mento di Economia e Finanza (Def) che il Consiglio dei ministri varerà stamattina riporti gli «obiettivi programmatici» nel rapporto tra deficit, debito, crescita e prodotto interno lordo il risultato non cambierà. Le politiche economiche del governo Meloni sono scritte sulla sabbia e saranno guidate da un «pilota automatico» che lascia spazio solo al piccolo cabotaggio, agli aggiustamenti di bottega e di corporazione in un percorso di austerità, stagnazione, tagli e impoverimento. È lo scenario che si paleserà più o meno diluito nei prossimi anni con il nuovo «patto di stabilità e crescita» europeo che resta in attesa di entrare in vigore dopo le elezioni europee di giugno.

L’IPOTESI di fare quest’anno un Def copia carbone dell’aggiornamento di quello dell’anno scorso (cioè la «Nadef» che prevede un deficit al 4,3% del Pil, un debito al 140,1%), oppure quella di varare un nuovo Def senza la stima programmatica ma solo con quella tendenziale, sono state fatte trapelare dal ministro dell’economia Giorgetti e dalla presidente del consiglio Meloni in vista del consiglio dei ministri previsto oggi. Nome in codice dell’operazione è: «Un Def snello e assai asciutto».

COSÌ È STATA SOLLEVATA una cortina fumogena per prendere tempo, sorprendere e in fondo rimandare le scelte comandate dopo l’entrata in vigore delle regole europee. «Non ci sono ancora le istruzioni della nuova governance – ha confermato ieri Giorgetti – quando ci saranno faremo il piano strutturale come richiesto da queste nuove regolamentazioni che abbiamo assunto».

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IN QUESTA PROSPETTIVA, mettere o meno una «X» nella casella dei dati sembra essere lo stesso. Quei dati si perderebbero comunque nel vento. Del resto, il Def è sempre stato un libro dei sogni. Perché prenderlo sul serio anche quest’anno? C’è una certa ironia in questa strategia. In fondo è la dimostrazione che nulla è «naturale» in quella «scienza» dell’economia che si vuole seriamente oggettiva, ma che invece è un gioco di società. Nell’interregno in cui affonda l’Europa, e dove nascono i mostri di una militarizzazione della politica in vista delle prossime guerre, l’incertezza è massima. A Bruxelles, tra i guardiani dei conti, non c’è nessuno. E quelli che restano, fanno anche loro la tara tra voti e dati economici.

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LE OPPOSIZIONI ieri hanno denunciato in coro l’eventuale operazione tesa in effetti a nascondere la reale situazione economica che smentisce una volta ancora la grancassa governativa. Ma sembra che per loro sia una questione di forme e non di sostanza.

IL NULLA ECONOMICO contenuto nel Def in Italia corrisponde a un calcolo politico elettorale in Europa. Tutto è rimandato a dopo le europee e alle trattative sulla prossima commissione Ue. Meloni spera che i voti che incasserà nelle urne siano più pesanti dei numeri disperanti della sua politica economica. E che i negoziati in camera caritatis con una maggioranza europea più favorevole al suo progetto reazionario possano aiutarla a dilazionare e ammorbidire l’entrata in vigore del patto capestro imposto dagli ordoliberali tedeschi e dai loro alleati. E da lei accettato per forza maggiore. Lo stesso che ora cerca di nascondere. I suoi calcoli politici potrebbero essere sbagliati. Ma anche se non lo fossero, Meloni sa di dovere camminare su un manto di spine.

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VALE TUTTO, per ora. Ieri, per esempio, Giorgetti ha negato che sia in arrivo una procedura europea di infrazione per deficit eccessivo. Costerebbe lo 0,5% del Pil, dicono almeno 6 miliardi di euro di tagli. «Se c’è qualcosa da correggere la correggeremo – ha detto Giorgetti – ma sostanzialmente siamo in linea con gli obiettivi della Nadef presentata lo scorso autunno». Il problema è che era la legge di bilancio a non «essere in linea». E prevedeva privatizzazioni da 20 miliardi. Giorgetti la chiama «prudenza e responsabilità».

SI IPOTIZZA che serviranno almeno 20 miliardi per rinnovare la proroga del taglio del cuneo fiscale, l’accorpamento dei primi due scaglioni Irpef e gli interventi indifferibili. L’incognita superbonus con cifre fantasmagoriche (ieri era a 122 e oltre 200 miliardi) serve a scaricare l’immobilità sugli esecutivi precedenti. Al resto, ci penserà il destino già scritto.