La quinta votazione per l’elezione del 13° Presidente della Repubblica si era appena conclusa con la pesante, imbarazzante bocciatura della candidata del centrodestra, la presidente del senato Elisabetta Casellati, e mentre nel sesto scrutinio il nome di Mattarella riceveva una valanga di voti, in realtà la vera sorpresa della giornata arrivava in serata. A urne chiuse, i tre leader Conte, Salvini e Letta concludevano il loro primo incontro annunciando, in favore di telecamere, l’approssimarsi di un accordo. E, subito dopo, Conte e Salvini davano fiato alle trombe comunicando che se non sul nome del nuovo papa era probabile una fumata bianca su una papessa come futura Presidente della Repubblica.

La prudenza è d’obbligo, specialmente quando si tratta delle sparate del capo leghista capace di bruciare candidati come fiammiferi. Proprio lui aveva parlato di «una presidente donna in gamba». E, ancor più esplicito il riferimento di Conte: «Sono felice che anche altre forze politiche mostrino di voler convergere su un profilo femminile di alto livello».

Naturalmente non sappiamo se effettivamente, dopo 70 anni, il prossimo inquilino del Quirinale cambierà sesso. Sarebbe da augurarselo, ma non ad ogni costo. Per esempio non se a guardiana della Carta costituzionale fosse chiamata chi fino a ieri maneggiava le carte dei servizi segreti, ovvero l’attuale massima dirigente del Dis, Elisabetta Belloni. Perché, se così fosse, l’Italia sarebbe l’unico paese al mondo ad avere al suo massimo vertice istituzionale l’ex capo degli 007 (a parte il compagno Putin). Oltretutto ci ritroveremmo con due tecnici a capo di palazzo Chigi e Quirinale. Una pessima, inedita deriva tecnocratica.

Più saggiamente il segretario del Pd non si è associato alle fanfare di Conte e Salvini (ai quali si è aggiunto anche Beppe Grillo). Letta non ha parlato di candidature femminili, ma, soprattutto, ha mostrato di non aver bisogno degli occhiali per vedere la spinta, forte, crescente, trasversale «che arriva dal parlamento a favore della riconferma del presidente Mattarella». Ecco, per una volta siamo d’accordo. Mattarella for president.