È stata una perfetta esibizione di miseria intellettuale. È sabato 16 marzo, giornata nazionale per la lotta ai disturbi alimentari. A Italiasì! rotocalco televisivo che va in onda il sabato pomeriggio su Rai1, lo stilista Guillermo Mariotto e Mauro Coruzzi, in arte Platinette, intervistano Ilaria Capponi, ex modella che da anni si batte contro la tendenza nella moda a scegliere ragazze magrissime incentivando così il pericolo anoressia. Lei, per esempio, è rifiutata dalle agenzie perché considerata grassa. Ditemi voi se una alta un metro e 82, con la taglia 42 può essere definita curvy, come le ha detto Platinette in trasmissione. I due prodi commentatori non si fermano lì, sminuiscono la testimonianza di Capponi quando racconta di aver visto colleghe mangiare cotone per non assumere calorie, «Cosa vuoi che sia, mangiare un po’ di cotone?», dice Mariotto. Quando lei esce dallo studio, Platinette, uno che da una vita lotta con la bilancia per sua stessa ammissione, la squadra e dice al collega che ridacchia: «Eh però, ha il culo basso».
Mariotto e Platinette sono due signori non belli, non aitanti e decisamente curvy, secondo i loro stessi canoni. A che altezza abbiano il culo non so. Hanno fatto del commento perfido una cifra del loro successo. Li invitano in trasmissione perché dicono quello che pensano e quello che pensano piace a quel pubblico che ama giudicare l’aspetto degli altri dall’alto, o dal basso, delle proprie imperfezioni.

È UN’ATTIVITA’ che le non più giovanissime, come me, hanno ben conosciuto quando passavano davanti a un bar ai cui tavolini era seduta una distesa di maschi. Sapevi che avrebbero osservato il modo in cui camminavi, eri pettinata, vestita, che ti avrebbero assegnato un voto dichiarando se eri scopabile o no. Alcune di noi evitavano di transitare davanti a quei bar, altre se ne infischiavano, altre sfidavano e rispondevano, altre ancora stavano al gioco perché il mondo è fatto di persone con vissuti e caratteri diversi e ognuno lo affronta con il bagaglio emotivo che ha.
Voi direte che da allora molte cose sono cambiate perché, accidenti, di mezzo c’è stato il femminismo, le donne oggi hanno tutti gli strumenti per scegliere chi essere e che cosa fare, tant’è che abbiamo una donna alla presidenza del consiglio, a guidare il principale partito di opposizione, al vertice del governo europeo, alla testa della Bce, per citare le più note.

EPPERO’, nella società, nel quotidiano, quello spirito da maschio da bar di un tempo striscia ancora e dai tavolini del caffè si è spostato in televisione, sui social e non vuole abbandonare la propria postura giudicante.
Per anni ho lavorato all’attualità di un settimanale femminile e ho visto da vicino come le modelle venivano scelte dalle colleghe della moda. Emettevano sul loro aspetto sentenze sferzanti, impietose, ed erano donne. Si erano perfettamente adeguate, le colleghe, al pensiero dominante dell’ambiente in cui lavoravano perché è innegabile che se metti lo stesso abito a una signora bassa che porta la 48 e a una alta che porta la 40 l’effetto è completamente diverso, quindi quel mercato ha bisogno di certi parametri per valorizzare la propria merce, ma che bisogno c’è di diventare umilianti?
Il problema non è fingere che diventi bello ciò che non ci piace o negare il gusto di un’epoca. Il problema è capire che i canoni estetici non sono dei dogmi, che siamo tutti imperfetti. Poi, se uno con la pancia ti dice che sei troppo curvy, basta rispondergli «Compra uno specchio, poi ne parliamo».

mariangela.mianiti@gmail.com