu felice e ogni volta che mi incontrava mi dava notizie sulla fioritura della pianta. In quelle occasioni era molto più avvicinabile e sorridente. Le vicende della vita, tra cui la morte di Luigi Firrao avvenuta sott’acqua nel 1975, mi hanno portato fuori dal Manifesto e a creare a Roma, la Libreria Internazionale Il Mare. La Libreria è stata frequentata spesso da Luciana Castellina e anche da Giovanni Berlinguer che, prima di morire, mi chiese scusa per l’episodio che aveva portato alla radiazione di Zizzi. Nel 2005 ho incontrato di nuovo Rossana durante la presentazione di “La ragazza del secolo scorso” presso la Residenza di Ripetta di Roma. Un romanzo storico che ho trovato molto bello e coinvolgente, anche se criticato, in quell’occasione, da Lucio Magri. Con la morte di Rossana Rossanda si chiude un’epoca di lotte, di passione politica vera e disinteressata. Pochissimi sono oggi i sopravvissuti di quel mondo quando si aveva un unico ideale: la sconfitta del fascismo e del capitalismo. Come raccontava Aldo Natoli, il PCI veniva considerato quasi una mamma, da cui era molto difficile staccarsi e alla quale si perdonavano molti errori. Poi avvennero le radiazioni e il dissolvimento del Partito.

Luciana Castellina, che è sempre stata legata a Rossana da grandissima amicizia, oltre che dallo stesso impegno politico, sentirà sicuramente, più di tutti noi, la sua mancanza. Certamente la figura di Rossana Rossanda resterà sempre nella storia del nostro paese e del Comunismo Internazionale.

Ciao Miranda.

Giulia D’Angelo

Care e cari, questa mattina (giovedì 24 settembre, ndr), alla Casa delle Donne di Milano, abbiamo ricordato Rossana Rossanda con la lettura di brani dai suoi libri. Molta commozione e gratitudine per il pensiero e la vita di una straordinaria compagna protagonista di «una grande storia».
Casa delle Donne di Milano

Ciao Rossana, compagna di una vita passata e futura. Ci accompagnerai con i tuoi scritti, le tue e le nostre esperienze, i pensieri e i dubbi mai banali che sono parte di noi, ci hanno formato, e formeranno tante generazioni, nel cercare, ancora e ancora, come e con chi trasformare, nel segno dell’uguaglianza e della libertà questo mondo così indicibilmente ingiusto. Con gratitudine e affetto.
Serena Raffa

Saranno passati 40 anni. L’ho intravvista sul traghetto per Stromboli, seduta al tavolino esterno con un libro in mano e una bevanda fresca di fronte. Non ho osato avvicinarmi per non disturbarla ma i nostri sguardi si sono incrociati e non ho potuto trattenere un timido sorriso espressione di tutta la mia ammirazione.
Lo ha ricambiato con severa dolcezza. Le ho voluto ancora piu bene.
Ambretta

Ciao Rossana,
Ciao ragazza del secolo scorso, appassionata intellettuale che tanto ancora avevi da dire, a noi, che tanto ancora avevamo da imparare.
Rosaria Fattori

La magnifica Rossanda: la sinistra del cuore
Anche per chi non è di sinistra, come chi scrive, aver appreso della recente dipartita di Rossana Rossanda è stata una notizia che giammai avremmo voluto ascoltare. Era un’intellettuale – aveva partecipato attivamente anche alla Resistenza – che incuteva rispetto per aver coltivato le sue idee e la sua teoresi con un rigore stoico, che ne fa un monumento di coerenza politica. Pur avendo aborrito le crudeltà del socialismo reale e del degenerato comunismo sovietico, Rossanda si è comunque professata ancora comunista. Perché il comunismo nella sua ontologia ideale (solo ideale) è la più splendida utopia che la Storia ci ha donato, sosteneva.
Di Lei avevano una deferenza tutti, anche il “Migliore”, Togliatti, che la volle nel comitato centrale del Partito Comunista Italiano ed a capo della “Casa della Cultura”a Milano.
Rossanda, allieva del filosofo Antonio Banfi, ha avuto il merito di colorare il suo impegno politico all’interno del Partito Comunista, sempre accompagnandolo con un originale sforzo di sintesi culturale. Infatti, proprio perché conoscitrice profonda della filosofia hegeliana e di quella di Marx, sul piano europeo ha avuto il privilegio di intessere relazioni con i migliori filosofi, Louis Althusser, György Lukács, Jean-Paul Sartre.

Si ricordano le interviste pubblicate sulla rivista prima ed il quotidiano poi “Il Manifesto” e raccolte nello splendido libro “Quando si pensava in grande”. Rossanda sosteneva, richiamando la profondità del pensiero di Antonio Gramsci, che il partito deve guidare la classe: se ciò non avviene, questa impreparazione e “spontaneismo” porta alla degenerazione sotto un duplice aspetto: sia perché dialetticamente la classe, intesa come popolo, o segmento predominante in un dato contesto storico, non è in grado di farsi rappresentare con le sue istanze e rivendicazioni, sia perché il partito si aliena, si disfa, si allontana e diventa un’alterità, una cosa diversa non più controllabile, perché invischiato ed immiserito nei beceri meccanismi del potere.

Questo è accaduto dopo la Rivoluzione d’Ottobre con l’Unione Sovietica, quando il partito comunista accoglie la logica imperialista e si rende protagonista di conculcare diritti fondamentali di libertà, prima con l’invasione dell’ Ungheria nel 1956 e successivamente con quella di Praga nel 1968.

Ma soprattutto con la diaspora dal Partito Comunista Italiano degli intellettuali Pintor, Parlato, Castellina, Magri che si ha la chiara percezione di come sia burocratizzata ed anchilosata questa forza politica, supina ed acquiescente ai diktat di Mosca. Si rammenti che il Partito Comunista italiano non è stato in grado né di salvaguardare i diritti e le rivendicazioni degli studenti con il movimento del 1968, né gli operai
durante l’occupazione permanente della Fiat di Torino nello stesso torno storico. Rossanda era la feconda nutrice di questo gruppo, la chioccia che li proteggeva con assoluta coerenza. Subì con tutti loro la radiazione e fondò prima la rivista e poi il giornale “Il Manifesto”, quotidiano, come ebbe a dire Indro Montanelli, di inebriante eresia.

Resta un capolavoro consegnato alla letteratura il libro da lei scritto recentemente “La ragazza del secolo scorso”. Si comprende il percorso culturale e politico che ha reso
Rossana Rossanda una magnifica intellettuale di sinistra. Così nacque “Il Manifesto”: “È probabile che ardesse ancora in noi un lumicino, avevamo perduto una battaglia ma forse non la guerra, il Pci non sarebbe andato
avanti cosí per un pezzo. La crisi del socialismo reale era squadernata. Il centrosinistra era in una impasse. La società aveva mandato segnali a nostro favore. Perché non rilanciare? Mettere la febbre addosso a Botteghe oscure? Non avevamo nulla da perdere. Cosí nacque l’idea, cara a tutti gli intellettuali, di fare una rivista, un mensile esplicitamente di tendenza, qualcosa che non era contemplato dalle regole e che al Pci non sarebbe stato facile interdire” (La ragazza del secolo scorso capitolo XVII).

Una bellissima realtà di una sinistra fatta con il cuore. Lei lo ebbe anche quando accompagnò Lucio Magri, che volle morire in un suicido assistito in una clinica svizzera: gli tenne la mano sino alla fine.
Biagio Riccio

Con dispiacere apprendo della dipartita di Rossana Rossanda, conserverò le otto pagine del Manifesto del 22 settembre. Non conoscendo i suoi familiari, porgo le mie condoglianze a questo giornale, dove a lungo è stata un’originale protagonista, che desta invidia persino nei suoi avversari. L’ho ascoltata una volta a Torino, in via Cesare Battisti, era il febbraio del 2001.
Stavo nel pubblico quando la signora Rossanda arrivò e ricordo che subito mi notò e conobbe forse da mia foto che già circolava per mie poesie. Tenne un applaudito discorso, sgridò Rusconi, criticò la pretesa vaticana di tornare a determinare la società. Non dubito che Rossana Rossanda illuminerà, con la sua fulgidità, sia politici che scrittori nello scenario internazionale. Distintamente.
Giovanni G. Pasqua, Druento (To)

Era il 1979. Ero a Roma, militare di leva. Nei fine settimana, quando riuscivo, me ne tornavo a casa nel profondo nordest. Ricordo che in occasione di una mia “fuga” alla stazione Termini, la incrociai, Lei col suo trolley, io di corsa per non perderlo, quel treno. Fu emozionante per me che la leggevo sempre ed ebbi l’istinto di salutarla con affetto… desistei, ricordo di aver pensato che non era né opportuno né simpatico, non era mica una star dello spettacolo. Ma mi emozionò, la ricordo ancora a distanza di quarant’anni. Ciao compagna Rossana
Federico Petrella

Rondò per Rossana
Nel ‘68 ho incontrato
Rossana, una signora
strana. Aura austera
dama del settecento
un neo vicino al mento.
Linguaggio politico
metodo filosofico
scuola critica di Banfi.
Toni sempre moderati
anche quando parlava
a noi rossi scalmanati.
Dirigente del PCI
in uscita, persona
a noi gradita.
Ma Berlinguer rispetto
ad oggi era
un rivoluzionario vero.
Cercò di orientare
le masse con un discorso
di classe. Tenne in mano
la cultura del PCI a Milano.
Una staffetta partigiana
fece senza posa
un’attività pericolosa.
Un esempio da seguire
senza esitare.
Brunello Tirozzi

A Rossana Rossanda
Ci manca come mancano i maestri quando ci lasciano anche se la loro funzione è quella di non creare dipendenze, eppure li vorremmo eterni. Grazie allora per tutto quello che ha saputo dirci e anche i suoi dubbi sono un dono per sempre.
Enrica Palmieri, Roma